Mercoledì
05 Settembre, si è appena ricordata la memoria di Madre Teresa di
Calcutta, eppure sorgono spontanee delle considerazioni, come in
molteplici casi di beatificazioni fortemente sponsorizzate da Giovanni
Paolo II, usando la nuova procedura breve di beatificazione, voluta
proprio dallo stesso defunto Papa che è ritenuto anch'egli beato. Madre
Teresa di Calcutta, al secolo Anjeza Gonxhe Bojaxhiu (Skopje, 26 agosto
1910 - Calcutta, 5 settembre 1997), è stata una religiosa albanese di
fede cattolica, fondatrice della congregazione delle Missionarie della
Carità. Il suo lavoro tra le vittime della povertà di Calcutta l'ha resa
una delle persone più famose al mondo. Ha vinto il Premio Nobel per la
Pace nel 1979, e il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da papa
Giovanni Paolo II. Lessi tempo fa l'articolo in cui si parlava delle "virtù eroiche" di Giovanni Paolo II, ma non voglio soffermarmi su questo .. a me interessa che il cattolico sappia anche determinate verità scomode, proprio perché «LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI» (Jo. 8, 32).
Ho letto un interessante dossier su Madre Teresa e
per quelle che sono le mie conoscenze, ritengo che sia tutto attendibile
e comprovato, eccomi ad inviarvelo.
[...] Agnes Bojaxhiu nacque il 27 agosto 1919, a Skopje. [...] Dopo i 18 anni decise di farsi Suora.
Entrò nel convento della Congregazione delle Suore di
Loreto, poi, andò a Zagabria, poi a Dublino e poi sbarcò a Colombo
(Bengala) nella missione del suo Istituto. Poco dopo, lasciò l’Istituto
per fondarne uno suo: “Le Passionarie della Carità”, in India, dove pose
la sua sede, diventando, così, indiana di cittadinanza. Le residenze da
Lei scelte furono Calcutta, la città di Tagore, di Ray, Rose e Mrimal
Sen.
Calcutta era una città che aveva studi
cinematografici, teatri, una Facoltà Universitaria, Riviste, come
espressione della vitalità della sua gente, oltre la bellezza e varietà
della sua architettura. Ma era anche città, però, con molta gente che
viveva sui marciapiedi, simbolo della non poca indigenza.
Il detto di Madre Teresa “più poveri tra i poveri e
più umili tra gli umili”, fece di quella città una città di poveri,
affollata e sporca. Eppure, i suoi abitanti lavoravano e lottavano per
non mendicare. Ma per Madre Teresa i poveri non avevano nomi propri, ma
solo quello di “poveri” o “malati”.
In un libro ben documentato e affidabile, tra le cui
testimonianze si citano parecchie infermiere delle case della “Carità”
di Madre Teresa, e dove si cita un celebre medico (direttore di una
importante Rivista medica, “The Lancet”), si viene a sapere che in
queste case della “Carità” mancavano anche le più elementari regole
igieniche sanitarie, come, ad esempio, il tralasciare di disinfettare
gli aghi, mancanza di analgesici e sedativi, e costanti superficialità
delle diagnosi. Madre Teresa, cioè, non ci teneva a una seria
pianificazione medica. C’è persino da domandarsi il perché i malati
venivano tenuti in stanze senza riscaldamento, e perché venivano fatti
riposare su panche di legno. Quando un ricco benefattore fece costruire
una “Casa della Carità” con tutti i comfort, moquette e impianto di
riscaldamento, letti e poltrone, Madre Teresa fece buttare via tutto! La
volontà di Madre Teresa era di essere povere tra i poveri, anche quando
Lei si faceva baciare i piedi dai moribondi!
In tutti i tempi, Madre Teresa chiedeva soldi anche
ai peggiori dittatori, come, ad esempio, a Duvalier, il dittatore di
Haiti, al quale chiedeva soldi -diceva- per sanare la povertà, pur
sapendo che il delinquente dittatore generava egli stesso la povertà,
affinché i poveri rimanessero sempre più poveri.
Quali motivi, allora, ci potevano essere per Madre
Teresa di vantarsi di dirigere oltre 500 case religiose in 105 paesi,
oltre quelle in India, quasi fosse la Presidente di una multinazionale
delle missioni? Il fenomeno Madre Teresa assumerebbe dimensioni
politiche, come se il soprannaturale non c’entrasse per nulla.
