IL MEETING DI RIMINI E L’INTERVENTO DI MONTI. DOVE VA COMUNIONE E LIBERAZIONE?
Il Meeting di Rimini è l’appuntamento annuale che Comunione e Liberazione ha con il mondo. È pur vero che il Movimento fondato da Don Giussani ha generato negli anni numerosissime e meritevoli opere, che traducono nella quotidianità quell’educazione alla fede che è poi lo scopo stesso di Comunione e Liberazione; ma ciò che avviene sulla platea del Meeting ha una risonanza mediatica che non consente passi falsi, non foss’altro perché è sempre all’erta un’informazione-deformazione, che lavora da sempre in chiave anticristiana.
Se poi parliamo di impegno politico, giustamente Comunione e Liberazione rifiuta l’etichetta di “movimento politico”. Tuttavia, proprio per l’incisiva presenza nel mondo, e per la Fede vissuta in modo profondo e totale, i ciellini non possono non operare scelte politiche precise. La lampada non è accesa per essere posta sotto il moggio, ma per essere messa nel porta-lucerne e illuminare quanti sono nella casa; non è pensabile che i cattolici “stiano a guardare” cosa accade nella Società, tanto più nell’attuale momento storico, in cui il dominante relativismo sta portando alla distruzione.
Facendo queste riflessioni, e leggendo le modalità con cui si è svolto l’incontro con Monti al Meeting, nonché leggendo quanto è stato scritto sul “Quotidiano del Meeting”, sono rimasto colpito e preoccupato, anche perché, per ragioni anagrafiche, conosco il Movimento da quasi cinquant’anni (da quando si chiamava “Gioventù Studentesca”) e ho già visto e vissuto momenti di grande confusione e smarrimento.
Sia chiaro: in un evento di grande importanza come il Meeting di Rimini è normale, direi inevitabile, che intervengano politici di ogni parte, alcuni magari con l’onesto intento di confrontarsi, altri per far passerella. Sta poi ai responsabili del Meeting saper operare le opportune distinzioni ed esprimere giudizi, laddove ciò sia utile o necessario. Non avevo ancora visto però un fenomeno di “sponsorizzazione” così smaccato come quello che è accaduto quest’anno con Mario Monti; mi sentirei di dire che non avevo mai visto un abbaglio così clamoroso.
Monti, a prescindere dalle modalità con cui è arrivato al potere (più volte su Riscossa Cristiana abbiamo parlato di “colpo di Stato”. Confermo in pieno), è l’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri. Bene hanno fatto quindi i responsabili del Meeting ad invitarlo a intervenire. Purtroppo hanno gettato via un’occasione per un serio confronto, fornendoci invece una curiosa beatificazione del personaggio, che non può non lasciare stupiti e smarriti, e suscita una legittima domanda: “Perché?”.
Sappiamo tutti che Monti rappresenta, seppur all’italiana (ovvero in modo un tantino pasticcione e superficiale) quei gruppi e quei poteri forti per conto dei quali ha lavorato fino a eri. Goldman Sachs, Bilderberg, Commissione Trilaterale, sono nomi ben noti di enti che raccolgono le più forti concentrazioni finanziarie. Sappiamo tutti che le più grandi concentrazioni di potere finanziario sono in mano alla massoneria, da sempre nemica della Chiesa cattolica. Abbiamo sotto gli occhi quotidianamente i risultati della politica dei cosiddetti “tecnici”, che hanno portato alla perdita della sovranità nazionale e a un impoverimento da dopoguerra, distruggendo in compenso anche il futuro, con l’abolizione de facto della previdenza. Sappiamo bene che Monti è paladino assoluto di questa Unione Europea, che è nata avendo come solo fondamento la moneta unica (da Monti stesso paragonata, con pessimo gusto, alla Madonnina di Milano…). Sappiamo che questa UE ha rifiutato di inserire nella propria costituzione il riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa, mentre molto ha speso e fatto per difendere quanto di più anticristiano si possa pensare, come l’aborto, o come la dissoluzione della famiglia, operata attraverso le folli parificazioni delle “unioni di fatto”, anche tra persone dello stesso sesso, all’unica famiglia esistente, quella formata dall’unione feconda di un uomo e una donna.
Con tutti questi plateali segnali di decisa cristianofobia, risulta davvero incomprensibile la beatificazione di Mario Monti.
È bene sottolineare che quanto andiamo dicendo e citando proviene dal “Quotidiano del Meeting”, che giornalmente viene pubblicato per la durata della manifestazione, e messo in Rete all’url http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=673&edizione=5438&item=6&value=1345680000
Giorgio Vittadini è il Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, è uno dei fondatori della Compagnia delle Opere, è insomma una voce autorevole di Comunione e Liberazione. Sul Quotidiano del Meeting leggiamo:
D: Qual è il giudizio di questi primi nove mesi di governo Monti?
