Può succedere a tutti, persino a un
arcivescovo: bere un bicchierino di troppo, mettersi in auto e poi dover
fare i conti con la legge. Mons. Salvatore Cordileone, 56 anni,
arcivescovo designato di San Francisco e paladino americano della lotta
ai matrimoni gay sabato scorso è stato arrestato dalla polizia di San
Diego (California) per guida in stato di ebbrezza.
Il monsignore, che il prossimo 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, prenderà possesso dell’arcidiocesi di San Francisco stava guidando vicino ad un campus universitario (di ritorno da una cena con la madre e un altro sacerdote) quando è stato fermato da una pattuglia per un controllo stradale. Sottoposto all’alcol test Mons. Cordileone è stato subito arrestato (il tasso alcolico nel sangue era superiore alla norma) e sbattuto in cella per undici ore fino a quando lo sceriffo lo ha rilasciato su cauzione di 2.500 dollari. Il monsignore dovrà comparire davanti a un giudice il prossimo 9 ottobre.
Cordileone adesso dovrà dare spiegazioni
sull’accaduto al giudice ma soprattutto al Papa: Benedetto XVI a luglio
lo aveva scelto per sostituire a San Frascisco l’arcivescovo George
Niederaurer (che andrà in pensione). Adesso in Vaticano si dovrà
valutare se confermare il prelato per il prestigioso incarico,
nonostante l’incidente di percorso. Il prelato, che in passato ha
definito i matrimoni gay “opera del diavolo” intanto ha già chiesto
perdono per il suo errore, diffondendo un comunicato: “Mentre
accompagnavo mia madre a casa, sono passato attraverso un chekpoint
della polizia nei pressi del campus universitario, e nel sangue mi è
stato riscontrato un tasso alcolico superiore a quello consentito in
California. Chiedo scusa per il mio errore di giudizio e provo vergogna
per il disonore che ho provocato alla Chiesa e a me stesso. Pagherò il
mio debito alla società e chiedo perdono alla mia famiglia, ai miei
amici e ai miei collaboratori della diocesi di Oakland e della diocesi
di San Francisco”.
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