Qui, riporto un dialogo, vero e documentato, che si
direbbe cinico e raggelante. Eccolo: Un “povero” sta per morire, rantola
e si contorce dai dolori per un cancro allo stato terminale. Di fronte a
lui, in piedi, c’è Madre Teresa che gli tiene la mano, gli dice: «Stai
soffrendo come Cristo sulla croce: sicuramente è Gesù che ti sta
baciando». Il “povero”, però, risponde: «Per favore, allora digli di
smettere di baciarmi!».
Allora, che ci faceva Madre Teresa a Port au Prince,
presente a consegne ufficiali di onorificenze, insieme all’oligarchia
locale, una arroventata dittatura dei Caraibi? E che dire dell’amicizia
con Joha Roger che consegna a Madre Teresa un assegno di diecimila
dollari, sotto forma di “Premio Integrità”, donato da uno che era
considerato un impostore di calibro iperbolico?
Certo, “pecunia non olet”, ma perché Madre Teresa
lasciò Calcutta per andare fino a Tinselown, per condividere la sua
immagine con un guru che si vantava di eclissare nientemeno che il
Redentore?..
“Time” del 23 agosto 2007, in cui, nell'articolo “La
vita segreta di Madre Teresa” si dimostra, con le lettere scritte dalla
Suora, il “buio e il vuoto della sua anima” e la sua “mancanza di
fede".
Ma Vedremo ancora una Madre Teresa in compagnia di
svariati altri imbroglioni, truffatori e sfruttatori. Una foto, ad
esempio, ritrae Madre Teresa in mezzo a Hillary Rodham Clinton e Marion
Barry, mentre apre un centro adozioni, con otto posti letto, nei
sobborghi di Washington. Ebbene, Marion portò la capitale all’estrema
povertà, e Rodham Clinton distrusse una coalizione per l’assistenza
sanitaria nazionale.
Ancora: Hillary Clinton, in un orfanotrofio di Madre
Teresa di Nuova Delhi, dove i neonati, normalmente coperti solo da
sottili pannolini di cotone che fanno ben poco oltre a provocare
esantemi ed esacerbare il “frizzo d’orina”, quel giorno, invece, erano
vestiti con Pampers americani e grembiulini a fiori.
Si guardi ancora Madre Teresa in un abbraccio ardente
con Michèle Duvalier, una donna famosa per la sua frivolezza e
corruzione, un vero sepolcro imbiancato e una parassita dei poveri che
la si direbbe una complice di poteri terreni e secolari.
Eppure, Papa Giovanni Paolo II ha avuto come una passione per la causa di beatificazione di Madre Teresa.
Durante i suoi anni di Pontificato ha fatto un impero
di Santi, un quintuplo di tutti i Santi predecessori. Sotto il suo
regno, infatti, ha fatto 271 canonizzazioni e 631 beatificazioni...
Prima di Lui, gli altri Papi erano stati lenti a canonizzare, mentre
Giovanni Paolo II, invece, abbandonò ogni riserbo, dando per certa la
beatificazione e la canonizzazione di Madre Teresa, quasi fosse
un’inviata di un papato assai politicizzato. E, quasi adorata da ingenui
e sprovvisti di senso critico, per molti altri invece è sembrata una
accorta imbrogliona da saper gabbare la folla, memori del “populus vult
decipi, ergo decipiantur”.
Entrando nella sede della “Missionarie della Carità”
in Bose Road, si ha una specie di shock. Se è Madre Teresa che fa da
guida, si resta scioccati nel vedere come Lei accettasse di farsi
baciare i piedi, calzati di sandali, in quella “Casa dei Moribondi”,
illuminata da piccole finestre, poste molto in alto. Ma ella disse: «Lo
scopo del mio operato è un’espressione religiosa, un’espressione del
nostro amore per Cristo. I nostri cuori hanno bisogno di essere ricolmi
di amore per Lui, e siccome dobbiamo esprimere quell’amore con l’azione,
allora, naturalmente, i più poveri tra i poveri costituiscono il mezzo
per esprimere il nostro amore per Dio».
Ma molti, invece, hanno creduto che l’operare di
Madre Teresa sia stato, fondamentalmente, umanistico. Prediamo un
esempio: la visita del dott. Robin Fox, a Madre Teresa, nel suo centro
di Calcutta. La situazione descritta dal dott. Fox è quella di un
ambulatorio improvvisato e povero, in una zona completamente disastrata,
dalla quale, però, da oltre 40 anni, quella “Casa dei Moribondi”
raccoglieva enormi quantità di denaro e di attrezzature. Ma Madre Teresa
voleva che il suo ambulatorio rimanesse com’era, trascurando
volutamente ogni assistenza medica e cura appropriata. La spiegazione
era su un incredibile cartello, infisso sul muro della camera mortuaria:
«OGGI, VADO IN PARADISO»!
