Sacramento
Per il catechismo della Chiesa cattolica:"Chi vuole ricevere Cristo nella Comunione eucaristica deve essere in stato di grazia. Se uno è consapevole di aver peccato mortalmente, non deve accostarsi all'Eucaristia senza prima aver ricevuto l'assoluzione nel sacramento della Penitenza". Il vice presidente americano Joe Biden e la leader democratica alla Camera Nancy Pelosi , entrambe cattolici, hanno ricevuto ieri la comunione alla messa inaugurale di Papa Francesco, scrive il sito Politico.com, dopo le polemiche sollevate da alcuni cattolici americani sull'opportunità di tale gesto per due leader politici «pro choice», ovvero favorevoli alla libertà delle donne di scegliere di interrompere la gravidanza.
Il reverendo Frank Pavone, fondatore di Priest for life, un gruppo cattolico americano che si oppone all'aborto, era intervenuto alal vigilia della messa affermando che Biden e la Pelosi non avrebbero dovuto ricevere la comunione. «La comunione significa unione e loro non sono in unione con la Chiesa sui più fondamentali fattori morali come il diritto alla vita», aveva affermato. Nel 2008, durante la visita di Benedetto XVI negli Stati Uniti, la Pelosi, allora Speaker della Camera, prese la comunione durante la messa celebrata dal Papa a Washington. Insieme a lei ricevettero la comunione, da preti locali, anche l'attuale segretario di Stato, John Kerry, e il senatore Chris Dodd, entrambi cattolici pro choice. OLTRETEVERE | Giacomo Galeazzi |
"L'uomo non è solo ciò che produce e consuma"
Papa Francesco ricorda ai rappresentanti delle altre confessioni cristiane e delle religioni, ricevuti nella Sala Clementina il pericolo che produce l'allontamento di Dio dall'uomo e la ferma volontà di proseguire il cammino ecumenico
ALESSANDRO SPECIALECITTAÀ DEL VATICANO
Lo hanno aspettato per quasi mezz'ora - seduti in circolo, come fratelli - nella Sala Clementina del Vaticano. Ma ai rappresentanti delle Chiese cristiane e delle altre religioni venuti a Roma per la messa di inizio pontificato di martedì l'attesa non è pesata.
Dal nuovo Papa, i rappresentanti delle Chiese e delle fedi del mondo hanno sentito le parole che volevano ascoltare: “Voglio assicurare, sulla scia dei miei venerabili predecessori, la ferma volontà di proseguire nel cammino ecumenico”, seguendo la traccia del Concilio Vaticano II che Francesco, nel suo discorso, ha citato più volte.
Al suo arrivo, papa Francesco è stato salutato dal patriarca ortodosso ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I – “mio fratello Andrea”, come lo ha chiamato il pontefice, perché se il papa è l'erede dell'apostolo Pietro, il patriarca ecumenico lo è dell'apostolo Andrea.
Prima dell'udienza collettiva, Francesco e Bartolomeo avevano avuto un colloquio privato di 20 minuti, seguito da un altro – appena più breve, un quarto d'ora – con il ' ministro degli esteri' del Patriarcato di Mosca, Hilarion di Volokolamsk, che ha consegnato al pontefice un messaggio da parte del Patriarca Kirill.
Nel suo breve saluto, Bartolomeo ha descritto l'elezione di Francesco, martedì scorso nella Cappella Sistina, come “ispirata da Dio”. Il patriarca ha anche accennato ai “compiti enormi, davanti a Dio e agli uomini”, che aspettano il nuovo papa – a cominciare proprio da quello dell'unità dei cristiani – e ha ripresto nel suo discorso il riferimento alla “Chiesa di Roma che presiede nella carità” alle altre Chiese, fatto da Francesco in questi suoi primi giorni di pontificato.
Il papa, da parte sua, ha ricordato ai leader cristiani che il “migliore servizio alla causa dell’unità tra i cristiani” consiste in un “servizio di speranza per un mondo ancora segnato da divisioni, da contrasti e da rivalità”. E, come è ormai diventato consueto nel suo breve pontificato, ha chiesto di pregare per lui.
