Un anno fa esplose lo scandalo, proviamo a tirare le somme
Una porpora, una grazia e un episcopato. Potrebbe essere l’incipit di una barzelletta, ma è il bilancio della vicenda Vatileaks a un anno esatto dal suo inizio.
La porpora è quella che ha ricevuto, nel mini concistoro del 24 novembre scorso, l’ex Prefetto della Casa Pontificia e attuale Arciprete della Papale Basilica di San Paolo fuori le mura, il cardinale James Michael Harvey. La sua età anagrafica (ha 63 anni) è il segno eloquente che la sua promozione ha un sapore assai inedito nella storia recente della Chiesa di Roma Il suo diretto predecessore, Dino Monduzzi, infatti, lasciò la Prefettura a 76 anni, tredici anni dopo Harvey quindi, diventando cardinale subito dopo. E andando ancora indietro Jacques-Paul Martin lasciò a 78 anni, quindici anni dopo il neo porporato statunitense.
La grazia è quella che ha ricevuto alla vigilia di Natale l’ex maggiordomo di Benedetto XVI. A portargliela nella cella della Gendarmeria Vaticana è stato lo stesso Pontefice. Gabriele è la fonte Maria del libro "Sua Santità" di Gianluigi Nuzzi nel quale sono stati pubblicati alcuni documenti riservati del Papa consegnati proprio dal maggiordomo al giornalista autore del volume.
E l’episcopato è quello che ha ricevuto solennemente, il 6 gennaio scorso, il segretario particolare del Papa e successore di Harvey alla Prefettura della Casa Pontificia, monsignor Georg Gänswein. Fu proprio quest’ultimo, durante la bufera Vatileaks, a individuare in Paolo Gabriele l’autore della fuga dei documenti dall’appartamento del Papa. Gänswein, leggendo il libro di Nuzzi, si accorse che alcune lettere pubblicate nel volume non erano mai uscite da quelle stanze. I sospetti allora si concentrarono sulle pochissime persone che frequentano quel luogo a dir poco inaccessibile e l’occhio accusatore cadde proprio sul maggiordomo. Sospetto che si rivelò presto fondato e che portò, dopo un breve processo, alla condanna di Gabriele a diciotto mesi di reclusione per furto aggravato. Ma, dopo alcune settimane di carcere, è intervenuta la grazia del Papa.
Dei protagonisti di questa storia non può essere ignorato il quarto, l’unico che vive fuori le mura vaticane, ovvero Nuzzi. Le vendite del suo libro non sono andate bene come quelle del volume precedente, "Vaticano S.p.A.". La notorietà acquistata con la divulgazione delle carte segrete del Papa si è presto spostata sul maggiordomo Gabriele. Il programma televisivo "Gli Intoccabili" in onda su La7 e condotto da Nuzzi, all’interno del quale il giornalista rivelò i primi documenti riservati di Benedetto XVI tra i quali le lettere dell’allora segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, monsignor Carlo Maria Viganò, al Papa e al cardinale Tarcisio Bertone, non ha conosciuto una seconda stagione. E Nuzzi, dopo un’iniziale comparsa come ospite più che come autore di inchieste, nella prima puntata del programma condotto da Gad Lerner sempre su La7 "L’infedele", non è più apparso sugli schermi televisivi.
La domanda sorge spontanea: se Gabriele non avesse fotocopiato i documenti riservati di Benedetto XVI e non li avesse passati a Nuzzi e se quest’ultimo non li avesse resi di dominio pubblico Harvey avrebbe ricevuto la porpora e Gänswein sarebbe diventato vescovo? Se il cardinalato del primo e l’episcopato del secondo derivano direttamente da come è stata condotta la vicenda Vatileaks, senza quella fuga di notizie non ci sarebbe stato alcun cambiamento.
Del resto nella Curia romana sono molti a sottolineare che cinque dei sei cardinali che il Papa ha creato nel mini concistoro del novembre 2012 sarebbero dovuti già essere inseriti nella lista dei nuovi porporati del febbraio dello stesso anno. Cinque, appunto, non sei, ovvero non Harvey. Il suo nome non era in programma e del resto non ricopriva una sede cardinalizia. Infatti, quando il Papa annunciò a sorpresa la decisione di creare sei nuovi cardinali specificò subito di avere in animo di nominare Harvey, allora Prefetto della Casa Pontificia, Arciprete della Papale Basilica di San Paolo fuori le mura. Nomina che, come da copione, fu ufficializzata la vigilia del concistoro nel quale Harvey avrebbe ricevuto dalle mani di Benedetto XVI la berretta cardinalizia. «Sa perché si dice che il Papa crea i porporati?», sussurra un vescovo di Curia. «Perché fa come Nostro Signore che creò dal nulla. Anche il Papa nel concistoro crea dal nulla i cardinali. Proprio dal nulla».