Mary London, una infermiera volontaria di Calcutta,
scrisse a lungo sulla vita delle Suore e di tante donne volontarie di
quella “Casa dei moribondi”, portando autentiche testimonianze di tanti
pazienti dalla testa pelata, affermando che non c’erano né sedie né
barelle, come non c’era un giardino né un cortile. Proprio niente di
niente. Eppure, sono due stanze che ospitano 50-60 uomini, tutti
moribondi, e un’altra stanza, con 50-60 donne, anch’esse morenti. Ma
tutti ricevevano ben poche cure, neppure di antidolorifici, oltre
l’aspirina. Ben poche anche le fleboclisi. Gli aghi, usati e strausati,
venivano sciacquati, di tanto in tanto, da una Suora al rubinetto
dell’acqua fredda. Ora, bisogna sapere che le entrate complessive di
Madre Teresa erano più che sufficienti per attrezzare svariati
ambulatori di prim’ordine. Ma la decisione di non usare quei soldi per
questo scopo, fu di Madre Teresa, che, invece, fece gestire quei centri
improvvisati e inefficienti che avrebbero avuto sicure denuncie se
fossero stati diretti da un gruppo di medici di professione.
Da sapersi, però, che Madre Teresa, si faceva
ricoverare in cliniche tra le più eleganti e costose, mentre Lei,
invece, si prodigava in carezze spirituali con gli ammalati, anche
gravissimi. Molti volontari e volontarie, che avevano lavorato in ospizi
e ambulatori di Madre Teresa, hanno testimoniato quell’indegno
comportamento verso gli ammalati.
In un suo manoscritto inedito, “In Mother’s House”,
una donna, che per nove anni e mezzo aveva operato come Suora in
Istituti di Madre Teresa, ma che poi lasciò, ha scritto: «A San
Francisco fu messo a disposizione delle Suore un convento a tre piani,
con molte stanze spaziose, lunghi corridoi, due scaloni e uno scantinato
immenso (...); ma le Suore non esitarono a sbarazzarsi dei mobili
indesiderati: tolsero le panche dalla Cappella e strapparono via tutta
la mobilia delle stanze e dei corridoi. Buttarono i materassi dalle
finestre e spogliarono l’edificio di tutti i divani, di tutte le sedie e
di tutte le tende. Che avrà detto la gente che stava sul marciapiede a
guardare sbalordita?.. Quel magnifico edificio fu, così, reso conforme
allo stile di vita che doveva aiutare le Sorelle a diventare delle
sante. Spaziosi soggiorni furono trasformati in dormitori, stipati di
letti (...). Il riscaldamento rimase spento per tutto l’inverno
nonostante la casa fosse umidissima. Nel periodo in cui vissi là, molte
Sorelle contrassero la TBC».
Ecco anche un altro esempio della “mens” di Madre Teresa di Calcutta.
«Nel Bronx, c’era un progetto di aprire un nuovo
ospizio per i poveri. Molti dei senza tetto erano malati e avevano
bisogno di una sistemazione più stabile di quella offerta dal nostro
obitorio. Avevamo acquistato un grande edificio abbandonato dal Comune,
per un dollaro. Un collaboratore si offrì a dirigere i lavori, e
incaricò un architetto di fare un progetto di ristrutturazione. La
normativa ministeriale imponeva l’installazione di un ascensore per i
disabili, ma Madre Teresa non voleva saperne. Allora, il Comune si offrì
di coprire le spese per l’ascensore, ma anche quella proposta fu
respinta. Dopo tutte le trattative e i programmi, il progetto per i
poveri fu abbandonato e questo solo perché un ascensore per gli
handicappati non era stato accettato (da Madre Teresa!)».
Impressionante, quindi, la testimonianza di Susan
Shields, la quale si rese conto che, nell’Ordine di Madre Teresa, non
esisteva una vita ascetica, ma un régime di austerità e di confusione.
Shields era turbata nel constatare che erano i poveri a soffrirne,
sapendo che un’immensa fortuna in denaro, donata da tante persone di
diverso rango, giaceva infruttuosa in conti bancari, ma che raramente,
però, le Suore avevano il permesso di spendere per i poveri che dovevano
aiutare.
