stile di povertà e semplicità di vita per il vescovo di Roma e per il clero; attuazione reale della collegialità episcopale affermata dal Concilio Vaticano II; concretizzazione, con adeguate istituzioni, della Chiesa come 'popolo di Dio che cammina nella storia', dando quindi grande rilevanza ai laici, uomini e donne; residenza del vescovo di Roma al Laterano, e non più in Vaticano; promozione dei ministeri femminili; rinnovamento radicale degli organismi economici e finanziari della Santa Sede alla luce dell'ideale di povertà di Francesco d'Assisi; impegno, insieme alle Chiese sorelle, per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato... Sogno? Profezia? Utopia? Leggere, per credere, i due capitoli (allegati) di questo romanzoLa stessa casa editrice, peraltro, pubblicò nel 1999 il libro 'Habemus papa, Francesco', scritto da don Paolo Farinella, parroco di Genova, biblista. Nel 2012 Gabrielli editori ha pubblicato la nuova edizione 'Habemus papam. La leggenda del Papa che abolì il Vaticano'. "Oggi - commenta la casa editrice in una nota - quanto è stato scritto da Sandri e Farinella e pubblicato da Gabrielli editori assume un significato ulteriore rispetto alla profezia. L`elezione di Papa Francesco è per la casa editrice un segno importantissimo, è la conferma dell`impegno a dare spazio a testi e autori che anticipano, a volte di molto!, i tempi".
http://www.diariodelweb.it/Cronaca/Articolo/?nid=20130320_285782
IL PAPA PROMETTE POVERTÀ E TENEREZZA MA I CONSERVATORI LO LASCERANNO FARE?
Marco Politi per "Il Fatto Quotidiano"
INAUGURAZIONE DI PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Papa Francesco ha imboccato una via stretta. La parola d'ordine di una Chiesa povera e irreprensibile non può valere per una sola messa. Privi di teatralità, caparbiamente essenziali, i suoi primi gesti vanno tutti in una stessa direzione.
Le scarpe nere con i lacci, il rifiuto delle mitrie pontificali, la croce di ferro, la semplice casula invece di pomposi paramenti, parlare in piedi, chiamare "fratelli" i cardinali, definire servizio il potere, mandare in soffitta le pantofole purpuree dei pontefici-sovrani, significa smontare tutta l'impalcatura simbolica di potenza imperiale del papato e l'immaginario semidivino, su cui si è retto da almeno mille anni.
PAPA LUCIANI
Riallacciandosi teologicamente l'abdicazione di Benedetto XVI - ha definito le sue dimissioni ispirate dallo Spirito Santo come l'elezione del successore, cioè di se stesso - Francesco ha collocato solidamente dentro la dimensione del "servizio" il gesto rivoluzionario di Ratzinger, che ha reso la Chiesa di colpo più umana e più fragile. Su questa strada ha continuato, esaltando la virtù della "tenerezza" come inerente alla missione papale, mettendo da parte ogni esibizione di potenza: seppur religiosa, seppur per buoni propositi.
Le resistenze interne non tarderanno a venire. Anzi, si sono già manifestate con un fuoco di sbarramento, proveniente dalle trincee degli atei devoti. Giuliano Ferrara sul Foglio scrive direttamente al Papa per dirsi contrario a troppa tenerezza. "Padre - esclama in prima pagina - ho paura della tenerezza". Per domare la belva umana, spiega, ci vuole il "giudizio e l'esercizio dell'autorità". Per contrastare "ingovernabili libertà" è necessario "disciplinare severamente".
ANGELO SCOLA ARCIVESCOVO DI MILANO jpeg
A Bergoglio, da appena una settimana sul soglio di Pietro, Ferrara chiede perentoriamente di innervare i sentimenti di simpatia, che ha suscitato, con un atteggiamento di "linearità, chiarezza e verità". Cominciando, intanto, a proclamare ai quattro venti che l'aborto è un massacro.
Più soft sul Giornale, procedendo a gattoni, Marcello Veneziani indica in Francesco l'autore di una "svolta populista". E, con l'antico metodo di diffondere un'etichetta attribuendola ad altri, lancia l'allarme che il nuovo Papa possa essere trasformato in una "macchietta". Sono le prime avvisaglie dell'opposizione che si scatenerà, quando Bergoglio vorrà fare sul serio toccando interessi, abitudini, ideologie radicate in quel mondo laico e clericale, che non vuole rinunciare a una Chiesa-potenza.
GIULIANO FERRARA
Sullo sfondo si agita il brontoloso silenzio dei ciellini, feriti e irritati per la sconfitta del papabile Scola, di cui sono in gran parte responsabili per il modo invadente con cui hanno cercato di pompare la sua candidatura.
I rischi maggiori di scontri sotterranei interni alla struttura ecclesiastica vengono, in ultima analisi, dalla determinazione di Francesco. Esigere una Chiesa povera ed ecclesiastici irreprensibili significa mettere in contraddizione stili di vita e comportamenti, che coinvolgono migliaia di "gerarchi" grandi e piccoli. Mettere in discussione palazzi, macchine, servitù, consumismo, carrierismo che proliferano nel mondo ecclesiastico come in ogni organismo sociale, convivendo fianco a fianco con esistenze totalmente disinteressate votate alla missione.
MARCELLO VENEZIANI
Collocare la povertà in cima all'agenda non equivale solo a vivere in due stanze come il Bergoglio arcivescovo a Buenos Aires. Comporta l'impossibilità per la gerarchia ecclesiastica di negarsi alla trasparenza. Rendere pubblico il proprio patrimonio immobiliare: beni per mille miliardi di euro unicamente in Italia, secondo il Sole 24 Ore. Pubblicare, ad esempio, i bilanci delle diocesi italiane, tenacemente avverse, come si fa in Germania. Riformare totalmente lo Ior o abolirlo sostituendolo con una banca etica, in regola con le norme internazionali.
INAUGURAZIONE DI PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Non si tratta neanche di intervenire su uno o due problemi specifici - si tratti di riformare la Curia o la banca vaticana - è tutto un sistema, che ora è chiamato a ruotare intorno all'asse della "povertà e irreprensibilità". San Francesco di Assisi voleva che i suoi frati si guadagnassero da vivere lavorando, i suoi discendenti (pur con tutto l'impegno religioso) hanno le donne di servizio. Nelle parole di papa Francesco è insita una rivoluzione copernicana.
Ecco perché a Roma la vox populi ripete da giorni: "Speriamo che lo lascino fare...". Il popolo ha fiuto. Il futuro prossimo rivelerà se Francesco uscirà dalla prova con un New Deal alla Roosevelt o sconfitto come Gorbaciov.
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