Alla vigilia del Conclave, il sostegno diviso tra quattro candidati
Per l'elezione servono 77 voti. Scola ne conta 40. Ma la sorpresa potrebbe essere l'americano Dolan.
Per essere eletto servono 77 voti. Ma alla vigilia del Conclave con cui si deve eleggere il 266° successore di Pietroancora nessun cardinale ha in mano il pacchetto di consensi necessari. E le congetture, fuori e dentro le mura blindate del Vaticano, si fanno incessanti.
Il cardinale di Parigi, André Vingt-Trois, ha parlato di «una mezza dozzina di candidati» che potrebbero uscire dalla Cappella Sistina come il futuro pontefice. Ma, dopo nove congregazioni e una decima da tenersi la mattina dell'11 marzo, sono ormai quattro i favoriti di cui si parla apertamente come successore di Benedetto XVI.
QUATTRO NOMI SUL PIATTO. Molti porporati, infatti, hanno in mente due o tre opzioni. E dunque pare probabile che al primo scrutinio, alle 16,30 del 12 marzo, si votino almeno tre o quattro candidati, ognuno con in mano un pacchetto di circa 30 voti: il teologo canadese Marc Ouellet; il sudamericano Odilo Pedro Scherer, sostenuto anche dalla Curia; e l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, appoggiato più dagli europei che dagli italiani.
I nomi nordamericani ed europei sono più affini e potrebbero far convergere i loro voti, in nome di un intervento anti Curia per rifondare il sistema (e, soprattutto, per dare a uno straniero lontano dagli intrighi romani un posto nella potentissima segreteria di Stato).
Il cardinale di Parigi, André Vingt-Trois, ha parlato di «una mezza dozzina di candidati» che potrebbero uscire dalla Cappella Sistina come il futuro pontefice. Ma, dopo nove congregazioni e una decima da tenersi la mattina dell'11 marzo, sono ormai quattro i favoriti di cui si parla apertamente come successore di Benedetto XVI.
QUATTRO NOMI SUL PIATTO. Molti porporati, infatti, hanno in mente due o tre opzioni. E dunque pare probabile che al primo scrutinio, alle 16,30 del 12 marzo, si votino almeno tre o quattro candidati, ognuno con in mano un pacchetto di circa 30 voti: il teologo canadese Marc Ouellet; il sudamericano Odilo Pedro Scherer, sostenuto anche dalla Curia; e l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, appoggiato più dagli europei che dagli italiani.
I nomi nordamericani ed europei sono più affini e potrebbero far convergere i loro voti, in nome di un intervento anti Curia per rifondare il sistema (e, soprattutto, per dare a uno straniero lontano dagli intrighi romani un posto nella potentissima segreteria di Stato).
EFFETTO DOLAN. La sorpresa, secondo molti, potrebber arrivare però dal Nord America. A partire da Timothy Dolan, 63 anni, arcivescovo di New York, per il quale, riferiscono indiscrezioni di stampa, si è mosso Francis George, cardinale di Chicago e vero dominus dei pacchetti di voti del Nuovo Continente in Conclave.
Dolan ha guadagnato molto consenso nei recenti Sinodi ma conta anche e soprattutto sul sostegno di qualche italiano che vorrebbe muoversi per eslcudere un candidato curiale: tra di loro Crescenzio Sepe, vescovo di Napoli, Angelo Bagnasco (Genova), Carlo Cafarra (Bologna) e Giuseppe Betori (Firenze).
LE CHANCE DI SCOLA. Un buon numero di voti - c’è chi parla di 35, chi dice 40, comunque il pacchetto più significativo alla vigilia - dovrebbe andare all’arcivescovo di Milano Angelo Scola.
Il cardinale ambrosiano, che proprio nell'ultima domenica prima del conclave ha strigliato ben bene la Chiesa, sarebbe una scelta forte, in chiave antisistema E potrebbe riportare all’Italia il papato 35 anni dopo l’elezione di Giovanni Paolo I.
Quanto tutto sia ancora indefinito, però, lo ripetono ciascuno con la propria formula tutti i porporati.
«La volta scorsa c’era una figura di spessore, molto superiore di tre o quattro volte al resto dei cardinali. Era un teologo unico. E stiamo parlando di Joseph Ratzinger. Ora non è così. Finora non sappiamo proprio nulla, dovremo aspettare almeno i risultati del primo turno», ha spiegato l’arcivescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin.
I GIOCHI SI FANNO DOPO IL SECONDO SCRUTINIO. La prima votazione serve insomma per valutare le candidature in gioco. Dalla seconda si potrà invcee valutare se queste saranno in grado di coagulare consenso, come successe nel 2005 con Ratzinger, o se entreranno in corsa altri nomi rimasti di riserva, come quello dell’ungherese Peter Erdö o dell’austriaco Cristoph Schönborn.
Infine, gli outisder. Qualche voto iniziale potrebbe raccoglierlo l’arcivescovo di Colombo, Malcom Ranjith, Patabendige Don. E non sono
da escludere consensi anche per due outsider, l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio e il filippino Luis Antonio Tagle: i loro interventi durante le congregazioni sono stati molto apprezzati.
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