di Francesco ColafemminaDovrebbe
costituire una interessante novità, in realtà si tratta di una storia
penosa. Sto parlando del nuovo corposo volume di Mons. Tiziano Ghirelli,
pubblicato dalla LEV a un prezzo economico e conveniente che ne
garantirà l'estrema diffusione nelle curie diocesane d'Italia: 110 euro!
Come tutti i volumi accessibili anche questo ha un titolo niente
affatto enigmatico o elitario, no: "Ierotopi cristiani. Le chiese
secondo il magistero". Ma quale magistero? Facile: quello del Ghirelli,
mica quello del Papa!
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Mons. Tiziano Ghirelli |
Sfugge
naturalmente ai cristiani infanti il concetto di "ierotopo", ben noto
invece a quelli adulti. Un termine mutuato forse dal cristianesimo
orientale che anziché elevare le forme del sacro ad un livello ideale,
le abbassa al locale, al topos inteso quale luogo terreno, e già questo
dovrebbe bastare a squalificare questa "poderosa" opera.
Ma
chi è Monsignor Tiziano Ghirelli? E' il direttore dell'ufficio per i
Beni Culturali della diocesi di Reggio Emilia - Guastalla, in altri
termini è il fautore dell'obbrobrioso adeguamento liturgico della
Cattedrale di Reggio
di cui ci eravamo già occupati un anno fa.
Ghirelli però fra un Vescovo e l'altro ha dovuto subire la rimozione
dell'orrida sede episcopale di Yannis Kounellis voluta da Mons.
Camisasca. Un duro colpo inferto al suo progetto di innovazione o meglio
di giustapposizione fra "polarità" estetiche.
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La famigerata cattedra di Kounellis, rimossa da Mons. Camisasca |
Ghirelli
tuttavia non si è lasciato spaventare da questa ferma volontà del nuovo
Vescovo di Reggio, un retrogrado - ca va sans dire -, d'altro canto il
suo progetto personale era programmato ormai da qualche anno. Infatti
già nel
bilancio 2011 della Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia "Pietro Manodori" era presente questa voce:
20.000
euro - una cifra proletaria - per il volume di Ghirelli che sarebbe
stato pubblicato però solo a Novembre 2012. Questo lavoro, poi, non è
altro che la tesi di dottorato in Sacra Teologia dello stesso Ghirelli,
tesi discussa il 2 dicembre 2012 presso la Facoltà Teologica dell'Emilia
Romagna, moderatore il professor Enrico Mazza (
il solito prete accademico in giacca e cravatta).
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Chiesa di San Floriano in Gavassa - Il locale bianco è una nuova chiesa apprezzata dal Ghirelli! |
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Questa chiesa sarebbe realizzata secondo il magistero? Il magistero di chi? |
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Tabernacolo dove sei? |
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Inginocchiatoi dove siete finiti? |
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Un prete circondato dal vuoto: metafora dell'architettura sacra contemporanea? |
Ebbene,
2 considerazioni. Sorvolo sulle trame che hanno visto Ghirelli recarsi a
Roma più volte per perorare la causa dell'abominio artistico di Reggio,
scongiurando ogni possibile recensione critica da parte
dell'Osservatore Romano, mi preme piuttosto identificare un vero e
proprio dramma relativo all'arte e all'architettura sacra. Mi riferisco
all'elitarismo che questa pubblicazione vuol rinfocolare in opposizione
agli sforzi di tanti, anche del sottoscritto, per assicurare al tema una
discussione orizzontale e aperta. Ghirelli pubblicando un volumaccio da
110 euro che già si autodefinisce un "imponente lavoro ricco di
immagini a colori di alta qualità per gli studiosi del settore." punta a
solleticare tutti quei monsignorini delle curie diocesane italiane che
ambiscono a cancellare ogni retaggio del passato, assieme ai loro
architetti di fiducia, cooptati il più delle volte in virtù di non
chiari legami di interesse e potere. A loro si rivolge questo volume, e
nel prezzo è indicata una filosofia teorica e pratica: il magistero
della Chiesa interpretato dal Ghirelli è quello autoreferenziale delle
Conferenze Episcopali, è quello delle archistar o di meno noti progetti
provinciali (come quello della chiesa di
San Floriano in Gavassa esaltato oggi da
Ghirelli su Avvenire),
è insomma quel magistero elitario che coincide col mondo radical chic
degli ideologi o dei manipolatori culturali. Non certo il magistero del
Papa, evidentemente ignorato o quantomeno considerato di serie B. Quel
magistero che invita a porre al centro di una chiesa il Tabernacolo, che
invita a riconsiderare l'adorazione, che sollecita la riscoperta
dell'orientamento, che intesse un rapporto fondamentale fra liturgia e
architettura e che rinnova l'idea di "partecipazione attiva" con la
pratica della preghiera.
La seconda considerazione concerne il
senso di quest'opera che nasce già ricoperta da copiosi strati di muffa.
Sprecare 800 pagine con immagini e ardite interpretazioni
parateologiche delle noiose menate di questa o quella Conferenza
Episcopale, prendendo peraltro ispirazione da un volume di don Virginio
Sanson dedicato al medesimo argomento, non fa che confermare la
decadenza, il vuoto di senso di una moda architettonica rivoluzionaria
le cui istanze di sovvertimento della tradizione della Chiesa sono ormai
decadute. Fin troppa comunità, fin troppa partecipazione attiva, fin
troppa interscambiabilità fra sacerdote e fedeli, sacro e profano,
piazza e chiesa, hanno ridotto l'architettura sacra all'ombra di se
stessa. Perciò la storia di Monsignor Ghirelli e del suo volume a prezzo
di costo non è nient'altro che la penosa parabola discendente di un
mondo clericale incapace di comprendere che l'unica vera innovazione
coincide con la tradizione. Sì, con quella vecchia stantia e retrograda
tradizione che a partire dagli inizi del '900 è stata messa in
discussione e integrata con stili, forme e istanze del tutto estranee al
patrimonio millenario della Chiesa.
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