La «Rivelazione» (Apokalypsis) trasmessa a san Giovanni da un angelo di Dio
attraverso simboli ed allegorie sottolinea il continuo contrasto fra le forze
del bene del male. Contrasto che si concluderà con
la distruzione di Babilonia, delle forze del male e delle nazioni che giacciono
sotto il loro dominio (Ap 19, 11-21).
San Giovanni inizia questo libro rivolgendo
sette messaggi di
giudizio, esortazione e speranza alle Chiese di Efeso, Smirne, Pergamo,
Tiàtira, Sardi, Filadelfia, Laodicea. Tutte localizzabili
in Asia. Ossia in Oriente, luogo dal quale nasce il Sole, simbolo di Cristo.
Il numero sette si
ripete ulteriormente nell’Apocalisse, come a voler indicare una sorta di chiave
di lettura, nonché un ciclo di perfezione. Le sette Chiese potrebbero allora essere
considerate come sette tappe mistiche che si attuano nelle coscienze e nei
secoli. Una salita su sette gradini di tutta l’umanità, che si concluderà al
compimento del settimo.
Queste sette Chiese
sono al tempo stesso presenti, passate e future. Presenti perché destinatarie
dei relativi messaggi, passate perché sono state giudicate, future perché viene
loro riservato un ulteriore periodo di prova, in vista del giudizio finale e definitivo.
Se il “sette”
rappresenta uno dei principali “numeri mistici” di questo Libro, proviamo a
fare i conti “del sacrestano”. Proviamo cioè a suddividere semplicemente la
storia della Chiesa in sette epoche, a partire dalla Pentecoste fino ai nostri
giorni.
Sono trascorsi infatti
2000 anni dalla nascita di Cristo, 21 secoli. Dividendo questo numero per sette
si ottiene tre. Ogni Chiesa potrebbe allora durare circa tre secoli,
all’interno di un percorso complessivo di ventun secoli. In questo caso, la
nostra epoca corrisponderebbe all’ultima Chiesa dell’Apocalisse, quella di
Laodicea.
San Bonaventura nelle
Collationes Hexaemoron, che presentò
all’Università di Parigi nel 1273 e che rimasero incompiute, rapporta secondo
la tradizione patristica i sei giorni della creazione biblica alle sei età del
mondo, in tutto circa seimila anni, più o meno quattromila prima di Cristo e
duemila dopo.
Per il santo
serafico la sesta chiesa, quella di Filadelfia (dal 15° al 18° secolo), sarebbe
segno dei tempi nuovi che si andranno formando in preparazione di quelli finali.
Secondo san Bonaventura l’angelo di Filadelfia sarebbe l’angelo del VI sigillo
dell’Apocalisse il quale sceglie i 144000 eletti per prepararli alla nuova era.
In ambito iniziatico,
il nome di Filadelfia esprime invece il patrimonio esoterico-ribelle
all’interno del quale operano i cosiddetti iniziati, detti appunto “filadelfi”
o “filareti”. Ossia, coloro i quali lottano per la determinazione di un nuovo
mondo, del tutto emancipato da Dio e dalla Chiesa.
Infatti, è
nell’Inghilterra rivoluzionaria del XVII secolo che ricomparvero i “Filadelfi”,
in cui testi, giunti in Germania influenzarono la setta degli Illuminati e gli
stessi Rosacroce. Peraltro, una loggia di nome Filadelfia è registrata anche in
Francia nel 1780.
Nell’arco di questi
tre secoli, grossomodo dal XV al XVI secolo, hanno ripreso vigore e si sono
costituite con forza in tutt’Europa le società iniziatiche, ufficialmente rappresentate
nel 1717 dalla Gran Loggia di Londra e codificate nel 1723 attraverso il «Libro
delle Costituzioni»
di Anderson.
Tornando ai “conti
del sacrista”, la prima chiesa, quella di Efeso, si attuò durante i primi tre
secoli della storia cristiana, a partire dalla Pentecoste, con il radicarsi all’interno
del mondo pagano, centrato in Roma, grossomodo fino all’editto di Costantino.
Via via ogni trecento anni all’incirca, il succedersi delle altre Chiese d’Asia
citate nell’Apocalisse.
Mentre la Chiesa di
Filadelfia si sarebbe sviluppata dal 15° al 18° secolo, la Chiesa di Laodicea,
l’ultima citata nel sacro Testo, sarebbe in relazione al nostro tempo: i circa
trecento anni che vanno dal 18° al 21° secolo. Un’epoca, la nostra, particolarmente
travagliata, caratterizzata da un clima confuso e decadente, di “fine impero”,
esteso in tutti i settori ed a tutti i livelli. Corruzione, ruberie, violenze,
scandali di ogni genere, mancanza di moralità segnano infatti le cronache
quotidiane e costituiscono il sottofondo della vita comune a molte persone, le
quali si muovono in questo fluido maleodorante che influenza un po’ tutti, nel
bene o nel male.
