ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 11 luglio 2012

tempora et mores


I DOLCI TEMPI DEL CONCILIO E LE CHIESE DI GALIZIA


"Caro Ratzinger, le confesso che orinare sul muro del Sant'Uffizio è stato un atto, per così dire, liberatorio!"
di Francesco Colafemmina

Davvero belli, entusiasmanti direi, quegli anni del Concilio, quando Congar si riprendeva dalle sue pisciate contro il muro del Sant'Uffizio e torme di cospiratori silenziosi si affacciavano sulle scene ufficiali del cambiamento. In questi giorni di vuoto, fra un Muller e un Brugués, fra don Bux che si arrampica sugli specchi e il Papa che va a scrivere Gesù di Nazaret parte terza, ci si è concessi sulla stampa una parentesi conciliare. 
L'occasione è stata offerta dalla visita del Pontefice al Centro dei Missionari Verbiti a Nemi. Si è partiti così con la réverie nostalgica e melensa sugli amabili tempi del Concilio, quando Congar scriveva sui suoi diari (fra una critica al culto di Maria e un attacco all Sant'Uffizio "Gestapo"):  "Fortunatamente c’è Ratzinger. È ragionevole, modesto, disinteressato, di buon aiuto".

Per non scivolare anche noi sul piano inclinato della riscrittura della storia partiamo proprio da quel "Centro" dei Verbiti a Nemi e introduciamo l'architetto svizzero Silvio Galizia. Già collaboratore di alcuni esponenti romani del razionalismo, a partire dagli anni '50 comincia ad ottenere commesse essenzialmente per case generalizie di ordini religiosi realizzate grazie alla lottizzazione selvaggia  di alcune aree romane promossa sotto il papato di Pio XII. Nel 1960 inizia a realizzare il Centro e la Cappella dei Verbiti a Nemi: una chiesa a pianta centrale, dotata di quattro nicchie laterali e invasa dalla luce delle vetrate artistiche. 

Silvio Galizia - Chiesa di San Giovanni Battista, Nemi 


Si tratta di una forse casuale citazione del progetto di Giuliana Genta (1958-1960) per la chiesa del Cristo Re a Cagliari. Rielaborato tuttavia sulla scorta di quelle maldestre irruzioni della luce nello spazio sacro già realizzate da Giò Ponti ad esempio nella Cappella del Monastero di Sant'Elia a Sanremo (1958).

Interno della chiesa del Cristo Re - Cagliari (1958)
Giò Ponti - Cappella del Monastero di Sant'Elia a Sanremo (1958)
Erano gli anni in cui imperversava Mons. Giovanni Fallani, una sorta di precursore del Cardinal Ravasi dotato di minore ambizione enciclopedica, ma nondimeno esiziale per il futuro dell'architettura sacra in Italia. 

Un altro dei "capolavori" di Galizia: cappella del Pontificio Collegio Pio Brasiliano (1963-66)

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