Iniziamo la pubblicazione, in sette parti, la relazione L’americanismo come religione civile: teoria, miti, prassi, frutti
del prof. John Rao (Università di St. John, New York), che si è tenuta
presso il santuario di Madonna di Strada a Fanna (Pordenone, 23 agosto
2012) al XL convegno annuale degli “Amici di Instaurare”.
Grassetti, corsivi, sottolineati e “titoletti” sono a cura della redazione di Radio Spada.
Americanismo… si riferisce a un insegnamento preciso relativo al ruolo redentivo dell’America
nella storia del mondo e all’invito ad un modo di vita particolare
conforme a questo insegnamento. L’insegnamento e il modo di vita
rappresentano una minaccia senza precedenti, ma molto sottile, sia al
Cattolicesimo sia all’ordine naturale che il Cattolicesimo rispetta e
che cerca di perfezionare in Cristo.
Il
carattere particolarmente pericoloso dell’americanismo deriva dalla
trasformazione degli Stati Uniti da semplice nazione che richiede
obbedienza e rispetto legittimi da parte dei suoi cittadini in una forza ideologico-religiosa sacramentale
ed altamente aggressiva, che cerca l’egemonia globale e non tollera
opposizione a ciò che, in ultima analisi, non è altro che il trionfo della volontà arbitraria materialista.
Il suo carattere particolarmente subdolo emerge da due fattori: in primo luogo, dalla sua insistente pretesa di non essere un credo, ma semplicemente una linea guida “pratica” e “pragmatica”, atta ad assicurare un ordine sociale pacifico fornendo “libertà” per tutti in un mondo diviso; e, in secondo luogo, dal suo successo nel convincere la gente che questa affermazione apparentemente pragmatica è così ovviamente vera, che va evitata qualsiasi seria indagine intellettuale sulla sua falsità…
I Padri
Fondatori e i loro successori immediati costruirono gli Stati Uniti… con
elementi derivati dall’eredità britannica dell’America. Ma questa
eredità, alla fine del XVIII secolo, era schizofrenica. Da un lato,
l’eredità della Gran Bretagna includeva l’influenza del cristianesimo,
in particolare di quella forma rigorosamente calvinista che sottolineava
la dottrina protestante della depravazione totale.
Quest’insegnamento
riteneva gli individui irrimediabilmente schiavi del peccato,
dipendenti per la salvezza dalla scelta volontaria di un Dio onnipotente
che gli uomini speravano ancora potesse in qualche modo essere spronato
alla misericordia dalla loro fede in lui. Tale insegnamento non consentiva un ruolo alla Chiesa veramente autorevole e sacramentale, essendo essa giudicata depravata come il resto della natura e quindi incapace d’agire in modo veritiero, santo, ed efficace…
D’altra parte, l’eredità britannica includeva anche l’influenza del cosiddetto illuminismo moderato,
nella formazione del quale avevano giocato un ruolo primario anche un
certo numero di anglicani e di puritani. [Costoro]… volevano
incoraggiare la credenza in un Creatore e una vita pia in accordo con i
Suoi desideri. Eppure, erano
convinti che il piano del Creatore non potesse essere conosciuto e
seguito attraverso l’obbedienza alle religioni confessionali, il cui inesorabile litigare aveva portato discredito su tutta la fede.
Dio,
insistevano, poteva essere adorato correttamente solo in un modo che
apparentemente ribaltava il concetto di depravazione totale: attraverso
uno sviluppo pacifico del mondo naturale che Egli aveva dato agli uomini
come loro casa. E questo non richiedeva nulla di più, per il suo buon
governo, di quella dottrina morale cristiana scontata che era ormai
presumibilmente parte integrante e indiscutibile della comune eredità
occidentale.
Continuiamo la pubblicazione, in sette parti, la relazione L’americanismo come religione civile: teoria, miti, prassi, frutti del
prof. John Rao (Università di St. John, New York), che si è tenuta
presso il santuario di Madonna di Strada a Fanna (Pordenone, 23 agosto
2012) al XL convegno annuale degli “Amici di Instaurare”.
