Sindone: «l’esito del C14: la più grande truffa scientifica di sempre»
Questi due ultimi anni sono stati davvero importanti per la Sacra Sindone e i suoi appassionati, ovviamente per la contrapposta disperazione dei militanti del CICAP, l’associazione italiana che spreca risorse andando a caccia di fantasmi.
Il documento principale del 2011 è stato senza dubbio il report di alcuni ricercatori di ENEA, coordinati dal fisico Paolo Di Lazzaro, i quali hanno respinto con ragionevoli argomentazioni la possibilità di un falsario medioevale. Proprio su UCCR il dott. Di Lazzaro ha presentato in anteprima i risultati (prima parte, seconda parte), pubblicati successivamente in un vero e proprio documento scientifico. I ricercatori hanno dimostrato anche la possibilità di colorare tessuti di lino in modo similsindonico
(cioè abbastanza somigliante all’originale) soltanto tramite la luce UV
e VUV di un laser eccimero impulsato della durata di alcuni
miliardesimi di secondo (diversi video su Youtube, come questo, ripropongono le varie interviste di approfondimento al ricercatore dell’ENEA).
Nel febbraio 2012 è invece apparso il documentario “La notte della Sindone”, prodotto da Polifemo e RAI con la regia di Francesca Saracino, il quale ha fatto luce sulle ricerche, i personaggi e le misteriose manovre che hanno caratterizzato la controversa datazione al radiocarbonio eseguita
nel 1988.
Un responso, quello del c14, che vede oggi decisamente
scettici sulla sua validità la maggior parte degli studiosi (ovviamente a
parte quelli ideologicamente impegnati). In questa pagina viene riassunta la situazione attuale, qui basterà citare la relazione della Società Italiana di Statistica, con la quale sono stati rilevati errori
di calcolo e la modificazione di alcuni dati per arrivare al livello di
attendibilità dall’1 al 5%, ovvero la soglia minima per poter
presentare l’esame scientificamente.
UCCR aveva per l’occasione intervistato la regista, la quale aveva preannunciato contenuti inediti e sconvolgenti. Ancora non siamo riusciti a visionare il documentario, che è divenuto acquistabile proprio in questi giorni, ma la recensione apparsa in questi giorni su Vatican Insider ha certamente confermato le parole della dott.ssa Saracino. Gli autori dell’inchiesta hanno infatti intervistato Franco Faia, che insieme a Luigi Gonella e a Giovanni Riggi di Numana fu protagonista e testimone dell’operazione di datazione della Sindone con il Carbonio 14, il quale ha definito così ciò che accadde allora: «Si tratta della più grande truffa scientifica di tutti i tempi».
Tre laboratori (Tucson, Zurigo, Oxford),
come sanno i nostri lettori, ebbero qualche minuscolo frammento della
Sindone per datarlo con il metodo del radicarbonio. I risultati fecero
risalire la Sindone al periodo tra il 1290 e il 1360
(guarda caso proprio il momento in cui i dati storici segnalano la prima
presenza certa della Sindone), ma tale esito venne raggiunto in una
continua e persistente violazione delle procedure che ha gettato
un’ombra pesante sulla serietà dell’ente di coordinamento. I “dati
grezzi” degli esami, cioè le cifre di base che sono servite a stilare il
rapporto, non sono però mai stati resi pubblici
nonostante le richieste della diocesi di Torino. Francesca Saracino e
Paolo Monaci sono riusciti ad arrivare ad una copia di questi.
Il professore di statistica Pierluigi Conti, dell’Università a Sapienza, ha studiato il rapporto pubblicato allora dalla rivista Nature, osservando l’esistenza di un errore aritmetico: «Un errore semplicissimo, di cui non sono stati il primo ad accorgermi. Un piccolo errore aritmetico che però è decisivo: perché fa sì che si concluda che il materiale esaminato dai tre laboratori è omogeneo». Se questo errore viene corretto, ha continuato, «si arriva a una conclusione opposta: e cioè che l’età del materiale sindonico datato dal laboratorio di Arizona è diversa – 50, 60, 70 anni – dal materiale datato dagli altri due laboratori». La conclusione è dunque inevitabile: «Questo inficia completamente le conclusioni statistiche che derivano dall’articolo di Nature». Un risultato analogo, condotto con altri metodi di calcolo statistico, è stato ottenuto in maniera indipendente dal prof. Marco Riani, docente di statistica presso l’università di Parma.
Così come ha dunque osservato la Società Italiana di Statistica
citata più sopra, questi errori sono fondamentali perché se in un
campione così piccolo – qualche centimetro di stoffa – si trova una disomogeneità così forte nell’età del tessuto, nel momento in cui si considera l’intera Sindone – quattro metri di lino – «potremmo avere variazioni di centinaia e anche di parecchie migliaia di anni». E, da un punto di vista strettamente scientifico, «non c’è un’evidenza sufficiente a favore dell’ipotesi che la Sindone sia un reperto medievale» ha concluso lo statistico. Occorre ricordare che il chimico Raymond N. Rogers,
considerato uno dei maggiori esperti a livello internazionale in
analisi termica, ha effettivamente individuato proprio nella zona in cui
è stato prelevato il campione per la datazione del 1988, delle
inserzioni di rammendo invisibile con filo di cotone, probabilmente di origine medioevale, arrivando ad affermare: «La data emersa dall’esame al radiocarbonio non è da considerarsi valida per determinare la vera età della Sindone». Perfino il responsabile di uno dei laboratori in cui è stata realizzata la datazione, Christopher Ramsey di Oxford, ha dichiarato in un comunicato ufficiale del 2008: «Ci sono un sacco di altre prove che suggerisce a molti che la Sindone è più vecchia della data rilevata al radiocarbonio».
Tutto questo è ancora una volta una anticipazione, possibile grazie al fatto che Vatican Insider ha potuto visionare in anteprima il DVD e i contenuti extra, ma “La Notte della Sindone” presenta molti altri elementi decisivi e altamente sospetti. Invitiamo dunque tutti i nostri lettori all’acquisto del documentario.
Qui sotto il servizio sul documentario svolto dal TG2 del 24/09/2011
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