ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 5 maggio 2012

Cosa resta di Todi?


Era solo qualche mese fa, ma sembra molto di più. A ottobre scorso sette tra le maggiori associazioni cattoliche (Acli, Cisl, Cdo, Confartigianato, Coldiretti, Confcooperative, Mcl) si riunirono a Todi. Se non fu un'estrema unzione per il berlusconismo ormai pericolante, poco ci mancava. L'appello che dal convento di Montesanto Raffaele Bonanni lanciò per un esecutivo più forte si sommò al montante malumore dei vertici ecclesiali per le rivelazioni sulle notti di Arcore, si saldò alle pressioni domestiche ed internazionali per lo spread italiano in ascesa, si mescolò all'implosione di una maggioranza sempre più sfarinata. E, alla fine, Berlusconi lasciò il passo a Mario Monti. Nel Governo entrarono - con la benevolenza del Vaticano e l'assenso della Cei - tre personalità di Todi: Corrado Passera, Andrea Riccardi e Lorenzo Ornaghi. Tra vescovi e cardinali più d'uno tirò un sospiro di sollievo, sperando che la nuova stagione facesse ripartire l'economia, portasse al "disarmo" della politica tanto invocato dal presidente Cei Angelo Bagnasco.

De profundis..?


IL CASO COMUNIONE E LIBERAZIONE

Il maso chiuso dei cattolici

C'è nella parabola di Comunione e Liberazione, nella crisi d'immagine e di senso in cui è precipitata, qualcosa in cui si rispecchia un nodo storico cruciale dell'intero cattolicesimo italiano.
Germogliata dal tronco inesausto della fede cristiana, alimentata e cresciuta per la speranza che questa ancora e sempre continua a recare con sé, Cl si è trovata a un tratto a dover fare i conti con la politica. Checché se ne dica e se ne pensi da parte delle anime belle che immaginano il mondo secondo quanto è prescritto dai principi, il destino della politica, la sua vocazione, sono iscritte nel Dna stesso del cristianesimo. Non si combatte impunemente per due, tre secoli l'impero romano; non si decide di uscire dalla dimensione della setta e dell'etnicità per diventare un'istituzione universale; non si decide di stare nella storia e di cimentarsi con il secolo ad ogni istante, sotto ogni cielo e in ogni ambito, senza fare i conti con la politica. Senza essere obbligati a entrare nella sua dimensione.
La scommessa cristiana, in modo specialissimo quella cattolica, è stata però quella di entrarvi senza perdervisi. Fare politica sì, ma salvando l'anima. Una scommessa quanto mai rischiosa, come si capisce.

Cosa non si farebbe per diventare beati...!


1- AVEVA PROPRIO RAGIONE TOTÒ: “LA SERVITÙ SERVE!” NEL SACRO BORDELLO SERVE A SPEDIRE RATZINGA ZETA AL PROSSIMO MEETING DI ‘’COMUNIONE & FATTURAZIONE’’ A RIMINI - 2- NONOSTANTE SCANDALI E “AMICI” ARRESTATI L’ORGANIZZAZIONE DI FORMINCHIONI DOMINA IN VATICANO ATTRAVERSO QUATTRO CIELLINE CINQUANTENNI ADERENTI AI MEMORES DOMINI CHE DORMONO NELL’APPARTAMENTO PAPALE E SONO AMMESSE A PRANZARE E CENARE CON IL PONTEFICE TANTO DA FORMARE IL “CERCHIO MAGICO” PAPALINO - 3- QUELLA CHE SI STA PREPARANDO DA MESI È SOLO LA CONSACRAZIONE DI UN LEGAME TRA I SEGUACI DI DON GIUSSANI E LA SANTA SEDE CHE VEDE L’ARCIVESCOVO DI MILANO DI PROVENIENZA CIELLINA, ANGELO SCOLA, FAVORITO A PRENDERE IL POSTO DI BENEDETTO XVI -

Marco Lillo per Il Fatto
Dopo 30 anni di assenza, un pontefice torna al Meeting di Cl a Rimini. Papa Ratzinger terrà un discorso alla grande kermesse di Comunione e Liberazione che quest'anno avrà come tema il rapporto tra l'uomo e l'infinito. Non è solo una voce ma un impegno preso nero su bianco da Benedetto XVI e dal segretario di Stato Tarcisio Bertone in un carteggio inedito che pubblichiamo.