Grassetti, corsivi, sottolineati e “titoletti” sono a cura della redazione di Radio Spada
L’influenza di John Locke sul sistema americano.
James
Madison (1751-1836), il padre della Costituzione americana… colse
l’importanza di due concetti fondamentali enunciati da Locke: la tolleranza religiosa e una divisione dei poteri
governativi… Ciò che rese la tolleranza politicamente attraente per
Madison – come per Voltaire – era l’effetto pratico che essa aveva sulla
religione organizzata, in un paese come gli Stati Uniti. La libertà di religione in America garantiva una “guerra di tutti contro tutti” tra le innumerevoli denominazioni,
e questo rendeva impossibile che una qualche fede prendesse
efficacemente il controllo dell’autorità pubblica centrale, per guidarla
secondo i propri desideri.
In altre parole, questo
concetto apparentemente liberante condannò le religioni cristiane
organizzate ad un continuo, estenuante conflitto settario e alla
conseguente impotenza pubblica. In tali condizioni, i membri orientati in senso più materialista all’interno dell’oligarchia whig
si preoccuparono in primo luogo della pace e della tranquillità
necessarie ad espandere la ricchezza senza l’interferenza di una Chiesa
troppo moralista.
La
divisione dei poteri governativi… effetto collaterale di questa
accettazione fu una semi-paralisi del governo, che richiese la
limitazione del campo di applicazione dell’autorità pubblica. Questo
creò un vuoto in cui gruppi e individui privati poterono prosperare più
liberamente – e potenzialmente agire in maniera più arbitraria – di
quanto fosse possibile sotto gli Stuart. Un governo americano di pesi
e contrappesi, pertanto, fornì un altro baluardo per la sopravvivenza e
la crescita della libertà dell’esistente oligarchia coloniale, ossessionata dalla proprietà.
Tuttavia,
due problemi afflissero i Fondatori e i loro successori, il primo dei
quali era il progressivo indebolimento del carattere britannico degli
Stati Uniti… Madison… aveva sottolineato la capacità dei nuovi
meccanismi federali di far fronte alla perturbazione che tale
cambiamento avrebbe potuto causare. Infatti, anche se si fossero profilati squilibri, il nuovo sistema avrebbe combinato libertà religiosa, pesi e contrappesi, e l’ethos
anti-autorità e anti-società che permea la visione calvinista, per
abbattere le comunità e “moltiplicare le fazioni” al loro interno.
Avrebbe poi continuato a fomentare la guerra di tutti contro tutti che
avrebbe potuto, auspicabilmente, prevenire il dominio da parte di
qualsiasi nuova forza organizzata, fosse essa religiosa o di altro tipo.
Un secondo problema che i Fondatori e i loro successori hanno dovuto affrontare è stato più problematico: il continuare… dell’influenza di un radicale, perturbante individualismo,
che si dava da fare logicamente per abbattere sia la “Cristianità di
buon senso”, sia il potere dell’oligarchia dei proprietari del momento.
Nel
suo progredire, questa enfasi sulla libertà individuale ha ridefinito
che cosa, esattamente, il “buon senso” permette che l’ordine pubblico
possa fare per limitare in modo giustificato la libertà personale. Un “buon senso” delineato dall’individualismo radicale ha gradualmente screditato la stessa nozione di “limite”,
abbattendo totalmente la possibilità da parte di chicchessia di imporre
ad un’altra persona giudizi riguardo a ciò che è razionale o
irrazionale, legittimo o illegittimo, giusto o ingiusto. Il caos
minacciava.
Tuttavia,
il bilanciamento della passione anglo-americano per una tranquillità
confacente alla proprietà non è affatto scomparso. Accanto alla passione
per la libertà personale – e spesso in una sola e stessa persona – si è
manifestata un’“opzione” conservatrice favorevole al mantenimento di un ordine sociale in grado di contenere le conseguenze di una libertà individuale volontaristica.