La ragione di tutto
questo degrado esteso a livello mondiale, a nostro avviso, è in relazione a quell’allontanamento
da Dio e dall’autorità romana che prese avvio nel periodo rinascimentale, sotto
il simbolo del nuovo modello del mondo, quello copernicano. Questa immagine del
cielo, come abbiamo detto più volte, possiede oscuri significati spirituali di
radice egizia.
La rivoluzione
copernicana, ormai alle fasi finali, è innanzitutto una rivoluzione esoterica,
anche se da troppi è ancora ritenuta esclusivamente scientifica. Essa è stata propiziata
prima ancora che dagli scienziati, dagli occultisti rinascimentali, avversi al
potere ed all’egemonia ecclesiastica, come base di partenza in vista di una
rivoluzione globale che avrebbe dovuto estendersi nei secoli, in tutti i
settori. Come in effetti è avvenuto.
Lo spirito di questa
rivoluzione ha difatti iniziato ad estendersi dal livello astronomico e
scientifico al settore filosofico, incentrando la ricerca intorno al “cogito” dell’io pensante, in ambito
etico-sociale, con le rivoluzioni politiche che hanno rovesciato le monarchie
di ordine antico. Ultimamente questo fermento spirituale centrato sullo pseudo
rapporto uomo-sole-dio, ha investito l’ambito ecclesiale e teologico, separando
la Chiesa del presente da quella del passato.
La rivoluzione
“eliolatrica”, sostanzialmente anticristiana, che ha posto al centro del mondo
il soggetto umano pensante identificato a Dio, sta mostrando nelle sue fasi
finali il negativo risvolto di degradamento dell’etica e dei costumi che
accompagna il progresso tecnico-scientifico, informatico, mediatico. Infatti, da
quando le redini intellettuali, etiche e pedagogiche sono state messe in mano a
massoni di varie obbedienze e gradi che hanno voltato le spalle a Dio, gli
effetti deleteri si sono fatti vedere ben presto.
Anche all’interno
della Chiesa, come dicevamo, non più unita e compatta nelle sue forme
liturgiche e dottrinali questi effetti si fanno sentire. Movimenti laicali,
gruppi ecclesiali, associazioni di vario tipo sviluppano una nuova pastorale
aperta al mondo ed al cambiamento. Ma del tutto chiusa rispetto alla Tradizione
secolare in base alla quale la Romanità ha respinto e superato ogni tipo di attacco.
La
sua fiera
resistenza allo spirito pitagorico e massonico connesso alla rivoluzione
eliocentrica, da una cinquantina d’anni si è allentata, non senza
conseguenze. Da quando gli altari sono stati riposizionati verso il
popolo, da
quando la lingua unica e sacra è stata sostituita con quella volgare, al
rigore
formale delle antiche celebrazioni sono subentrate le improvvisazioni e
personalizzazioni delle moderne “concelebrazioni”, la Chiesa ha segnato
un
continuo sfollamento nelle sue fila, a tutti i livelli.
Fatto sta che oggi il
sapore antico della Romanità si è quasi del tutto perso. Il sale sembra aver perduto
la sua “salinità”, come diceva il Signore. Il quale inoltre domandava in forma
retorica se al suo ritorno avrebbe trovato ancora la fede sulla terra.
Tornasse adesso, dovrebbe
andare a cercarla davvero con il lumicino quella fede per la quale i martiri
hanno offerto la vita, senza cercare conciliazioni e consensi umani, ciò che
unisce invece di ciò che divide. Egli dovrebbe cercarla non certo nelle “alte
sfere” dove si presumerebbe di trovarla.
Gesù Cristo avrebbe davvero
un gran da fare nel brandire cordicelle e fruste per scacciare con ira accesa i
nuovi mercanti del tempio, coloro che hanno aperto la Casa di preghiera a forze
occulte, preoccupandosi di mantenere ed accrescere i loro scranni di potere
mondano.
Quanti alti prelati
dovrebbero tirar su le vesti e correre via,
lasciando i loro posti privilegiati a quanti gli sono passati avanti nel regno
dei cieli! Quanti fedeli e sacerdoti ignorati e censurati dovrebbero essere sollevati
dall’irrisione, dall’isolamento, dall’incomprensione alle quali sono sottoposti
da coloro che gestiscono la sacra autorità in funzione della loro, alla luce di
una gelatinosa fede di facciata.
A questo aspetto
sono riferibili le parole, dure e terribili, che il Signore rivolge al
rappresentante della Chiesa di Laodicea: «Conosco
le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo. Ma
poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla
mia bocca» (Ap 3, 15).
Si vomita ciò che
disgusta, ciò che è cattivo ed indigesto: il marcio nascosto sotto le forme del
buono. La Chiesa di Laodicea, appunto, divenuta tiepida e flaccida, senza
sapore, definita dal suo Capo addirittura vomitevole.
Molti di quanti la
rappresentano sono orgogliosi, ricchi e gonfi della loro teologia
pseudo-liberatoria, della loro autorevolezza e successo mondani. Ad ognuno di
questi, il Signore dice: «Tu dici: “Sono
ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un
infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo».
