I numeri della Cdo, finita nello scandalo tangenti.
di Davide Illarietti
Una confraternita, un sistema di potere, una «mafia più potente di quella di Palermo», la definì Eugenio Scalfari.
La Compagnia delle opere (Cdo), travolta il 16 ottobre dall'inchiesta su un presunto giro di tangenti nel cui registro sono finiti ilpresidente dimissionario della ricchissima sezione di Bergamo, Rossano Brena, e l'ex vicepresidente Luigi Brambilla (e che ha già portato in prigione, lo scorso gennaio, Franco Nicoli Cristiani, ex numero due del Pirellone) è molto più di una «associazione», come si legge nello Statuto, «costituita allo scopo di promuovere ogni libertà di iniziativa e di espressione alla luce degli insegnamenti del magistero della Chiesa».
BRACCIO ECONOMICO DI CL. La Cdo è il braccio commerciale ed economico di Comunione e liberazione. Un'impalcatura su cui è stato costruito un intero pezzo di sistema produttivo e dei servizi. Al Nord, ma non solo.
Affari «terreni» e principi religiosi. L'organizzazione, fondata da Don Luigi Giussani nel 1969, del resto non ha mai fatto segreto dei suoi interessi secolari.
E i numeri parlano da soli.
La Compagnia delle opere (Cdo), travolta il 16 ottobre dall'inchiesta su un presunto giro di tangenti nel cui registro sono finiti ilpresidente dimissionario della ricchissima sezione di Bergamo, Rossano Brena, e l'ex vicepresidente Luigi Brambilla (e che ha già portato in prigione, lo scorso gennaio, Franco Nicoli Cristiani, ex numero due del Pirellone) è molto più di una «associazione», come si legge nello Statuto, «costituita allo scopo di promuovere ogni libertà di iniziativa e di espressione alla luce degli insegnamenti del magistero della Chiesa».
BRACCIO ECONOMICO DI CL. La Cdo è il braccio commerciale ed economico di Comunione e liberazione. Un'impalcatura su cui è stato costruito un intero pezzo di sistema produttivo e dei servizi. Al Nord, ma non solo.
Affari «terreni» e principi religiosi. L'organizzazione, fondata da Don Luigi Giussani nel 1969, del resto non ha mai fatto segreto dei suoi interessi secolari.
E i numeri parlano da soli.
UNA RETE DI 35 MILA AZIENDE. La Cdo, nelle sue varie ramificazioni, raggruppa qualcosa come 35 mila aziende e professionisti, e muove ogni anno, con le sue 40 sedi sparse per il mondo, un fatturato stimabile attorno ai 70 miliardi di euro. Quanto le più grandi multinazionali italiane. Con adesioni che crescono al ritmo - impressionante - del 10% l'anno.
DAL NORD OVEST AL VENETO. E la rete ciellina va ben oltre i confini lombardi e del Nord Ovest, dove si concentra, comunque, il 69% degli associati. Dalla «capitale» meneghina, dove la Cdo conta oltre 6 mila aziende, negli ultimi anni l'associazione ha letteralmente colonizzato il Veneto - con il consorzio veneto Consta - grazie all'appoggio della Lega, e persino l'Emilia Romagna, dove è alleata delle cooperative rosse.
Un esempio? La Lega Coop con la quale la Cdo detiene il pacchetto di maggioranza in Obiettivo lavoro, società che si occupa di lavoro interinale. Senza contare le «ambasciate» sparse in ben 17 Paesi stranieri.
Proprio gli uffici di Coexport, il consorzio della Cdo per le esportazioni, sono utilizzati come base d'appoggio dalla Regione Lombardia in Argentina, Cile, Cuba, Germania, Kazakhistan, Romania e Stati Uniti.
Sussidiarietà: la parola d'ordine dell'impero ciellino
Parola magica e asse portante della Cdo è «sussidiarietà», una «modalità di sviluppo, che riconosce e valorizza l'iniziativa del singolo, delle formazioni sociali e delle Pmi». In altre parole, si tratta di un modello che promuove la privatizzazione di servizi pubblici. Dei quali lo Stato diventa finanziatore.
DALLA SANITÀ ALL'ASSISTENZA. Un modello strategico di business che vale oltre 5 miliardi di euro nella sola Lombardia. E per sviluppare il quale nel 2002 Giorgio Vittadini, ex presidente della Cdo, ha fondato una fondazione ad hoc.
Nell'ambito della sussidiarietà, a fare la parte del leone sono senza dubbio la sanità, le mense e l'assistenza agli anziani, dove la Cdo è diventata protagonista indiscussa.
