FEDE E VISIONI
Ivan, il veggente che divide la Chiesa 'Recessione? Colpa
della crisi di valori'
Accolto a Villa d’Adige, diocesi di Verona, dopo il rifiuto
di quella di Rovigo. L’ex operaio che vede la Madonna a Medjugorje accolto da
migliaia di persone
BADIA POLESINE (Rovigo) — Sono le 18.41 quando
Ivan Dragicevic s’inginocchia davanti alla statua della Madonna. Con lui tanti,
tantissimi degli oltre duemila fedeli riuniti a Villa d’Adige per partecipare
all’incontro di preghiera con uno dei sei «veggenti» di Medjugorje. Dragicevic
è il più assiduo nel dialogo con quella che chiama affettuosamente «Gospa» o
«Majka», ossia «Signora e Madre» in croato, la lingua di questo ex operaio
agricolo di 47 anni che ora gira il mondo, dividendosi tra il Massachussets e
la natia Bosnia Erzegovina. Da quel 24 giugno 1981 ogni giorno a circa venti
minuti dalle 19 il «veggente » sostiene di entrare in contatto con la «Regina
della Pace». E mercoledì pomeriggio lo ha fatto fino alle 18.47, nella piccola
frazione di Badia Polesine, sotto il grande tendone della «Festa della
polenta», attorniato da bancarelle di dolciumi, frutta, bigiotteria.
«Quando ho
la visione, tutto intorno a me sparisce — racconta — mi trovo fuori dal tempo e
dallo spazio. Tutto comincia con una luce, poi compare la Madonna. E’ difficile
descrivere, tornare a questo mondo dopo che si sono visti quegli occhi».
Fatti e figure controverse anzitutto all’interno della
stessa chiesa cattolica, come testimoniato dal fatto stesso che Dragicevic è
stato accolto, appunto, a Villa d’Adige. La quale, ad appena 3 chilometri dal
confine con la provincia di Verona, ricade nella Diocesi scaligera che, a
differenza di quella di Adria e Rovigo, ha acconsentito all’organizzazione
dell’incontro. Dei vertici ecclesiastici nessuna traccia. La messa è celebrata
da don Primo, un prete amico personale di Dragicevic, giunto appositamente da
Roma. E un po’ fa sorridere che durante la messa il sacerdote parli del valore
del digiuno: un po’ cozza con la figura pienotta del «visionario», salvo poi
precisare che trattasi di «digiuno dal peccato». In ogni caso gli organizzatori
si tengono ben alla larga dalle polemiche e, anzi, non nascondono la
soddisfazione per una partecipazione straordinaria, che ha reso necessaria
addirittura l’installazione di una seconda tensostruttura con tanto di
maxischermo. «E’ arrivata gente da ogni dove, c’è un’energia straordinaria —
sottolinea Lorenza Mini dell’«Associazione Panta Rei» e coordinatrice
organizzativa dell’evento —la Provvidenza ci ha aiutato in tutto: il tendone ci
è stato prestato a titolo gratuito, così come i fiori e il palco, donati dalla
generosità delle persone. Il resto delle spese saranno coperti con le offerte».
Le offerte serviranno a garantire anche le necessità di viaggio di Dragicevic
che, come viene spiegato, sta facendo un autentico tour in Italia: sabato era a
Monteforte d’Alpone, nel Veronese, e prima di scendere in Polesine aveva
vistato alcuni paesi della Lombardia. «Domani dovrebbe essere in pausa —
riprende Mini— mentre nei giorni successivi credo si muoverà tra Toscana e
Umbria». Insomma, un impegno a tempo pieno che viene evidentemente reso
possibile anche dalla sensibilità dei fedeli.
Non è dato sapere se il «veggente» percepisca un gettone di
presenza, ma la rete di solidarietà e amicizia che lo circonda pare
assicurargli la possibilità di girare e animare incontri di preghiera senza
preoccuparsi d’altro. Le preci, questa volta, sono rivolte in particolar modo a
chiedere benevolenza alle popolazioni dell’Emilia Romagna, colpite dal
terremoto. Per questo è presente anche una delegazione di Finale Emilia che,
per una volta, invece che aiuti materiali riceverà richieste d’intercessione,
grazie all’interessamento di Dragicevic. In ogni caso il «veggente»,
accompagnato sempre dal suo collaboratore Krizan, preferisce evitare il
contatto diretto con i cronisti. In compenso, è prolifico di parole dal palco.
Conclusa la messa, poco dopo le 17.30 sale sul pulpito per una quarantina di
minuti, sostenuto dalla traduzione simultanea del suo braccio destro. L’invito
è chiaro: bisogna mettere Dio al primo posto, rimettere al centro la preghiera,
per la quale troppo spesso non si trova tempo. E in questo percorso la Madonna
è una guida salda e sicura. «Si parla molto spesso di recessione economica —
sostiene — ma ogni fenomeno di questo tipo deriva da una recessione ben più
grave, quella spirituale». Parole che sembrano preludere a quelle che
emergeranno dall’incontro con la Majka. Riavutosi dalla trance, in cui
Dragicevic parla, annuisce, sorride, il messaggio è chiaro. «La Madonna ha
rivolto in primis un invito ai potenti della Terra — dice ancora l’uomo di
Medjugorje — il potere di cui dispongono, venga usato per la pace».
Nicola Chiarini
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