“Ad perpetuam rei memoriam” Esordio: Impedire il Magistero dell’errore
Poiché, a causa della carica d’Apostolato affidataci da Dio, benché con
meriti non condicevoli, incombe su di noi il dovere d’avere cura
generale del gregge del Signore. E siccome per questo motivo, siamo
tenuti a vigilare assiduamente per la custodia fedele e per la sua
salvifica direzione e diligentemente provvedere come vigilante Pastore, a
che siano respinti dall’ovile di Cristo coloro i quali, in questi
nostri tempi, indottivi dai loro peccati, poggiandosi oltre il lecito
nella propria prudenza, insorgono contro la disciplina della vera
ortodossia e pervertendo il modo di comprendere le Sacre Scritture, per
mezzo di fittizie invenzioni, tentano di scindere l’unità della Chiesa
Cattolica e la tunica inconsutile del Signore, ed affinché non possano
continuare nel magistero dell’errore coloro che hanno sdegnato di essere
discepoli della verità. ...
... 1 - Finalità della Costituzione: Allontanare i lupi dal gregge di Cristo.
Noi, riteniamo che una siffatta materia sia talmente
grave e pericolosa che lo stesso Romano Pontefice, il quale agisce in
terra quale Vicario di Dio e di Nostro Signore Gesù Cristo ed ha avuto
piena potestà su tutti i popoli ed i regni, e tutti giudica senza che da
nessuno possa essere giudicato, qualora sia riconosciuto deviato dalla
fede possa essere redarguito (possit a fide devius, redargui), e che
quanto maggiore è il pericolo, tanto più diligentemente ed in modo
completo si deve provvedere, con lo scopo d’impedire che dei falsi
profeti o altre persone investite di giurisdizione secolare possano
miserevolmente irretire le anime semplici e trascinare con sé alla
perdizione ed alla morte eterna innumerevoli popoli, affidati alle loro
cure e governo per le necessità spirituali o temporali; né accada in
alcun tempo di vedere nel luogo santo l’abominio della desolazione
predetta dal Profeta Daniele, desiderosi come siamo, per quanto ci è
possibile con l’aiuto di Dio e come c’impone il nostro dovere di
Pastore, di catturare le volpi indaffarate a distruggere la vigna del
Signore e di tener lontani i lupi dagli ovili, per non apparire come
cani muti che non hanno voglia di abbaiare, per non subire la condanna
dei cattivi agricoltori o essere assimilati al mercenario.
2 - Approvazione e rinnovo delle pene precedenti contro gli eretici.
Dopo approfondito esame di tale questione con i
nostri venerabili fratelli i Cardinali di Santa Romana Chiesa, con il
loro parere ed unanime consenso, Noi, con Apostolica autorità,
approviamo e rinnoviamo tutte e ciascuna, le sentenze, censure e pene di
scomunica, sospensione, interdizione e privazione, in qualsiasi modo
proferite e promulgate contro gli eretici e gli scismatici da qualsiasi
dei Romani Pontefici, nostri predecessori o esistenti in nome loro,
comprese le loro lettere non collezionate, ovvero dai sacri concili
ricevute dalla Chiesa di Dio, o dai decreti dei Santi Padri, o dei sacri
canoni, o dalle Costituzioni ed Ordinamenti Apostolici, e vogliamo e
decretiamo che essi siano in perpetuo osservati e che si torni alla loro
vigente osservanza ove essa sia per caso in disuso, ma doveva essere
vigenti; inoltre che incorrano nelle predette sentenze, censure e pene
tutti coloro che siano stati, fino ad ora, sorpresi sul fatto o abbiano
confessato o siano stati convinti o di aver deviato dalla fede, o di
essere caduti in qualche eresia, od incorsi in uno scisma, per averli
promossi o commessi, di qualunque stato (uniuscuiusque status), grado,
ordine, condizione e preminenza essi godano, anche se episcopale (etiam
episcopali), arciepiscopale, primaziale o di altra maggiore dignità (aut
alia maiori dignitate ecclesiastica) quale l’onore del cardinalato o
l’incarico (munus) della legazione della Sede Apostolica in qualsiasi
luogo, sia perpetua che temporanea; quanto che risplenda con l’autorità e
l’eccellenza mondana quale la comitale, la baronale, la marchionale, la
ducale, la regia o imperiale.
3 - Sulle pene da imporre alla gerarchia
deviata dalla fede. Legge e definizione dottrinale: privazione «ipso
facto» delle cariche ecclesiastiche.
