In riferimento all'articolo pubblicato su Pontifex.Roma circa i Due Credo
[1] mi permetto, nel mio piccolo, di fornire una misera delucidazione
all'autore dello stesso, il prof. dott. Bruno Tarquini già Procuratore
Generale presso la Corte di Cassazione. Quanto alla formula «Il terzo giorno è risuscitato, “secondo le Scritture”» cui il prof. Tarquini, onestamente qualificatosi come «né un teologo, né un professore di storia delle religioni», fa seguire una sua considerazione: «[...]
Nella quinta frase si presenta il Simbolo della resurrezione di Gesù il
terzo giorno, “secondo le Scritture”, e la sua ascensione al cielo.
Punto. Ora è lecita la domanda: perché soltanto per il Simbolo della
Resurrezione si è aggiunto, tra virgole, l’inciso su riportato in
corsivo (secondo le Scritture)? Secondo la successione delle suddette
frasi, tutte chiuse da un punto fermo, che rende ciascuna di esse
lessicalmente (e quindi significativamente) indipendente l’una
dall’altra, non può sorgere ...
... alcun dubbio che il richiamo alle Scritture
riguarda soltanto il Simbolo della Resurrezione di Gesù e non anche gli
altri Simboli. Quindi soltanto per la Resurrezione bisogna rifarsi alle
Scritture, non anche per gli altri Simboli. Il riferimento della
suddetta apposizione solo al mistero della Resurrezione (a ben
riflettere e secondo un corretto uso della lingua italiana) non può
avere altro significato ed altra interpretazione. Se noi dovessimo
risalire alle Scritture solo per la Resurrezione e non anche per gli
altri Simboli, dovremmo domandarci la ragione di questa differenza così
pericolosa: per tutti gli altri Simboli dovremmo credere senza rifarci
alle Scritture, mentre per quello della Resurrezione la nostra fede
dovrebbe dipendere soltanto (o anche) dalle Scritture. [...]», è doveroso sapere ...
Se ho ben inteso le considerazioni del prof. Tarquini
(diversamente me ne scuso), per fugare ogni dubbio è necessario
approfondire lo studio del Credo così come ci insegnò sapientemente il
grande San Pio V, 225° Papa della Chiesa cattolica e 133° sovrano dello
Stato Pontificio, nel suo monumentale ed intramontabile Catechismo
detto «tridentino», promulgato per Risoluzione del Concilio di Tento.
Nella spiegazione al Credo, precisamente all'Articolo 5 «DISCESE ALL'INFERNO, IL TERZO GIORNO RISUSCITÒ DA MORTE»,
il Papa di Lepanto, intramontabile colonna della cristianità, si
preoccupò di spiegare anche questo apparente interrogativo tramite il
suo «Catechismo ad uso dei parroci, teologi, predicatori, insegnanti di religione»;
testo imponente e mai sostituibile redatto fra il 1545 ed il 1563 e
promulgato proprio per Decreto del Concilio di Trento che, come noto,
ancora oggi non perde né mai perderà, fino alla fine dei tempi, sia la
sua attualità che la sua autorità.
Perché nel Simbolo costantinopolitano fu aggiunto «secondo le Scritture»?
I Padri del primo Concilio di Costantinopoli
aggiunsero a questo punto: «secondo le Scritture». La frase, desunta
dall'Apostolo, fu da loro trasportata nel Simbolo, perché l'Apostolo
stesso ha insegnato che il mistero della risurrezione è sommamente
necessario, con queste parole: «Se poi Cristo non è risuscitato, vana è
dunque la nostra predicazione, vana è ancora la vostra fede; che se
Cristo non è risorto, è vana la vostra fede, poiché sareste tuttora nei
vostri peccati» (1 Cor 15,14-17).
Sant'Agostino, ammirando la fede di questo articolo,
scrisse: «Non è grande cosa credere che Cristo è morto: pagani, Giudei e
tutti i malvagi lo credono: tutti credono che sia morto. Ma la fede dei
cristiani sta nella risurrezione di Cristo; questo per noi è cosa
grande: credere che egli sia risorto» (In Psalmos, 120, 6).
Per questo ancora il Signore ha parlato assai di
frequente della sua risurrezione e quasi mai ha discorso con i discepoli
della passione, senza menzionare la risurrezione. Così dopo aver detto:
«II Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei Gentili, sarà schernito,
flagellato e gli sarà sputato in faccia, e dopo flagellato lo
uccideranno», aggiunse in fine: «E il terzo giorno risorgerà» (Lc
18,32).
Avendogli i Giudei chiesto di provare con qualche
prodigio e miracolo la sua dottrina, rispose che nessun altro segno
sarebbe stato loro dato, se non quello del Profeta Giona (Lc 11,29; Mt
12,38s): «Come Giona rimase nel ventre del cetaceo tre giorni e tre
notti, così sarebbe stato il Figlio dell'uomo, per tre giorni e tre
notti, nel seno della terra».
Per concludere penso sia opportuno ricordare, in
questa sede, che i tre giorni di cui parla la Scrittura, in realtà
furono: mezza giornata del venerdì, tutta la giornata del sabato, mezza
giornata (circa) della domenica.
Carlo Di Pietro
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