L'uomo, ha detto poi il pontefice, deve riscoprire la sua “sete di Assoluto”, senza lasciare prevalere quella visione che “riduce l'uomo a ciò che produce e a ciò che consuma” che è “una delle insidie più pericolose del nostro tempo”.
Ai rappresentanti dell'ebraismo, Francesco ha ricordato lo “specialissimo vincolo spirituale” che lega i cristiani al popolo ebraico. E lo ha fatto citando il documento del Concilio vaticano II Nostra Aetate.
“La Chiesa cattolica è consapevole dell'importanza che ha la promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose”, ha poi aggiunto rivolto ai rappresentanti delle altre religioni, “innanzitutto i Musulmani, che adorano il Dio unico, vivente e misericordioso, e lo invocano nella preghiera”.
Nel suo discorso, il papa ha parlato non solo ai credenti ma anche a chi rimane in ricerca di Dio: siamo “vicini agli uomini e alle donne che pur non riconoscendosi in nessuna tradizione religiosa sono in cerca della verità, della bontà e della bellezza – ha assicurato –, che è verità, bontà e bellezza di Dio”
Nella Sala Clementina erano presenti i rappresentanti di 34 diverse Chiese cristiane non cattoliche, 7 rappresentanze del giudaismo mondiale e rappresentanti di 5 differenti religioni: musulmani, buddhisti, sikh, giainismo e indù. Particolarmente folta, naturalmente, la presenza di cristiani non cattolici come ortodossi (con 15 tra patriarcati ecumenici e Chiese nazionali), Chiese 'riformate' (anglicani, luterani, metodisti, battisti, pentecostali).
Erano presenti anche il priore della Comunità ecumenica di Taizé, fratel Alois Loser, quello della Comunità ecumenica di Bose, Enzo Bianchi. Per gli ebrei italiani c'era il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ed il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, mentre da parte ortodossa, oltre al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, era presente anche il metropolita ortodosso russo, Hilarion, 'ministro degli esteri' del Patriarcato di Mosca, e il catholicos Karekin II, a capo della Chiesa ortodossa armena, la più antica della cristianità.
"Questo Papa è un buon pastore"
L'incontro fraterno con i rappresentanti delle religioni sintetizzata dall'affermazione del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I
GIACOMO GALEAZZICITTÀ DEL VATICANO
Se il buongiorno si vede dal mattino, questo papato sarà all'insegna dei buoni rapporti ecumenici. Francesco incontra oggi nella Biblioteca privata alla Seconda Loggia Sua Santità Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli e il Metropolita Hilarion del Patriarcato di Mosca.
"Questo papa è un buon pastore» dei suoi fedeli", afferma Bartolomeo che ieri ha assistito alla messa di inaugurazione del pontificato, primo patriarca di Costantinopoli a farlo da quasi mille anni. «Penso che la Chiesa cattolica abbia bisogno di un pastore, i suoi primi gesti indicano una grande vicinanza alla gente, ho conosciuto solo oggi Francesco e mi ha fatto un'ottima impressione, intendo invitarlo quanto prima alla sede del patriarcato ecumenico a Istanbul», aggiunge Bartolomeo. «L'alienazione dei vecchi tempi non esiste più» puntualizza.
«Come due chiese sorelle, ci avviciniamo l'una all'altra ogni giorno di più. Abbiamo anche un dialogo teologico, e il ruolo del Papa nel mondo cristiano è al centro di questo dialogo», afferma il patriarca ecumenico. Già nel 2007 Ratzinger aprì una breccia nel cuore dell'ortodossia cristiana. Mosca era lontana. Ma Benedetto XVI sembrava credere maggiormente alla possibilità che con le Chiese ortodosse, e in particolare con quella del patriarcato moscovita, nonostante la strada fosse ancora lunga, si potesse prima o poi arrivare alla tanto sospirata unità.Adesso ad operare dietro le quinte è anche la Comunità di Sant’Egidio, che attraverso i conclavisti Sepe e Dziwisz e il ministro vaticano della famiglia, Paglia si è spesa a sostegno di Bergoglio e adesso mette a sua disposizione un patrimonio di conoscenze, esperienza e relazioni internazionali. L'"Onu di Trastevere" dispone di una fitta trama di rapporti con cristiani delle diverse confessioni (parallela alla Segreteria di Stato).