Con il tempo, Susan Shields, sempre più a disagio in
quella finzione e ipocrisia di vita religiosa, scrisse: «Il grande
afflusso di donazioni era considerato un segno della approvazione di Dio
nei riguardi della Congregazione di Madre Teresa. Il nostro conto in
banca, infatti, aveva già le dimensioni di una grande fortuna, e
aumentava ad ogni nuova consegna della posta. Circa cinquanta milioni di
dollari erano accumulati in un unico conto corrente, nel Brons. (...).
Le donazioni arrivavano in grande quantità e venivano depositate in
banca, ma non avevano mai alcun effetto, né sulla nostra vita ascetica
né su quella dei poveri. (...). Senza una verifica contabile, quindi,
era impossibile dire con certezza che fine facevano quelle montagne di
soldi».
Quando, nel 1979, Madre Teresa ebbe il “Premio Nobel” per la pace, molti si chiesero che cosa avesse fatto per ottenerlo.
Io credo sia stato quel suo crescendo di premi che si
diffondeva per la sua frequente presenza in televisione. Il Governo
Indiano assegnò il premio del “Loto Prodigioso”. Il Vaticano II, nel
1971, le conferì il “Premio Giovanni XXIII” per la pace. A Boston, in
quello stesso anno, ricevette il premio “Il Buon Samaritano”. A
Washington, il 6 ottobre, ebbe il premio “Joda F. Kennedy” e l’anno
successivo, a Boston, il principe Filippo le consegnò il “Premio
Templeton”. L’Organizzazione delle “Nazioni Unite” per l’Agricoltura e
l’Alimentazione, fece coniare una medaglia speciale, su cui la “dea
Cerere” porgeva una spiga di grano a Madre Teresa, con l’iscrizione:
“Cibo per tutti. Anno Santo 1975”. Nel marzo 1979, il Presidente della
Repubblica Italiana conferì a Madre Teresa il “Premio Internazionale
Balzan” del valore di 250 milioni di lire.
Comunque, nessuno mai calcolò l’ammontare dei premi
in danaro, assegnati da Governi e Organizzazioni semigovernative alle
“Missionarie della Carità”, come pure nessuno ha mai chiesto che fine
avessero fatto i fondi. Certo, si può dire che se quei soldi fossero
stati utilizzati per dare, a Calcutta, un moderno policlinico, sarebbe
stato certamente il migliore di tutto il Terzo Mondo. Ma questo, però
non rientrava nella “mens” di Madre Teresa, che distribuiva i soldi per i
poveri col contagocce mente largheggiava per l’attività religiosa del
suo Ordine.
E come mai il ladro d’alto livello, Reagan Keating,
che con altri speculatori, mise in atto un criminale assalto ai depositi
dei piccoli investitori americani, e poi, fece donazioni a Madre Teresa
di 250.000 milioni di dollari, autorizzandola anche a servirsi del suo
jet privato, che gli permise di sfruttare il suo prestigio? E perché
durante il processo di Charles Keating, Madre Teresa scrisse alla Corte,
chiedendo clemenza per l’imputato?
Fu solo ingenuità quella sua richiesta di clemenza?
Ecco cosa scrisse il Vice Procuratore di Los Angeles, Paul Turley, a Madre Teresa:
«Le scrivo per darle un quadro della provenienza
dei soldi che Mr. Keating le ha donato, e per suggerirle di compiere un
gesto morale ed etico di restituire il denaro ai suoi legittimi
proprietari. Keating è stato condannato per aver frodato oltre 900.000
dollari a diciassette individui che rappresentano, a loro volta, 17.000
cittadini, ai quali Mr. Keating aveva rubato 252.000.000 di dollari.
(...). Il motto biblico della sua organizzazione è: “Ogni volta che
avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
lo avete fatto a Me”. E proprio i più piccoli dei fratelli sono tra
coloro che Keating ha spennato, senza batter ciglio. Come Lei ben sa
tutti possono ottenere il perdono divino, ma il perdono deve essere
preceduto dall’ammissione dei peccati. Mr. Keating non solo non ha
ammesso i suoi peccati e i suoi crimini, ma insiste superbamente nel
dare la colpa dei suoi misfatti ad altri... (...) Lei, esorta il giudice
a guardarsi in fondo al cuore... e fare quello che farebbe Gesù. Io
lancio la stessa sfida a Lei. Si chieda che cosa farebbe Gesù se gli
donassero i frutti di un crimine; che cosa farebbe Gesù se venisse a
trovarsi in possesso di denaro rubato; che cosa farebbe Gesù se un ladro
si servisse di Lui per scaricare la propria coscienza. Immagino che
Gesù restituirebbe prontamente e senza indugio i beni rubati... Lei
dovrebbe fare lo stesso. Non tenga quel denaro, ma lo restituisca alle
persone che lo hanno guadagnato col proprio lavoro!..
