«Voterò per l’ordinamento delle donne vescovo». Lo ha detto il nuovo arcivescovo di Canterbury Justin Welby, in una conferenza stampa tenutasi stamane a Lambeth Palace, nella residenza ufficiale.
Il 56enne Welby, che sarà il 105esimo a ricoprire l’incarico di arcivescovo, giunge alla guida della chiesa anglicana in un momento di grande divisioni sulla questione, appunto, delle donne vescovo, e dei matrimoni tra omosessuali. Welby ha poi definito la sua nomina «sorprendente e emozionante».
È un ex manager il nuovo
arcivescovo di Canterbury. Si chiama Justin Welby. E si è formato nella
Dottrina Sociale.
Sarà tra soli dieci giorni il
primo banco di prova di Justin Welby,
nuovo arcivescovo di Canterbury.
La Chiesa di Inghilterra è chiamata ad approvare l’ordinazione delle donne vescovo,
un tema divisivo all’intero del mondo anglicano. Al sinodo, Welby non sarà
ancora stato intronizzato a Canterbury: la celebrazione è prevista per il 21
marzo 2013. Ma i riflettori saranno ovviamente puntati su di lui, chiamato a
mettere in luce le sue doti di pragmatismo e umanità che lo hanno distinto tra
tutti i vescovi anglicani. E che lo hanno catapultato, dopo un solo anno come
vescovo di Durham, a capo della Comunione anglicana.
D’altronde, quando gli hanno
chiesto, in una intervista, come avrebbe fatto a tenere unita la comunità
anglicana sulla questione dell’ordinazione delle donne vescovo, Welby ha
risposto che “il trucco è di guardare il cerchio e dire che è un cerchio con
delle parti appuntite”. Un trucco che forse ha messo a punto nel suo passato da
manager, dove compromessi e divisioni sono all’ordine del giorno. Più che a un
“covenant”, un patto che tenga unita la Chiesa d’Inghilterra, Welby penserebbe
piuttosto di mantenere tutte le differenze, cercando di evitare i conflitti. È
contrario alle unioni omosessuali – e su queste ha criticato anche il primo
ministro Cameron – ma non alle donne vescovo, sulle quali ha già dichiarato che
voterà a favore al prossimo sinodo della Chiesa d’Inghilterra. È di una
spiritualità rigorosa, e allo stesso tempo appare essere l’esatto opposto di
Rowan Williams. Tanto il precedente primate della Chiesa d’Inghilterra appariva
liberal e aperto al dialogo con la Chiesa cattolica (e lo mostra l’accordo per
l’ordinariato anglicano nella Chiesa cattolica, fatto digerire senza
particolari contraccolpi), tanto Welby incarna l’anima più protestante della
Chiesa anglicana. Certo, il dialogo con
la Chiesa cattolica non si ferma, l’obiettivo dell’unità resta. Ma magari può
spostarsi su temi meno spirituali. Come la critica alla finanza internazionale.
Un cavallo di battaglia di Justin Welby, un ex manager diventato vescovo che ha
saputo essere molto caustico nel criticare l’avidità dei banchieri.
Cinquantasei anni, cinque
figli, studi ad Eton e a Cambridge, Welby è stato ordinato a 37 anni, dopo una
carriera di 11 anni nell’industria del petrolio. Decisivo per la sua vocazione,
un evento drammatico: la morte di una figlia di appena 7 mesi in un incidente
stradale in Francia. Alla prima conferenza stampa da arcivescovo di Canterbury
si è detto “sopraffatto e sorpreso”. Si ritrova leader di una comunione di 77
milioni di anglicani nel mondo. Ma la sua forza è stato il consenso ampio che
ha avuto tra i membri della Crown Nominations Commission, la commissione che
viene chiamata a decidere il successore dell’arcivescovo di Canterbury. La
commissione deve sottoporre la nomina alla regina, il capo della Chiesa
anglicana, che ha l’ultima parola sulla decisione. A comunicare la scelta al
nuovo arcivescovo di Canterbury (il 105esimo) è stato il premier inglese David
Cameron.
Nella sua prima conferenza
stampa da capo della Chiesa d’Inghilterra, Welby ha illustrato le sfide del
futuro. Ha parlato “di un momento chiave nella storia della Chiesa che ha
grandi opportunità, forse nascoste, ma presenti”, e ha sottolineato “la fame
spirituale” che c’è nel mondo. Una fame spirituale sottolineata spesso anche da
Benedetto XVI e dal patriarca della Chiesa ortodossa Kirill, in questi giorni
in visita a Gerusalemme. È su questo tema che le Chiese sorelle e separate
possono trovare una unità?