Genua infelix Sirique in tumulo revolvens!


Pontifex.Roma«La Messa è l’atto più politico che un cristiano possa compiere»: è sulla base di questa convinzione «profondissima» che a Genova don Paolo Farinella, 72 anni, parroco di San Torpete, ha esplicitamente invitato i suoi fedeli a votare per Marco Doria. Lo ha fatto parlando prima della messa, durante la messa e dopo la messa, spiegando nel dettaglio le ragioni per cui, a suo avviso, i parrocchiani debbano votare per il candidato del centrosinistra. Si sente «perfettamente legittimato» a farlo, proprio perché «la messa è l’atto più politico che esista» per un cristiano. Dunque, in tempo di elezioni, «sarebbe solo ipocrita parlare del Regno dei Cieli senza scendere dentro alla realtà quotidiana del presente». Don Farinella ha ribadito il suo invito anche oggi, nella messa celebrata come ogni domenica nella chiesa di Santa Maria Immacolata e San Torpete, nel cuore del centro storico di Genova, nei caruggi che stanno poco lontano da via

Pontifex.RomaIl cardinal Bagnasco, arcivescovo di Genova e Presidente della Cei, l'altro giorno, ha dato un aiutino ai partiti politici in difficoltà, tuonando contro quella che si definisce anti politica, ma che in realtà è una situazione di voltastomaco per le ruberie compiute a destra e manca. L'ultima "perla" è la richiesta di arresto per il tesoriere Lusi. E mentre lor signori ancor banchettano, tanti poveri italiani alle prese con tasse sempre più insopportabili, decidono di farla finita. Uno Stato veramente democratico, non avrebbe fatto scattare ad orologeria velate minacce ai sindaci che contestano l'Imu da parte del ministro Cancellieri o rappresaglie giudiziarie a Grillo del quale non condividiamo tante cose, ma che pure ha diritto a parlare in quanto espressione di molti italiani. Bene, Bagnasco ha difeso questa politica, ed è una specie di tributo che la Chiesa italiana, per coerenza, paga avendo scelto, malamente, di appoggiare questo sistema e questo governo. ...

venerdì 4 maggio 2012


I cristianisti postmoderni e la dissimulazione della controtradizionePDFStampaE-mail
Image4 maggio 2012

Negli ultimi anni, in particolare a partire dalle guerre scatenate dagli USA contro l’Afghanistan e l’Iraq, si è andata rafforzando una stravagante “alleanza” tra alcuni settori che potremmo definire “libertari” -molti degli esponenti dei quali già comunisti, liberali e socialisti- ed alcuni cattolici “anticomunisti”, talora anche sedicenti “tradizionalisti”. A nostro parere, ciò individua uno dei nodi fondamentali del “nuovo ordine” che caratterizza questo inizio di secolo: la paradossale relazione tra cattolici “di destra” (in realtà, talora provenienti dalle file moderniste e finanche “di sinistra”, ma, oggi, tatticamente situati “a destra”) e radicalismo “gnosticheggiante”; i rappresentanti di un tale côté sono stati non a torto etichettati come “cristianisti”.

Devoto all'idolo cieco


zionismo alla scienza e l’errore di Vito Mancuso

Recentemente abbiamo pubblicato una piccola recensione del libro del prof. Alessandro Giuliani intitolato Scienza: istruzioni per l’uso, attraverso il quale il ricercatore presso l’Istituto Superiore di Sanità ha messo in guardia da una certa devozione alla scienzache si percepisce nel mondo culturale odierno, la quale -spiega Giuliani- è dannosa innanzitutto alla stessa ricerca scientifica.
Sulla falsariga di questa posizione così realista si è inserito recentemente anche Antonio Allegra, docente di Storia della filosofia nell’Università per stranieri di Perugia e Dottore di ricerca in filosofia e scienze umane. Anche lui ha rilevato un «pericolo in cui oggi la cultura diffusa, forse anche quella di ispirazione religiosa, rischia di incorrere», si tratta di una «deferenza o reverenza, nei confronti della scienza. Non si fraintenda: il rispetto della scienza è opportuno, anzi auspicabile; ma la reverenza inappropriata che caratterizza, in maniera un po’ schizofrenica rispetto a ostilità che pure sono frequenti, l’atteggiamento dominante rispetto ad essa, può fare danni gravissimi».