Considerando non di meno che, coloro i quali non si
astengono dal male per amore della virtù, meritano di essere distolti
per timore delle pene e che i vescovi, arcivescovi, patriarchi, primati,
cardinali, legati, conti, baroni, marchesi, duchi, re ed imperatori, i
quali debbono istruire gli altri e dare loro il buon esempio per
conservarli nella fede cattolica, prevaricando peccano più gravemente
degli altri in quanto dannano non solo se stessi, ma trascinano con se
alla perdizione nell’abisso della morte altri innumerevoli popoli
affidati alla loro cura o governo, o in altro modo a loro sottomessi;
Noi, su simile avviso ed assenso (dei cardinali) con questa nostra
Costituzione valida in perpetuo (perpetuum valitura), in odio a così
grave crimine, in rapporto al quale nessun altro può essere più grave e
pernicioso nella Chiesa di Dio, nella pienezza della Apostolica potestà
(de Apostolica potestatis plenitudine), sanzioniamo, stabiliamo,
decretiamo e definiamo (et definimus), che permangano nella loro forza
ed efficacia le predette sentenze, censure e pene e producano i loro
effetti, per tutti e ciascuno (omnes et singuli) dei vescovi,
arcivescovi, patriarchi, primati, cardinali, legati, conti, baroni,
marchesi, duchi, re ed imperatori i quali, come prima è stato stabilito
fino ad oggi, siano stati colti sul fatto, o abbiano confessato o ne
siano stati convinti per aver deviato dalla fede o siano caduti in
eresia o siano incorsi in uno scisma per averlo promosso o commesso,
oppure quelli che nel futuro, siano colti sul fatto per aver deviato
dalla fede o per esser caduti in eresia o incorsi in uno scisma, per
averlo suscitato o commesso, tanto se lo confesseranno come se ne
saranno stati convinti, poiché tali crimini li rendono più inescusabili
degli altri, oltre le sentenze, censure e pene suddette, essi siano
anche (sint etiam), per il fatto stesso (eo ipso) e senza bisogno di
alcuna altra procedura di diritto o di fatto, (absque aliquo iuris aut
facti ministerio) interamente e totalmente privati in perpetuo (penitus
et in totum perpetuo privati) dei loro Ordini, delle loro chiese
cattedrali, anche metropolitane, patriarcali e primaziali, della loro
dignità cardinalizia e di ogni incarico di Legato, come pure di ogni
voce attiva e passiva e di ogni autorità, nonché‚ di monasteri, benefici
ed uffici ecclesiastici (et officiis ecclesiasticis) con o senza cura
di anime, siano essi secolari o regolari di qualunque ordine che
avessero ottenuto per qualsiasi concessione o dispensa Apostolica, o
altre come titolari, commendatari, amministratori od in qualunque altra
maniera e nei quali beneficiassero di qualche diritto, benché‚ saranno
parimenti privati di tutti i frutti, rendite e proventi annuali a loro
riservati ed assegnati, anche contee, baronie, marchesati, ducati, regni
ed imperi; inoltre, tutti costoro saranno considerati come inabili ed
incapaci (inhabiles et incapaces) a tali funzioni come dei relapsi e dei
sovversivi in tutto e per tutto (in omnibus et per omnia), per cui,
anche se prima abiurassero in pubblico giudizio tali eresie, mai ed in
nessun momento potranno essere restituiti, rimessi, reintegrati e
riabilitati nel loro primitivo stato nelle chiese cattedrali,
metropolitane, patriarcali e primaziali o nella dignità del Cardinalato
od in qualsiasi altra dignità maggiore o minore, (aut quamvis aliam
maiorem vel minorem dignitatem) nella loro voce attiva o passiva, nella
loro autorità, nei loro monasteri e benefici ossia nella loro contea,
baronia, marchesato, ducato, regno ed impero; al contrario, siano
abbandonati all’arbitrio del potere secolare che rivendichi il diritto
di punirli, a meno che mostrando i segni di un vero pentimento ed i
frutti di una dovuta penitenza, per la benignità e la clemenza della
stessa Sede, non siano relegati in qualche monastero od altro luogo
soggetto a regola per darsi a perpetua penitenza con il pane del dolore e
l’acqua dell’afflizione.
Essi saranno considerati come tali (relapsi e
sovversivi) da tutti, di qualunque stato, grado, condizione e preminenza
siano e di qualunque dignità anche episcopale, arciepiscopale,
patriarcale, primaziale o altra maggiore ecclesiastica anche
cardinalizia, ovvero che siano rivestiti di qualsiasi autorità ed
eccellenza secolare, come la comitale, la baronale, la marchionale, la
ducale, la regale e l’imperiale, e come persone di tale specie dovranno
essere evitate (evitari) ed escluse da ogni umana consolazione.
4 - Estinzione della vacanza delle cariche ecclesiastiche.
Coloro i quali pretendono di avere un diritto di
patronato (ius patronatus) e di nomina delle persone idonee a reggere le
chiese cattedrali, comprese le metropolitane, patriarcali, primaziali o
anche monasteri ed altri benefici ecclesiastici resisi vacanti a
seguito di tali privazioni (per privationem huiusmodi vacantia),
affinchè‚ non siano esposti agli inconvenienti di una diuturna vacanza
(vacationis), ma dopo averli strappati alla servitù degli eretici, siano
affidati a persone idonee a dirigere fedelmente i popoli nella via
della giustizia, dovranno presentare a Noi o al Romano Pontefice allora
regnante, queste persone idonee alle necessità di queste chiese,
monasteri ed altri benefici, nei limiti di tempo fissati dal diritto o
stabiliti da particolari accordi con la Sede, altrimenti, trascorso il
termine come sopra prescritto, la libera disposizione, delle chiese e
monasteri, o anche dei benefici predetti, sia devoluto di pieno diritto a
Noi od al Romano Pontefice suddetto.
