social network”
Si è rotto qualcosa nel coro unanime di entusiasmo che
ha accompagnato fino ad oggi la discesa di Papa Ratzinger
su Twitter e l’utilizzo sempre più diffuso dei new media da parte dei preti.
«Non lo vedo bene l’85enne Papa, teologo e pensoso, ad avere a che fare con Twitter — ha detto ieri DinoBoffo, direttore di Tv 2000 della Cei — basta con questa ubriacatura da social network, anche dentro la Chiesa».
Classico fulmine a ciel sereno, perché arriva da uno dei maggiori esperti di
comunicazione della Chiesa italiana. Segnale però che qualche dubbio cova sotto
la cenere, e che non tutti i fedeli e i sacerdoti sono convinti della scelta di Benedetto XVI,
quasi che le attività in rete possano contribuire ad alimentare lo svuotamento delle chiese
e la crisi delle vocazioni.
Boffo ha parlato a Venezia durante un incontro organizzato dal Patriarcato per la festa
di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. «Questa ubriacatura la pagheremo cara
— ha aggiunto,in un discorso diventato accusa — ci sveglieremo che non avremo più
i nostri media cattolici, quelli classici che ti mettono a contatto con il cuore vivo della
comunità». Non solo. «I social network sembrano dare sprint e un tocco di notorietà
a buon prezzo, ma non possono sostituirsi agli altri», ha ribadito Boffo durante
l’incontro di ieri, nel quale ha anche accennato alle false accuse del Giornale che lo travolsero
nel 2009 costringendolo a lasciare la direzione di Avvenire («Fui vittima di un giornalismo
killer»).
L’intervento di Boffo sui social network non è stato proprio una carezza per tutti
quei cybernauti della fede impegnati sui vari facebook e twitter, che giusto tre giorni
fa avevano avuto la benedizione del pontefice nel messaggio per la 47esima Giornata
mondiale delle comunicazioni sociali. «Non capisco i toni apocalittici di Boffo —
dice a Repubblica l’arcivescovo Claudio Maria
Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali — e non vedo
nemmeno l’“ubriacatura” di modernità. Il Papa non intende certo sostituire i media vecchi
con quelli nuovi,ma è un fatto che oggi il 35 per cento dei giovani si informa su Internet.
Certe persone troveranno solo in rete la parola del Signore, e lì la Chiesa ci deve essere».
I numeri parlano chiaro. I seguaci del Papa su Twitter hanno superato i 2 milioni e mezzo
nelle otto lingue tra cui il latino in cui è già attivo l’account. Il profilo italiano di Ratzinger
conta più di 288 mila follower (l’ultimo tweet è del 23 gennaio e recita «molti falsi idoli
emergono oggi. Se i cristiani vogliono essere fedeli, non devono avere timore di andare
controcorrente »).
E poi ci sono i “sacerdoti del web”, sempre più numerosi. C’è il cardinale Gianfranco Ravasi,
presidente del Pontificio Consiglio della cultura, con 32 mila follower.
L’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe sta pensando di iscriversi
(«Anche Gesù, se nascesse oggi, sarebbe su Facebook »).
E, tra monsignori, vescovi, suore e sacerdoti online, c’è anche don Antonio Spadaro,
direttore di Civiltà cattolica, che ha più di 6000 follower su Twitter ed è autore del blog
Cyberteologia
.
Alla polemica aperta da Boffo non vuole rispondere. Era stato più loquace quando sull’
Osservatore romano apparve qualche mese fa un articolo di Christian Martini Grimaldi
nel quale in sostanza si sottolineava il rischio di «isolamento » per chi usa troppo i social network.
«Attribuire al web le colpe che sono nostre — scrisse allora sul suo blog Spadaro — è solo una forma di deresponsabilizzazione».
Fabio Tonacci
in “la Repubblica” del 27 gennaio 2013
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La crescente attenzione di papa Benedetto XVI per i social network è stata ribadita anche pochi giorni fa, nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. L'evento che più di ogni altro simboleggia questo coinvolgimento del Pontefice è forse la decisione di aprire un proprio account su Twitter (in varie lingue), decisione che a metà dicembre 2012 è stato seguita e commentata in tutto il mondo. Per questo Popoli - nella rubrica sui nuovi media realizzata ogni mese in collaborazione con Oogo - ha svolto un'inedita analisi, concentrandosi su due ambiti: le reazioni generate in rete dai tweet del Papa e l'utilizzo di Twitter fatto da alcuni cardinali che, in varie parti del mondo, sono attivi su questo social network. Nei commenti sulla presenza di Benedetto XVI su Twitter spesso ci si sofferma unicamente sulla valutazione del numero dei followers (attualmente quasi un milione e mezzo, per il profilo in lingua inglese). La ricerca di Popoli e Oogo ha cercato di andare oltre, e ha preso in considerazione i 270.456 messaggi di risposta da parte della rete generati nel primo mese di vita di Pontifex, suddividendoli - attraverso il metodo della «sentiment analysis» - in positivi e negativi, e analizzandone i contenuti. I risultati sono riprodotti nell'infografica cliccabile sopra. Emerge, in particolare, che i tweet con contenuto positivo sono superiori, anche se di poco, a quelli negativi: 26.426 contro 22.542 (gli oltre 200mila messaggi restanti avevano un contenuto neutro). Esaminando i 100 top tweet di risposta, si nota che i messaggi negativi si sono concentrati prevalentemente sulla questione dei preti pedofili (26%) oppure consistevano in vere e proprie ingiurie (25%). Nel caso dei messaggi positivi, la categoria più rappresentata è quella della ripresa di tweet e frasi dello stesso Papa (26,5%), seguita da ringraziamenti e auguri (25%). La seconda parte della ricerca ha preso in considerazione i profili Twitter di otto cardinali (due italiani, Scola e Ravasi, e sei stranieri), a cui è stato aggiunto un non cardinale che si sta affermando come voce sempre più autorevole nel rapporto tra fede e tecnologia: il gesuita Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica. Ogni profilo è stato analizzato sotto vari aspetti: anzianità su Twitter, numero di followers, di followings e di retweet, tipologia di messaggi inviati, ecc. Clicca qui per leggere l'articolo. In un prossimo articolo in uscita su Popoli, verrà svolta un'analisi analoga su alcuni esponenti della «Chiesa di base» presenti in modo incisivo su Twitter, in Italia e nel mondo. |
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© FCSF – Popoli
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