Il 10 gennaio incontro col Forum di Todi che prova a conciliarlo con i liberal democratici. L'idea di una lista unica alla Camera
Mario Monti stende sempre più la sua rete. Dopo l’endorsement vaticano di fine anno, il 10 gennaio il presidente del Consiglio incontrerà tutto il mondo cattolico organizzato e mobilitato dal Forum di Todi. E due giorni dopo Monti sarà a Orvieto, dove aprirà i lavori dell’annuale convegno dell’area Liberal del Pd, quella che fa capo ad Enrico Morando, un’area che ha più volte manifestato la sua simpatia politica per il premier.
Due convegni di segno molto diverso, ma tenuti assieme dall’interesse del Professore per gli elettorati di confine. L’incontro promosso dal Forum di Todi, che si terrà in un albergo romano, era organizzato per discutere come rendere operativo il manifesto lanciato nella cittadina umbra, quello che caldeggiò un nuovo protagonismo dei cattolici in politica. Ma il 27 dicembre, dalle colonne di «Avvenire», Carlo Costalli, presidente pro-tempore del Forum, aveva invitato il premier a partecipare all’incontro e nelle ultime ore Monti, ormai proiettato nella campagna elettorale, avrebbe accettato e con ogni probabilità verrà a discutere della sua agenda per l’Italia con le associazioni del mondo del lavoro - Cisl, Coldiretti, Mcl, Confocooperative, Acli, Confartigianato e Compagnia delle Opere - ma anche con i movimenti religiosi, dai Neocatecumenali, al Rinnovamento nello Spirito, dai Focolarini all’Azione Cattolica, come pure con le «reti» riconosciute dalla Conferenza episcopale italiana, cioè il Forum delle famiglie, Scienza & vita e Retinopera.
Nell’ottobre del 2011 dai cattolici di Todi, sebbene poche settimane prima della caduta del governo Berlusconi, era venuta una spallata che aveva contribuito alla caduta del Cavaliere. Dopo Andrea Olivero delle Acli, altri due presidenti di associazione sono ora pronti a candidarsi: Giorgio Guerini, fino a pochi giorni fa alla guida di Confartigianato, e Luigi Marino, attuale presidente di Confcooperative. Un impegno che, se fosse formalmente confermato, rappresenterebbe un significativo coinvolgimento del Forum.
Due giorni più tardi Mario Monti andrà in Umbria per un altro convegno politico-culturale, quello promosso dai Liberal del Pd: il 12 gennaio il Professore aprirà il consueto appuntamento dell’area migliorista. L’invito risale ad alcuni mesi fa, Monti lo ha confermato, mentre ha dato forfeit il leader del Pd Pier Luigi Bersani, che era stato invitato anche lui. Ieri intanto Monti è stato impegnato in lunghe riunioni relative alle liste da presentare alle elezioni.
Dopo la fondata denuncia del Pdl Peppino Calderisi («il nome di Monti può essere scritto su un solo simbolo»), ha ripreso quota l’ipotesi di presentare anche alla Camera, oltreché al Senato, un’unica Lista Monti, nella quale far confluire non soltanto gli esponenti della società civile ma anche quelli dell’Udc e del piccolo Fli di Fini.
Dopo un’altalena che dura da dieci giorni, una decisione definitiva è attesa nelle prossime ore. Monti punta sulla Lista unica, un escamotage che gli consentirebbe un controllo molto più preciso sui candidati.
FABIO MARTINI - ANDREA TORNIELLIROMA
Chiesa, dietrofront sul Prof: i temi etici sono la priorità
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di È grande la confusione nel mondo cattolico. Le parole che ieri ha pronunciato Andrea Riccardi, eminenza laica del rassemblement per Mario Monti, dividono Vaticano e vescovi italiani. I temi etici sensibili? «Sono cose importantissime - ha detto Riccardi a Radio Anch'io - ma non sono l'urgenza di questa formazione. Dire ciò non vuol dire sottovalutarli, ma evitare immediatamente di ideologizzare la vita politica». Parole pronunciate proprio mentre Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale italiana, dedicava buona parte del proprio numero all'«agenda del Paese reale», ai «punti fermi dei movimenti e delle associazioni cattoliche» per il futuro dello stesso Paese. Quali? Quei valori non negoziabili sui quali la Chiesa non può scendere a compromessi: famiglia, vita, ma insieme anche lavoro e questioni sociali.
La linea che la Chiesa ha deciso di dare dopo che l'Osservatore Romano prima, e lo stesso Avvenire pochi giorni dopo, avevano fatto pensare a un appoggio concreto delle gerarchie per Monti è una: non schierarsi e ricordare a tutti gli schieramenti quali sono le priorità dei cattolici, un popolo numeroso in Italia, che chiede di essere ascoltato. E non a caso di valori hanno parlato ieri ancora sia Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che ha chiesto di salvaguardare servizi e lavoro, e sulle frequenze della Radio Vaticana anche monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio giustizia e pace. «I partiti - ha detto Toso - se credono in un riformismo pieno e rispettoso delle persone, devono comprendere nei loro programmi e nelle loro agende, alcuni principi di fondo quali il diritto al lavoro, la tutela dello Stato sociale e democratico contrastando la sua erosione, i tentativi di abbatterlo e la crescita delle diseguaglianze».
La linea che la Chiesa vuole mantenere è quella già enucleata nel 2002 dalla nota dottrinale di Joseph Ratzinger sull'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica. Il contributo dei cattolici in politica deve essere attivo, aperto al dialogo, rivolto al bene comune e non agli interessi di parte. «Aborto ed eutanasia - ha detto monsignor Rino Fisichella sulla Stampa ripreso non a caso da Avvenire - non possono essere considerati dei diritti perché contravvengono ai principi fondamentali della legge naturale. E la famiglia va giuridicamente difesa dalla mera equiparazione ad altre forme di vita comune. È su questo campo che si misura il grado di coerenza di un politico cattolico, non sulle dichiarazioni a priori». Di più ha detto anche monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e attuale commissario Cei per l'immigrazione: «L'Agenda Monti è un quadro generale» me dentro «non vi ho visto una grandissima attenzione ai più poveri, agli ultimi». E ancora: «Non vorrei che per tentare di salvare l'insieme, i più deboli vengano dimenticati». In vista delle prossime elezioni politiche, comunque, «la Chiesa deve restare veramente super partes e i cattolici votino liberamente senza essere ingabbiati». «Non devono essere le gerarchie ecclesiastiche ad attribuire patenti di cattolicità. Con le indicazioni di voto a favore di uno schieramento politico, il Vaticano e l'episcopato usurpano la legittima autonomia dei laici». Come Mogavero ha parlato anche il neo arcivescovo di Ferrara, Luigi Negri. Mentre a Renato Schifani che su Avvenire ha scritto ieri che sui «valori» contano solo i fatti, Marco Tarquinio, direttore dello stesso quotidiano, ha risposto ringraziandolo «per aver richiamato con grande nettezza un punto che, per la mia piccola parte, non mi stanco di sottolineare: sulle grandi e davvero universali questioni valoriali che investono la vita delle persone e delle comunità tutti sono chiamati in causa, tutti sono chiamati a una consapevole e feconda unità e coerenza di visione. E nel concreto dell'azione politica, parlano e parleranno soltanto i fatti».
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