Caratteristica
e forza del pontificato di San Pio X fu di unire alla ortodossia
dottrinale, una grande, salutare fermezza pratica, al fine di impedire
agli erranti (e ai loro complici o simpatizzanti) di nuocere ancora alla
Chiesa. Tra le misure pratiche che San Pio X mise in opera per
“stanare” i modernisti, costringerli a smascherarsi o a spergiurare,
tutti ricordano, a ragione, il giuramento antimodernista, che univa
appunto purezza di dottrina e fermezza nella pratica. Esso doveva essere
pronunciato a partire dal suddiaconato, e poi ogni qual volta che il
chierico riceveva gli Ordini maggiori, l’autorizzazione a confessare o
predicare, come pure nel diventare parroco, superiore religioso,
insegnante ecc. Parliamo al passato, perché questa prescrizione di San
Pio X (che era solo una delle norme antimoderniste imposte dal Motu
Proprio Sarorum Antistitum del 1 settembre 1910) è osservata ancora –
com’è doveroso – solo tra quei chierici che si oppongono alla riforma conciliare.
Giuramento antimodernista e Sant’Uffizio erano le
“bestie nere” che ogni modernista si proponeva di sopprimere nel suo
programma riformista; giuramento antimodernista e Sant’Uffizio furono,
in effetti, spazzati via dalle prime riforme operate da Paolo VI. Il
S.Uffizio fu soppresso con il M.P. Integrae servandae del 7 dicembre
1965; il giuramento antimodernista e la professione di fede tridentina
furono cancellati da un atto della Congregazione per la dottrina della
fede, pubblicato senza data e senza firma negli Acta Apostolicae Sedis
59 (1967) 1058 (del 20 dicembre 1967), atto che prescriveva, senza dare
alcuna spiegazione, una nuova professione di fede (sostanzialmente
ridotta al “Credo” di Nicea) al posto delle due professioni di fede fino
ad allora obbligatorie.
Il Motu Proprio di San Pio X era rivolto ai Vescovi
Cattolici. A loro San Pio X affidava l’attuazione delle sue prescrizioni
come un grave dovere che pesava sulle loro coscienze; il loro dovere
era “impegnarsi nella difesa della fede cattolica e vigilare con la
massima diligenza perché l’integrità del deposito divino non subisca
alcun danno”. Se tutti i prelati avessero compiuto il loro dovere! Se
tutti avessero ascoltato le parole del Papa lottando non solo contro i
modernisti ma anche là dove vi era anche solo “un sospetto di
modernismo”! Che molti abbiano mancato al loro dovere, lo testimonia la
situazione attuale della Chiesa ... [Dall’editoriale di Sodalitium - Il
Buon Consiglio, n. 23].
Testo del Giuramento Antimodernsita (Motu proprio Sacrorum Antistitum di Papa Pio X, 1 settembre 1910)
Io N. fermamente accetto e credo in tutte e in
ciascuna delle verità definite, affermate e dichiarate dal magistero
infallibile della Chiesa, soprattutto quei principi dottrinali che
contraddicono direttamente gli errori del tempo presente.
Primo: credo che Dio, principio e fine di tutte le
cose, può essere conosciuto con certezza e può anche essere dimostrato
con i lumi della ragione naturale nelle opere da lui compiute (cf Rm
1,20), cioè nelle creature visibili, come causa dai suoi effetti.
Secondo: ammetto e riconosco le prove esteriori della
rivelazione, cioè gli interventi divini, e soprattutto i miracoli e le
profezie, come segni certissimi dell'origine soprannaturale della
religione cristiana, e li ritengo perfettamente adatti a tutti gli
uomini di tutti i tempi, compreso quello in cui viviamo.
Terzo: con la stessa fede incrollabile credo che la
Chiesa, custode e maestra del verbo rivelato, è stata istituita
immediatamente e direttamente da Cristo stesso vero e storico mentre
viveva fra noi, e che è stata edificata su Pietro, capo della gerarchia
ecclesiastica, e sui suoi successori attraverso i secoli.
Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della fede
trasmessa a noi dagli apostoli tramite i padri ortodossi, sempre con lo
stesso senso e uguale contenuto, e respingo del tutto la fantasiosa
eresia dell'evoluzione dei dogmi da un significato all'altro, diverso da
quello che prima la Chiesa professava; condanno similmente ogni errore
che pretende sostituire il deposito divino, affidato da Cristo alla
Chiesa perché lo custodisse fedelmente, con una ipotesi filosofica o una
creazione della coscienza che si è andata lentamente formando mediante
sforzi umani e continua a perfezionarsi con un progresso indefinito.
Quinto: sono assolutamente convinto e sinceramente
dichiaro che la fede non è un cieco sentimento religioso che emerge
dall'oscurità del subcosciente per impulso del cuore e inclinazione
della volontà moralmente educata, ma un vero assenso dell'intelletto a
una verità ricevuta dal di fuori con la predicazione, per il quale,
fiduciosi nella sua autorità supremamente verace, noi crediamo tutto
quello che il Dio personale, creatore e signore nostro, ha detto,
attestato e rivelato.
Mi sottometto anche con il dovuto rispetto e di tutto
cuore aderisco a tutte le condanne, dichiarazioni e prescrizioni
dell'enciclica Pascendi e del decreto Lamentabili, particolarmente circa
la cosiddetta storia dei dogmi.
Riprovo altresì l'errore di chi sostiene che la fede
proposta dalla Chiesa può essere contraria alla storia, e che i dogmi
cattolici, nel senso che oggi viene loro attribuito, sono inconciliabili
con le reali origini della religione cristiana.
Disapprovo pure e
respingo l'opinione di chi pensa che l'uomo cristiano più istruito si
riveste della doppia personalità del credente e dello storico, come se
allo storico fosse lecito difendere tesi che contraddicono alla fede del
credente o fissare delle premesse dalle quali si conclude che i dogmi
sono falsi o dubbi, purché non siano positivamente negati.
Condanno parimenti quel sistema di giudicare e di
interpretare la sacra Scrittura che, disdegnando la tradizione della
Chiesa, l'analogia della fede e le norme della Sede apostolica, ricorre
al metodo dei razionalisti e con non minore disinvoltura che audacia
applica la critica testuale come regola unica e suprema.
Rifiuto inoltre la sentenza di chi ritiene che
l'insegnamento di discipline storico-teologiche o chi ne tratta per
iscritto deve inizialmente prescindere da ogni idea preconcetta sia
sull'origine soprannaturale della tradizione cattolica sia dell'aiuto
promesso da Dio per la perenne salvaguardia delle singole verità
rivelate, e poi interpretare i testi patristici solo su basi
scientifiche, estromettendo ogni autorità religiosa e con la stessa
autonomia critica ammessa per l'esame di qualsiasi altro documento
profano.
Mi dichiaro infine del tutto estraneo ad ogni errore
dei modernisti, secondo cui nella sacra tradizione non c'è niente di
divino o peggio ancora lo ammettono ma in senso panteistico, riducendolo
ad un evento puro e semplice analogo a quelli ricorrenti nella storia,
per cui gli uomini con il proprio impegno, l'abilità e l'ingegno
prolungano nelle età posteriori la scuola inaugurata da Cristo e dagli
apostoli.
Mantengo pertanto e fino all'ultimo respiro manterrò
la fede dei padri nel carisma certo della verità, che è stato, è e
sempre sarà nella successione dell'episcopato agli apostoli (1), non
perché si assuma quel che sembra migliore e più consono alla cultura
propria e particolare di ogni epoca, ma perché la verità assoluta e
immutabile predicata in principio dagli apostoli non sia mai creduta in
modo diverso né in altro modo intesa (2).
Mi impegno ad osservare tutto questo fedelmente,
integralmente e sinceramente e di custodirlo inviolabilmente senza mai
discostarmene né nell'insegnamento né in nessun genere di discorsi o di
scritti. Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e questi santi
Vangeli di Dio.
[Motu proprio Sacrorum Antistitum di Papa Pio X]
Inviato via email da Alberto
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