Gli uomini che hanno esercitato questa opzione conservatrice ritenevano
che l’America dovesse essere salvata per l’ordine e per la libertà
insieme.
Un nuovo sistema di credenze che sottolineasse l’importanza di entrambi fu necessario per conseguire tale obiettivo. Ma questo lavoro conservatore è stato realizzato attraverso una trasformazione rivoluzionaria degli Stati Uniti, da paese ordinario in religione universale, evangelica, redentrice.
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prof. John Rao (Università di St. John, New York), che si è tenuta
presso il santuario di Madonna di Strada a Fanna (Pordenone, 23 agosto
2012) al XL convegno annuale degli “Amici di Instaurare”.
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La costruzione di una Nuova Gerusalemme.
La carriera di religione redentrice dell’America iniziò con la descrizione offerta dai Padri Pellegrini della loro fuga dalla cattiva Europa cattolica, fuga che avrebbe portato alla costruzione di una Nuova Gerusalemme, luce al servizio del mondo intero.
Molti Puritani che persero la loro fede nel Dio cristiano trasferirono
questa convinzione religiosa nella prospettiva dell’illuminismo
moderato, vedendo la mano di Dio nella nascita del nuovo sistema
americano.
Abraham
Lincoln contribuì enormemente al processo di divinizzazione,
enfatizzando i precedenti appelli di Benjamin Franklin per una “religione civile”
che avrebbe dovuto sottolineare il carattere sacro dell’esperimento
americano. Lincoln cercò di santificare i Padri Fondatori ed i documenti
di fondazione della nazione – la Dichiarazione d’Indipendenza e la
Costituzione – in templi laici con fiamme eterne che bruciavano in loro
onore. La sua religione civile predicò il messaggio che attraverso
l’America, Dio e i Fondatori avevano fornito “l’ultima, migliore
speranza per il genere umano”, sia per un ordine sociale pacifico, sia
per la libertà individuale.
Purtroppo,
la fede nell’America nascose il fatto che l’ordine che essa aveva
stabilito era quello in cui gli individui e le fazioni più appassionati e
più volenterosi erano avvantaggiati rispetto a chi continuasse a
giocare secondo le regole, apparentemente immutabili, di buon senso che
il sistema dichiarava ancora, comunque, di difendere. Pace e libertà
furono sì riconciliati, ma ciò avvenne assicurando la costruzione di uno pseudo-ordine che garantiva la vittoria del più forte sul più debole…
Un passo fondamentale nell’evangelizzazione di questa pragmatica religione civile americana ha avuto luogo nel 1890. Le dichiarazioni del presidente Woodrow Wilson
riguardanti gli obiettivi della Prima Guerra Mondiale nel 1917 e il
1918 resero assolutamente chiara la realtà di tale evangelizzazione a
tutti quelli che non erano riusciti a percepirne la crescita prima del
conflitto.
È
vero che la diffusione del messaggio americano rallentò negli anni
Venti e Trenta, principalmente a causa del desiderio di depurarlo da
qualsiasi contaminazione che avrebbe comportato il coinvolgimento
con un’Europa devastata dalla guerra, rivoluzionaria ed empia. Ma tutto
questo cambiò a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale,
quando gli americani, in genere, assunsero finalmente, come dato
indiscutibile, il ruolo evangelico della nazione, come guida pratica dell’universo, e si prepararono a portare la luce nelle oscure caverne straniere.
A quel tempo, molti abitanti del Vecchio Mondo prostrato sembravano concordare sul fatto che il messaggio degli Stati Uniti fosse irresistibile.
Dopotutto, la vittoria, per la maggior parte degli uomini, è un
argomento sufficiente per sedare dubbi circa la superiorità di un
vincitore, chiunque egli sia. Inoltre, il conquistatore americano arrivò
con il sostegno entusiasta dei suoi cittadini – molti dei quali
spiccavano come ferventi cristiani – e con la
reputazione di essere capace di garantire l’ordine, la libertà e una
prosperità illimitata agli “affaticati, ai poveri, alle masse accalcate,
ai miserabili”.