Il “rito proprio” e l’ “ermeneutica della continuità” sono sufficienti?

2 maggio 2012, Sant'Atanasio

G.L. Bernini, Sant'Atanasio sorregge la Cattedra di S. Pietro
La nostra Redazione, a seguito del risultato della visita canonica all’Istituto del Buon Pastore, riceve delle domande che possono essere riassunte dal titolo di questo intervento. La questione ci sembra avere un rilevante interesse ecclesiale, anche tenendo conto della sollecitazione a pronunciarsi racchiusa in articoli a riguardo come quello del superiore italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Esporremo quindi alcune considerazioni ai nostri lettori, le quali – ovviamente – non impegnano se non la linea editoriale di questa libera rivista.

Il testo che  la Rev. da Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha prodotto offre all’Istituto del Buon Pastore alcune indicazioni, d’ordine in parte pratico-giuridico e in parte teologico-ecclesiale, toccando anche le “specificità” dell’Istituto, sebbene in termini non perentori ma piuttosto di consiglio: la Commissione, in merito alla celebrazione della Messa tradizionale come prevista dagli Statuti, invita a parlare di “rito proprio”, citiamo letteralmente, “senza parlare di esclusività” (ovvero, invito a modificare gli Statuti fondativi?); e - su questo secondo punto con formulazione un po’ più forte - chiede altresì di diminuire la “critica, sia pure seria e costruttiva”, degli aspetti del Concilio Vaticano II che pongono interrogativi, per insistere maggiormente sull’ “ermeneutica del rinnovamento nella continuità”, adottando “come base” il “Nuovo Catechismo”.

In ordine a tali aspetti la questione, lungi dall’essere una mera discussione terminologica, ci appare cruciale per il futuro del Buon Pastore. Del resto la Commissione sembra aver voluto, nel suo insieme, proporre il proprio punto di vista teologico-liturgico; non trattandosi sempre di ordini formali essa lascia la scelta al Capitolo Generale.

Gli stuprofili

Per togliere ogni dubbio sul fatto che la setta Necatecumenale sia eretica...Distruzione di una chiesa a Venezia

Ecco come la setta diabolica ed eretica Neocatecumenale ha distrutto questa chiesa: "chiesa di San Tomà, che si affaccia sul campo omonimo poco distante dalla chiesa dei Frari, Venezia"...
Sedie schierate a battaglione, neanche una panca con inginocchiatoio, da notare che hanno oscurato i dipinti di qualche Santo come i protestanti, naturalmente come si vedrà sotto 
ci rimane solo il dipinto del blasfemo Kiko Arguello...

Scripta volant, verba manent?


Diario Vaticano / "Per molti" o "per tutti"? La risposta giusta è la prima

Lo scrive Benedetto XVI ai vescovi tedeschi. E vuole che in tutta la Chiesa si rispettino le parole di Gesù nell'ultima cena, senza inventarne altre come nei messali postconciliari. Il testo integrale della lettera del papa

di ***
CITTÀ DEL VATICANO, 3 maggio 2012 –  Le Chiese di varie nazioni del mondo stanno ripristinando l'una dopo l'altra, nella messa, le parole della consacrazione del calice riprese testualmente dai Vangeli e in uso per secoli, ma nei decenni scorsi sostituite quasi ovunque da una diversa traduzione.


Mentre il testo tradizionale nella sua versione base in latino dice tuttora: "Hic est enim calix sanguinis mei […] qui pro vobis et pro multis effundetur", le nuove versioni postconciliari hanno letto nel "pro multis" un immaginario "pro omnibus". E invece di "per molti" hanno tradotto "per tutti".

Già nell'ultima fase del pontificato di Giovanni Paolo II si era tentato, da parte di alcuni, pochi, dirigenti vaticani, tra i quali Joseph Ratzinger, di far rivivere nelle traduzioni la fedeltà al "pro multis". Ma con nessun successo.

