Non sono passati nemmeno otto anni dalla morte del predecessore di
SS. Santità Benedetto XVI, ossia il beato Papa Giovanni Paolo II.
Molti
Cattolici sono perciò in grado di ricordare con quanta intensità si
diffusero allora voci riguardanti la possibilità che spaccature del
Collegio Cardinalizio, incoraggiate da ambienti dell'establishment politico finanziario internazionale,
arrivassero ad impedire la elezione di un nuovo Pontefice causando una
gravissima crisi nella Chiesa con conseguente scandalo delle anime dei
Fedeli.
Queste
voci, che circolavano autorevolmente ed insistentemente sia fuori che
dentro le mura dei Sacri Palazzi, determinarono una clamorosa iniziativa
del quotidiano comunista "il manifesto".
Questo
quotidiano, lungi dall'essere un mero foglietto di protesta, ha sempre
voluto essere un serio laboratorio intellettuale della Sinistra, denso
di analisi critiche redatte da accademici italiani ed esteri.
Proprio in questa chiave i suoi animatori hanno avuto un rapporto privilegiato con l'establishment politico e finanziario.
In una recente intervista ad esempio
Valentino Parlato ha vantato la sua familiarità con Enrico Cuccia (1907-2000), per varî decenni regista della politica industriale e finanziaria italiana: "Come
quella volta che Parlato confessò di aver incontrato Cuccia per
chiedergli un solido aiuto finanziario. 'E certo - conferma lui, cui
venne conferita anche la cazzuola d'oro, alta onorificenza della
massoneria italiana - a dir la verità con Cuccia ho parlato tante volte.
Conversazioni gradevoli, spiritose. Non mi diede mai una lira, ma poi
con le banche mi sono giocato quel rapporto"[i]
La redazione di questo
autorevole quotidiano decise, per diversi giorni di quell'aprile 2005
in cui venne meno Papa Giovanni Paolo II, di impegnare la propria
credibilità analitica e previsionale, cui tanto teneva, incorniciando le
pagine dedicate alla morte, ai funerali ed alle procedure per la
successione pontificia con una scritta ripetuta di seguito decine di
volte: "morto un papa non se ne fa un altro".
Per Grazia di Dio, nel vero senso del termine, il terribile disegno fallì, pare forse per uno scatto d'orgoglio del defunto Cardinale Carlo Maria Martini che si rifiutò di essere usato come strumento di tali manovre.
La Grazia di Dio portò quindi sul Soglio di Pietro un uomo che aveva una particolare vocazione ad essere Guardiano della Chiesa,
vocazione già abbondantemente dimostrata da molti anni nella sua
qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e
che gli ha meritato il soprannome, su cui lui stesso ha amato scherzare
[ii], di "
pastore tedesco".
Le
grazie che Dio lega ad ogni vocazione nel suo caso gli permisero di
cogliere ogni aspetto del dramma cui aveva assistito e lo hanno
determinato ad agire concretamente per ostacolare in ogni modo
l'inevitabile ripetersi dell'ignobile tentativo quando fosse venuto per
lui quel giorno in cui noi tutti dobbiamo incontrare il nostro Creatore.
Se
infatti è vero che ogni Vittoria della Chiesa si deve all'intercessione
di Maria Regina presso il Suo Divin Figlio, è anche vero che la Potenza
di Dio non agisce ordinariamente per vie alternative o parallele alle
Sue creature, ma attraverso di esse.
Incoronato
Pontefice nel 2005, S.S. Benedetto XVI nominò nel 2007 S.Em. Tarcisio
cardinal Bertone, già scelto nel 2006 come Segretario di Stato, alla
carica di Cardinale Camerlengo, ossia il "tutore" del Conclave.
Tutti conoscono la lealtà del cardinal Bertone verso il Papa dimissionario.
Nello stesso 2007 egli provvide con motu proprio dell'11 giugno 2007 a correggere, in nome della Tradizione ("
Ut norma traditione sancita restitueretur"
[iii]),
alcuni aspetti critici della pur recente Costituzione apostolica
Universi dominici gregis, emessa il 22 febbraio 1996 a proposito dello
svolgimento del Conclave.
Ma ciò non era ancora sufficiente a contrastare la malizia diabolica che ispira i nemici, interni ed esterni, della Chiesa.
Pare
evidente quindi che S.S. Benedetto XVI abbia deciso di svolgere lui
personalmente, in occasione del Conclave, la funzione di colui che,
secondo le parole di San Paolo nella sua Seconda Lettera ai
Tessalonicesi (2, 6-7), si oppone e trattiene il mistero dell'iniquità,
la funzione del κατέχων, come è definito nel testo greco di San Paolo.
Mistero dell'iniquità che nel testo greco è definita άνομίας, anomia, ossia disordine, caos, assenza di legge.
Ma come poteva Sua Santità essere, anche indirettamente ma da vivo, presente al Conclave della sua successione?
L'unica soluzione consisteva nelle sue dimissioni,
presentate tuttavia con una motivazione singolarmente "debole": la
vecchiaia, peraltro accettabilmente sopportata (e si noti come il Papa
abbia voluto evitare una esagerata ed inutile pubblicità al leggero
intervento di routine che ha subito per il cambio della batteria del suo
pace-maker cardiaco), e l'abbassamento della sua forza d'animo, dato
psicologico suscettibile, al caso, di immediato rinforzo.
Tuttavia
la sua presenza, ancorchè nascosta in una cella monastica, dovrebbe
bastare a sventare qualsiasi piano di indurre nel Conclave una
disastrosa paralisi dovuta a divisioni e lotte interne ai Padri
conciliari: in quell'ipotesi drammatica infatti chi potrebbe opporsi
alla proposta di rieleggere l'uomo che ha dato una così buona prova sul
Soglio di Pietro, uomo che ritroverebbe immediatamente in quel caso
tutta la sua forza d'animo?
È
d'uopo qui ricordare che se, come senz'altro auspicato da Sua Santità, i
nemici interni ed esterni della Chiesa accusassero lo scacco matto e
cercassero altre e successive strategie, nei libri di storia, ma non nel
Libro della Vita, Papa Benedetto XVI sarà ricordato come il "papa della
resa", della "fuga", dantescamente "colui che per viltade fece il gran
rifiuto".
Un
uomo come Joseph Ratzinger, che prima di essere Pontefice è stato ed è
un intellettuale, portato per natura a riflettere, a meditare e
rimeditare le proprie decisioni, ha perfettamente presente questa
conseguenza della sua decisione, ed in perfetta coscienza ha offerto la
sua buona fama, il suo onore di Sacerdote, Vescovo e Papa sull'altare di
Cristo, per il bene della Chiesa.
Centro Culturale Lepanto
Note
[i] Chiara Paolini,
Manifesto, in bilico da 40 anni. Ma sempre comunisti, in "il fatto quotidiano", 28 aprile 2011.
[ii] Maria Egizia Fiaschetti,
La cena preferita di Ratzinger? Zuppa calda e succo di mele, in "Corriere della Sera", Cronaca di Roma, 13 febbraio 2013.
[iii] S.S. Benedetto XVI,
De aliquibus mutationibus in normis de electioni romani pontificis, Motu proprio, 11 giugno 2007.
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