(risponde Vittadini): «Sta facendo molto per far ottenere credibilità internazionale all’Italia, con un debito pubblico del 120%, una speculazione finanziaria internazionale contro, partner europei come la Germania che sono tornati nazionalisti come nell’800, una situazione interna bloccata da gravissime divisioni, lacerazioni, confusione di compiti spesso anche fra istituzioni (vedi ad esempio la questione dell’Ilva di Taranto o il conflitto tra presidenza della Repubblica e giudici di Palermo). Certo, ci sono luci e ombre, c’è troppa resistenza a tagliare la spesa pubblica e alcuni provvedimenti sono troppo statalisti. Ma aspettiamo di vedere cosa verrà fatto».
Aspettiamo di vedere cosa verrà fatto? Perché, finora sono mancati gli esempi?
D: Nell’attuale governo c’è una discreta presenza di cattolici. Si è sentita la loro presenza?
«Sottolineare il ruolo dei cattolici, come fanno molti, vuol dire metterli in una riserva indiana e perdere di vista che ciò che conta è la capacità di dare un contributo alla risoluzione dei problemi. E questa è la prerogativa di un buon politico, cattolico o no. Poi sono certo consapevole che una persona di fede è più educata a tenere conto di tutti i fattori».
Insomma, un cattolico in politica è uno come tutti gli altri. Ma come si possono fare queste affermazioni in un’epoca di acceso attacco a tutti i valori cattolici, alla stessa vita umana, alle basi della Società? Limitarsi a dire che “una persona di fede è più educata a tenere conto di tutti i fattori” fa sorgere spontanea una domanda: il cattolico in politica è esonerato dal dovere della testimonianza? O Vittadini sposa la tesi per cui i problemi sono solo economici, oppure dovrà ben dire cosa fa un cattolico impegnato in politica che si trova a dover contrastare l’attacco continuo e sistematico a tutti i valori non negoziabili.
Parlando del futuro Vittadini dice: “Io rimango dell’idea che abbiamo bisogno di anni in cui formulare una nuova Costituente e mettere le basi comuni per un nuovo sviluppo, secondo un accordo tra le forze riformiste”
Ma sarebbe utile capire quali siano queste “forze riformiste”. A parole lo sono tutte. Ma quali riforme promuovono?
Infine, ecco un’affermazione (è sempre Vittadini che parla) che merita davvero un approfondimento: “chi appartiene al movimento e si occupa di politica svolge un suo percorso personale che non identifica il compito del movimento stesso. Questo non vuol dire incidere di meno sulla vita sociale, perché il vero cambiamento avviene dal basso, dall’iniziativa della gente, più che da un impegno partitico”.
Queste parole, insieme a quelle sopra citate, contribuiscono a creare un quadro ambiguo. In un altro passaggio, Vittadini ci ricorda giustamente che lo scopo di Comunione e Liberazione è “educare alla Fede”. Ma con quanto detto sopra, non ne vien fuori una fede intimista, che ben si guarda dal prendere posizione, secondo gli insegnamenti della Chiesa, su tutti i problemi della Società politica? E non è proprio questo il tipo di Chiesa che vogliono i nemici della Fede, a cui vanno benissimo i cattolici che si limitino a dire le loro preghiere e poi non rompano le scatole nel mondo, disponibili magari a “mettere le basi comuni per un nuovo sviluppo, secondo un accordo tra le forze riformiste”.
Infine, ci sembra troppo generica l’affermazione secondo cui “il vero cambiamento avviene dal basso, dall’iniziativa della gente, più che da un impegno partitico”. Se l’iniziativa della gente (e CL ne ha promosse tante, e ottime) trova l’ostilità di un potere ateo e anticristiano, che può fare?
Insomma, c’è confusione. A Monti viene lasciata peraltro una benevola platea, alla quale è stato comunque lanciato un messaggio, presentando l’attuale capo del Governo come l’uomo necessario, giusto e che, citando Schumann e De Gasperi “vorrebbe inserirsi nella scia degli statisti cattolici europei”. Ora, se a Monti va riconosciuto il diritto di dire bugie (ormai ci ha abituato), non è ammissibile che un’affermazione di questo tipo non venga contraddetta. È grave non sapere che tra l’Europa vagheggiata a suo tempo da Schumann e l’attuale UE c’è un abisso. Un’unione di banche, che hanno in comune i loro interessi da difendere a tutti i costi, e un’unione di popoli, che hanno come base comune la fede cristiana, sono due cose profondamente diverse, e fatalmente in contrasto. È grave anche continuare a citare De Gasperi come una specie di icona, senza conoscerne realmente la storia, per la quale vi rimandiamo a un articolo di Piero Vassallo pubblicato oggi.