Continuiamo la pubblicazione, in sette parti, la relazione L’americanismo come religione civile: teoria, miti, prassi, frutti del
prof. John Rao (Università di St. John, New York), che si è tenuta
presso il santuario di Madonna di Strada a Fanna (Pordenone, 23 agosto
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Grassetti, corsivi, sottolineati e “titoletti” sono a cura della redazione di Radio Spada
Roma e l’Americanismo.
Roma non salutò la nascita del sistema americano come se esso fornisse una risposta universale ai tumulti politici e sociali.
Tuttavia, il papato era troppo distolto dai problemi europei, dalla
rivoluzione radicale alle Guerre Culturali liberali e al modernismo
teologico, per mettere al centro delle sue preoccupazioni considerazioni
a lungo termine su ciò che stava accadendo negli Stati Uniti…
[Tuttavia] i critici di ciò che allora si chiamava “americanismo” non mancavano… [e] iniziarono un’accurata analisi sostanziale del messaggio di questo pragmatico “sistema per soppiantare tutti gli altri sistemi”, esprimendo serie preoccupazioni sulle sue conseguenze materialistiche…
Convinto… che stava accadendo qualcosa di spiacevole, e che
l’orientamento “pragmatico” e anti-intellettuale dell’“American Way”
rendeva difficile ai suoi sostenitori capire i possibili errori dogmatici, Papa Leone XIII condannò ciò che veniva sostanzialmente identificata come una “possibile eresia” in due encicliche: Longinquina Oceani (1895) e Testem benevolentiae (1899).
Tuttavia,
il lavoro di questa prima ondata di critiche fu interrotto
dell’ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale… Il periodo isolazionista tra le due guerre fu caratterizzato da un’intensa educazione alla religione civile americana…
Quando l’America sicura di sé del secondo dopoguerra fu pronta a
diffondere il messaggio americanista in modo coerente e autorevole, i credenti si unirono con entusiasmo nella proclamazione dei benefici dell’americanismo, sottolineando il suo valore cattolico, oltre che laico. Per imitazione, gli stessi credenti propagandarono l’“American Way” come l’unica difesa possibile contro il comunismo ateo, e, quindi, come l’ovvio baluardo della Chiesa universale.
Ma la
libertà e l’ordine che i cattolici americani avevano ottenuto attraverso
la religione civile nazionale erano stati, ancora una volta, una
“libertà” e un “ordine” basati peculiarmente e in modo spesso
decisamente contraddittorio sull’illuminismo moderato calvinista e sugli elementi whig materialisti,
che formano e influenzano reciprocamente la cultura americana. Sotto la
loro guida congiunta, un cattolico scopriva che la sua libertà era
duplice.
Da un lato, era la libertà individualista radicale che… “suonava cristiana” perché era ancora molto spesso elogiata con il linguaggio biblico protestante. D’altro lato, era una libertà che non poteva disturbare l’ordine naturalista pragmatico voluto dai pensatori illuministi moderati e dai grossi proprietari, una libertà che evitava il “pensiero conflittuale” e “rendeva integrale” chi la praticava ad una concezione puramente materialistica della vita.
Tale
libertà distrusse la libertà delle comunità. Ogni tentativo da parte
della Chiesa di utilizzare la propria libertà per mantenere un’autorità
sociale cattolica divenne un vero e proprio attacco alla libertà. Vera
libertà significava solo concedere ai singoli credenti comuni la
libertà di indebolire le strutture ecclesiastiche, di moltiplicare le
fazioni all’interno della Chiesa e di impedirle di avere qualsiasi serio
impatto nella sfera pubblica. Ma una Chiesa che agiva “pragmaticamente” in questo tipo di società libera, era destinato a diventare nient’altro che l’impotente ramo cattolico della più ampia “Chiesa” americanista.