Benedetto XVI ha preso in pugno personalmente la questione. Ne è prova ultima la lettera che egli ha scritto lo scorso 14 aprile ai vescovi della Germania.

La traduzione integrale della lettera è riprodotta più sotto. In essa, Benedetto XVI riassume i passaggi principali della controversia, per meglio motivare la sua decisione di ripristinare una corretta traduzione del "pro multis".

Ma per capire più a fondo il contesto, è utile richiamare qui alcuni elementi.

giovedì 3 maggio 2012

L'ermeneutica della discontinuità


“Le lacune del Vaticano II cinquant’anni dopo”


Il Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II

Intervista a "Vatican Insider" del padre conciliare Giovanni Franzoni, uno degli ultimi protagonisti del Concilio

GIACOMO GALEAZZI CITTÀ DEL VATICANO La Santa Sede si sta concentrando su un’importante avventura: una riflessione sul Concilio Vaticano II, che animi l’Anno della fede e avvii una nuova stagione per il cristianesimo e la chiesa cattolica nel mondo. E chissà che per la rivisitazione dell’eredità del Concilio nella prospettiva dell’Anno della fede l’ex perito conciliare Joseph Ratzinger non abbia in serbo qualche sorpresa. L’ex abate della basilica papale di San Paolo fuori le mura, Giovanni Franzoni (attuale leader delle comunità di base che si riuniranno a Napoli dal 28 al 30 aprile per il loro congresso nazionale annuale) è stato il più giovane padre conciliare e in questa intervista a «Vatican Insider» traccia un bilancio a mezzo secolo dal Concilio.


Per lei che vi ha partecipato, cos’è stato davvero quell’evento religioso? Nel Concilio Vaticano II trova più motivi di rimpianto o di soddisfazione?

«Sono appena tornato da Madrid dove ho tenuto la relazione introduttiva in un incontro internazionale di teologici dedicato proprio al cinquantesimo anniversario del Concilio. Ha suscitato clamore e il quotidiano «El Pais» vi ha dedicato un’intera pagina, la mia tesi controcorrente e cioè che già nei documenti conciliari ci fosse tutta una serie di punti deboli che poi hanno frenato e limitato l’impatto riformatore del Vaticano II».

Un vescovo progressista *

Il vescovo di Cremona accusato
di omertà sui preti pedofili

Durante un blitz nella curia, gli inquirenti avrebbe trovato un fascicolo riguardante un prete condannato per pedofilia. Ciò ha indotto la magistratura a ritenere che il vescovo fosse a conoscenza delle malefatte dei prelati. I fatti si riferiscono a quando Lafranconi era a Savona.
    di Francesco Romani
    VIADANA. Monsignor Dante Lafranconi, vescovo di Cremona e di 28 parrocchie mantovane fra Oglio e Po, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Savona con l'accusa di aver coperto atti di pedofilia e abusi sessuali compiuti, negli anni Novanta, da sacerdoti della diocesi ligure, poi condannati. Secondo la definizione del codice penale si tratta di omertà, ovvero «mancata segnalazione di un comportamento illecito ai superiori affinché provvedessero».

    ARCHEOLOGISMO E IGNORANZA

    CRONACA DELLA VERGOGNA ARETINA: 1. 