5 - Pene per il delitto di favoreggiamento delle eresie.
Inoltre, incorreranno nella sentenza di scomunica
«ipso facto», tutti quelli che scientemente (scienter) si assumeranno la
responsabilità d’accogliere (receptare) e difendere, o favorire (eis
favere) coloro che, come già detto, siano colti sul fatto, o confessino o
siano convinti in giudizio, oppure diano loro attendibilità (credere) o
insegnino i loro dogmi (eorum dogmata dogmatizare); e siano tenuti come
infami; né siano ammessi, né possano esserlo (nec admitti possint) con
voce, sia di persona, sia per iscritto o a mezzo delegato o di
procuratore per cariche pubbliche o private, consigli, o sinodi o
concilio generale o provinciale, né conclave di cardinali, né alcuna
congregazione di fedeli od elezione di qualcuno, né potranno
testimoniare; non saranno intestabili, né chiamati a successione
ereditaria, e nessuno sarà tenuto a rispondere ad essi in alcun affare;
se poi abbiano la funzione di giudici, le loro sentenze non avranno
alcun valore e nessuna causa andrà portata alle loro udienze; se
avvocati il loro patrocinio sia totalmente rifiutato; se notai, i rogiti
da loro redatti siano senza forza o validità.
Oltre a ciò, siano i chierici privati di tutte e
ciascuna delle loro chiese, anche cattedrali, metropolitane, patriarcali
e primaziali, delle loro dignità, monasteri, benefici e cariche
ecclesiastiche (et officiis ecclesiasticis) in qualsivoglia modo, come
sopra riferito, dalle qualifiche ottenute anche regolarmente, da loro
come dai laici, anche se rivestiti, come si è detto, regolarmente delle
suddette dignità, siano privati «ipso facto», anche se in possesso
regolare, di ogni regno, ducato, dominio, feudo e di ogni bene temporale
posseduto; i loro regni, ducati, domini, feudi e gli altri beni di
questo tipo, diverranno per diritto, di pubblica proprietà o anche
proprietà di quei primi occupanti che siano nella sincerità della fede e
nell’unità con la Santa Romana Chiesa sotto la nostra obbedienza o
quella dei nostri successori, i Romani Pontefici canonicamente eletti.
6 - Nullità della giurisdizione ordinaria e pontificale in tutti gli eretici.
Aggiungiamo che, se mai dovesse accadere in qualche
tempo che un vescovo, anche se agisce in qualità di arcivescovo o di
patriarca o primate od un cardinale di Romana Chiesa, come detto, od un
legato, oppure lo stesso Romano Pontefice, che prima della sua
promozione a cardinale od alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse
deviato dalla fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse
incorso in uno scisma o abbia questo suscitato), sia nulla, non valida e
senza alcun valore (nulla, irrita et inanis existat), la sua promozione
od elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime
consenso di tutti i cardinali; neppure si potrà dire che essa è
convalidata col ricevimento della carica, della consacrazione o del
possesso o quasi possesso susseguente del governo e
dell’amministrazione, ovvero per l’intronizzazione o adorazione
(adoratio) dello stesso Romano Pontefice o per l’obbedienza lui prestata
da tutti e per il decorso di qualsiasi durata di tempo nel detto
esercizio della sua carica, né essa potrebbe in alcuna sua parte essere
ritenuta legittima, e si giudichi aver attribuito od attribuire una
facoltà nulla, per amministrare (nullam ... facultatem) a tali persone
promosse come vescovi od arcivescovi o patriarchi o primati od assunte
come cardinali o come Romano Pontefice, in cose spirituali o temporali;
ma difettino di qualsiasi forza (viribus careant) tutte e ciascuna
(omnia et singula) di qualsivoglia loro parola, azione, opera di
amministrazione o ad esse conseguenti, non possano conferire nessuna
fermezza di diritto (nullam prorsus firmitatem nec ius), e le persone
stesse che fossero state così promosse od elevate, siano per il fatto
stesso (eo ipso) e senza bisogno di una ulteriore dichiarazione (absque
aliqua desuper facienda declaratione), private (sint privati) di ogni
dignità, posto, onore, titolo, autorità, carica e potere (auctoritate,
officio et potestate).
7 - La liceità delle persone subordinate di recedere impunemente dall’obbedienza e devozione alle autorità deviate dalla fede.
