Paolo Gabriele, aiutante di camera della famiglia pontificia, era stato arrestato il 25 maggio scorso dalla gendarmeria vaticana. Al momento resta l’unico indagato “per essere stato trovato in possesso illecito di carte riservate”
Paolo Gabriele, aiutante di camera della famiglia pontificia, resta l’unico indagato “per essere stato trovato in possesso illecito di carte riservate”.
Ma il Giudice Istruttore del Tribunale dello Stato della Città del
Vaticano gli ha concesso gli arresti domiciliari. I prossimi passi del
procedimento sono “attesi nello spazio di alcuni giorni” e saranno “la
requisitoria del Promotore di Giustizia sulla responsabilità per il
reato di furto aggravato, e la seguente sentenza di
rinvio a giudizio o di assoluzione da parte del giudice”. A dirlo è il
portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, precisando che “un eventuale dibattimento, se ci sarà, avverrà in autunno inoltrato”.
Gabriele era stato arrestato il 25 maggio scorso dalla gendarmeria vaticana, ma percepisce ancora il suo stipendio: i suoi avvocati Carlo Fusco e Cristiana Arru assicurano che il loro assistito “ha collaborato ampiamente, fin dai primi momenti, con gli inquirenti e con il giudice istruttore. Ha fatto chiarezza sugli atti che lo hanno coinvolto”. I legali escludono anche la presenza di “complotti interni o esterni che facciano riferimento a Paolo Gabriele, che dietro cui non c’è nessuna rete di persone”.
Conosciuto in ambienti vaticani come ‘Paoletto’ , l’ex maggiordomo era uno dei laici ammessi all’interno delle stanze degli appartamenti papali. Definito come una persona semplice e molto devota al pontefice, faceva parte della selezionatissima cerchia di persone che lavorano a contatto con Benedetto XVI. Era stato proprio il Papa a incaricare a fine aprile i cardinali Herranz, presidente emerito della Pontificia Commissione per i testi legislativi, Tomko, prefetto emerito della Congregazione dell’Evangelizzazione dei popoli, e Salvatore de Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo, di far luce sulle ripetute fughe di documenti riservati dagli archivi papali. Secondo i legali ”Gabriele ha manifestato il desiderio di chiedere perdono al Papa”.
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 21 luglio 2012
Gabriele era stato arrestato il 25 maggio scorso dalla gendarmeria vaticana, ma percepisce ancora il suo stipendio: i suoi avvocati Carlo Fusco e Cristiana Arru assicurano che il loro assistito “ha collaborato ampiamente, fin dai primi momenti, con gli inquirenti e con il giudice istruttore. Ha fatto chiarezza sugli atti che lo hanno coinvolto”. I legali escludono anche la presenza di “complotti interni o esterni che facciano riferimento a Paolo Gabriele, che dietro cui non c’è nessuna rete di persone”.
Conosciuto in ambienti vaticani come ‘Paoletto’ , l’ex maggiordomo era uno dei laici ammessi all’interno delle stanze degli appartamenti papali. Definito come una persona semplice e molto devota al pontefice, faceva parte della selezionatissima cerchia di persone che lavorano a contatto con Benedetto XVI. Era stato proprio il Papa a incaricare a fine aprile i cardinali Herranz, presidente emerito della Pontificia Commissione per i testi legislativi, Tomko, prefetto emerito della Congregazione dell’Evangelizzazione dei popoli, e Salvatore de Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo, di far luce sulle ripetute fughe di documenti riservati dagli archivi papali. Secondo i legali ”Gabriele ha manifestato il desiderio di chiedere perdono al Papa”.
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 21 luglio 2012
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.