    La cattedrale di Arezzo dopo lo scempio...
    di Francesco Colafemmina

    Come promesso ritorno sullo scempio di Arezzo. E parto da una raccapricciante relazione del "direttore artistico" dell'adeguamento liturgico - manco fossimo al Festival di Sanremo - Gianclaudio Papasogli Tacca.
    "...Proseguita dal vescovo Tarlati fino alla terza campata e poi completata nell’alzato fra il XV e il XVI secolo, l’edificio mantenne però una mirabile unità di stile architettonico. L’uso e l’arredo degli spazi interni, invece, subirono notevoli cambiamenti, indotti dalla nuova sensibilità della Riforma cattolica promossa dal Concilio tridentino e applicata in Arezzo dal vescovo Pietro Usimbardi: come in tante altre chiese cattedrali e collegiate, gli stalli lignei del coro furono spostati dietro l’abside, per favorire la visibilità dell’altare e furono così coperti alla vista gli affreschi che abbellivano la parte inferiore dell’abside e fu interrotta la secolare tradizione del pellegrinaggio attorno all’Arca di San Donato, che nel tratto centrale si svolgeva in ginocchio, all’interno stesso del monumento marmoreo che racchiude le reliquie del Patrono e ne illustra la prodigiosa vita. Lo spazio della prima campata davanti all’abside tornò però ben presto alla sua funzione di presbiterio, con la posa in opera della grande pedana lignea e delle sedute destinate ai chierici. Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, ancora una trasformazione, indotta questa volta dalla Riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II: la grande pedana fu demolita e la tribuna absidale fu liberata dal coro cinquecentesco, tornando a svettare in tutta la sua ampiezza architettonica originaria. La situazione rimase tale per venti anni, nei quali la Cattedrale aretina tornò quasi alla sua primigenia fisionomia."
    In sintesi: cancelliamo ogni residuo "tridentino" e ripristiniamo l'impianto medievale della cattedrale già intravisto negli anni '60, a ridosso del Concilio.

    Comunione d'affari

    D’AMORE E DACCÒ-RDO - ANTONIO SIMONE, UN ALTRO CHE INTASCA “A SUA INSAPUTA” - “DACCÒ MI PAGAVA, MA NON SO QUANTO. NON C’È UNA CONTABILITÀ SCRITTA” - “CON FORMIGONI CI HO LITIGATO” - “LA FONDAZIONE MAUGERI È LA FERRARI DELLA RIABILITAZIONE. ANDIAMO IN SICILIA PERCHÉ DACCÒ CONOSCE QUESTE PERSONE” - SOLO CHE IN QUEL CASO LA “FERRARI” CORREVA DA SOLA: NON CI FU NEMMENO UNA GARA…

    ANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITAANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITA
    Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
    ROBERTO FORMIGONI jpegROBERTO FORMIGONI JPEG
    A non avere bene idea di quanti soldi avesse ricevuto in un decennio dalla Fondazione Maugeri era già nel suo interrogatorio il «non tecnico della sanità» Pierangelo Daccò: «Nell'arresto leggo 56 milioni ma forse qualcosa di più, forse 60, non lo so, 70 penso più o meno», e tutto solo per essere «insistente» nei «meandri della Regione» Lombardia. Adesso anche Antonio Simone, suo partner d'affari e anch'egli amico del presidente Roberto Formigoni nella comune militanza ciellina, non sa dare una cifra:
    «Io e Daccò abbiamo dei rapporti di dare e avere abbastanza complessi, perché gli ho fatto fare un'operazione che non è andata bene e quindi ho un debito nei suoi confronti, almeno morale, poi discuteremo sul piano economico, che è un acquisto fatto ai Caraibi. La contabilità? Posso ricostruirla, sono gli affari...».

    Prossimi beati tremano?

    E’ ARRIVATO UN CARRON CARICO DI PRESUNZIONE - IL SUCCESSORE DI DON GIUSSANI ALLA GUIDA DI “COMUNIONE & FATTURAZIONE” INTINGE IL PENNINO NELLA CECITÀ E SCRIVE UNA LETTERA IN CUI TENTA DI MINIMIZZARE IL SISTEMA DI POTERE INTORNO ALLA GIUNTA FORMINCHIONI COME ERRORI DI ALCUNE PECORELLE SMARRITE - LE UNICHE SCULACCIATE SONO PER I GIORNALI E NON PER I ‘SUOI’ CHE HANNO CEDUTO AL RICHIAMO DELL’IBAN E DEL CONTANTE…

    1 - DIVERSI DA CHI?
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    Don Jullian Carron - Foto PizziDON JULLIAN CARRON - FOTO PIZZIJullian Carron - Foto PizziJULLIAN CARRON - FOTO PIZZI
    La lunga lettera pubblicata da Repubblica con la quale Don Carron, successore di Don Giussani alla guida di Cl, disserta sui mali mondani del movimento e' un po' stucchevole e con la sua impostazione mette, temo, i semi per nuovi errori.
    Ci spiace, anche perché di solito un sacerdote dovrebbe parlare con saggezza. Ed anche la lettera di Don Carron pare saggia, ad una prima lettura. Ma se ci fate caso, la profonda presunzione che anima tutti gli appartenenti a Cl trabocca abbastanza da ogni riga della sua lettera, ancorché trattenuta ed ammantata di compunzione.

