Con un messaggio alle gerarchie ecclesiastiche lanciato stamattina da "Radio Anch'io", Silvio Berlusconi ricorda alla Chiesa cattolica la contiguità (volente o nolente) tra vari esponenti della Gerarchia e il movimento guidato dal Cavaliere in questi vent'anni di vita italiana.
Ecco che cosa ha detto il capo del PDL riferendosi alla politica: "Credo che l'influenza della Chiesa sia assolutamente presente, auspico si ricordi cosa abbiamo fatto per la Chiesa negli anni del mio governo e si tenga presente cosa farebbe la sinistra se andasse al governo". Il messaggio è diviso in tre parti, con tre "segreti" (se ci passate l'ironia), che tanto segreti non sono.
Ecco che cosa ha detto il capo del PDL riferendosi alla politica: "Credo che l'influenza della Chiesa sia assolutamente presente, auspico si ricordi cosa abbiamo fatto per la Chiesa negli anni del mio governo e si tenga presente cosa farebbe la sinistra se andasse al governo". Il messaggio è diviso in tre parti, con tre "segreti" (se ci passate l'ironia), che tanto segreti non sono.
IL PRIMO SEGRETO- Il primo può far sorridere: Sua Emittenza si è accorto, dopo 18 anni passati nell'arengo politico, dell'influenza della Chiesa cattolica. Lo dice prendendone atto, come se lui non potesse fare nulla contro l'evidenza. La Chiesa è presente, c'è, influisce con le sue decisioni. Peccato che la stessa Chiesa, per bocca di monsignor Rino Fisichella allora presidente della Pontificia accademia per la Vita, avesse detto in merito alla Comunione ricevuta ai funerali di Raimondo Vianello da Berlusconi, divorziato risposato: "Facciamo subito un po' di chiarezza. Il presidente Berlusconi essendosi separato dalla seconda moglie, la signora Veronica, con la quale era sposato civilmente, è tornato ad una situazione, diciamo così, ex ante. Il primo matrimonio era un matrimonio religioso". E ancora: "E' il secondo matrimonio, da un punto di vista canonico, che creava problemi. E' solo al fedele separato e risposato che è vietato comunicarsi, poiché sussiste uno stato di permanenza nel peccato. A meno che, ovviamente, il primo matrimonio non venga annullato dalla Sacra Rota. Ma se l'ostacolo viene rimosso, nulla osta". Peraltro Berlusconi, presente a una Messa in Sardegna, aveva invitato il parroco a "parlare con qualcuno in alto" della questione Comunione ai divorziati. E il 3 ottobre dello stesso anno, a seguito della famosa barzelletta con bestemmia pronunciata dal Cav, Fisichella spiegava: "Bisogna sempre in questi momenti saper contestualizzare le cose", con il ciellino Maurizio Lupi che aveva immediatamente alzato la voce: "Berlusconi?ha sbagliato, mi sembra che il presidente abbia chiesto scusa. Quando accadono questi fatti ci sono solo poche?cose da fare: dare un giudizio, e lui ha sbagliato, chiedere scusa, e lui lo ha fatto, e, per un cattolico, andarsi a?confessare". Bisogna dire però che Avvenire e l'Osservatore Romano non furono né dolci né, tantomeno, delicati nei confronti di Berlusconi e della sua barzelletta, da lui gabellata come "una risata".
IL SECONDO SEGRETO- Veniamo ora alla seconda parte del messaggio. Berlusconi dice alla Gerarchia: "auspico si ricordi cosa abbiamo fatto per la Chiesa negli anni del mio governo". Qui l'allusione è intesa alla questione dei finanziamenti alle scuole cattoliche, mai messi in discussione sotto i governi del centrodestra. Il 5 dicembre 2008, ad esempio, monsignor Bruno Stenco, direttore dell'Ufficio nazionale Cei per l'educazione, minaccia: i tagli agli istituti scolastici paritari previsti dalla finanziaria del governo del Cav, potrebbero sfociare in una mobilitazione delle federazioni delle scuole cattoliche. La risposta arriva dopo qualche ora da Giuseppe Vegas, allora sottosegretario all'economia: "Possono stare tranquilli, possono dormire su quattro cuscini. C'è un emendamento del relatore che ripristina il livello originario dei fondi per le scuole paritarie". Risultato: vengono infatti stanziati 120 milioni di euro per il 2009 rimediando al taglio originario da 130. Altro momento che il Cavaliere rinfaccia alla Gerarchia: il supporto nel caso di Eluana Englaro (che muore a Udine all'inizio del 2009), quando promette un decreto "SalvaEluana" che però il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, stoppa prim'ancora della sua emanazione con un secco comunicato. Poi inizia una commossa corsa ad una legge su testamento biologico e fine vita che però a distanza di quasi quattro anni (Eluana è morta il 9 febbraio 2009) non si è ancora conclusa.
