ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 28 settembre 2012

La nuova Sistina ?

Paoletto pittore

Paolo Gabriele
Paolo Gabriele si è dato alla pittura. Forse per passare il tempo o forse per svuotare la mente dai mille pensieri, l’ex aiutante di camera del Papa arrestato a maggio (e agli arresti domiciliari da luglio) per il furto dei documenti riservati, “ha tirato fuori la vecchia passione per il disegno che coltivava sin da ragazzo”.
La conferma arriva a Stanze Vaticane – Tgcom24  da fonti vicine alla famiglia dell’ex maggiordomo di Joseph Ratzinger: “Paolo aveva frequentato il liceo artistico, ha sempre avuto un debole per la pittura e così durante il periodo della carcerazione ha ripreso in mano il pennello per dare sfogo alla sua creatività. Anche in camera di sicurezza ha fatto dei disegni a matita, alcuni addirittura con protagonisti gli stessi uomini della gendarmeria che lo tenevano d’occhio”.
Gabriele adesso aspetta il processo che inizierà domani nella piccola aula della Città del Vaticano: “La famiglia sta vivendo queste ore con angoscia – ci raccontano – Paolo e sua moglie non vogliono esporre mediaticamente i tre figli. Sperano che tutto finisca presto, anzi Paolo farà di tutto perché il procedimento vada avanti senza intoppi, senza cercare soluzioni per prender tempo”.
In attesa della prima udienza fissata per domani mattina alle 9.30, Paoletto sta trascorrendo le giornate quindi tra letture, preghiere e disegni. “Un modo per distrarsi – confermano gli amici – non potendo aver contatti con nessuno è un modo per riempire le giornate”.
http://stanzevaticane.tgcom24.it/2012/09/28/paoletto-il-pittore/

Il processo in Vaticano, non solo questione di codici, ma di diritti


Forse per la prima volta in tempi moderni un processo per furto attira tanta attenzione. Il Processo a Paolo Gabriele, accusato di furto aggravato, e a Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento, è sotto i riflettori del mondo. Si celebra nello Stato della Città del Vaticano in un’aula antica e piccolissima. E si celebra con un Codice penale e un Codice di procedura penale la cui ratio giuridica è la più liberale del mondo moderno. Il Codice che chiamiamo Zanardelli e la sua applicazione procedurale realizzata da Ludovico Mortara e definita Finocchiaro Aprile dal nome del ministro che lo approvò, è uno dei testi più interessanti e apprezzati dai giuristi internazionali. E nonostante gli anni può essere usato anche per reati che a fine ‘800 non erano contemplati. Lo stato vaticano che nasceva nel 1929 lo adottò perchè era la normativa vigente in Italia all’epoca, ma soprattutto lo mantenne perchè il Papa non volle adottare il codice firmato dal Guardiasigilli Alfredo Rocco. E non solo perché era un codice nata in un regime autoritario, un codice “fascista”, ma anche perché era il frutto della scuola positivista che, nei primi decenni del XX secolo, aveva attratto giuristi e filosofi.
Il Codice penale italiano si trasformò così dall’ essere il primo codice unitario all’essere un codice che introduceva una maggior tutela dello stato piuttosto che del cittadino, dell’uomo. Quando Benedetto XVI a settembre del 2011 parlò al Parlamento tedesco, la sua riflessione partì proprio da una critica al positivismo giuridico. Un grattacielo senza finestre, lo definì. La legge non può prevalere sulla persona. Il dibattito giuridico tra i sostenitori della idea giuridica, liberale ma non libertaria, sottesa allo Zanardelli, e la visione positivista, “moderna” , ma creatrice di autoritarismo, del codice Rocco, è di fatto ancora in corso. Anche dopo la profonda riforma degli anni ’80, il Codice Penale italiano rimane oggetto di critica da diverse parti. Da decenni si dice che se ne dovrebbe fare uno nuovo, ma certo la questione è : basato su quali principi? Ad esempio, nella nuova procedura penala italiana è stata adottata la cross examination. A fare le domande ai testi e agli imputati sono gli avvocati della difesa e dell’ accusa, direttamente.
La “prova” si forma nel dibattimento. Questo però implica che “vince” chi ha l’avocato migliore, cioò più costoso. In Italia però la situazione non è così esasperata come ad esempio negli Usa e abbiamo visto anche grandi legali uscire a penne basse dai dibattimenti. Secondo la procedura che deriva dallo Zanardelli invece è il giudice che interroga sulla base della documentazione depositata in tribunale. Un metodo “antico” forse, ( ma del resto ancora in uso in ambito civile) che però permette anche a chi non ha un avvocato famoso con un grande studio alle spalle, di essere tutelato.
É pur vero che il Codice Zanardelli non prevede alcuni tipi di reati “moderni” ma gravissimi, come il traffico di stupefacenti. Nel 2007 in Vaticano i giudici dovettero affrontare anche questo problema. “Non avevamo la legge che sancisse in qualche modo questo grave reato- spiega Nicola Picardi- Il promotore di giustizia si è avvalso dell'art. 23 della legge fondamentale, la legge n. 2 sulle fonti, la quale dice che se non risultano norme penali applicabili e se manca una legge speciale, ma esiste un fatto che offende i principi della religione, della morale, dell'ordine pubblico, della sicurezza delle persone, il giudice può applicare una pena con ammenda o l'arresto...La nostra fu una sentenza importante, che risale al 6 ottobre 2007. Non si è toccato il principio di legalità, non si è toccata la riserva di legge, la sufficienza o la determinatezza della fattispecie penale, l'irretroattività della legge penale, e si è fatto un grosso sforzo interpretativo alla luce anche di questi precedenti.”
Insomma alla base della giustizia vaticana c’è al voglia di fare giustizia, non giustizialismo. Per il resto, quale sia il codice più moderno, più rispettoso della dignità dell’uomo, più efficace nella identificazione della certezza della colpevolezza e della commissione della pena, sono questioni grandi e dibattute da illustri giuristi di ogni paese in ogni epoca. Lo Stato della Città del Vaticano, piccolo ma non per questo meno esemplare, cerca di offrire soprattutto un lavoro fatto in buona fede


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