Mentana su Twitter: «Oramai è tardi, infame»
Renato Farina, onorevole del Pdl, è l'autore del pezzo per cui è stato condannato Sallusti: «Obbligo di coscienza»
Renato Farina (LaPresse)
«Intervengo per un obbligo di coscienza. Se Sallusti conferma la sua intenzione di rendere esecutiva la sentenza accadrà un duplice abominio: sarebbe sancito con il carcere l'esercizio del diritto di opinione e Sallusti finirebbe in prigione per errore giudiziario conclamato. Quel testo a firma Dreyfus l'ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica». A parlare è il deputato del Pdl Renato Farina, che alla Camera dei deputati conferma le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi sull'articolo che ha portato alla condanna del direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti. Ma Enrico Mentana non ci sta e su Twitter esprime tutta la sua rabbia: «Oramai è tardi, infame». Intanto Napolitano ha incontrato il ministro Severino per studiare una modifica «della norma sulla diffamazione».
La dichiarazione di Farina alla Camera
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FELTRI - «Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo - ha detto Farina alla Camera rivolgendosi al giudice che ha querelato Sallusti - le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: l'ha autorizzata, ma non è la stessa cosa. Chiedo umilmente per Sallusti la grazia al Capo dello Stato o che si dia spazio alla revisione del processo. Se qualcuno deve pagare per quell'articolo, quel qualcuno sono io», ha concluso. La "confessione" arriva il giorno dopo l'ammissione di Vittorio Feltri a Porta a Porta. L'ex direttore di Libero, nelle ultimissime battute del programma tv, si era detto amareggiato e personalmente deluso da Farina. «L’ho difeso tutta la vita, speravo che avesse un minimo di coraggio, invece è un vigliacco» aveva detto. Poi l'intervento alla Camera dello stesso Farina, che per anni ha firmato i suoi articoli con pseudonimo, perchè radiato dall'Ordine dei giornalisti in seguito all'inchiesta Abu Omar in cui era emerso che veniva pagato dai servizi segreti.
LA MODIFICA- E intanto il governo, in intesa con il Colle, pensa a una modifica sulla legge. Tanto che Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Ministro della Giustizia, Paola Severino. «Il capo dello Stato e il ministro hanno convenuto sulla esigenza di modifiche normative in materia di diffamazione a mezzo stampa, tenendo conto delle indicazioni della Corte europea di Strasburgo, non escludendo possibili ricadute concrete sul caso Sallusti», si legge nella nota diffusa dal Colle dopo l'incontro.
DUE O TRE COSUCCE SUL CASO DEL MARTIRE SALLUSTI. E PERCHE'
NON E' IL CASO DI PIANGERE
DI ALESSANDRO
ROBECCHI
blog-micromega.
Va bene, pare che tutto il mondo “intellettuale” italiano,
con tutto il milieu giornalistico in prima fila, compatto e granitico, sia in
grandi ambasce per il rischio che Alessandro Sallusti, oggi direttore de Il
Giornale e al tempo dei fatti di Libero, finisca in galera a seguito di una
condanna per diffamazione. E’ confortante assistere a una così poderosa levata
di scudi contro la restrizione della libertà personale, e dispiace semmai che
tanta compattezza non si veda in altre occasioni. Tanta gente va in galera per
leggi assurde e ingiuste – come circa tremila persone accusate del bizzarro
reato di “clandestinità” – eppure la notizia è Sallusti.
Bene, allora vediamola bene, questa notizia, al di là delle
sentenze, delle polemiche, dei meccanismi della giustizia. Proviamo insomma ad
applicare il vecchio caro concetto del “vero o falso?”
Il fatto. Nel febbraio del 2007 una ragazzina di Torino (13
anni) si accorge di essere incinta. I genitori sono separati. La ragazzina (che
tra l’altro ha problemi di alcol ed ecstasy) vuole abortire, ha il consenso
della madre, ma non vorrebbe dirlo al padre (i genitori sono separati). Per
questo si rivolge alla magistratura. E’ quanto prevede la legge: mancando il
consenso del padre si è dovuto chiedere a un giudice tutelare, che ha dato alla
ragazzina (e alla madre, ovviamente) il permesso di prendere una decisione in
totale autonomia. Come del resto precisato in seguito, a polemica scoppiata, da
una nota dettata alle agenzie dal Tribunale di Torino: “Non c’è stata alcuna
imposizione da parte della magistratura”.
