Andrea Riccardi: il ministro di Monti… e di Bersani
E' il persuasore del premier alla salita in politica. E' l'uomo di Scelta Civica più vicino al Pd e al centrosinistra. E si candida a un posto di primo piano nel prossimo governo. Chiunque vinca
L’anello di congiunzione tra il centro guidato da Mario Monti e il centrosinistra di Pier Luigi Bersani esiste davvero ed è ben identificabile.
E’ al fianco del Professore nella tournée elettorale. E’ stato tra i più convinti persuasori del premier per la salita in politica. Ha lavorato in prima persona alla nascita dello schieramento centrista. Veste la casacca di Scelta Civica, ma gode di ottimi rapporti anche con gli avversari progressisti. Si tratta del ministro della Cooperazione Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, negli anni scorsi già vicino al Pd di Walter Veltroni, segretario che gli propose di impegnarsi in prima persona per il partito, e nelle ultime settimane tra gli esponenti montiani più attenti nell’evitare accuse e scontro diretto con la coalizione di Bersani.Candidato Consiglio Regionale Lombardia Lista Civica Albertiniwww.gianlucagiorgetti.it
E’ al fianco del Professore nella tournée elettorale. E’ stato tra i più convinti persuasori del premier per la salita in politica. Ha lavorato in prima persona alla nascita dello schieramento centrista. Veste la casacca di Scelta Civica, ma gode di ottimi rapporti anche con gli avversari progressisti. Si tratta del ministro della Cooperazione Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, negli anni scorsi già vicino al Pd di Walter Veltroni, segretario che gli propose di impegnarsi in prima persona per il partito, e nelle ultime settimane tra gli esponenti montiani più attenti nell’evitare accuse e scontro diretto con la coalizione di Bersani.Candidato Consiglio Regionale Lombardia Lista Civica Albertiniwww.gianlucagiorgetti.it
ZERO SGARBI AL PD – Trovare nelle dichiarazioni di Riccardi affermazioni scomode per Pd, alleati, e leader del centrosinistra è impresa ardua. Il ministro sceglie i toni bassi, glissa le domande maliziose, quelle che strappano frasi al vetriolo contro gli avversari, e ribadisce – in questo caso in maniera netta – che gli eventuali accordi con le altre forze parlamentari si fanno dopo le elezioni. Insomma, tutt’altro scenario rispetto alle reciproche accuse che, dai giorni della salita del Professore, un giorno sì e l’altro pure, Monti, Bersani e Vendola non evitano di lanciarsi. Riccardi lascia un canale di comunicazione aperto con il centrosinistra, proprio negli stessi giorni in cui Monti ripete che “Pd e Pdl non sono in grado di offrire una visione nuova”, che “sono partiti vecchi”, che hanno ostacolato le riforme.
GLI ELOGI DAL CENTROSINISTRA – Se Monti dice che il Pd è nato nel 1921 Riccardi sostiene di essere interessato a ciò che dice Bersani e fa sapere di ritenere altrettanto “interessante” che anche a sinistra il conservatorismo venga messo a tema come punto fondamentale del dibattito. “Ho stimato – ha affermato il ministro nelle settimane scorse – il processo della sinistra per la scelta del leader perché ha riavviato il dibattito in un momento in cui gli italiani si allontanano dalla politica, a volte anche giustamente”. Un vecchio feeling. Riccardi nell’autunno scorso è finito nella lista dei possibili leader del centrosinistra alle Elezioni Regionali in Lazio, in alternativa a Nicola Zingaretti, o alle Comunali di Roma, per la sfida a Gianni Alemanno. A lanciare la proposta di alleanza con Casini e i centristi e di candidatura del ministro montiano alla carica di primo cittadino e’ stato Giuseppe Fioroni, ex ministro dell’Istruzione del governo Prodi, deputato del Pd vicino al segretario laziale Enrico Gasbarra. E lui, Riccardi, non ha rifiutato del tutto l’idea di rappresentare insieme centro e sinistra. “Credo che su queste cose ci si debba ragionare tutti insieme pensando al bene di Roma”, ha fatto sapere il ministro poco dopo la proposta di Fioroni. E ancora: “Fare il sindaco di Roma è una cosa bellissima. Se me lo chiedesse un segretario di partito ne discuterei con lui e gli risponderei di sì o di no”.
CAMPAGNA A BASSO PROFILO – I punti di convergenza tra Riccardi e la sinistra si sono manifestati fino agli ultimi giorni, quando, nel momento di negare un accordo sottobanco tra Bersani e Monti, il ministro è stato bene attento a non essere categorico: “Non ci sono le categorie politiche per capire cosa sta facendo la lista Monti. Si sente – ha dichiarato – che siamo una stampella della sinistra e poi che siamo lì per fare un piacere al Pdl. Noi abbiamo le idee e le proponiamo”. Si tratta della stessa identica cautela mostrata allo scoppio del caso Monte dei Paschi di Siena, quando Riccardi si è limitato a chiedere di “far luce sulla connessione tra nache e politica” risparmiando di infierire sul Pd coinvolto nella vicenda. L’ultimo messaggio in codice è arrivato tre giorni fa, in un’intervista rilasciata al ‘futurista quotidiano’. Negando ancora una volta accordi pre-elettorali con il Pd, Riccardi ha dichiarato: “Noi corriemo per vincere, poi rispetteremo le decisioni degli elettori”. Come a dire: dopo le elezioni valuteremo il nostro legame con la sinistra.
