Da quel momento per lei è iniziata quella che i suoi sostenitori
considerano una campagna di censura. Prima si è trattato del ritiro di
un invito a intervenire alla cattedrale di Clifton, in Inghilterra, in
occasione di una serie di conferenze per il cinquantenario del Concilio
Vaticano II.
Ma recentemente s’è trattato di ben altro. Come riporta l’agenzia Adista, d’impronta progressista, citando un’intervista di Beattie rilasciata alla rivista National catholic reporter, alla Beattie è stato revocato l’insegnamento da parte di un ateneo cattolico indipendente, il Frances G. Harpst Center for catholic thought and culture dell’Università di San Diego, nato nel 1952 dalla collaborazione tra l’arcidiocesi di San Diego e la congregazione religiosa femminile del Sacro Cuore di Gesù. Sono stati i finanziatori dell’università a chiederne la revoca, con tanto di lettera scritta. A loro dire Beattie non è in linea con la dottrina cattolica e come tale non va ammessa al piano degli studi.
Fin qui poco di nuovo: allontanamenti così sono sempre possibili in università dove l’adesione ai princìpi è rischiesta e si pretende un certo tipo di insegnamento. Già nel 2008 la stessa Università di San Diego ritirò l’insegnamento alla teologa femminista Rosemary Radford Ruether. Oggi però c’è qualcosa di nuovo ed è la reazione che il mondo dei teologi ha riservato alla vicenda. Contro l’ateneo statunitense, e in favore della teologa, sono insorti molti studiosi anche di linea “ortodossa”, un segnale che dice di quanta insofferenza vi sia fra i teologi che, nonostante le resistenze delle gerarchie, si buttano su terreni delicati e anche scivolosi.
“Si tratta di un insulto nei confronti di una eminente teologa che conosco personalmente, di cui conosco il lavoro e che ritengo sia sempre stata corretta nei modi in cui ha espresso e sviluppato le sue opinioni”, ha detto Jean Porter, docente di teologia in una delle università cattoliche più prestigiosa d’America, quella di Notre Dame. “E’ profondamente scoraggiante – ha detto Eamon Duffy, docente di storia cristiana all’università di Cambridge – che il presidente di un’Università cattolica caratterizzi la discussione accademica e il dibattito tra cattolici come ‘dissenso’ e che cerchi di sopprimere lo scambio accademico colpendo un singolo individuo che la chiesa non ha condannato”.
E ancora: “La chiesa si fa del male con la sua paura a intraprendere una discussione davvero onesta e aperta, su questioni intellettuali, di fede, e anche problemi di pratica e di governo della chiesa”, ha detto Porter. “Penso che se ne vedano ogni volta i segni: ne stiamo soffrendo gravemente. Non riesco a immaginare, nella sfera del dibattito e della discussione pubblica, nulla di più nocivo per la chiesa di ciò che stiamo facendo a noi stessi in questo momento. Questa misura è solo un altro segno di ciò che sta diventando un problema serio e invasivo”.
Beattie non ha subìto senza reagire: “La revoca dell’incarico – ha detto – è sintomo di qualcosa di nuovo e di preoccupante: non si è mai sentito, almeno in Gran Bretagna, che un teologo della mia posizione si senta minacciato da un’azione di questo genere; non si tratta di una cosa che ha a che fare con me; ha a che fare con un cambiamento nella cultura della chiesa cattolica di cui ci si dovrebbe molto preoccupare”.
http://feedproxy.google.com/~r/PalazzoApostolico/~3/tnvpJDMNX1s/
Ma recentemente s’è trattato di ben altro. Come riporta l’agenzia Adista, d’impronta progressista, citando un’intervista di Beattie rilasciata alla rivista National catholic reporter, alla Beattie è stato revocato l’insegnamento da parte di un ateneo cattolico indipendente, il Frances G. Harpst Center for catholic thought and culture dell’Università di San Diego, nato nel 1952 dalla collaborazione tra l’arcidiocesi di San Diego e la congregazione religiosa femminile del Sacro Cuore di Gesù. Sono stati i finanziatori dell’università a chiederne la revoca, con tanto di lettera scritta. A loro dire Beattie non è in linea con la dottrina cattolica e come tale non va ammessa al piano degli studi.
Fin qui poco di nuovo: allontanamenti così sono sempre possibili in università dove l’adesione ai princìpi è rischiesta e si pretende un certo tipo di insegnamento. Già nel 2008 la stessa Università di San Diego ritirò l’insegnamento alla teologa femminista Rosemary Radford Ruether. Oggi però c’è qualcosa di nuovo ed è la reazione che il mondo dei teologi ha riservato alla vicenda. Contro l’ateneo statunitense, e in favore della teologa, sono insorti molti studiosi anche di linea “ortodossa”, un segnale che dice di quanta insofferenza vi sia fra i teologi che, nonostante le resistenze delle gerarchie, si buttano su terreni delicati e anche scivolosi.
“Si tratta di un insulto nei confronti di una eminente teologa che conosco personalmente, di cui conosco il lavoro e che ritengo sia sempre stata corretta nei modi in cui ha espresso e sviluppato le sue opinioni”, ha detto Jean Porter, docente di teologia in una delle università cattoliche più prestigiosa d’America, quella di Notre Dame. “E’ profondamente scoraggiante – ha detto Eamon Duffy, docente di storia cristiana all’università di Cambridge – che il presidente di un’Università cattolica caratterizzi la discussione accademica e il dibattito tra cattolici come ‘dissenso’ e che cerchi di sopprimere lo scambio accademico colpendo un singolo individuo che la chiesa non ha condannato”.
E ancora: “La chiesa si fa del male con la sua paura a intraprendere una discussione davvero onesta e aperta, su questioni intellettuali, di fede, e anche problemi di pratica e di governo della chiesa”, ha detto Porter. “Penso che se ne vedano ogni volta i segni: ne stiamo soffrendo gravemente. Non riesco a immaginare, nella sfera del dibattito e della discussione pubblica, nulla di più nocivo per la chiesa di ciò che stiamo facendo a noi stessi in questo momento. Questa misura è solo un altro segno di ciò che sta diventando un problema serio e invasivo”.
Beattie non ha subìto senza reagire: “La revoca dell’incarico – ha detto – è sintomo di qualcosa di nuovo e di preoccupante: non si è mai sentito, almeno in Gran Bretagna, che un teologo della mia posizione si senta minacciato da un’azione di questo genere; non si tratta di una cosa che ha a che fare con me; ha a che fare con un cambiamento nella cultura della chiesa cattolica di cui ci si dovrebbe molto preoccupare”.
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