L’Immacolata, Regina
degli Apostoli, nel segreto di La Salette già dichiarava l’attuarsi di uno
stato nefasto all’interno della Chiesa. “Roma perderà la fede, diventerà la
sede dell’anticristo”. Affermazioni che fanno rabbrividire, un tempo sulle
labbra degli eretici formulate invece dalla Madre di Dio, passate comunque sotto
silenzio e come annacquati, anche alla luce di altre apparizioni e delle
migliaia di messaggi mariani meno efficaci e dirompenti che continuano a
giungere dalle sponde adriatiche. Tutto questo senza toccare il tasto del terzo
segreto di Fatima, che molti ritengono ancora non del tutto svelato dal Vaticano.
Ormai, nella Chiesa
di Roma succede di tutto, meno quello che dovrebbe effettivamente succedere. Errori
dottrinali e libertà liturgiche di vario genere. Chi scrive rammenta un grave abuso
eucaristico varato in una cerimonia solenne nientemeno che dal Superiore della
Famiglia Paolina don Paolo Sassi, il quale ha in mano tutto il potere spirituale
e mediatico di questa Congregazione. Se la fonte è inquinata, viene
messa a rischio la formazione di quanti si affidano ad essa e vi attingono in buona fede.
Si comprendono peraltro alla luce di queste devianze dottrinali e liturgiche promosse dal Vertice di questa, un tempo affidabilissima, Istituzione le aperture ad altre "obbedienze" varate da suoi illustri esponenti. I quali rifiutano di pubblicare opere di autori cattolici, mentre pubblicano, come recentemente è successo, un libro sui magi scritto da un noto ed autorevole massone, evidentemente in cerca di altro accredito tra le file ecclesiastiche. Ma la Chiesa "nuova" è aperta verso tutti e non discrimina nessuno, evitando ogni "integralismo" tipico del passato, nel quale (obbrobrio!) avveniva che i massoni pubblicassero dai massoni ed i cattolici dai cattolici.
Si comprendono peraltro alla luce di queste devianze dottrinali e liturgiche promosse dal Vertice di questa, un tempo affidabilissima, Istituzione le aperture ad altre "obbedienze" varate da suoi illustri esponenti. I quali rifiutano di pubblicare opere di autori cattolici, mentre pubblicano, come recentemente è successo, un libro sui magi scritto da un noto ed autorevole massone, evidentemente in cerca di altro accredito tra le file ecclesiastiche. Ma la Chiesa "nuova" è aperta verso tutti e non discrimina nessuno, evitando ogni "integralismo" tipico del passato, nel quale (obbrobrio!) avveniva che i massoni pubblicassero dai massoni ed i cattolici dai cattolici.
Non per niente i
Paolini hanno perso credito fra i cattolici (Famiglia Cristiana è
rifiutata da un numero sempre più alto di parroci e di fedeli) e sono
spesso nell’occhio del ciclone per le loro posizioni teologiche e
dottrinali alquanto spregiudicate. Le quali non riflettono quelle
rassicuranti ed
equilibrate del loro beato Fondatore, sempre preoccupato che
l’aggiornamento
ecclesiale si mantenesse saldamente nei solchi della Tradizione, per non
confondersi con il “modernismo”.
Del resto, scandali
finanziari, sessuali, spionaggio, controversie, trame e affiliazioni di vario
genere vedono coinvolti diversi frequentatori dei Sacri Palazzi. Insomma, una
Babilonia, che i Vertici ecclesiastici, più che arrestare, sembrano addirittura
alimentare con i loro silenzi, collusioni, assenza di effettive prese di
posizione. Tutto questo dimostra una palese mancanza di santità, di sacro zelo
per la Casa di Dio.
Quante
spiegazioni e chiarimenti dovrebbero
fornire molti dei personaggi di altissimo livello che gestiscono
l'enorme potere del Vaticano, se avessero per lo meno dignità. Essi
invece
glissano diplomaticamente di fronte alle infamanti insinuazioni ad essi
rivolte
da più parti.
A
cominciare da don
Luigi Villa, da poco passato a miglior vita, il quale ha coraggiosamente
puntato
il dito contro Vescovi, Cardinali, fino agli ultimi Papi, accusandoli
addirittura di affiliazione massonica ed eresia, senza ricevere nessun
provvedimento punitivo, censura, smentita ufficiale in proposito, a
tutela stessa della Fede. Le
gravissime e documentate accuse di questo sacerdote hanno invece avuto
come
risposta solo un incomprensibile ed equivoco silenzio. Il che lascia
supporre
che quelle di don Villa, non siano pure illazioni.
Sarebbe già giunta
la fine della Chiesa di Laodicea, le forze del male avrebbero preso del tutto
il sopravvento su di essa, se non ci fosse la garanzia del «non
prevalebunt».
Lo
Spirito Santo infatti se abbandona i superbi ai progetti del loro cuore, non
trascura tuttavia i deboli. I poveri in spirito. Coloro che ingenuamente ancora
credono nelle parole del Vangelo, nell’assoluta centralità e regalità di Cristo.
Nel potere dell’Immacolata Concezione di smascherare e soffocare ogni tipo di diabolica
eresia. Poiché come sta scritto: «Ipsa
conteret caput tuum».
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