DON GIANNI BAGET BOZZO |
«La ricostruzione fin qui resa nota è assolutamente lontana dalla realtà e in larga parte fantasiosa. Io non ero il medico curante di Gianni Baget Bozzo. Ero un suo amico. Lo conoscevo dal 1970 e naturalmente ci scambiavamo notizie di ogni genere, anche sanitarie».
Patrizio Odetti Rinaldi, professore di geriatria dell’Università di Genova e tra i medici più conosciuti del capoluogo ligure si è sempre difeso così dalle accuse, fin da quando Albertina Montano, la cugina di don Gianni scomparsa poco meno di un mese fa novantenne, aveva presentato l’esposto in Procura per chiedere di fare chiarezza sulla morte del congiunto.
Attraverso il suo legale Stefano Savi ha fatto sapere di essere soddisfatto della decisione del gip Maria Franca Borzone di accogliere la richiesta del pm Luca Scorza Azzarà di riesumare la salma del prete-politico-giornalista e scrittore, per anni consigliere di Bettino Craxi (fu anche eletto al Parlamento europeo per il Psi, “guadagnandosi” la sospensione a divinis per l’intero mandato dal cardinale Giuseppe Siri, del quale era stato il pupillo) e poi di Silvio Berlusconi.
Ora però il problema si sposta sul costo della riesumazione che la Procura ha concesso, precisando però di non aver il denaro per poter pagare l’operazione per cui il costo (5-6 mila euro) passa a carico di Eleonora Schiaffino, figlia di Albertina Montano e nipote di Baget. «Trovo tutto ciò scandaloso - tuona Elio Di Rella, legale della donna - ora la signora Schiaffino sta cercando altre agenzie di pompe funebri per vedere se è possibile effettuare la riesumazione a costi inferiori» perché, aggiunge l’avvocato, l’intenzione è quella di andare avanti nel procedimento aperto con l’esposto che vede al centro l’operato del professor Odetti.
Baget Bozzo morì il 9 maggio 2009 nella sua casa di Carignano stracolma di libri; stava male da giorni ma il medico, che è anche il successore testamentario, aveva diagnosticato solo una indigestione, trattata con integrati per curare la disidratazione. La Procura ora vuol capire se Odetti sottovalutò la situazione. C’è poi anche il giallo del testamento: il sacerdote, salvato da un tumore anni prima proprio grazie alla diagnosi tempestiva dello stesso Odetti, nel 2000 aveva deciso di lasciargli tutti i suoi averi, consegnando un foglietto nelle mani del notaio Rosaria Bono. Successivamente, secondo alcune testimonianze, avrebbe redatto però un altro testamento, scomparso nelle fasi immediatamente successive alla morte.
Per cui, facendo testo il primo documento, la famiglia aveva ricevuto un appartamento e 750 mila euro in contanti, mentre la fetta grossa era toccata al geriatra: sette immobili (appartamenti e negozi) ma soprattutto i diritti d’autore di uno scrittore e analista politico tra i più prolifici e seguiti.
MIRIANA REBAUDOGENOVA
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