E sia lecito a tutte ed a ciascuna delle persone
subordinate a coloro che siano stati in tal modo promossi od elevati,
ove non abbiano precedentemente deviato dalla fede, né siano state
eretiche e non siano incorse in uno scisma o questo abbiano provocato o
commesso, e tanto ai chierici secolari e regolari così come ai laici
(quam etiam laicis) come pure ai cardinali, compresi quelli che avessero
partecipato all’elezione di un Pontefice che in precedenza aveva
deviato dalla fede o fosse eretico o scismatico o avesse aderito ad
altre dottrine, anche se gli avessero prestato obbedienza e lo avessero
adorato e così pure ai castellani, ai prefetti, ai capitani e
funzionari, compresi quelli della nostra alma Urbe e di tutto lo Stato
Ecclesiastico, anche quelli obbligati e vincolati a coloro così promossi
od elevati per vassallaggio o giuramento o per cauzione, sia lecito
(liceat) ritenersi in qualsiasi tempo ed impunemente liberati dalla
obbedienza e devozione (ab ipsorum obedientia et devotione, impune
quandocumque cedere) verso quelli in tal modo promossi ed elevati,
evitandoli (evitare eos) quali maghi, pagani, pubblicani ed eresiarchi,
fermo tuttavia da parte di queste medesime persone sottoposte, l’obbligo
di fedeltà e di obbedienza da prestarsi ai futuri vescovi, arcivescovi,
patriarchi, primati, cardinali e Romano Pontefice canonicamente
subentranti [ai deviati].
Ed a maggior confusione di quelli in tale modo
promossi ed elevati, ove pretendano di continuare l’amministrazione, sia
lecito richiedere l’aiuto del braccio secolare, né per questo, coloro
che si sottraggono alla fedeltà ed all’obbedienza verso quelli che
fossero stati nel modo già detto promossi ed elevati, siano soggetti ad
alcuna di quelle censure e punizioni comminate a quanti vorrebbero
scindere la tunica del Signore.
8 - Permanenza dei documenti precedenti e deroga dei contrari.
Non ostano all’applicabilità di queste disposizioni,
le costituzioni ed ordinamenti apostolici, né i privilegi, gli indulti e
le lettere apostoliche dirette ai vescovi, arcivescovi, patriarchi,
primati e cardinali, né qualsiasi altro disposto di qualunque tenore e
forma e con qualsivoglia clausola e neppure i decreti anche se emanati
«motu proprio» (etiam motu proprio) e con scienza certa nella pienezza
della potestà Apostolica, o promulgati concistorialmente od in qualsiasi
altro modo e reiteratamente approvati e rinnovati od inseriti nel
«corpus iuris», né qualsivoglia capitolo di conclave, anche se
corroborati da giuramento o dalla conferma apostolica o rinforzate in
qualsiasi altro modo, compreso il giuramento da parte del medesimo.
Tenute presenti tutte le risoluzioni sopra precisate,
esse debbono aversi come inserite, parola per parola, in quelle che
dovranno restare in vigore (alias in suo robore permansuris), mentre per
la presente deroghiamo tutte le altre disposizioni ad esse contrarie,
soltanto in modo speciale ed espresso (dum taxat specialiter et
espresse).
9 - Mandato di pubblicazione solenne.
Affinché‚ pervenga notizia delle presenti lettere a
coloro che ne hanno interesse, vogliamo che esse, od una loro copia (che
dovrà essere autenticata mediante sottoscrizione di un pubblico notaio e
l’apposizione del sigillo di persona investita di dignità
ecclesiastica), siano pubblicate ed affisse sulle porte della Basilica
del Principe degli Apostoli in Roma e della Cancelleria Apostolica e
messe all’angolo del Campo dei Fiori da uno dei nostri corrieri; e che
copia di esse sia lasciata affissa nello stesso luogo, e che l’ordine di
pubblicazione, di affissione e di lasciare affisse le copie sia
sufficiente allo scopo e sia pertanto solenne e legittima la
pubblicazione, senza che si debba richiedere o aspettare altra.
10 - Illiceità degli Atti contrari e sanzioni penali e divine.
Pertanto, a nessun uomo sia lecito (liceat)
infrangere questo foglio di nostra approvazione, innovazione, sanzione,
statuto, derogazione, volontà e decreto, né contraddirlo con temeraria
audacia. Che se qualcuno avesse la presunzione d’attentarvisi, sappia
che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei suoi Beati Apostoli
Pietro e Paolo.
Data a Roma, in San Pietro, nell’anno 1559 dall’Incarnazione del Signore, il giorno 15 marzo, IV anno del Nostro Pontificato.
† Io Paolo Vescovo della Chiesa Cattolica
† Io Giovanni Bellaio, Vescovo d’Ostia † Io R. Card. di Carpo, Vescovo di Porto e Santa Ruffina † Io F. Card. Pisano, Vescovo di Tuscolo † Io Fed. Card. Cesio, Vescovo di Palestrina † Io P. Card. Vescovo di Albano † Io R. Card. di Sant’Angelo Penitenziere Maggiore † Io T. Card. Crispo † Io Fulvio Card. di Perugia † Io Michele Card. Saraceno † Io Giovanni Card. di San Vitale † Io Giovanni Card. Pozzo † Io Gerolamo, Card. di Imola † Io B. Card. di Trani † Io Diomede, Card. d’Ariano † Io Scipione, Card. di Pisa † Io Card. Reumano † Io Antonio, Card. di San Pancrazio † Io Taddeo, Card. Gaddo † Io Virgilio Card. di Spoleto † Io F. Michele Card. Alessandrino † Io Clemente Moniliano, Card. di Santa Maria in Ara Coeli † Io G. Asc., Diacono Card. Camerario (Camerlengo) † Io N., Card. di Sermoneta † Io Giacomo Card. Sabello † Io Gerolamo, Card. di San Giorgio † Io Innocenzo, Card. del Monte † Io Luigi, Card. Cornelio † Io Carlo, Card. Carafa † Io Alfonso, Card. di Napoli † Io Vitellio, Card. Vitelli † Io Giovanni Battista, Card. consigliere.