http://www.orticalab.it/Vatileaks-morale-della-favola
Cari amici, la notizia della nuova sistemazione lavorativa per Paolo Gabriele, l’ex aiutante di camera di Benedetto XVI reo confesso di aver sottratto e divulgato le carte dalla scrivania della segreteria papale finite nel libro di Gianluigi Nuzzi «Sua Santità», ha provocato diversi commenti e reazioni. Come sapete, Gabriele andrà a lavorare come impiegato presso una cooperativa sociale che svolge dei servizi per l’ospedale Bambin Gesù, di proprietà del Vaticano. Lavorerà nella nuova sede dell’ospedale, recentemente inaugurata accanto alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove ha appena preso possesso del suo incarico di arciprete il neo-cardinale statunitense James Harvey, che da Prefetto della Casa Pontificia aveva raccomandato Gabriele per l’incarico di maggiordomo papale.
Ho ricevuto un twitter di una persona che dice: «Si vede che per trovare lavoro bisogna rubare e diffondere i documenti segreti del Papa». La reazione di alcuni, all’esterno ma anche all’interno del Vaticano, è di freddezza. Si dice: ma come, l’ex maggiordomo ha compiuto un’azione gravissima, ha messo in piazza la corrispondenza privata del Papa, e dopo essere stato condannato viene prima graziato – il provvedimento, come ricorderete, è stato comunicato a Gabriele dallo stesso Benedetto XVI durante la visita che gli ha fatto – e ora anche «ricollocato» con una nuova occupazione, seppure fuori dalle mura vaticane. Che giustizia è mai questa? C’è chi ha fatto notare con una punta di irritazione il fatto che Gabriele, ritornato un uomo libero a tutti gli effetti, sia uscito a fare la spesa e persino che sia apparso «sorridente». C’è chi vede nella grazia e nella nuova sistemazione un cedimento al «buonismo», che rischierebbe di vanificare l’azione dei giudici e degli investigatori vaticani. C’è chi ricorda che il Papa si è comportato come nessun altro capo di Stato avrebbe fattoe tra le righe – almeno in questo caso – sembrerebbe auspicare il contrario.
Tutte osservazioni comprensibili e ragionevoli, umanamente parlando. Ciò che però sfugge è che Papa Ratzinger, e come lui hanno fatto i suoi immediati predecessori, anche in questo casonon si è mosso sulla base del senso comune, ma a partire da qualcos’altro. Perché crede a ciò che predica e sa che non potrà mai essere assimilato a un qualsiasi altro capo di Stato. Sa che il «vicario di Cristo» deve seguire le orme di Gesù, «mettersi dietro di Lui», come ordina Gesù stesso a Pietro, quando gli dice «Vade retro me!». Gesù ha perdonato il tradimento di Pietro e perdona a noi i peccati, anche i più gravi, se ci riconosciamo bisognosi della sua misericordia. Il cristiano sa di essere il destinatario di una grazia sovrabbondante, una misericordia che oltrepassa ogni umana immaginazione, impossibile da comprendere in base alla «meritocrazia» (se Dio agisse nei miei riguardi soltanto sulla base di un criterio meritocratico, sarei davvero fritto). Basta leggere il Vangelo per comprendere quanto la logica di Dio sia diversa da quella del mondo. È utile andare a rivedere lo straordinario dialogo avvenuto il 18 dicembre 2011 tra il Papa e i detenuti del carcere di Rebibbia per rendersene conto: invito chi non l’avesse ancora fatto, a rivedere lo straordinario Tg2 Dossier su Benedetto XVI curato da Lucio Brunelli.
Con il gesto del perdono e della grazia Benedetto XVI non minimizza la gravità di quanto accaduto e le sue conseguenze, ma segue l’esempio di Colui di cui è vicario. Con la decisione di trovare una sistemazione all’ex maggiordomo, presa soprattutto pensando alla moglie e ai suoi tre figli, il Papa mostra la sua compassione per la famiglia: un tema centrale nella predicazione della Chiesa di questi tempi. «Nessun peccato è troppo grande: una miseria finita, per quanto enorme, potrà sempre essere coperta da una misericordia infinita», diceva Albino Luciani. Chissà se è per questo che Paolo Gabriele è persino tornato a sorridere.
http://2.andreatornielli.it/?p=5578
SE QUESTO E’ UN CORVO - DOPO LA GRAZIA, IL VATICANO CONCEDE A PAOLO GABRIELE CASA E LAVORO: “IMPIEGATO” NELLA NUOVA SEDE DISTACCATA DEL BAMBINO GESU’ - LA CASA IN VATICANO AL NUOVO MAGGIORDOMO DEL PAPA, SANDRO MARIOTTI - IL NUOVO ARCIPRETE DELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA E’ IL CARDINALE HARVEY, CHE “RACCOMANDO’” PAOLETTO AL PAPA - I DUE ANCORA GOMITO A GOMITO….
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