Cordiali saluti
Paul W. Turkey».
Ma Paul Turkey non ebbe mai alcuna risposta alla sua
lettera né mai alcuno poté render conto del come finirono quei soldi di
Madre Teresa. Ora questo non è l’unico esempio dell’atteggiamento di
Madre Teresa nel maneggiare il denaro e nei suoi rapporti poco chiari
nei suoi rapporti col potere.
***
Madre Teresa con “Lady Diana”. Benchè predicasse
contro il “divorzio”, Madre Teresa, quando Diana stava per divorziare,
commentò: «È bene che finisca così! Nessuno dei due è più veramente
felice!». (1) Quando la “Principessa” morì, Ella disse di pregare per
lei perché «in tante occasioni ha fornito fondi (2) per rendere
possibile la nostra opera di carità».
——————
(1) Un commento assurdo, ove il male (divorzio) è
definito "bene" e ove il comando divino (nemo separet) è posposto a una
fugace felicità terrena.
(2) Motivazione dettata dalla venalità, e non dalla carità cristiana.
***
A questo punto, dopo che molti sono stati chiamati a
dare testimonianza per la causa di beatificazione di Madre Teresa di
Calcutta, mi permetto di fare anch’io un po’ di “avvocato del diavolo”,
anche se quella figura giuridica è già stata accantonata. Ma forse
arriverà anche il giorno in cui mi si darà ragione per aver fatto
l’“advocatus diaboli”, anche se Giovanni Paolo II poté attivare la sua
“catena di montaggio di santi” proprio per aver eliminato quell’unico
funzionario -l’avvocato del diavolo- alla cui funzione tutti credevano.
Non mi è certo facile dimostrare che Madre Teresa fu
più amica della povertà che dei poveri. Ella lodava, infatti, la
povertà, la malattia, la sofferenza, come “doni” di Dio, suggerendo a
tutti gli ammalati di accettare con gioia quei “doni”. Per questo, la
sua celebrata clinica di Calcutta non era, in realtà, che un ospizio di
terza classe, dove si poteva solo morire, dove le Suore Mediche erano
poche o addirittura inesistenti.
Ma dove andavano allora, le somme enormi di denaro
che riceveva Madre Teresa di Calcutta?.. La gran parte delle somme,
Madre Teresa le spendeva per la costruzione delle sue case religiose,
che costituivano il suo onore!
Abbiamo già detto che Madre Teresa aveva fatto
stretta amicizia con parecchi ricchi truffatori e sfruttatori, come i
Charles Lincoln Savings & Loans, come l’omicida Duvalier di Haiti;
accettando enormi donazioni in denaro, rubato ai poveri.
E quando le veniva offerto un qualche bel posticino
come avvenne a Washington, per aprire una Casa per il suo Istituto,
Madre Teresa lo annientava, facendo rimuovere tuttociò che vi era di
confortevole e di moderno. Gesti questi, però, da squilibrati!
Altro che miracoli! Oggi ai medici che devono
decidere su questi casi, vien chiesto solo di certificare che quelle
guarigioni furono organiche, immediate e irreversibili, perché questo
facilita il poter dire che “non c’è alcuna spiegazione naturale”.
Perciò, bisogna confutare i “miracoli” che fece ancora in vita, perché
la voce “miracolo” prende subito vita ma poi, ben difficilmente si può
smentirla!
È triste, quindi, sapere che Papa Giovanni Paolo II
fu come un venditore di reliquie, e che infranse le sane regole che
esistevano prima, solo per concedere trattamenti peciali, come quello
per portare agli altari una persona, come Madre Teresa di Calcutta, che
fu più scaltra che santa!
.. e tanto altro ..
da Chiesa Viva, n. 440, Luglio-Agosto 2011
Non voglio giudicare e non voglio che nessuno prenda
la mia opinione come oro colato, io cerco solo di vivere la vita lontano
dalla menzogna.
Vostro, Amin
|
Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
▼
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.