BOLLA PAOLO IV: Cum ex Apostolatus officio
Innovatio quarumcumque censurarum et poenarum contra
haereticos et chismaticos quomodolibet promulgatum; et aliarum poenarum
impositio in cuiuscumque gradus et dinitatis praelatos et principes,
haereticae vel schismaticae pravitatis reos[1]
Paulus episcopus servus servorum Dei ad perpetuam rei memorìam.
Exordium
Cum ex apostolatus officio, nobis meritis licet
imparibus, divinitus credito, cura dominici gregis nobis immineant
generalis, et exinde teneamur, pro fideli illius custodia et salubri
directione, vigilis pastoris, assidue vigilare et attentius providere,
ut qui hac aetate, peccatis exigentibus, propriae prudentiae innitentes,
scientius[2] et perniciosius solito contra orthodoxoae fidei
disciplinam insurgunt et superstitiosis ac fictiis adiventionibus
sacrarum Scripturarum intelligentiam, pervertentes, catholicae Ecclesiae
unitatem et inconsutilem Domini tunicam scindere moliuntur, ab ovili
Christi repellantur ne magisterium erroris continuent, qui discipuli
veritatis esse contemnunt.
Causa huius constitutionis.
§1. Nos considerantes rem huiusmodi adeo gravem et
periculosam esse, ut Romanus Pontifex, qui Dei et Domini nostri Iesu
Christi vices gerit in terris, et super gentes et regna plenitudinem
obtinet potestatis omnesque iudicat, a nemine in hoc saeculo iudicandus,
possit, si deprehendatur a fide devius, redargui; et quod, ubi maius
intenditur periculum, ibi est plenius et diligentius consulendum ne
pseudoprophetae aut alii etiam saecularem iurisdictionem habentes
simplicium anima miserabiliter illaqueent innumerabilisque populos,
eorum in spiritualibus aut temporalibus curae et, regimini commissos,
secum in perditionem et damnationis interitum trahant, nec aliquando
contingat nos abominationem desolationis, quae dicta est a Daniele,
propheta, in loco sancto videre; cupientes, quantum cum Deo possumus,
pro nostro munere pastorali, vulpes, vineam Domini demoliri satagentes,
capere, et lupos ab ovilibus arcere, ne canes muti videamur nequeuntes
latrare et perdamur cum malis agricolis, ac mercenario comparemur.
Confirmat hic Pontifex omnes poenasin haereticos et schismaticos latas.
§ 2. Habita super his cum venerabilibus fratribus
nostris sanctae Romanae Ecclesiae cardinalibus deliberatiobe matura, de
eorum consilio et unanim assensu, omens et singulas excomunicationis,
suspensionis et interdicti ac privationis et quasvis alias sententias,
censuras et poenas, a quibusvis Romanis Pontificibus praedeccessoribus
nostris aut pro talibus habitis, etiam per eorum literas
extravagantes, seu sacris conciliis ab Ecclesia Dei receptis, vel
sanctorum Patrum decretis et statutis, aut. sacris canonibus ac
constitutionibus et ordinationibus apostolicis contra haereticos aut
schismaticos quomodolibet latas et promulgatas, apostolica auctoritate
approbamus et innovamus, ac perpetuo observari et in viridi
observantia, si forsan in ea non sint, reponi et esse debere; necnon
quoscumque, qui hactenus a fide catholica deviasse aut in aliquam
haeresim incidisse seu schisma incurrisse aut excitasse seu commisisse,
deprehensi aut confessi vel convinctis fuerint, seu (quod Deus pro pro
sua clementia et in omnes bonitate avertere dignetur) in posterum
deviabunt, seu in haeresim incident, aut in schisma incurrent vel
excitabunt seu committent, et deviasse seu incidisse, seu schisma
incurrisse,seu incidisse, aut incurrisse vel excitasse seu commisisse
deprehendentur aut confitebuntur seu convincentur, cuiuscumque status,
gradus, ordinis, conditionis et praeeminentiae existant, etiam
episcopali, archiepiscopali, patriarchali, primatiali aut. alia maiori
dignitate ecclesiastica seu cardinalatus honore, et Apostolicae Sedis
ubivis locorum, tam perpetuae quam temporalis legationis munere, vel
mundana, etiam comitali, baronali, marchionali, ducali, regia et
imperiali auctoritate seu excellentia praefulgeant, et eorum quemlibet
sententias, censuras et poenas praedictas incurrere volumus atque
decernimus.
Praelatis et principibus a fide deviantibus alias poenas imponit.
