Müller richiama i "dissidenti" ad una maggiore comunione
Il pensiero del nuovo prefetto della Congregazione per la dottrina della fede in una intervista Süddeutsche Zeitung richiama anche i lefebvriani al riconoscimento del Vaticano II
Il nuovo prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, ha sollecitato i sacerdoti dissidenti a mostrare “obbedienza” nei confronti della Chiesa cattolica.Essi «promuovono un'immagine della Chiesa che parte dall'assunto che gli uomini si creino una Chiesa secondo i loro gusti e l'attuale spirito dei tempi. Questo, però, non è conciliabile con la fede cattolica», ha detto Müller in un'intervista al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.
Non si tratta di chiedere ai sacerdoti un'obbedienza cieca, ha chiarito, ma di ascoltare in modo ragionevole la parola di Dio, di conoscere l'insegnamento della Chiesa e di essere in grado di confrontarsi con lo spirito del tempo: non si possono negare le tensioni e conosco le difficoltà pastorali che si nascondono dietro iniziative simili, ha spiegato, «ma la risposta non può essere: 'cediamo semplicemente allo spirito del tempo'».
Müller si riferisce all'“Appello alla disobbedienza”, lanciato tra l'altro dal sacerdote austriaco Helmut Schüller e sottoscritto da oltre 400 preti, in cui si chiede ad esempio di dare la comunione ai divorziati risposati. Proprio su quest'ultima questione Müller ha lasciato intendere che potrebbe immaginarsi delle soluzioni individuali.
Nell'intervista al giornale di Monaco di Baviera l'ex vescovo di Ratisbona ha poi criticato duramente i lefebvriani. «Si fa parte della Chiesa cattolica quando si soddisfano determinati presupposti, soprattutto l'orientamento alla Sacra Scrittura, alla tradizione e al magistero della Chiesa.
Chi non accetta parti di ciò si colloca ad una certa distanza dalla Chiesa, anche se si vuole definire cattolico», ha chiarito. Se i lefebvriani vogliono superare questa separazione devono accettare il fatto che «il Concilio vaticano II è vincolante», ha continuato.
«Si può discutere della dichiarazione sul rapporto con i media, ma le affermazioni sugli ebrei, sulla libertà di religione, sui diritti umani hanno delle implicazioni dogmatiche. Quelle non si possono rifiutare senza pregiudicare la fede cattolica». La versione secondo cui il Papa vorrebbe un accordo coi lefebvriani, ma la Congregazione per la dottrina della fede no, «non ha nulla a che fare con la realtà», ha precisato Müller. Se i rapporti siano definitivamente rotti lo si potrà dire solo quando arriverà una dichiarazione ufficiale dei lefebvriani, ha aggiunto.
Müller si è soffermato anche sul tema degli abusi sessuali. Il principio seguito dalla Chiesa è chiaro: «la violenza sessuale è un crimine e un peccato, a maggior ragione se commesso contro i bambini». La fiducia persa si può recuperare solo con la fermezza e la chiarezza: «i colpevoli devono rispondere del loro operato davanti un tribunale secolare, dopo di che decidono i vescovi e la Congregazione per la dottrina della fede se e come potrà tornare a essere impiegato nell'assistenza spirituale, ovviamente con precise direttive», non però nell'assistenza spirituale ordinaria, bensì solo come sacerdote con delle mansioni limitate.
«Noi non nascondiamo niente, non minimizziamo niente»: non c'è nessun'altra organizzazione simile che lavora con i giovani che si sia mostrata disposta ad affrontare in modo tanto rigoroso questo tema, ha rivendicato. Il problema è che un prete colpevole di abusi viene identificato immediatamente con l'intera Chiesa, «dobbiamo difenderci nel momento in cui tutti i preti vengono messi sotto un sospetto generalizzato».
La Chiesa, ha spiegato il nuovo prefetto, non dovrebbe concentrarsi solo sui cattolici convinti e lasciar stare gli altri: «questa non rappresenta un'opzione», noi «non vogliamo e non possiamo essere una Chiesa d'élite». Sarebbe del resto difficilmente sopportabile se «facessero parte della Chiesa solo quelli convinti al 150% e non anche i peccatori: i forti e i deboli nella fede hanno il loro posto nella casa del Signore», per cui la Chiesa è aperta anche «a chi nutre dei dubbi».
Nell'intervista, pubblicata sull'intera seconda pagina della Süddeutsche Zeitung, Müller ha poi chiarito che il compito centrale della Congregazione «non è controllare vescovi e teologi», bensì promuovere la fede cattolica e parlare degli aspetti positivi della fede e, soltanto dopo, difendere la fede «contro interpretazioni sbagliate e riduzioni».
La Chiesa cattolica, ha ricordato, ha bisogno di diversi orientamenti di pensiero. Una simile libertà non va però mal interpretata come la libertà di fare quel che si vuole, ha precisato. Infine una frecciata ai teologi tedeschi: «troppo spesso si occupano di temi di secondaria importanza».
Alessandro AlvianiBerlino
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