Il Santo Padre va amato e rispettato in quanto vicario di Cristo sulla Terra, sia che egli conduca bene o meno bene la barca di Pietro e su questo non vi può essere il minimo dubbio. Ciononostante i suoi gesti possono sollevare a volte delle perplessità e non è quindi necessario dar loro sempre e per forza una lettura positiva. Proviamo allora a mettere qualche punto fermo, così come ha pacatamente fatto il prof. de Mattei su Corrispondenza Romana, coscienti del fatto che solo il tempo e la storia potranno aiutarci a comprendere appieno la scelta del Pontefice.
Primo: la decisione di Papa Benedetto XVI (è ancora in carica, va bene?!) è legittima, ossia prevista dal Codice di Diritto Canonico, come ci ha opportunamente ricordato il nostro Marco Mancini, e non potrebbe essere altrimenti visto che in caso contrario ciò costituirebbe un limite all’autorità del Papa. In tal senso, la rinuncia di Papa Benedetto XVI è, paradossalmente,uno schiaffo ai progressisti e a i nemici della Chiesa in generale, i quali auspicano un Pontefice limitato nelle sue funzioni e nel suo ruolo, dunque nel suo potere. Tuttavia, la rinuncia all’incarico petrino deve essere considerata come una possibilità teorica, un dato di principio, e non un fatto normale né auspicabile. In effetti, non esiste una procedura standard e rodata attraverso cui la Chiesa possa affrontare una tale evenienza e questo spiega lo smarrimento palpabile tra il popolo di Dio in questi giorni.
In ogni caso, l’effetto principale di un evento straordinario, soprattutto se esso riguarda la Chiesa, è quello che viene veicolato dagli organi di informazione. La decisione di rinunciare al soglio pontificio è stata letta dai più, a torto o a ragione, come un segnale di discontinuità, un parziale ma significativo ripiegamento della Chiesa su logiche esclusivamente terrene, come sottolineato da Massimo Franco sul Corriere. A riprova di ciò, importanti personaggi pubblici, notoriamente molto lontani dalla Chiesa e dal Papa, hanno speso parole di approvazione e di vicinanza a Benedetto XVI: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il leader del Pd Bersani, Obama e tanti altri. Persino Vendola si è unito al coro degli insospettabili ammiratori del Papa!
E qui veniamo al secondo punto fermo: trattasi di un fatto mai verificatosi nella storia bimillenaria della Chiesa, sebbene altri episodi simili ma non assimilabili a questo siano accaduti in precedenza. Il sentire comune, che spesso trova buona espressione nei detti popolari, da conto dell’enormità di ciò che è accaduto: “Morto un Papa se ne fa un altro” oppure “Ad ogni morte di Papa”. Cosa dovremo dire d’ora in poi? “Dimesso un Papa se ne nomina un altro” oppure “Ad ogni rinuncia di Papa”? Sta di fatto che il primato petrino sembra uscire ridimensionato agli occhi del mondo e dei fedeli e questo non può essere affatto un bene. Il beato Giovanni Paolo II – anche se, me ne rendo conto, il paragone può sembrare inopportuno – ha impreziosito il suo pontificato proprio rimanendo al suo posto fino all’ultimo, malgrado egli avesse ragioni più che valide per uscire di scena: un gesto che ha commosso e fortificato nella fede molte anime.
Terzo punto fermo: le conseguenze della rinuncia di Papa Ratzinger non sono prevedibili ed espongono la Chiesa a non poche insidie, da cui solo lo Spirito Santo la può salvare. Ad esempio (ma mi rendo conto che di problemi ce ne sono molti altri), si potrebbe temere un forte rinvigorimento dell’ala progressista della Chiesa, proprio ora che il mondo tradizionale stava faticosamente ma inesorabilmente guadagnando terreno, grazie anche ai provvedimenti e all’esempio di Papa Benedetto XVI.
Cristo poteva non morire sulla croce e compiere egualmente la Sua opera di redenzione dell’umanità? Certamente. Eppure il Signore ha riservato al Suo unico Figlio la morte più dolorosa e infamante proprio per dimostrarci il Suo amore infinito, nonché per indicarci il modello di vita da seguire. Sarò un sentimentalista o un idealista ma è proprio tale esempio che mi aspetto dal vicario di Cristo. Mi perdoni Santo Padre, ma proprio non capisco…
di Alfredo De Matteo
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