§ 3. Et nihilominus considerantes dignum esse ut qui
virtutis amore a malis non abstinet, metu poenarum ab illis
deterreantur; et, quod episcopi, archiepiscopi, patriarchae, primates,
cardinales, comites, barones, marchiones, duces, reges, et imperatores,
qui alios docere et illis bono exemplo, ut in fide catholica
contineantur, esse debent, praevaricando, ceteris peccant, cum non solum
seipsos perdant, verum etiam alios innumerabiles populos, eorum curae
et regimini creditos seu alias eis subditos, secum illi perditionem et
puteum interius trahant, de similibus consilio et hac nostra in
perpetuum valitura constitutione in odium tanti criminis, quo nullum in
Ecclesia Dei maius aut perniciosius esse potest, de apostolicae
potestatis plenitudine, sancimus, stauimus, decernimus et definimus
quod, sententiis, censuris et poenis praedictis in suo robore et
efficacia remanentibus, ac effectum , suum sortiemtibus, omnes et
singuli episcopi, patriarchae, primates, cardinales, legati, comites, ,
barones, marchiones, duces, reges et imperatores, qui hactenus, ut
praefertur, deviasse aut in haeresim incidisse, seu schisma incurrisse,
excitasse vel commisisse deprehensi aut confessi vel convicti fuerint,
et in posterum deviabunt aut in haeresim incident seu schisma incurrent
vel excitabunt aut committent, et deviasse seu in haeresim incidisse vel
schisma incurrisse aut excitasse seu commisisse deprehendentur aut
confitebuntur seu convincentur, cum in hoc inexcusabiles ceteris
reddantur, ultra sententias, censuras et poenas praedictas, sint etiam
eo ipso, absque aliquo iuris aut facti ministerio, sui ordinibus et
cathedralibus, etiam metropolitanis, patriarchalibus et primatialibus
ecclesiis ac cardinalatus honore et cuiusvis legationis munere, necnon
voce activa et passiva, omnique auctoritate, ac monasteriis, beneficiis
et officiis ecclesiasticis, cum cura et sine cura, saecularibus et
quorumvis Ordinum regularibus, quae, ex quibusvis concessionibus et
dispensationibus apostolicis, in titulum, commendam et administrationem
aut alis quomodolibet obtinuerit, et in quibus vel ad quae ius aliquod
habuerint, necnon quibusvis fructibus, redditibus et proventibus annuis
super similibus fructibus, redditibus et proventibus eis reservatis et
assignatis, comitatibus quoque baroniis, marchionatibus, ducatibus,
regnis et imperio penitus et in totum perpetuo privati, et ad illa de
cetero inhabiles et incapaces, habeaturque pro relapsis et subversivis
in omnibus et per omnia, perinde ac si prius haeresim huiusmodi in
iudicio publice abiurassent ; nec ullo umquam tempore ad eorum pristinam
statum aut cathedrales, metropolitas, patriharcales et primatiales
ecclesias, seu cardinalatus vel alium honorem aut quamvis aliam miorem
vel minorem dignitatem, seu vocem activam vel passivam, aut
auctoritatem, seu monasteria beneficia, vel comitatus, baronias,
marchionatus, ducatus,, regna et imperium restitui, reponi, reintegrari
aut rehabilitari possint, quinimmo saecularis relinquantur arbitrio
potesstatis, animadversione debita puniendi, nisi apparentibus in eis
verae poenitentiae indiciis et condignae poenitentiae fructibus, ex
ipsius Sedis benignitatae et clementia in aliquo monasterio aut alio
regulari loco, ad peragendum perpetuam in pane doloris et aqua mestitiae
poenitentiam, retribuendi fuerint. Quodque pro talibus ab omnibus,
cuiuscumque status, gradus, ordinis conditionis et praeminentiae
existentibus, ac quaccumque, etiam episcopali, archiepiscopali,
patriarchali et primatiali aut alia maiori ecclesiastica dignitate, et
etiam cardinalatus honore, seu mundana, etiam comitali, baronali,
marchionali, ducali, regia et imperiali auctoritate et excellentia
pollentibus, haberi, tractari et reputari, et ut tales evitari omnique
humanitatis solatio destitui debeant.
Ius patronatus aut nominandi habentes ad beneficia
propter haeresim vacantia teneantur infra legitima tempora praesent alis
personas.
§ 4. Et qui ius patronatus aut nominandi personas
idoneas ad cathedrales, etiam metropolitanas, et patriarchales ac
primatiales ecclesias seu monasteria vel alia beneficia ecclesiastica,
per privationem huiusmodi vacantia, habere praetenderint, ne illa
diutinae vacationis exponatur incommodis, sed de servitute haereticorum
erepta, personis concedantur idoneis, quae illarum populos in semiitas
iustitiae fideliter dirigano, teneantur ad ecclesias, monasteria et
beneficia huiusmodi alias personas idoneas, infratempus a iure vel ex
eorum concordatis seu compactatis cun dicata Sede initis statutum, nobis
seu pro tempore existenti Romano Pontifici presentare, alioquin,
tempore huiusmodi elapso, plena et libera ecclesiarum, monasteriorum et
beneficiorum praedictorum dispositivo ad nos et Romanum Pomtificem
praedictum eo ispso pleno iure devolvantur.
Fautoresque haereticorum poenas hic descriptas incurrunt.