Inoltre, anche la libertà dei singoli cattolici
era spiritualmente e intellettualmente impoverita e limitata. Ciò era
dovuto al fatto che la loro libertà personale di pensiero era stata
separata dalla loro libertà personale di azione. L’americanismo dice agli uomini che possono pensare ciò che vogliono, ma non agire di conseguenza, in
quanto un’azione basata sul pensiero potrebbe ingenerare divisioni in
un mondo, come il nostro, che è caratterizzato da una diversità
inevitabile e crescente.
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prof. John Rao (Università di St. John, New York), che si è tenuta
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Grassetti, corsivi, sottolineati e “titoletti” sono a cura della redazione di Radio Spada
Impossibilità della regalità sociale di Cristo.
Quindi, l’americanismo non potrebbe mai permettere a Cristo di essere Re di una società
nella quale il cuore, la mente e la volontà degli individui siano
formati nel modo più efficace. Fu così negata la fondamentale importanza
dell’ambiente sociale nella formazione delle menti e delle anime, e i
cattolici furono costretti a costruire una diga contro ogni energica
azione fondata ad un tempo sulla ragione e sulla fede: il loro pensiero e la fede furono entrambi ridotti a sterile introspezione.
Vigorosamente indotti ad evitare ogni comportamento non inclusivo e generatore di divisioni nella sfera pubblica, i cattolici furono anche simultaneamente spinti ad adottare gli standard dell’azione umana puramente materialisti
che venivano ritenuti di volta in volta più “pratici” dal naturalista
che, con la sua forte volontà, riusciva a dominare la società in ciascun
momento. E man mano che tale magistero americanista guidava sempre più
ogni aspetto della vita esterna dei credenti, finì per rimodellare, secondo i suoi dettami, la loro personale comprensione interna del magistero cattolico, cambiando essenzialmente, in questo processo, il loro riconoscimento dei vincoli pratici posti dalla Fede rispetto alla loro vita quotidiana…
La
conseguenza fu che tutto ciò che è consentito dal magistero
americanista e pluralista cercò diritto di cittadinanza all’interno del
campo cattolico. Le autorità ecclesiastiche americane mostrarono la loro “apertura” a questo “novus ordo saeculorum”, concedendo rispettosamente tutto ciò che non era stato approvato o incoraggiato dalla dottrina cattolica e dalla tradizione del passato…
Com’era prevedibile, però, l’insistenza sulla “apertura” ha portato al dominio del ramo cattolico della Chiesa Pluralista Americanista
da parte proprio di quegli individui forti e di quelle comunità
innaturali che la nazione era incline a produrre, cioè uomini e fazioni
che si preoccupano di proprietà, di libertà economica, di questioni
sessuali, e di qualcuna delle forme di missione evangelica americana per
la liberazione politica e sociale. La vera pace e la libertà richiedevano che il cattolicesimo venisse identificato con qualsiasi cosa promuovesse le volontà naturalistiche e le lobby più forti…
Tuttavia, poiché tali sviluppi ebbero luogo all’interno di un sistema dei cui fondatori e delle cui istituzioni si diceva che proteggessero la libertà della Chiesa in modo più efficace di qualsiasi antecedente storico, si proclamò impossibile qualsiasi pericolo per l’integrità della religione! L’unico pensiero impensabile era che ci possa essere il minimo punto possibile di conflitto
tra, da un lato, la missione dei Fondatori (ora battezzati come
cattolici), e, d’altro lato, la Fede cattolica reale e storica. Chiesa e
Stato furono così uniti nella terra classica della loro pretesa
separazione, come mai prima nella storia.
Di conseguenza, l’“ultima, migliore speranza” dell’umanità può mantenere la sua immeritata immagine, [cosicché] le
sue vittime non verranno mai a sapere dei suoi veleni, ed essa può
continuare a seminare il suo prevedibilissimo caos sempre di più. L’associazione con la religione civile è stata così efficace che… quasi tutti credono che “tolleranza” sia il dogma principale della Chiesa e che Dio voglia l’indebolimento di tutte le istituzioni dotate d’autorità.
