Vaticano/ Il Papa non riesce a leggere durante l'Angelus, Padre Lombardi: è rimasto abbagliato dal sole. Ma tornano le voci sulla salute di Benedetto XVI. Ed emerge don Georg...
È accaduto ieri in Piazza San Pietro. Il Papa stava cominciando la lettura del messaggio all'Angelus quando, dopo pochi istanti, la sua voce ha incespicato. Un "simbolicamente" che è diventato "semplicemente" e poi creato un certo imbarazzo. Benedetto XVI, con la sua consueta calma, ha precisato di avere avuto un problema alla vista, cavandosela con una battuta sugli occhi che "non hanno funzionato", e ha poi proseguito nella lettura del messaggio. Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, Joseph Ratzinger - che ha problemi di vista legati all'occhio sinistro - sarebbe semplicemente rimasto abbagliato e questo gli avrebbe impedito di leggere per qualche secondo.
LA SALUTE- Niente di preoccupante, insomma, per un uomo che si avvia verso la novantina in condizioni che, compatibilmente con la sua età, sembrano essere buone. Il punto è che il Papa avrebbe avuto acciacchi di rilievo già da cardinale. La salute avrebbe avuto qualche problema (il Corriere parla di un'ischemia, ad Affaritaliani risulta un piccolo ictus che avrebbe colpito Ratzinger negli anni da cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede), ma tutto sommato non starebbe male. Il punto è che il 31 maggio scorso abbiamo ricordato l'arrivo di Ratzinger a Milano con un'espressa raccomandazione giunta da Oltretevere agli organizzatori del Family Day: non avrebbe dovuto fare molti movimenti e soprattutto un eccessivo numero di scalini. Negli stessi giorni si è scatenato un altro rumor: il Pontefice si sarebbe ulteriormente indebolito, tanto da avvertire come uno sforzo, ad esempio, anche il solo sollevamento di un libro. In quei giorni, all'apice di Vatileaks (e a meno da una settimana dal l'arresto di Paolo Gabriele, il maggiordomo papale che avrebbe raccolto 82 casse di documenti riservati ed è stato condannato a 18 mesi all'inizio di ottobre dopo un processo lampo), si è detto che il Papa sarebbe stato debilitato dagli impegni e dallo scandalo: una vera e propria tegola cadutagli in testa e che lo ha amareggiato non poco.
I MEDIA- Più che altro, come osservano Oltretevere, con questo papato il rapporto tra la salute del Papa e i media è tornato ai tempi di Paolo VI (che fece allestire una sala operatoria in Vaticano per la sua operazione di prostata, avvenuta il 4 novembre 1967): c'è di nuovo, insomma, una certa riservatezza sulle condizioni di salute del Pontefice e quando si tocca quest'argomento generalmente non manca una risposta - da parte della Sala Stampa vaticana - che ribadisce le buone condizioni di salute del Vicario di Cristo. La differenza tra Joaquin Navarro Valls, che fu portavoce di Karol Wojtyla e poi venne sostituito da padre Federico Lombardi, attuale portavoce, è anche in questo. Tanto lo spagnolo era prodigo di informazioni sulla salute di Giovanni Paolo II (che del suo corpo fece teologia, anche se a volte ironizzava sulle indiscrezioni stampa, asserendo che avrebbe letto sui giornali come stava), quanto oggi è di nuovo calato un certo sipario di discrezione (peraltro doverosa dopo gli anni di Giovanni Paolo II) sulle condizioni papali. Discrezione che, quando succedono eventi come questi, può però portare a interpretazioni limite. Non è un caso se nei mesi scorsi monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e padre conciliare, abbia parlato della possibilità di dimissioni del Papa. Forse anche il famoso "complotto" per assassinare Ratzinger sbandierato nei mesi scorsi può essere letto come un tentativo - ci dicono da Oltretevere - di usare le condizioni di salute del Papa per provocare le dimissioni o comunque lanciare un segnale, quello cioè che un Conclave potrebbe essere vicino. Un ballon d'essai, insomma, per vedere le eventuali reazioni. È una visione cinica, e ovviamente auguriamo a Benedetto XVI di regnare ad multos annos: resta però il fatto che nell'ultimo anno si sono notati accenni e attenzioni alle condizioni fisiche del Papa.
I COLLABORATORI- Per finire. L'attenzione sulla salute papale è da sempre un argomento utile per provare a condizionare un pontificato. Il Papa è Papa sono all'ultimo respiro, nella pienezza dei suoi poteri: ma un pontefice che cominciasse ad avere problemi di salute finirebbe inevitabilmente per regnare "a mezzo servizio"; senza andare troppo indietro nel tempo, gli anni della malattia di Giovanni Paolo II hanno visto emergere l'importanza e il peso dei collaboratori più intimi di Wojtyla: dal fedele segretario Stanislao Dziwisz (dai suoi detrattori chiamato "il Papa ombra"), al segretario di Stato Angelo Sodano, fino all'amico di sempre Ratzinger e l'allora presidente CEI Camillo Ruini. Pensare ad un Ratzinger dimissionario non è facile: ma l'aver affermato - nel libro intervista "Luce del mondo" alcuni mesi fa - che un Papa dovrebbe avere il coraggio delle dimissioni qualora capisse di non riuscire ad andare avanti nella sua missione, ha rotto un tabù. E uno dei collaboratori che, con discrezione ma fermezza, sta emergendo in questa fase del pontificato ratzingeriano è proprio il segretario, don Georg Gaenswein. Che ha gestito la crisi Paoletto con polso e da tempo viene indicato come molto ascoltato da Ratzinger.
Antonino D'Anna
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