Neanche il centro vuole Formigoni E nel Pdl ormai rischia l'isolamento
Il Celeste smentisce l'ipotesi di una sua lista con Albertini (e Monti) anche al Senato. Vorrebbe far valere i suoi voti, ma non sa come fare
Il Celeste smentisce l'ipotesi di una sua lista con Albertini (e Monti) anche al Senato. Vorrebbe far valere i suoi voti, ma non sa come fare
Si discute della lista Formigoni-Albertini in Regione gemellata con una dello stesso nome al Senato, rilanciata venerdì scorso dall'agenzia Agenord. Lui ufficialmente smentisce e definisce le indiscrezioni «infondate». Un segnale in più che si tratta di un modo per alzare la posta con il Pdl nelle trattative con la Lega che al momento hanno messo i formigoniani nell'angolo.
«Lista Formigoni? Non ne so niente, ho letto e ho incaricato di chiamare Formigoni» risponde asciutto il leader del Pdl, Silvio Berlusconi. La lista è una delle ipotesi che circolano da tempo, anche se la sua reale possibilità di trasformarsi in qualcosa di esistente è piuttosto bassa.
L'ostacolo contro cui si è scontrata fin dal principio questa lista è quanti voti otterrebbe e a chi potrebbe interessare un abbraccio stretto con Roberto Formigoni, che vive un indubbio momento di debolezza rispetto al passato, quando la sua popolarità era alta e la sua immagine positiva.
Segnali di entusiasmo non sono arrivati da nessuna direzione, a partire da Mario Monti, che ha già fatto sapere di non volere commistioni con esponenti politici. E anche l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, che Formigoni avrebbe ipotizzato come partner sia in Regione che per la corsa al Senato, la considera un'ipotesi che non lo riguarda. «No comment» ha risposto ai suoi collaboratori che gli chiedevano come commentare la lista Formigoni-Albertini. Un silenzio che è suonato come un chiaro segno di disinteresse.
Formigoni ha portato avanti una linea politica contraria al centralismo di Monti, accusato di non rispettare l'autonomia regionale e la sussidiarietà e di governare solo con la forza dei tagli. E gran parte del mondo di Comunione e liberazione non vede di buon occhio l'idea di sostenere il premier delle tasse. Nel programma di Monti manca ogni riferimento ai principi considerati non negoziabili dal mondo cattolico: difesa della vita, della libertà di educazione e della libertà religiosa (e non solo di culto). L'area di elettori che fa riferimento a Cl è tradizionalmente molto attenta a appelli che riguardano la difesa dei contenuti della fede cattolici. Insomma, molte ragioni rendono poco credibile l'idea di un'alleanza tra Formigoni e Monti, nonostante la politica abbia abituato a ogni genere di cambio di scenari.
La tentazione della lista Formigoni serpeggia tra i formigoniani in cerca di nuova vita politica. «Sarebbe una lista unica su Regione e Senato, sul tipo della Südtiroler Volkspartei» spiega il capogruppo del Pdl in Regione, Paolo Valentini. «L'importante è ottenere l'8 per cento su base regionale, che è la soglia di sbarramento per il Senato, non irraggiungibile se la lista vedesse uniti i nomi di Albertini e Formigoni. In questo modo otterremmo quattro senatori» dice. E aggiunge: «Tutto dipende dall'accordo nazionale tra la Lega e il Pdl. Se non dovesse esserci, noi speriamo ancora che tutto il Pdl possa sostenere Albertini».
Ma nonostante gli auspici dei fedelissimi, il sostegno del Pdl ad Albertini non c'è e la posizione di Formigoni è isolata. La sua forza contrattuale nel Pdl è scesa molto dopo che il presidente della Regione ha fallito nel mandato di far ritirare Albertini. E anche nella Lega il suo nome non è molto ben visto. Anzi, il partito di Maroni vorrebbe usare la battaglia antimafia in Regione come uno degli elementi della campagna elettorale in Lombardia. Ipotesi che fa imbufalire Formigoni e i suoi.