Praticamente [quasi] tutti… lodano ora la religione civile e i suoi
eroi, come se essi rappresentassero l’essenza del cattolicesimo e
dell’Azione Cattolica. I fedeli rendono grazie a Dio durante la Messa
del Ringraziamento per il salvataggio provvidenziale dei Padri
Pellegrini dall’oppressione religiosa…
Continuiamo la pubblicazione, in sette parti, la relazione L’americanismo come religione civile: teoria, miti, prassi, frutti del
prof. John Rao (Università di St. John, New York), che si è tenuta
presso il santuario di Madonna di Strada a Fanna (Pordenone, 23 agosto
2012) al XL convegno annuale degli “Amici di Instaurare”.
Grassetti, corsivi, sottolineati e “titoletti” sono a cura della redazione di Radio Spada
La logica del pluralismo americanista: l’azione cattolica… mutilata.
Ma come è
potuto accadere tutto questo senza l’aiuto di una “forza di polizia
americano-pluralista” che mandasse i cattolici nel Gulag per la loro
incapacità di rispettare la religione civile e i suoi dogmi? (…)
Dopotutto… nessuno potrebbe immaginare che questa libertà possa
danneggiare la Chiesa di Cristo, perché il sistema americano, per
definizione, è sempre stato “ovviamente” favorevole alla causa della
religione. Tuttavia, la spiegazione della conquista da parte del
pluralismo della maggior parte dei cattolici… [è] avvenuta attraverso
l’impatto di uno spirito dei tempi i cui assunti indiscutibili furono
insegnati incessantemente da ogni strumento nel loro ambiente sociale,
dalla nascita alla tomba…
Purtroppo, la logica del pluralismo americanista rende tragicamente impotenti le buone azioni dei cattolici ben intenzionati. La castrazione è ottenuta distogliendoli da attacchi cattolici veramente efficaci contro il male, e da strategie ingegnose per esprimere l’opposizione, per impegnarli nel lavoro terribilmente debilitante di “cambiamento” del sistema per mezzo del meccanismo costituzionale. Questo meccanismo, come indica Il Federalista,
è una sorta di buco nero riempito di pesi e contrappesi, ideato per
evitare qualsiasi cambiamento che sia respinto dagli elementi dominanti,
dotati di forte volontà, nella società.
I cattolici sono indotti in questo modo a combattere su un gran numero di “linee Maginot”,
credendo di lavorare per una buona causa cattolica, quando invece non
ottengono nessun risultato apprezzabile, ma in realtà anzi incoraggiano
attacchi contro l’insegnamento della Chiesa su diverse questioni. Questo
accade spesso agli attivisti pro-life nella loro alleanza con il Partito Repubblicano. I cattolici lodano il partito per la sua posizione pro-life (che non ottiene nulla), mentre i repubblicani promuovono
con entusiasmo un sistema di valori materialista, individualista, e
evangelicamente americanista, che genera proprio quel tipo di cittadino
che vuole avere un aborto o combattere una guerra ingiusta per
diffondere le benedizioni della “liberà” americanista in Medio Oriente.
Gli
stessi apologeti cattolici ricorrono ad argomenti suggeriti da un
pluralismo americanista preoccupato di rendere il cattolicesimo
auto-contraddittorio e auto-distruttivo… Continuamente si fanno
appelli per un sostegno della “volontà popolare”, che non solo potrebbe
un giorno ritorcersi contro gli insegnamenti della Chiesa, ma lo ha già
fatto ripetutamente… È doveroso notare che ci sono americani che
difendono principi cattolici senza cadere in tali tentazioni. Tuttavia, la loro capacità di discutere le conseguenze dell’americanismo è fortemente limitata dall’influenza… dell’Indice degli Argomenti Proibiti della religione civile.