PERSUASORE DEL PROF – Vista dal Riccardi-pensiero, insomma, si capisce come la linea dei centristi conduca ad una collaborazione con gli avversari di oggi. Ipotesi confermata dalconcreto rischio di insufficienza numerica della coalizione di Bersani al Senato. E dalparere degli stessi candidati di Scelta Civica. Infine, di quanto peso possa avere il ministro nell’iniziativa politica di Monti lo dimostrano proprio le parole del Professore. Intervenendo a Nola (Napoli), venerdì scorso il premier ha dichiarato: “Non posso per un attimo passare la parola al mio collega, il ministro Riccardi, che è il grande colpevole in questa storia. Qui ci sono due persone, in questa sala, che per me hanno avuto la funzione di poli magnetici opposti. Da una parte il ministro Riccardi, che temo sia stato il più grande persuasore nei confronti del sottoscritto perché si impegnasse politicamente. Dall’altra parte c’è mia moglie”.
LA VENDETTA DI CASINI FATTO PIERFESSO DA MONTI: ALLEANZA AL SENATO CON IL PD - TRAVASO DI VOTI E DI BILE DALL’UDC A “SCELTA CINICA”: RICCARDI SCAVA LA FOSSA ALL’UDC NELLE SACRESTIE E CASINI RISCHIA DI FINIRE AL 3% - L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA, SISTEMATI AMICI AL SENATO E COGNATA ALLA CAMERA, TRATTA PER CONTO SUO CON BERSANI E D’ALEMA…
Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"
MONTI - FINI - CASINI - IN FULL MONTY
«Credevamo di arrivare al 5%, ora speriamo nel 4%. Ma con il 3% non tengo il partito, io non ci sto dormendo la notte...». L'incubo di Pier Ferdinando Casini ha le sembianze di un flop elettorale. Il leader centrista accusa Mario Monti di averlo condotto per mano in un vicolo cieco, saccheggiando il consenso dell'Udc a favore della sua lista personale. I due si sentono poco e da giorni a via dei due Macelli è scattato l'allarme.
CASINI MONTI
I sondaggi, infatti, fotografano un'emorragia di voti che nessuno riesce a tamponare. Uno scenario fosco. Anche perché tutti i sondaggi deprimono le sue aspettative. Sebbene i precedenti in qualche modo lo consolano: «I sondaggisti ci sottostimano sempre». Ma per reagire all'emergenza, il capo dell'Udc ha deciso di intraprendere una campagna tv che lo porterà a Ballarò, Porta a Porta e Otto e mezzo.
Ora, però, la tensione sta aprendo uno vero e proprio scontro dentro il Listone centrista. L'Udc, infatti, imputa la discesa verticale dei consensi soprattutto a Monti. Alla sua lista personale che alla Camera ruba consenso allo Scudocrociato e alla scelta di condurre una campagna elettorale "aggressiva" che mette in ombra gli alleati. Casini l'ha capito bene e sta organizzando le contromosse.
Ha consegnato agli ambasciatori del Professore un messaggio: «Se puntate a rendermi irrilevante, io sono pronto a fare un gruppo autonomo al Senato...». Certo, lo scenario scissionista è giudicato dai centristi più avveduti solo una provocazione per evitare di «prendere un'altra fregatura dopo il voto».
MONTI CASINI
Non solo perché i candidati del listone di Palazzo Madama hanno sottoscritto un impegno ad aderire al gruppo unico, ma anche perché solo se l'area Monti infrangerà la soglia del 18%, allora i "casiniani" avranno la speranza di eleggere 10 senatori, il minimo per formare un gruppo autonomo.
PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICA
Non solo. L'ex presidente della Camera ha iniziato a prendere le distanze dagli attacchi del Professore al Pd. Lui vuole mantenere aperto il dialogo con Bersani e D'Alema. E, in caso, anche avviare un dialogo "autonomo" con i Democratici se Monti dovesse arrivare ad una frattura con i futuri alleati e se non dovesse adeguatamente tutelare gli interessi centristi. Che nel caso di Casini significa la presidenza del Senato. Insomma il leader Udc non vuole il ruolo del semplice «donatore di sangue».
PALAZZO MADAMA INTERNOPIERLUIGI BERSANI
Sta di fatto che il peso delle tre liste montiane della Camera determinerà a urne chiuse anche gli equilibri dell'area di centro. Servirà a stabilire le quote del partito che verrà, se davvero si concretizzerà la prospettiva messa nero su bianco davanti al notaio.
In questo senso l'attivismo di Andrea Riccardi rappresenta un ulteriore campanello d'allarme. Il ministro coltiva da sempre un legame importante con l'associazionismo bianco e con le gerarchie vaticane. Ha strappato per diversi "cattolici doc" posti utili in lista e nel suo tour in giro per l'Italia non manca mai di fare tappa anche nelle sedi vescovili. Per gli Udc una temibile calamita dei voti cattolici.
ANDREA RICCARDI
In questo senso l'attivismo di Andrea Riccardi rappresenta un ulteriore campanello d'allarme. Il ministro coltiva da sempre un legame importante con l'associazionismo bianco e con le gerarchie vaticane. Ha strappato per diversi "cattolici doc" posti utili in lista e nel suo tour in giro per l'Italia non manca mai di fare tappa anche nelle sedi vescovili. Per gli Udc una temibile calamita dei voti cattolici.
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