E andiamo avanti. Nell'estate 2009, epoca degli scandali sessuali di Berlusconi e del vergognoso Caso Boffo (il direttore di Avvenirecostretto alle dimissioni sulla base di accuse infondate per il semplice motivo che aveva osato criticare il comportamento dell'allora premier), il giocattolo s'incrina: Berlusconi non incontra il Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, alla festa della Perdonanza Celestiniana dell'Aquila, che si tiene in estate. Toccherà al cardinale del PDL, Gianni Letta, ricucire lo strappo. Poi, messo da parte Boffo (c'è chi dice sia stato in realtà vittima di una sommossa interna al PDL, con i laici contro i cattolici, specie sulle questioni bioetiche). Il 10 agosto 2012, infine, in tema di matrimoni o unioni gay il partito di Berlusconi si pronuncia: no, no e ancora no. Ultima vicenda, l'ICI alla Chiesa (oggi IMU): è il 2003 quando, presentata dall'UDC, passa la "legge sugli oratori" (203/2003) che permette alle chiese di prendere in comodato d'uso beni mobili e immobili di Stato, regioni, provincie, comuni. Nel 2005 il decreto 203/2005 intende l'esenzione dall'ICI disposta nel 1992 (Dlgs 504/92) "applicabile alle attività indicate a prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse" (ma nel 2006 il governo Prodi restringe la portata del decreto di Berlusconi). L'8 dicembre 2011 Sua Emittenza è a Marsiglia, al vertice del PPE, nel corso del quale parla dell'ICI alla Chiesa che si sta discutendo in Finanziaria e dice: "So che tutte le risorse che la Chiesa risparmia le dà in opere di aiuto a chi ha bisogno". Un no?
IL TERZO SEGRETO- Il terzo segreto è quello più "politico", più intriso di propaganda elettorale. Dopo aver minacciato la Gerarchia di non dare più sponda alle questioni che al Vaticano stanno a cuore (bioetica, finanziamento alle scuole cattoliche, IMU, unioni omosessuali), Berlusconi si rivolge anche alla pancia degli elettori (e se sono elettori in talare tanto meglio, sembra di capire). Ecco che cosa dice il Cavaliere: "Si tenga presente cosa farebbe la sinistra se andasse al governo". Queste poche parole tratteggiano un inferno ideologico: ci sarebbe cioè il trionfo delle nozze omosessuali, il sacrilego Nichi Vendola andrebbe al potere (e non è mancato qualche anziano vescovo emerito pronto a benedire il divorziato risposato Berlusconi e "scomunicare" l'omosessuale - cattolico praticante, ricordiamolo ai lettori - Vendola), si voterebbero leggi su eutanasia, aborto, staminali (a proposito: la legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita è anch'essa opera del governo Berlusconi), verrebbero aboliti i finanziamenti alle scuole cattoliche e più in generale si assisterebbe ad un'ondata di ateismo senza freni (ricordate Ignazio La Russa e la sua intemerata sul Crocefisso nei luoghi pubblici?) tipica del comunismo sovietico caro al presidente del PDL.
Ma c'è un ma. Nella geografia politica berlusconiana si presume l'inesistenza del cattolicesimo (e dei cattolici) nelle porzioni di emiciclo che vanno dal centro al centrosinistra. Per il Cavaliere, insomma, non ci sono cattolici nell'UDC di Pierferdinando Casini (da lui definito "un partitino"), né tantomeno nel PD dove evidentemente sono tutti cattocomunisti pronti a vendere l'anima al diavolo. Eppure dal Cavaliere sono venute parole di apprezzamento per Matteo Renzi, certo non molto caldo in tema di religione, ma con una speciale appartenenza a Comunione e Liberazione e origini nella Democrazia Cristiana ben salde. E il popolo delle parrocchie, tanti parroci impegnati nel sociale non sembrano certo essere di centrodestra. Peccato però che in due riprese da Cei e Vaticano nei giorni scorsi siano arrivate due "scomuniche" proprio dalla Gerarchia, molto attenta a precisare che i sacrifici del governo di Mario Monti non possono essere abbandonati. Insomma, il messaggio di Silvio è chiaro: fratelli, penitenziagite e votate per me. Del resto, proprio lui non si era definito l'Unto del Signore?
di Antonino D'Anna
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