«Come due chiese sorelle, ci avviciniamo l'una all'altra ogni giorno di più. Abbiamo anche un dialogo teologico, e il ruolo del Papa nel mondo cristiano è al centro di questo dialogo», afferma il patriarca ecumenico. Già nel 2007 Ratzinger aprì una breccia nel cuore dell'ortodossia cristiana. Mosca era lontana. Ma Benedetto XVI sembrava credere maggiormente alla possibilità che con le Chiese ortodosse, e in particolare con quella del patriarcato moscovita, nonostante la strada fosse ancora lunga, si potesse prima o poi arrivare alla tanto sospirata unità.Adesso ad operare dietro le quinte è anche la Comunità di Sant’Egidio, che attraverso i conclavisti Sepe e Dziwisz e il ministro vaticano della famiglia, Paglia si è spesa a sostegno di Bergoglio e adesso mette a sua disposizione un patrimonio di conoscenze, esperienza e relazioni internazionali. L'"Onu di Trastevere" dispone di una fitta trama di rapporti con cristiani delle diverse confessioni (parallela alla Segreteria di Stato).
Altra pedina fondamentale per Francesco è l'arcivescovo cattolico della Madre di Dio a Mosca, Paolo Pezzi. "Bergoglio è stato ordinario per i cattolici di rito orientale in Argentina e ciò ha rassicurato gli ortodossi russi- spiega Pezzi-.Quando ci sono state questioni materiali e politiche legate ai beni ecclesiastici, ha giocato un positivo ruolo, di aiuto". A ciò si aggiunge un'alleanza in campo sociale e nella difesa dei cristiani nel mondo. Il Patriarcato di Mosca è al centro di una serie di scandali legati alla vita di lusso e privilegi del suo clero.
Una figura come Francesco ha acceso tra i fedeli ortodossi un desiderio di rinnovamento anche per la loro Chiesa. Ieri sono arrivate 33 delegazioni di Chiese e confessioni cristiane: 14 delle Chiese orientali, 10 occidentali, 3 internazionali. In prima fila il patriarca ecumenico Bartolomeo, il catholicos armeno Karekin II, il metropolita Ilarion per il Patriarcato di Mosca, il segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese Olav Fykse Tveit. "Buenos Aires è un miscuglio di razze, di popoli e religioni- osserva padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, l'agenzia del pontificio istituto missioni estere-.Da arcivescovo ha intessuto rapporti fraterni con le comunità cristiane orientali. Questo dialogo ecumenico ha a cuore la salvezza dell'uomo, la sua dignità offesa da una cultura che si diffonde sempre più e che è quella del materialismo e del relativismo, che rigetta la dimensione religiosa e il disegno di Dio sul cosmo".
Del resto c'era anche un panorama delle religioni mondiali, oltre che delle varie confessioni cristiane, ieri alla messa di insediamento di Francesco. Un segno, questo, che il pontificato di Jorge Mario Bergoglio parte nel segno dei buoni rapporti con tutte le religioni, con le varie componenti del cristianesimo, e con le grandi fedi monoteistiche come l'ebraismo e l'islam. Buoni rapporti che l'ex cardinale di Buenos Aires intratteneva anche nella sua arcidiocesi.