La Lega si chiama fuori. Dice il segretario lombardo, Matteo Salvini: «Anche se ci fosse una lista Formigoni, non ci tocca e non ha nessuna influenza sull'accordo con il Pdl. Sono fatti loro».
Neanche il centro vuole Formigoni E nel Pdl ormai rischia l'isolamento Il Celeste smentisce l
«Lista Formigoni? Non ne so niente, ho letto e ho incaricato di chiamare Formigoni» risponde asciutto il leader del Pdl, Silvio Berlusconi. La lista è una delle ipotesi che circolano da tempo, anche se la sua reale possibilità di trasformarsi in qualcosa di esistente è piuttosto bassa.
L'ostacolo contro cui si è scontrata fin dal principio questa lista è quanti voti otterrebbe e a chi potrebbe interessare un abbraccio stretto con Roberto Formigoni, che vive un indubbio momento di debolezza rispetto al passato, quando la sua popolarità era alta e la sua immagine positiva.
Segnali di entusiasmo non sono arrivati da nessuna direzione, a partire da Mario Monti, che ha già fatto sapere di non volere commistioni con esponenti politici. E anche l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, che Formigoni avrebbe ipotizzato come partner sia in Regione che per la corsa al Senato, la considera un'ipotesi che non lo riguarda. «No comment» ha risposto ai suoi collaboratori che gli chiedevano come commentare la lista Formigoni-Albertini. Un silenzio che è suonato come un chiaro segno di disinteresse.
Formigoni ha portato avanti una linea politica contraria al centralismo di Monti, accusato di non rispettare l'autonomia regionale e la sussidiarietà e di governare solo con la forza dei tagli. E gran parte del mondo di Comunione e liberazione non vede di buon occhio l'idea di sostenere il premier delle tasse. Nel programma di Monti manca ogni riferimento ai principi considerati non negoziabili dal mondo cattolico: difesa della vita, della libertà di educazione e della libertà religiosa (e non solo di culto). L'area di elettori che fa riferimento a Cl è tradizionalmente molto attenta a appelli che riguardano la difesa dei contenuti della fede cattolici. Insomma, molte ragioni rendono poco credibile l'idea di un'alleanza tra Formigoni e Monti, nonostante la politica abbia abituato a ogni genere di cambio di scenari.
La tentazione della lista Formigoni serpeggia tra i formigoniani in cerca di nuova vita politica. «Sarebbe una lista unica su Regione e Senato, sul tipo della Südtiroler Volkspartei» spiega il capogruppo del Pdl in Regione, Paolo Valentini. «L'importante è ottenere l'8 per cento su base regionale, che è la soglia di sbarramento per il Senato, non irraggiungibile se la lista vedesse uniti i nomi di Albertini e Formigoni. In questo modo otterremmo quattro senatori» dice. E aggiunge: «Tutto dipende dall'accordo nazionale tra la Lega e il Pdl. Se non dovesse esserci, noi speriamo ancora che tutto il Pdl possa sostenere Albertini».
Ma nonostante gli auspici dei fedelissimi, il sostegno del Pdl ad Albertini non c'è e la posizione di Formigoni è isolata. La sua forza contrattuale nel Pdl è scesa molto dopo che il presidente della Regione ha fallito nel mandato di far ritirare Albertini. E anche nella Lega il suo nome non è molto ben visto. Anzi, il partito di Maroni vorrebbe usare la battaglia antimafia in Regione come uno degli elementi della campagna elettorale in Lombardia. Ipotesi che fa imbufalire Formigoni e i suoi.
La Lega si chiama fuori. Dice il segretario lombardo, Matteo Salvini: «Anche se ci fosse una lista Formigoni, non ci tocca e non ha nessuna influenza sull'accordo con il Pdl. Sono fatti loro».
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