Se Monti ha la solida faccia tosta di parlare di azione governativa che “guarda alle prossime generazioni”, è inaccettabile che queste affermazioni non trovino un contraddittorio motivato, non foss’altro perché è lecito chiedersi cosa attenda le prossime generazioni, che, se non cambia l’andazzo, hanno la bella prospettiva di una recessione infinita, con il corollario di disoccupazione e fame, ma in compenso non godranno di trattamenti previdenziali, essendo il sistema contributivo impossibilitato, per banali ragioni matematiche, a garantire un minimo di sopravvivenza.
Potremmo andare avanti con altri esempi, ma vi invitiamo piuttosto a sfogliare il “Quotidiano del Meeting”. Vi troverete anche, tra l’altro, una curiosa pagina in cui ci viene narrata l’infanzia e la giovinezza di Mario Monti, delle quali francamente non ce ne frega nulla. Il tono è vagamente elegiaco, fino alla conclusione, per la quale non ci voleva poi un grande ingegno, ossia che “Anche il nostro premier è stato giovane”. Chi l’avrebbe mai detto? Ma, al di là degli scherzi, risulta davvero fastidioso questo tono servile (Monti è definito “uno dei cervelli più eminenti nell’ambito economico mondiale”), quest’ansia di dimostrare al “princeps” la devozione, narrando ai sudditi anche la luminosa vita nella quale, inutile dirlo, non vi fu mai un insuccesso. Per buona educazione la veloce biografia non parla dello zio. Meglio così, essendo un personaggio da dimenticare… ma forse un tantino essenziale come rampa di lancio.
Mario Monti, a fronte di un contraddittorio inesistente, ha potuto ammannire al popolo del Meeting i suoi concetti statalisti, la sua curiosa concezione etica, di tipo tributario (a questo proposito vi invitiamo a leggere, o rileggere, l’articolo “Il dovere fiscale secondo la dottrina cattolica”, di Samuele Cecotti) e il suo smisurato amore per l’Euro. Davvero un bel messaggio.
Poco valgono e affermazioni di Vittadini su una netta differenza tra lo scopo di Comunione e Liberazione, l’educazione alla Fede, e l’impegno politico dei ciellini, che agiscono sempre “a titolo personale”. Di fatto Comunione e Liberazione ha dato ai suoi aderenti (che sono tanti e in genere seguono fedelmente le indicazioni del Movimento) un ben chiaro messaggio di adesione a quello strano minestrone di gruppi e partiti che si sta formando, con l’intento dichiarato di appoggiare un secondo governo Monti dopo le prossime elezioni. Un minestrone che potrebbe essere (con le recentissime dichiarazioni di Bonanni, segretario della CISL) anche quello già descritto da Mauro Faverzani dell’articolo “Cosa Bianca. Polpettone o specchio per allodole”. Si sta preparando un ennesimo papocchio che avrà come unica ragion d’essere la gestione del potere. Ma sarà anche un papocchio miope, perché, se ce la farà, appoggerà proprio quei poteri elitari che hanno già di fatto esautorato i rappresentati del popolo elettore e che perseguono finalità che nulla hanno a che vedere con la dottrina cattolica, con la quale sono anzi in netto contrasto.
I dirigenti di Comunione e Liberazione, almeno quelli più anziani, non possono certo aver scordato i clamorosi abbagli del passato, quando si videro (Università Cattolica di Milano) manifesti firmati in comune da CL e Lotta Continua (“cacciamo i fascisti dalla Cattolica!”), o quando si allacciarono pericolosi amori con la sinistra (ricordiamoci di alcuni enti, spariti senza rimpianti di nessuno: Istra e Movimento Popolare, per citarne solo due…). La storia dovrebbe essere maestra di vita, e rendere un po’ più saggi e prudenti. Però se gli scolari della storia sono distratti e negligenti, anche lei, poverina, che può fare?
Dopo l’apologia di Monti, e dopo l’inevitabile fregatura che ne scaturirà, cosa faremo? Ci rifugeremo ancora dietro l’affermazione che ogni ciellino impegnato in politica lo fa “a titolo personale”.
È forse per questo motivo che Comunione e Liberazione ufficialmente non ha finora ritenuto di spendere una parola a difesa di uno dei suoi uomini più rappresentativi, che ha realizzato un modello di amministrazione pubblica, applicando dove ha potuto le indicazioni della Chiesa? Parliamo, lo avete capito tutti, di Roberto Formigoni.
Preghiamo per il Movimento di Comunione e Liberazione, perché la grande opera del Servo di Dio, Don Luigi Giussani, non venga macchiata dall’ennesima confusione dei dilettanti della politica.
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