    Maureen Dowd alla guerra delle suore americane bastonate

    La reazione più stizzita l’ha avuta il saggista Rod Dreher – autore del blog “Crunchy con” su beliefnet.com – che ha titolato il suo ultimo articolo così: “Maureen Dowd è un’idiota”.




    Ma in generale non sono pochi i conservatori americani, soprattutto cattolici, che non hanno preso bene l’ultima uscita della celebre columnist sul New York Times.



    La Dowd – Dreher la ricorda di nascita cattolica e irlandese seppure ferocemente ostile alle gerarchie vaticane – ha difeso la Leadership conference of women religious, la Conferenza delle superiore religiose degli Stati Uniti d’America (Lcwr), alla quale si rifanno la maggior parte degli istituti religiosi femminili del paese, da quella che a suo dire sarebbe un’ingerenza vaticana.

    Che ne diranno oltretevere?


      “Dio, Patria e Famiglia”. Ecco l'unica speranza per il nostro futuro – Radici Cristiane
    “Dio, patria e famiglia: restano questi i valori più importanti”. È la Repubblica a intitolare così, il 13 marzo 2012, un ampio commento all’indagine realizzata dal CENSIS, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. 

    di Roberto de Mattei
    “Dio, patria e famiglia: restano questi i valori più importanti”. È la Repubblica a intitolare così, il 13 marzo 2012, un ampio commento all’indagine realizzata dal CENSIS, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

    mercoledì 2 maggio 2012

    Verba volant

    ROMANO AMERIO - IOTA UNUM - IL DIALOGO

    Ringrazio l'amico Piero Mainardi per aver riportato, in forma sintetica, importanti passaggi del libro di Romano Amerio, Iota Unum, e di avermi concesso di riportarli nel mio blog.

    CAP. XVI IL DIALOGO

    1.1   DIALOGO E DISCUSSIONISMO NELLA CHIESA CONCILIARE - 

    Nel vocabolo dialogo si è consumata la più grande variazione della mentalità della Chiesa post-conciliare, soltanto paragonabile a quella seguita al vocabolo libertà nel secolo precedente. Il vocabolo è sconosciuto e mai usato fino alla dottrina del Concilio. Non si trova mai nei Concilii precedenti, nelle encicliche papali, nell’omiletica pastorale. Nel Vaticano II il termine dialogo è usato 28 volte (12 nel decreto Unitatis Reditegratio). Ma questa parola nuovissima nella Chiesa cattolica, diventò, con una propagazione fulminea e con enorme dilatazione semantica, il vocabolo principe della protologia (cioè il discorso primo metafisico) postconciliare e la CATEGORIA UNIVERSALE DELLA MENTALITA’ NEOTERICA.

    Nel silenzio dei cristianisti legati al N.O.M.

    GLI ISLAMISTI COSTRINGONO 50.000 CRISTIANI A FUGGIRE DALLA CITTÀSIRIANA DI HOMS[1]

    Di OCP[2], 17 aprile 2012

    Damasco: 16 aprile 2012. (PCP) La chiesa ortodossa siriana, che rappresenta oltre la metà dei cristiani siriani, ha diffuso una dichiarazione dicendo che i combattenti rivoluzionari hanno espulso circa 50.000 cristiani dalla città assediata di Homs. Tale cifra è ritenuta rappresentativa di circa il 90% dei cristiani lì residenti. Altre centinaia – compresi donne e bambini – sono stati massacrati, secondo organizzazioni caritatevoli operanti nella zona.

    La chiesa ortodossa ha definito la persecuzione come “la pulizia etnica in corso dei cristiani” da parte di militanti musulmani legati a al Qaeda. Secondo il suo rapporto, la colpa va attribuita in gran parte alla cosiddetta “Brigata Faruq”, i cui estremisti islamici si presentano casa per casa costringendo i seguaci di Cristo ad andarsene senza neanche poter raccogliere le loro cose. Le loro proprietà vengono quindi rubate dai ribelli come “bottino di guerra preso ai cristiani”.