Ma Welby ha fatto di più. Ha
esaltato gli “eroi dimenticati” della Chiesa anglicana, “lo zoccolo duro dei
parrocchiani che, in 16 mila chiese, contribuiscono con 22 milioni di ore di
volontariato”. Parole che vengono da un primate che comunque molti punti di
contatto con la Chiesa cattolica. Lui stesso ha reso omaggio alla spiritualità
benedettina e ignaziana in conferenza stampa, e ha sottolineato di essere
formato dalla Dottrina Sociale della Chiesa cattolica.
E forse gli viene da questa
formazione la posizione estremamente critica nei confronti della finanza. Critica, e senza
peli sulla lingua. Così quando sir David Walker, presidente della Barclays, si
presenta nella Camera dei Lord lo scorso anno, dove Welby era rappresentante
della Chiesa d’Inghilterra, l’allora vescovo di Durnham gli chiede a
bruciapelo: “Ma voi banchieri perché vi arricchite speculando con i soldi degli
altri?”
E lui, di meccanismi
manageriali se ne intende. Dopo laurea e dottorato, ha cominciato a lavorare
nelle aziende del petrolio: prima la Elf francese, poi la Enterprise Oil Plc.
Fa la scalata, diventa un manager, viaggia tra Londra, Parigi e l’Africa
(specialmente in Niger, nelle aree di estrazione). È un mondo difficile, quello
della finanza. Welby si specializza, diventa un “trader” dei titoli derivati.
Ma nel 1987 muore una figlia,
e il mondo gli si capovolge. La Chiesa Anglicana lo accoglie, consolidando una
prassi degli ultimi anni: molta apertura e ordinazioni veloci nei confronti di
quanti decidono di diventare sacerdoti dopo una esperienza “nel mondo”.
Esperienza che Welby porta nell’attività pastorale. C’è molto della Dottrina
Sociale della Chiesa in un suo testo del 1997, “L’etica dei derivati”, in cui
anticipava in qualche modo quella che sarebbe stata la crisi finanziaria, la
bolla speculativa che scoppierà a più riprese, fino alla crisi attuale.
Un tema che Welby ha ripreso
lo scorso 26 ottobre, in un intervento su Etica e Finanza in una conferenza a
Zurigo, pubblicato sul sito della diocesi di Durnham. Il titolo della
conferenza è: “Riparare o sostituire. Da dove iniziamo tra le rovine?” Le
rovine evocate nel titolo sono quelle della Cattedrale di Coventry nella
Seconda Guerra Mondiale. E sono paragonate alla finanza di oggi. Un paragone
forte, se pensiamo che la cattedrale di Coventry è per gli inglesi il simbolo
della devastazioni della Seconda Guerra Mondiale.
E la risposta alla domanda
del titolo per Welby è chiara: non basta riparare, perché la finanza – che in
Inghilterra è nell’occhio del ciclone per via di recenti scandali – è del tutto
distrutta. Occorre ricostruire. “Una delle colpe maggiori della situazione dei
mercati pre-2008 è che funzionavano in modo sostanzialmente anarchico –
sostiene Welby - comportavano un’attività frenetica, spesso svolta da persone
intelligentissime e che lavoravano molto, ma tutto ciò senza alcuno scopo
sociale. Si parlava di questa industria come dei servizi finanziari, ma di
fatto non serviva proprio nessuno”.
Ma l’impresa – sostiene
Welby, citando Giovanni Paolo II – è “una comunità di persone che servono”. Da
qui, dice, si deve ripartire per ripensare la finanza, rimettendo alla base di
tutto la capacità di sostenere chi ha più bisogno. Una filosofia che è propria
dell’Economia di Comunione – se vogliamo guardare in ambito cattolico – e che è
stata “istituzionalizzata” nell’enciclica Caritas in Veritate.
E in conclusione, Welby
propone tre consigli per premiare l’attività bancaria con finalità sociali:
limitare il supporto governativo solo a quelle banche e istituzioni finanziarie
che hanno un chiaro ed esplicito valore sociale; istituire titoli bancari
formali nell'investment banking che implica una quantità più che minima di
denaro; premiare con un regime fiscale facilitato le banche che dimostrano uno
scopo sociale, e punire quelle che non lo praticano.
Così, il vescovo manager
potrebbe essere un pungolo per i brokers della City. Ma dovrà essere allo
stesso tempo guida sicura per una comunione anglicana che si è divisa in questi
ultimi anni su diversi temi. Riuscirà Welby a riportare la sua Chiesa ad unità?
Scritto da Andrea Gagliarducci
Venerdì 09 Novembre 2012 17:33
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.