Questo, ancora una volta, respinge uno ad uno tutte le critiche teologiche, gli strumenti filosofici, storici, psicologici e sociologici necessari per smascherare la frode, additandoli come intrinsecamente pericolosi per il mantenimento di un ordine civile pragmatico e di un uso della libertà individuale pratico.
Condanna il desiderio di usare tali strumenti come nient’altro che una
mancanza di ovvio “buon senso” da parte di critici fanatici e
irrealistici. Tali uomini semplicemente disturbano la quiete e la
tranquillità dei vicini e dei fratelli cattolici…
Se i difensori della verità cattolica rispondono a tale argomento e cercano di dimostrare i pericoli pratici a lungo termine del pluralismo americanista – e soprattutto la sua creazione di uno pseudo-ordine in cui la volontà del più forte domina – sono subito evocate, per soffocare il dialogo, l’indiscutibile “divinità” e la bontà innata della “American Way”. L’apologeta è così accusato di poca fede nella natura “cristiana” del sistema…
A questo punto, i difensori della Fede sono condannati per il loro
cinico rifiuto della “ultima e migliore speranza”, data da Dio, per la
pace sociale e la libertà individuale; sono condannati per la loro
sfacciata mancanza di carità per l’umanità sofferente.
Se tali
cattolici persistono nella loro posizione e sottolineano di essere
sottoposti ad un attacco irrazionale, essendo stati accusati allo steso
tempo di impraticabilità, ingenuità e cinismo infedele, l’inquisizione del magistero pluralista americanista scatena tutte le armi a sua disposizione. Essi vengono ridicolizzati
per la loro anti-patriottica messa in discussione dell’“American Way”.
Come nemici dell’unica via divina per la pace e la libertà, sono anche denunciati come guerrafondai, fascisti, antisemiti, fomentatori di genocidio, terroristi, e, last but not least, come semplici pazzi che hanno bisogno di terapia psicologica, piuttosto che di una risposta intellettuale.
Pochi cattolici hanno la forza per raggiungere questa fase finale di un dialogo non riuscito. E
quelle anime resistenti che potrebbero possedere la volontà di
combattere ancora scoprono che l’ambiente materialista senza pietà
costruito dal sistema pluralista americanista rende difficile per loro
continuare…
Concludiamo la pubblicazione, in sette parti, la relazione L’americanismo come religione civile: teoria, miti, prassi, frutti del
prof. John Rao (Università di St. John, New York), che si è tenuta
presso il santuario di Madonna di Strada a Fanna (Pordenone, 23 agosto
2012) al XL convegno annuale degli “Amici di Instaurare”.
Grassetti, corsivi, sottolineati e “titoletti” sono a cura della redazione di Radio Spada
Conclusione: un drink sub specie boni.
L’americanismo si è dimostrato abbastanza forte da disinnescare il cattolicesimo, apparentemente convincendo i credenti in tutto il mondo che con l’adozione dei principi dell’Illuminismo moderato è finalmente arrivato un “momento cattolico”. Ha convertito i burocrati marxisti al servizio di una forma più efficace di materialismo, trovando per loro nicchie in imprese multinazionali di crimine organizzato. Ora i sostenitori della fede pluralista americanista sono entusiasti per la prospettiva che una sconfitta dell’Islam offra la possibilità di porre fine a tutte le divisioni e di integrare tutto in un unico pacifico, “impero culturale del mondo”…
Il marxismo era una cosa orribile. Tuttavia, l’ideologia marxista era così palesemente falsa che possedeva un meccanismo autodistruttivo integrato. Se lo si paragona a un drink, ha offerto una bevanda che conteneva un veleno che si poteva percepire al gusto e quindi rigettare prima che raggiungesse la fase capace di distruggere completamente chi lo avesse ingerito. Il pluralismo americanista presenta un problema diverso. Una società pluralista sembra familiare. Il suo richiamo continuo a un linguaggio cristiano e la sua richiesta di libertà religiosa lo fanno sembrare in qualche modo tradizionale e perfino congeniale a livello “pratico”.