Uno dei primi messaggi mandati in assoluto dal nuovo Papa, all'indomani dell'elezione, è stato al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: è Di Segni ieri era in prima fila alla messa, insieme agli altri rappresentanti ebraici, il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, il presidente dell'Ucei (Unione delle comunità ebraiche in Italia) Renzo Gattegna, il rabbino David Rosen, responsabile dei rapporti fra le fedi dell'American Jewish Committee. Molti anche i rappresentanti islamici, come pure diversi principi regnanti arabi, salutati da Bergoglio nella basilica alla fine della messa insieme agli altri capi di Stato e di governo. Ma estremamente significativa, in piazza San Pietro, era proprio la presenza del patriarca Bartolomeo, peraltro già venuto in altre occasioni in Vaticano.
La stampa ha sottolineato l'importanza «storica» della partecipazione, per la prima volta da 1000 anni, di un patriarca ecumenico di Costantinopoli alla messa inaugurale del pontificato. Non accadeva infatti, rilevava Hurriyet, dal Grande Scisma d'Oriente del 1054, che vide la chiesa dividersi fra Roma e Costantinopoli.Ieri a San Pietro le delegazioni di Chiese e confessioni cristiane, comunque, erano in tutto 33. Presenti, infine, oltre alle delegazioni ebraica e musulmana, quelle buddista, sikh, jainista.Ieri alla messa l'abbraccio del Papa con il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I è avvenuto al momento dello scambio del segno di pace.
Una figura come Francesco ha acceso tra i fedeli ortodossi un desiderio di rinnovamento anche per la loro Chiesa. Ieri sono arrivate 33 delegazioni di Chiese e confessioni cristiane: 14 delle Chiese orientali, 10 occidentali, 3 internazionali. In prima fila il patriarca ecumenico Bartolomeo, il catholicos armeno Karekin II, il metropolita Ilarion per il Patriarcato di Mosca, il segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese Olav Fykse Tveit. "Buenos Aires è un miscuglio di razze, di popoli e religioni- osserva padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, l'agenzia del pontificio istituto missioni estere-.Da arcivescovo ha intessuto rapporti fraterni con le comunità cristiane orientali. Questo dialogo ecumenico ha a cuore la salvezza dell'uomo, la sua dignità offesa da una cultura che si diffonde sempre più e che è quella del materialismo e del relativismo, che rigetta la dimensione religiosa e il disegno di Dio sul cosmo".
Del resto c'era anche un panorama delle religioni mondiali, oltre che delle varie confessioni cristiane, ieri alla messa di insediamento di Francesco. Un segno, questo, che il pontificato di Jorge Mario Bergoglio parte nel segno dei buoni rapporti con tutte le religioni, con le varie componenti del cristianesimo, e con le grandi fedi monoteistiche come l'ebraismo e l'islam. Buoni rapporti che l'ex cardinale di Buenos Aires intratteneva anche nella sua arcidiocesi.
Uno dei primi messaggi mandati in assoluto dal nuovo Papa, all'indomani dell'elezione, è stato al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: è Di Segni ieri era in prima fila alla messa, insieme agli altri rappresentanti ebraici, il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, il presidente dell'Ucei (Unione delle comunità ebraiche in Italia) Renzo Gattegna, il rabbino David Rosen, responsabile dei rapporti fra le fedi dell'American Jewish Committee. Molti anche i rappresentanti islamici, come pure diversi principi regnanti arabi, salutati da Bergoglio nella basilica alla fine della messa insieme agli altri capi di Stato e di governo. Ma estremamente significativa, in piazza San Pietro, era proprio la presenza del patriarca Bartolomeo, peraltro già venuto in altre occasioni in Vaticano.
La stampa ha sottolineato l'importanza «storica» della partecipazione, per la prima volta da 1000 anni, di un patriarca ecumenico di Costantinopoli alla messa inaugurale del pontificato. Non accadeva infatti, rilevava Hurriyet, dal Grande Scisma d'Oriente del 1054, che vide la chiesa dividersi fra Roma e Costantinopoli.Ieri a San Pietro le delegazioni di Chiese e confessioni cristiane, comunque, erano in tutto 33. Presenti, infine, oltre alle delegazioni ebraica e musulmana, quelle buddista, sikh, jainista.Ieri alla messa l'abbraccio del Papa con il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I è avvenuto al momento dello scambio del segno di pace.
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