§ 5. Et insuper qui ipsos sic deprehensos aut
confessos vel convictos scienter quomodolibet receptare vel defendere
aut eis favere vel credere seu eorum dogmata dogmatizare praesumpserit,
sententiam excomunicationis eo ipso incurrant, efficianturque infames,
nec voce, personasscriptis vel nuncio aut procuratore aliquo ad publica
sed privata officia aut consilia seu synodum vel concilium, generale
vel provinciale, nec conclave cardinalium aut aliquam fidelium
congretationemseu electionem alicuius, aut testimonium perhibendum
admittantur, nec admitti possint ; sint etiam intestabiles, nec ad
haereditatis successionem accedant ; nullus praeterea cogatur eis super
aliquo negotio respondere. Quod si forsan iudices extinterint, eorum
sentatiae nullam obtineant firmitatem, nec aliquae causae ad eorum
audaciam deducantur et, si fuerint advocati, eorum patrocinium
nullatenus recipiatur; si vero tabelliones tabelliones extinterint,
instrumenta confecta per eos nullius sint penitus roboris vel momenti.
Et insuper clerici omnibus et singulis ecclesiis, etiamcathetralibus,
metroplitanis, patriarchalibus et primatialibus, ac dignitatibus
monasteriis, beneficiis et officiis ecclsiasticis, etiam, ut praefertur,
qualificatis, per eos quomodolibet obtentis, et tam ipsi quam laici,
etiam, ut praemittitur, qualificati et difnitatibus praedictis
praedicti, quibuscumque regnis, ducatibus, dominiis, feudis et, bonis
temporalibus possessis privati eo ipso;regnaque, ducatus, dominia feuda
et bona huiusmodi publicentur et publicata sint, efficianturque iuris et
proprietatis eorum, qui illa primo occupaverint, si in sinceritate
fidei et et unitate sanctae Romanae Ecclesiae, ac sub nostrae et
successorum nostrorum Romanorum Pontificum canonicae intrantium
obedientia fuerint.
Praelati et pontifices, quos ante eorum promotionem
apparuerit a fide catholica deviasse, eo ipso privati sunt omni
auctoritate et officio, et promotio nulla est et nullo pacto convalidari
potest.
§ 6. Adiicientes quod si ullo umquam tempore
apparuerit aliquem episcopum, etiam pro archiepiscopo seu patriarcha vel
primate se gerentem, aut praedictae Romanae Ecclesiae cardinalem,
etiam, ut praefertur, legatum, seu etiam Romanum Pontificem, eius
promotionem vel in cardinalem seu Romanum Pontificem assumptionem a fide
catholica deviasse aut in aliquam haereisim incidisse[3] , promotio
seu assumptio de eo, etiam in concordiam et de unanimi omnium
cardinalium assensu facta, nulla, irrita et inanis existat, nec per
susceptionem muneris, consecrationis, aut subsecutam regimini et
administrationis, possessionem, seu quasi, vel ispius Romani Pontificem
inthonizationem aut adorationem, seu ei praestitatam ab omnibus
obedientiam, et cuiusvis temporis in praemissis cursum, convaluisse dici
aut convalescere possit, nec pro legitima in aliqua sui parte habeatur,
nullmque talibus in episcopos seu archiepiscopos vel patriarchas aut
primates promotis, seu in cadinales vel Romanum Pontificem assumptis, in
spitualibus vel temporalibus administrandi facultatem tribuisse aut
tribuere censeatur, sed omnia et singula per eos quomodolibet dicta,
facta, gesta et administrata ac inde secuta quaecumque viribus careant,
et nullam prorsus firmitatem nec ius alicui tribuant, ; sintque ipsi sic
promoti et assumpti eo ipso, absque aliqua desuper facienda
declaratione, omni dignitate, loco, honore, titulo, auctoritate, officio
et potestate privati ; liceatque omnibus et singulis sic promotis et
assumptis, si a fide antea non deviassent nec haeretici fuissent, neque
schisma incurrissent aut excitassent vel commisissent.
Subiditisque eorum liceat ab obedientia et devotione impune recedere.
§ 7. Subditis personis, tam clericis saecularibus et
regularibus quam etiam laicis, necnon cardinalibus, etiam qui electioni
ipsius Pontifici antea a fide devii aut haeretici seu schismatici
interfuerint, seu alias consenserit, et ei obedientiam praestiterint,
eumque adoraverint, ac castellanis, praefectis capitaneis et
officialibus, etiam alme Urbis nostrae et totius Status Ecclesiastici,
etiam eisdem promotis vel assumptis homagio seu iuramento vel cautione
obligatis et obnoxiis, ab ipsorum sic promotorum vel assumptorum
obedientia et devotione impune quandocumque recedere, eosque ut magos
ethicos, publicanos et haeresiarcas evitare ; eisdem subditis personis
fidelitati et obedientiae futurorum episcoporum, archiepiscoporum,
patriarcharum, primatum, cardinalium et Romani Pontifici canonice
intrantis nihilominus adstrictis remanentibus, et, ad maiorem ipsorum
sic promotorum et assumptorum, si eorum regimen et administrationem
contuare voluerint, confusionem, contra eosdem sic promotos et assumptos
auxilium brachii saecularis implorare ; nec propterea [4] ab ipsorum
sic promotorum et assumptorum fidelitate et obedientia, praemissorum
occasione, recedentes, tamquam tunicae Domini scissores, aliquam
censurarum seu poenarum ultioni subiaceant.
