Europa in crisi, anche le chiese sono in vendita
Crisi di vocazioni e risorse anglicani, evangelici e chiesa cattolica in alcuni paesi abbandonano i luoghi di culto
Ogni anno in Gran Bretagna circa venti chiese anglicane chiudono i battenti alle celebrazioni. Un fenomeno costante, che fa sì che la Chiesa anglicana pubbliche una lista di edifici religiosi che è disposta a vendere. E naturalmente a fianco della Church of England, ci sono altri che si occupano di quello che sta diventando un mercato fiorente. Basta digitare una ricerca del genere “churches on sale” per rendersi conto che in tutto il mondo, occidentale in particolare, gli agenti immobiliari si offrono di comprare, vendere affittare e dare in leasing edifici religiosi. Uno, addirittura, completo di cielo rotante con angeli e stelle….
E’ un processo che coinvolge anche la chiesa cattolica. Come nota don Salvatore Lazzara, nel sito “Da Porta Sant’Anna”, “Le chiese vengono messe all’asta insieme a tutti gli arredi, confessionali compresi; i fedeli diminuiscono ogni giorno di più. Il fenomeno è in continua crescita in Francia, in Germania, in Olanda, in Danimarca, in Turchia, ecc…
La giustificazione verso tali atti è dovuta alla diminuzione della pratica religiosa. I luoghi che rappresentano la fede e dove migliaia di credenti nel corso del tempo hanno pregato il Signore, per una questione di statistiche e di opportunità economiche sono cedute agli acquirenti denarosi, con tutto il patrimonio artistico di inestimabile valore”.
Se questo accade nell’occidente sedicente cristiano, la situazione è ovviamente peggiore nelle zone di conflitto. Sua Beatitudine Crysostomos II, Arcivescovo di nuova Giustiniana e di tutta Cipro, ha denunciato che nei trenta anni di occupazione turca il 38 per cento degli edifici di culto è stato venduto. Cinquecentoventi chiese cristiane sono state trasformate in magazzini, musei e moschee.
Mentre centoottantamila ciprioti sono stati cacciati per essere sostituiti con trecentomila coloni dell’Anatolia e trentamila soldati turchi. Il vicino Oriente d’altronde è pieno di chiese trasformate in moschee: esempi celeberrimi sono la moschea, Omayyade di Damasco, ex cattedrale dedicata a San Giovanni Battista, la Ibn Tulun del Cairo e naturalmente Santa Sofia a Istanbul. Lo scrittore franco-romeno Emil Cioran scriveva anni: “I francesi non si sveglieranno fino a che Notre Dame non sarà diventata una moschea”. E in Francia attualmente nascono più moschee che chiese.
D’altronde la conversione delle Chiese in moschee ormai non è limitata al vicino Oriente; secondo don Lazzara “è un fenomeno comune a tutto il centro e nord d’Europa”. In Olanda 250 edifici dove per oltre un secolo hanno pregato cattolici, luterani e calvinisti sono state venduti. La moschea Fatih Camii di Amsterdam, un tempo era una chiesa Cattolica. La Chiesa di St. Vincentius, è stata messa all’asta assieme agli arredi liturgici, per essere destinata ad uso “profano”.
In Olanda oltre la metà della popolazione fa parte dei “buitenkerkelijk”, i senza chiesa; i cattolici sono diminuiti del settanta per cento, e l’islam è considerato la “religione più praticata” in Olanda. La Chiesa perde fedeli, e di conseguenza gli “edifici sacri”, non possono essere mantenuti. La scelta materialista impone la vendita. Lo stesso fenomeno sembra accada in Germania.
Di recente due luoghi di culto della Chiesa neo apostolica (una confessione cristiana indipendente) sono state venduti a comunità musulmane per essere trasformate in centri islamici. “Sempre più chiese trasformate in moschee”, ha strillato “Bild” in prima pagina. Il portavoce dell’arcivescovo di Berlino, Stefan Foerner, non esclude che qualche chiesa cattolica in futuro venga venduta ai musulmani. In Danimarca, il vescovo della diocesi luterana di Copenaghen non esclude di chiudere dieci chiese rimaste prive di parrocchiani: la chiesa di sant’Andrea, nel cuore della capitale danese, un edificio concepito per ospitare mille persone, e oggi frequentato da poche decine di fedeli.
MARCO TOSATTI
ROMA
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