Offre un cocktail avvelenato che ha comunque un gusto piacevole e sembra, per un po’, mantenere ciò che promette: tranquillità, libertà personale… prosperità materiale. Uno non si rende conto, fino al momento in cui arriva al fondo del bicchiere, che non c’è veramente nulla lì, che il veleno ha fatto il suo lavoro, e che non si ha più neanche la forza di rifiutare un altro drink.
I singoli membri del “Club” pluralista americanista cattolico, rinsecchito, “libero”, senza senso, a cui si riduce la Chiesa sotto la sua egida, brindano al loro oppressore mentre questi li termina. Essi “sorridono”, mentre soccombono a ciò che realmente è implicato dall’americanismo: un insulto supremo per la mente e per l’anima umana, per il suo desiderio di imparare a fare ciò che è vero, buono e bello, sia sul piano naturale sia su quello soprannaturale. Argomenti intellettuali volti a togliere quel sorriso dai loro volti sono inutili.
Questa specie di demone può essere scacciato solo con il digiuno e con la preghiera.
Grassetti, corsivi, sottolineati e “titoletti” sono a cura della redazione di Radio Spada
Conclusione: un drink sub specie boni.
L’americanismo si è dimostrato abbastanza forte da disinnescare il cattolicesimo, apparentemente convincendo i credenti in tutto il mondo che con l’adozione dei principi dell’Illuminismo moderato è finalmente arrivato un “momento cattolico”. Ha convertito i burocrati marxisti al servizio di una forma più efficace di materialismo, trovando per loro nicchie in imprese multinazionali di crimine organizzato. Ora i sostenitori della fede pluralista americanista sono entusiasti per la prospettiva che una sconfitta dell’Islam offra la possibilità di porre fine a tutte le divisioni e di integrare tutto in un unico pacifico, “impero culturale del mondo”…
Il marxismo era una cosa orribile. Tuttavia, l’ideologia marxista era così palesemente falsa che possedeva un meccanismo autodistruttivo integrato. Se lo si paragona a un drink, ha offerto una bevanda che conteneva un veleno che si poteva percepire al gusto e quindi rigettare prima che raggiungesse la fase capace di distruggere completamente chi lo avesse ingerito. Il pluralismo americanista presenta un problema diverso. Una società pluralista sembra familiare. Il suo richiamo continuo a un linguaggio cristiano e la sua richiesta di libertà religiosa lo fanno sembrare in qualche modo tradizionale e perfino congeniale a livello “pratico”.
Offre un cocktail avvelenato che ha comunque un gusto piacevole e sembra, per un po’, mantenere ciò che promette: tranquillità, libertà personale… prosperità materiale. Uno non si rende conto, fino al momento in cui arriva al fondo del bicchiere, che non c’è veramente nulla lì, che il veleno ha fatto il suo lavoro, e che non si ha più neanche la forza di rifiutare un altro drink.
I singoli membri del “Club” pluralista americanista cattolico, rinsecchito, “libero”, senza senso, a cui si riduce la Chiesa sotto la sua egida, brindano al loro oppressore mentre questi li termina. Essi “sorridono”, mentre soccombono a ciò che realmente è implicato dall’americanismo: un insulto supremo per la mente e per l’anima umana, per il suo desiderio di imparare a fare ciò che è vero, buono e bello, sia sul piano naturale sia su quello soprannaturale. Argomenti intellettuali volti a togliere quel sorriso dai loro volti sono inutili.
Questa specie di demone può essere scacciato solo con il digiuno e con la preghiera.
Sancte Michael Archangele,
defende nos in proelio;
contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.
Imperet illi Deus, supplices deprecamur:
tuque, Princeps militiae caelestis,
Satanam aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum
pervagantur in mundo,
virtute, in infernum detrude.
defende nos in proelio;
contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.
Imperet illi Deus, supplices deprecamur:
tuque, Princeps militiae caelestis,
Satanam aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum
pervagantur in mundo,
virtute, in infernum detrude.
Amen
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