Contrariorum derogatio.
§ 8. Non obstantibus constitutionibus et
ordinationibus apostolicis, nec non privilegiis, indultis et literis
apostolicis eisdem episcopis, archiepiscopis, patriarchis, primatibus,
cardinalibus ac quibusvis clausulis et decretis, etiam motu proprio et
ex certa scientia, ac de apostolicae potestatis plenitudine, seu etiam
concistorialiter, aut alias quomodolibet concessis et etiam iteratis
vicibus approbatis et innovatis, ac etiam in corpore iuris clausis,
necnon quibusvis capitulis conclavis, etiamiuramento aut confirmatione
apostolica vel quavis firmitate alia roboratis, et per nos ipsos
iuratis. Quibus omnibus, eorum tenores praesentibus pro expressis ac de
verbo ad verbum insertis habentes, illis alias in suo robore
permansuris, hac vice dumtaxat, specialiter et expresse derogamus
ceterisque contrariis quibuscumque.
Iussio publicandi.
§ 9. Ut autem praesentes literae ad omnium, quorum
interest, notitiam deducantur, volumus eas seu earum transumptum (cui
manu notarii publici subscriptio et sigillo alicuius personae in
dignitate ecclesiastica constitutae munito, plenam fidem adhiberi debere
decernimus) in basilicae Principis Apostolorum de Urbe et Cancelleriae
Apostolicae vlavis atque in acie Campi Florae per aliquos ex cursoribus
nostris publicari et affigi, earumque copiam inibi affixam dimitti,
publicationemque , affixionem et copiae affixae dimissionem huiusmodi
sufficere et pro solemni et legitima haberi, nec aliam publicationem
requiri aut expectari debere.
§ 10. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam
nostrae approbationis, innovationis, sanctionis, statuti, derogationis
voluntatum, decretorum infringere vel ei ausu temerario contraire. Si
quis autem hoc attentare praesumpserit , indignationem omnipotentis Dei
ac beatorum Petri et Pauli apostolorum eius se noverit incursum.
Datum Romae, apud S. Petrum, anno Incanationis
dominicae millesimo quingentesimo quinquagesimo nono [5], XV kalendas
martii, pontificatus nostri IV.
Papae et S.R.E. cardinalium subscriptiones
† Ego Paulus catholicae Ecclesiae episcopus.
† Ego Jo. Bellaius, episcopus Ostiensis.
† Io R. cardinalis de Carpo, episcopus di Portuesis.
† Ego F. cardinalis Pisanus, episcopus Tusculanus.
† Ego Fed. cardinalis Celsus, episcopus Praenestinus.
† Ego P. cardinalis episcopus Albaniensis.
† Ego R. Cardinalis Sancti Angeli maior poenitentiarius.
† Ego T. cardinalis Crispus.
† Ego Fulvius cardinalis Perusinus.
† Ego Michael cardinalis Saracenus.
† Ego Jo. cardinalis Sancti Vitalis.
† Ego Jo. cardinalis Puteus.
† Ego Hieronimus, Cardinalis Imolensis.
† Ego B. cardinalis Tranensis.
+ Ego Diomedes, cardinalis Arianensis.
† Ego Scipio cardinalis Pisarum.
† Ego cardinalis Reumanus.
† Ego Antonius, cardinalis Sancti Pancratii.
† Ego Thadeus cardinalis Gaddus.
† Ego Virgilius cardinalis de Spoleto.
† Ego F. Michael cardinalis Alexandrinus
† Ego Clemens Monilianus, cardinalis Sanctae Mariae in Ara Coeli.
† Ego G. Ascanius Diaconus cardinalis Camerarius.
† Ego N., cardinalis de Sermoneta.
† Ego Ia. cardinalis Sabellus.
† Ego Hieronimus, cardinalis Sancti Georgici.
† Ego Innocentius, cardinalis de Monte.
† Ego Aloisius, cardinalis Cornelius.
† Ego Carolus. cardinalis Carafa.
† Ego Alfonsus, cardinalis Neapolitanus.
† Ego Vitellotius cardinalis Vitellius
† Ego Joannes Baptista cardinalis consiliarius
Note:
[1] De poenis autem per alios Pontifices in eiusmodi
haereticos latis, habes Nicolai III costitutionem IV, Noverint, tom. IV,
pag. 47; Innocentii IV costitutiones XXVI et XXVII, tom. III, pag.
551 et seqq., et constitutiones XXIX, eodem tom., pag. 561; Alexandri
IV constitutiones, ibid., XXXVI, ibid., pag. 646, et constitutiones
XLVI et seqq., et habes etiam alias aliorum Pontificum constitutiones.
[2] Licentius, Cherub. et Matth. (R.T.).
[3] Matth. Addit: seu schisma incurrisse vel excitasse aut commisisse (R.T.).
[4] Propterea tales, Matth. (R.T.)
[5] Octavo Matth. (R.T.)
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