L’articolo querelato. Strano che, in tutto il bailamme
suscitato dal rischio che Sallusti finisca in carcere, nessuno si sia preso la
briga di ripubblicare l’articolo incriminato. Anche in rete si fatica a trovare
la versione completa, anche se basta scartabellare un po’ nella rassegna stampa
della Camera dei Deputati per trovarlo (andate qui e leggetevelo:
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=DHQW1).
L’articolo (Libero, 18 febbraio 2007) è firmato con lo pseudonimo di Dreyfus
(quando si dice la modestia) e racconta la vicenda in altri termini. La prosa
maleodorante e vergognosa – un cocktail di mistica ultracattolica e retorica
fascista – non è suscettibile di querela e quindi ognuno la valuti come vuole.
Ma veniamo ai fatti. La vulgata corrente di questi giorni insiste molto su una
frase, questa:
“… ci fosse la pena di morte, e se mai fosse applicabile in
una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo e il
giudice”
E’ vero. Si tratta di un’opinione. Scema, ma un’opinione.
Disgustosa, ma un’opinione.
Vediamo invece le frasi che non contengono opinioni ma
fatti. Falsi.
Il titolo, per esempio: “Il giudice ordina l’aborto / La
legge più forte della vita”.
Falso. Nessun giudice ha ordinato di abortire.
Altra frase: “Un magistrato allora ha ascoltato le parti in
causa e ha applicato il diritto – il diritto! – decretando l’aborto coattivo”.
Falso. Il giudice ha dato libertà di scelta alla ragazzina e
alla madre.
Ancora: “Si sentiva mamma. Era una mamma. Niente. Kaput. Per
ordine di padre, madre, medico e giudice, per una volta alleati e concordi”.
Falso. Il padre non sapeva (proprio per questo ci si è
rivolti al giudice) e le firme del consenso all’aborto sono due, quella della
figlia e quella della madre.
E poi: “Che la medicina e la magistratura siano complici ci
lascia sgomenti”.
Falso. Complici di cosa? Di aver lasciato libera decisione
alla ragazza e a sua madre?
Ora, sarebbe bello chiedere lumi anche a Dreyfus, l’autore
dell’articolo. Si dice (illazione giornalistica) che si tratti di Renato
Farina, il famoso agente Betulla stipendiato dai Servizi Segreti che – radiato
dall’Ordine dei Giornalisti – non avrebbe nemmeno potuto scrivere su un
giornale il suo pezzo pieno di falsità.
Non c’è dubbio che il caso della ragazzina torinese sia
servito al misterioso Dreyfus, a Libero e al suo direttore Sallusti per
soffiare quel vento mefitico di scandalo che preme costantemente per
restringere le maglie della legge 194, per attaccare un diritto acquisito, per
gettare fango in un ingranaggio già delicatissimo. Ma questo è, diciamo così,
lo sporco lavoro della malafede, non condannabile per legge.
Condannabile per legge è, invece, scrivere e stampare
notizie false. Di questo si sta parlando (anzi, purtroppo non se ne sta
parlando), mentre si blatera di “reato d’opinione”.
Il reato d’opinione non c’entra niente. C’entra, invece, e
molto, un giornalismo sciatto, fatto male, truffaldino, che dà notizie false
per sostenere una sua tesi.
Per questo la galera vi sembra troppo? Può essere. Ma per
favore, ci vengano risparmiati ulteriori piagnistei sul povero giornalista
Sallusti che non può dire la sua.
PS) Un mio vecchio maestro di giornalismo, all’Unità (sono
passati secoli, ma io gli voglio ancora bene), scrutava i pezzi scritti da noi
ragazzini con maniacale attenzione. Quando trovava qualcosa di querelabile ci
chiamava e ci diceva: “Vuoi che ci portino via le rotative? Vuoi che ci
facciano chiudere il giornale dei lavoratori?”.
Nel fondo di oggi su Il Giornale, Sallusti lamenta con toni
da dissidente minacciato di Gulag, che non intende trattare per il ritiro della
querela, che ha già pagato 30.000 euro e non vuole pagarne altri 30.000.
Spiccioli. Ecco. Forse “portargli via le rotative”, come diceva il mio vecchio
compagno sarebbe meglio. Meglio anche della galera. Di molte cose abbiamo
bisogno, ma non di un martire della libertà con la faccia di Sallusti.
Alessandro Robecchi
Fonte:
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/
Link:
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/09/26/alessandro-robecchi-due-o-tre-cosucce-sul-caso-del-martire-sallusti-e-perche-non-e-il-caso-di-piangere/
27.09.2012
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