Calcagno e Sandri candidati per sostituire Nicora e Tauran nella commissione che controlla la banca vaticana. Resta discusso il licenziamento di Gotti Tedeschi
Lo scorso giugno la nomina del nuovo presidente dello IOR, il successore del banchiere Ettore Gotti Tedeschi «licenziato» con modalità mai viste nella tradizione della Santa Sede, era data per certa per settembre 2012, «dopo il rientro del Papa dal viaggio in Libano». Poi la scelta è slittata a fine anno. Il 10 dicembre scorso era stato il cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson, membro del «board» laico dello IOR nonché estensore del durissimo atto d’accusa contro Gotti volutamente fatto filtrare alla stampa, aveva detto che la scelta «spetta al cardinale Bertone» e che il nuovo presidente sarebbe stato nominato a gennaio. Ora che gennaio sta finendo si comincia a dire che il nuovo presidente arriverà il mese prossimo.
Ma probabilmente dopo il ricambio della commissione cardinalizia che sovrintende allo IOR, in scadenza il 23 febbraio. Un cambiamento di routine, «a motivo della scadenza quinquennale, come accade nei dicasteri», spiegano in Segreteria di Stato. Anche se in questo caso il ricambio potrebbe assumere una rilevanza cruciale proprio per la designazione del successore di Gotti.
Il 23 febbraio 2008, Benedetto rinnovava per un quinquennio la Commissione cardinalizia di vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione, confermando nell’incarico i cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato e camerlengo, e Attilio Nicora, all’epoca presidente dell’Apsa. Nominati ex novo erano i cardinali Jean-Louis Tauran (francese, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religioso), Telesphore Placidus Toppo (arcivescovo di Ranchi, in India) e Odilo Pedro Scherer (arcivescovo di São Paulo, in Brasile). Nel settembre dell’anno successivo, il 2009, i cardinali rinnovavano il board dei laici dello IOR, il quale eleggeva Ettore Gotti Tedeschi come presidente, chiamato ad attuare la linea della trasparenza e dell’adeguamento alle norme internazionali antiriciclaggio voluta dal Papa e dal cardinale Bertone.
Dopo appena due anni e otto mesi, nel maggio 2012, Gotti veniva defenestrato con modalità assolutamente inedite per la Santa Sede, che decideva – nell’epoca dei vatileaks – di far filtrare alla stampa il durissimo documento firmato da Anderson, nel quale non soltanto si accusava il presidente di «incapacità» di portare avanti i suoi doveri, di «mancanza di prudenza e precisione», ma lo si sospettava persino di aver avuto a che fare con vatileaks, per «incapacità di fornire spiegazioni sulla diffusione dei documenti in possesso del presidente».
Il Vaticano precisava che la mozione di sfiducia «adottata da parte del Consiglio di Sovrintendenza è stata fondata su motivi oggettivi, attinenti alla governance dell’Istituto, e non determinata da una presunta opposizione alla linea della trasparenza, che anzi sta a cuore alle autorità della Santa Sede, come all’Istituto stesso». Al deterioramento del rapporto tra Gotti e i vertici della Segreteria di Stato avevano contribuito anche le vicende legate alla legge antiriciclaggio (n. 127) riscritta in tutta fretta durante le vacanze di Natale del 2011 in seguito alle richieste di Moneyval ma con l’introduzione di modifiche che limitavano l’autonomia dell’AIF, l’autorità di informazione finanziaria presieduta dal cardinale Nicora. Modifiche a loro volta nuovamente corrette nelle scorse settimane, dopo le osservazioni critiche di Moneyval.
Nonostante le smentite di rito e il tentativo di ricondurre la decisione soltanto alla volontà del board dei laici, le modalità del licenziamento di Gotti erano state motivo di discussione dai cardinali della commissione. Secondo varie indiscrezioni, Nicora e Tauran – peraltro non annoverabili d’ufficio tra i sostenitori di Gotti Tedeschi, sulla cui nomina a suo tempo avevano manifestato qualche iniziale riserva – avrebbero sollevato obiezioni. Quando questa indiscrezione filtrò, lo scorso giugno, il diretto della Sala Stampa padre Federico Lombardi smentì l’esistenza di divisioni interne alla commissione, spiegando che i cardinali avevano «preso atto» del licenziamento di Gotti. Resta da spiegare come mai la designazione del nuovo presidente sia andata così a rilento, una gestazione che a febbraio raggiungerà i nove mesi.
Intanto si fanno i nomi di due possibili «new entry» nella commissione di vigilanza sullo IOR: il cardinale Domenico Calcagno, successore di Nicora come presidente dell’APSA e bertoniano; e il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, già Sostituto della Segreteria di Stato. Nicora, che ha già compiuto 76 anni, non verrebbe rinnovato, anche perché nel rapporto pubblicato da Moneyval lo scorso luglio (par. 797) si afferma che il doppio incarico del porporato – membro della commissione di vigilanza sullo IOR e presidente dell’AIF – rappresenta «un serio conflitto di interessi». In precedenza gli esperti valutatori di Moneyval non avevano dato importanza alla presenza di Nicora: nel report preliminare del 27 aprile 2012 (par. 294) si leggeva infatti che «non ci sono indicazioni che questo doppio incarico comprometta l’indipendenza dell’AIF». Mentre nel caso di Tauran non ci sono motivi legati all’età o ai doppi incarichi: nel caso di mancata riconferma si tratterebbe soltanto di un normale avvicendamento. Ma non è escluso che ricambio possa riguardare anche i porporati Scherer e Toppo.
A. TOR.CITTÀ DEL VATICANO
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