L'organizzazione riesce poi ad accrescere la sua influenza offrendo, a sua volta, a Pmi e micro-imprese servizi e consulenza. E, in molti casi, possibilità di business.
Per questo ogni anno il braccio operativo ciellino organizza nel capoluogo lombardo Matching. Un evento dedicato proprio alla creazione di nuove partnership commerciali.
DALLA SANITÀ ALL'ASSISTENZA. Un modello strategico di business che vale oltre 5 miliardi di euro nella sola Lombardia. E per sviluppare il quale nel 2002 Giorgio Vittadini, ex presidente della Cdo, ha fondato una fondazione ad hoc.
Nell'ambito della sussidiarietà, a fare la parte del leone sono senza dubbio la sanità, le mense e l'assistenza agli anziani, dove la Cdo è diventata protagonista indiscussa.
L'organizzazione riesce poi ad accrescere la sua influenza offrendo, a sua volta, a Pmi e micro-imprese servizi e consulenza. E, in molti casi, possibilità di business.
Per questo ogni anno il braccio operativo ciellino organizza nel capoluogo lombardo Matching. Un evento dedicato proprio alla creazione di nuove partnership commerciali.
Da Formigoni a Lupi, le anime della Cdo
Che il numero uno del Pirellone Roberto Formigoni sia una delle anime del movimento, del resto, è cosa arci-nota. La «Lobby di dio» è il filo rosso che legava il Celeste a don Luigi Verzè, patron della Fondazione San Raffaele, morto il 31 dicembre 2011. Ma anche al faccendierePierangelo Daccò e all'ex assessore regionale lombardo Antonio Simone, finiti nei guai per lo scandalo Maugeri.
Ma proprio gli scandali che hanno toccato il quasi (ormai) ex governatore lombardo hanno spianato la strada all'altro astro politico della Cdo, il pidiellino Maurizio Lupi.
L'APPOGGIO DEL CAV. Ma la lista delle personalità del mondo della politica e dell'imprenditoria legate a Comunione e liberazione e, quindi, alla Cdo, è molto più lunga.
Tra queste, forse una delle più chiacchierate è l'ex premier Silvio Berlusconi che già negli Anni 70 finanziò il settimanale di Cl, Il Sabato.
Anche se, dai tempi in cui il grande “protetto” e sostenitore del Cav, don Giussani, ispirò ad alcuni imprenditori ciellini la costituzione della Compagnia, nel 1986, ne sono cambiate di cose.
DA DON 'GIUS' A SCHOLZ. Dal 2009, alla sua guida della Compagnia delle Opere c’è il tedesco Bernhard Scholz, 51 anni: manager in carriera, di formazione consulente aziendale. Dal 2006 coordina tutte le attività di formazione e di alta formazione della Fondazione per la Sussidiarietà, cuore finanziario della Compagnia. È lui il grande fautore del lancio della Cdo sui mercati globali.
E in questa opera di 'internazionalizzazione', Scholz si è avvalso proprio dell'appoggio di Cl. Che, sotto la guida di Julián Carrón (Don Giussani è morto nel 2005), cona circa 300 mila simpatizzanti, sparsi in 70 Paesi.
Ma proprio gli scandali che hanno toccato il quasi (ormai) ex governatore lombardo hanno spianato la strada all'altro astro politico della Cdo, il pidiellino Maurizio Lupi.
L'APPOGGIO DEL CAV. Ma la lista delle personalità del mondo della politica e dell'imprenditoria legate a Comunione e liberazione e, quindi, alla Cdo, è molto più lunga.
Tra queste, forse una delle più chiacchierate è l'ex premier Silvio Berlusconi che già negli Anni 70 finanziò il settimanale di Cl, Il Sabato.
Anche se, dai tempi in cui il grande “protetto” e sostenitore del Cav, don Giussani, ispirò ad alcuni imprenditori ciellini la costituzione della Compagnia, nel 1986, ne sono cambiate di cose.
DA DON 'GIUS' A SCHOLZ. Dal 2009, alla sua guida della Compagnia delle Opere c’è il tedesco Bernhard Scholz, 51 anni: manager in carriera, di formazione consulente aziendale. Dal 2006 coordina tutte le attività di formazione e di alta formazione della Fondazione per la Sussidiarietà, cuore finanziario della Compagnia. È lui il grande fautore del lancio della Cdo sui mercati globali.
E in questa opera di 'internazionalizzazione', Scholz si è avvalso proprio dell'appoggio di Cl. Che, sotto la guida di Julián Carrón (Don Giussani è morto nel 2005), cona circa 300 mila simpatizzanti, sparsi in 70 Paesi.
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