Le suore americane accusate di
femminismo
Il conclave per decidersi: piegarsi o no a Roma?
Il conclave per decidersi: piegarsi o no a Roma?
Il Vaticano le accusa di «femminismo»: non si oppongono abbastanza a
contraccezione e matrimoni gay
Suor Mary Rose Crowley, di
Windsor, Connecticut (Epa/Coyne)
NEW
YORK - Intonano canti folk religiosi, danzano agitando sciarpe colorate,
indossano gonne e pantaloni, invitano sul podio, per il discorso d'apertura,
Barbara Marx Hubbard, una futurologa che cattolica non è: una sostenitrice
dell'«evoluzionismo coscienzioso» apprezzata più dai discepoli della filosofia
New Age che dalle gerarchie ecclesiastiche.
L'ORGANIZZAZIONE - La «Leadership
conference of women religious», l'organizzazione riconosciuta dalla Chiesa di
Roma che raduna l'80% delle 57 mila suore americane, ha vissuto così, con
apparente leggerezza, il momento più difficile e angoscioso della sua storia:
il meeting, in corso da tre giorni in un albergo di St. Louis, in Missouri, per
decidere la risposta da dare al Vaticano che le accusa di aver commesso gravi
trasgressioni dottrinarie e chiede un atto di sottomissione alla gerarchia
ecclesiastica.
IL CASO - Un caso che si
trascina da mesi: da quando la Congregazione per la dottrina della fede imputò
loro di non opporsi alla contraccezione e ai matrimoni gay e di non impegnarsi
con sufficiente determinazione contro l'aborto, mentre tutte le loro energie
erano concentrate sull'aiuto ai poveri. Una requisitoria durissima, condita con
l'accusa di essersi fatte infettare dalle posizioni del «femminismo radicale».
Un richiamo all'ordine respinto dalle suore che considerano legittimo fare riferimento ai valori sociali esaltati dal Concilio Vaticano Secondo. Prive di carte da giocare, almeno sul terreno del diritto canonico che mantiene le suore in una posizione subordinata rispetto al resto del clero, le religiose hanno comunque ribattuto colpo su colpo, forti del sostegno di molti fedeli americani che le hanno conosciute e apprezzate come infermiere negli ospedali, insegnanti nelle scuole cattoliche, amministratrici di parrocchie.
Un richiamo all'ordine respinto dalle suore che considerano legittimo fare riferimento ai valori sociali esaltati dal Concilio Vaticano Secondo. Prive di carte da giocare, almeno sul terreno del diritto canonico che mantiene le suore in una posizione subordinata rispetto al resto del clero, le religiose hanno comunque ribattuto colpo su colpo, forti del sostegno di molti fedeli americani che le hanno conosciute e apprezzate come infermiere negli ospedali, insegnanti nelle scuole cattoliche, amministratrici di parrocchie.
I supporter delle suore (Ap/Perlman)
IL
TOUR - Un paio di mesi fa un gruppo di loro ha addirittura
dato vita a un tour battezzato «Nuns on the bus»: suore americane on the road
per spiegare attraverso nove Stati Usa le ragioni della loro ribellione al
diktat di Roma.
Al culmine della polemica, lo scontro ha rischiato addirittura di acquistare il sapore di una contrapposizione politica: le suore impegnate nel sociale e liberal sui temi etici accomunate a Obama, il community organizer arrivato alla Casa Bianca, mentre la gerarchia ecclesiastica carica a testa bassa il partito del presidente per le unioni omosessuali, la riforma sanitaria e altro ancora. Qualche giorno fa la nuova richiesta del Vaticano: tornate su una linea più aderente alla dottrina della Chiesa e accettate il controllo di tre vescovi. Da martedì sera 900 suore, in rappresentanza delle congregazioni maggiori, sono riunite a St. Louis per decidere cosa fare.
Al culmine della polemica, lo scontro ha rischiato addirittura di acquistare il sapore di una contrapposizione politica: le suore impegnate nel sociale e liberal sui temi etici accomunate a Obama, il community organizer arrivato alla Casa Bianca, mentre la gerarchia ecclesiastica carica a testa bassa il partito del presidente per le unioni omosessuali, la riforma sanitaria e altro ancora. Qualche giorno fa la nuova richiesta del Vaticano: tornate su una linea più aderente alla dottrina della Chiesa e accettate il controllo di tre vescovi. Da martedì sera 900 suore, in rappresentanza delle congregazioni maggiori, sono riunite a St. Louis per decidere cosa fare.
LA DECISIONE - Comunicheranno
le loro scelte stasera, alla fine di quella che è già considerata la riunione
più cruciale mai tenuta da un organismo cattolico americano. A giudicare dalle
dichiarazioni di madre Patt Farrell, la suora dell'Iowa che guida il movimento,
atti di sottomissione non ce ne saranno. Ma, probabilmente, nemmeno gesti
irrimediabili di rottura. Le suore non hanno alcuna voglia di farsi espellere e
adesso si sentono più forti, anche perché il tentativo di isolarle è fallito:
per loro è arrivata la solidarietà dell'ordine francescano d'America, a St. Louis
hanno avuto il caldo benvenuto del vescovo della città e perfino il cardinale
di New York Timothy Dolan, che è anche presidente della Conferenza dei vescovi
Usa e che nella Chiesa passa per un duro, si è lasciato andare a un «noi
cattolici amiamo le nostre sorelle». Parole forse dette per scongiurare una
rottura irreparabile in un periodo nel quale la gerarchia ecclesiastica Usa,
scossa dagli scandali dei preti pedofili, deve già fronteggiare una grave crisi
d'immagine.
Ma il genio ormai sembra essere uscito dalla lampada: ieri è stato reso noto che le un tempo silenziosissime suore saranno le protagoniste di un pranzo - con annessa conferenza stampa - che si svolgerà il 16 agosto al National press club di Washington.
Ma il genio ormai sembra essere uscito dalla lampada: ieri è stato reso noto che le un tempo silenziosissime suore saranno le protagoniste di un pranzo - con annessa conferenza stampa - che si svolgerà il 16 agosto al National press club di Washington.
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