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lunedì 11 marzo 2013

Niños imaginan el próximo Papa


Alla vigilia del Conclave, il sostegno diviso tra quattro candidati

Per l'elezione servono 77 voti. Scola ne conta 40. Ma la sorpresa potrebbe essere l'americano Dolan. 

Per essere eletto servono 77 voti. Ma alla vigilia del Conclave con cui si deve eleggere il 266° successore di Pietroancora nessun cardinale ha in mano il pacchetto di consensi necessari. E le congetture, fuori e dentro le mura blindate del Vaticano, si fanno incessanti.
Il cardinale di Parigi,  André Vingt-Trois, ha parlato di «una mezza dozzina di candidati» che potrebbero uscire dalla Cappella Sistina come il  futuro pontefice. Ma, dopo nove congregazioni e una decima da tenersi la mattina dell'11 marzo, sono ormai quattro i favoriti di cui si parla apertamente come successore di Benedetto XVI.
QUATTRO NOMI SUL PIATTO. Molti porporati, infatti, hanno in mente due o tre opzioni. E dunque pare probabile che al primo scrutinio, alle 16,30 del 12 marzo, si votino almeno tre o quattro candidati, ognuno con in mano un pacchetto di circa 30 voti: il teologo canadese  Marc Ouellet; il sudamericano Odilo Pedro Scherer, sostenuto anche dalla Curia; e l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, appoggiato più dagli europei che dagli italiani.
I nomi nordamericani ed europei sono più affini e potrebbero far convergere i loro voti, in nome di un intervento anti Curia per rifondare il sistema (e, soprattutto, per dare a uno straniero lontano dagli intrighi romani un posto nella potentissima segreteria di Stato).

EFFETTO DOLAN. La sorpresa, secondo molti, potrebber arrivare però dal Nord America. A partire da Timothy Dolan, 63 anni, arcivescovo di New York, per il quale, riferiscono indiscrezioni di stampa, si è mosso Francis George, cardinale di Chicago e vero dominus dei pacchetti di voti del Nuovo Continente in Conclave.
Dolan ha guadagnato molto consenso nei recenti Sinodi ma conta anche e soprattutto sul sostegno di qualche italiano che vorrebbe muoversi per eslcudere un candidato curiale: tra di loro Crescenzio Sepe, vescovo di Napoli, Angelo Bagnasco (Genova), Carlo Cafarra (Bologna) e Giuseppe Betori (Firenze).
LE CHANCE DI SCOLA. Un buon numero di voti - c’è chi parla di 35, chi dice 40, comunque il pacchetto più significativo alla vigilia - dovrebbe andare all’arcivescovo di Milano Angelo Scola.
Il cardinale ambrosiano, che proprio nell'ultima domenica prima del conclave ha strigliato ben bene la Chiesa, sarebbe una scelta forte, in chiave antisistema E potrebbe riportare all’Italia il papato 35 anni dopo l’elezione di Giovanni Paolo I.
Quanto tutto sia ancora indefinito, però, lo ripetono ciascuno con la propria formula tutti i porporati.
«La volta scorsa c’era una figura di spessore, molto superiore di tre o quattro volte al resto dei cardinali. Era un teologo unico. E stiamo parlando di Joseph Ratzinger. Ora non è così. Finora non sappiamo proprio nulla, dovremo aspettare almeno i risultati del primo turno», ha spiegato l’arcivescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin.
I GIOCHI SI FANNO DOPO IL SECONDO SCRUTINIO. La prima votazione serve insomma per valutare le candidature in gioco. Dalla seconda  si potrà invcee valutare se queste saranno in grado di coagulare consenso, come successe nel 2005 con Ratzinger, o se entreranno in corsa altri nomi rimasti  di riserva, come quello dell’ungherese Peter Erdö o dell’austriaco Cristoph Schönborn.
Infine, gli outisder. Qualche voto iniziale potrebbe raccoglierlo l’arcivescovo di Colombo, Malcom Ranjith, Patabendige Don. E non sono
da escludere consensi anche per due outsider, l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio e il filippino Luis Antonio Tagle: i loro interventi durante le congregazioni sono stati molto apprezzati.
http://www.lettera43.it/cronaca/alla-vigilia-del-conclave-il-sostegno-diviso-tra-quattro-candidati_4367587035.htm

Due favoriti, nessuna maggioranza 

Sostegno diviso tra quattro candidati

Nessuno con un appoggio forte. Ouellet: «Dio ha già deciso»

Marc Ouellet (Reuters)Marc Ouellet (Reuters)
CITTÀ DEL VATICANO - «Preghiamo insieme perché lo Spirito Santo indichi al collegio dei cardinali colui che è già stato eletto da Dio». È ormai sera quando nella Chiesa di Santa Maria in Traspontina, mentre fuori via della Conciliazione e San Pietro sono inondate dal diluvio, il cardinale canadese Marc Ouellet, uno dei «papabili», oltre a essere l'unico ad accennare a Vatileaks
(«Anche Benedetto XVI ha perdonato, prima di Natale, chi lo ha tradito») riassume ai fedeli lo stato d'animo dei 115 elettori che alle 16.30 di domani, muovendo dalla Cappella Paolina, entreranno in processione nella Sistina. «È un'ora abbastanza unica nella storia della Chiesa, dopo la rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI», chiarisce il teologo Ouellet, con Angelo Scola e Christoph Schönborn l'«allievo» più vicino a Ratzinger: «Sapendo come abbia meditato a lungo e profondamente la sua decisione, non posso dubitare che lo abbia fatto secondo al volontà di Dio e per il bene della Chiesa».

Ieri molti cardinali hanno detto messa nelle loro chiese romane, stamattina il collegio al completo si riunirà per la decima e ultima congregazione generale ma gli incontri e i tentativi dei vari «ambasciatori» di consolidare i consensi intorno ai «papabili» andranno avanti finché domattina entreranno nella Domus Sanctae Marthae per posare le valigie in camera prima di concelebrare in San Pietro la Messa Pro eligendo romano Pontifice, presieduta alle 10 dal Decano Angelo Sodano. Poi il pranzo, un po' di riposo e via, verso «la decisione più importante della nostra vita», come diceva il cappuccino di Boston Sean Patrick O'Malley.

«Finora non sappiamo proprio nulla, dovremo aspettare almeno i risultati del primo scrutinio», allargava le braccia ieri il cardinale francese Philippe Barbarin. «L'altra volta c'era Ratzinger...». E cioè un cardinale che partiva da una cinquantina di voti. Ora non c'è nessun «papabile» che abbia un simile sostegno di partenza. Al più possono contare su una trentina di voti e il quorum per eleggere il Papa è 77. Molti porporati custodiscono due o tre opzioni. Al primo scrutinio non ci sarà quindi un confronto a due, la prospettiva è che si votino almeno tre o quattro candidati: uno o due nordamericani (Ouellet e uno dei tre statunitensi più in vista: Dolan, Wuerl e O'Malley), il sudamericano Odilo Pedro Scherer, sostenuto anche dalla Curia, e l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, appoggiato più dagli europei che dagli italiani. I nomi nordamericani ed europei sono più affini e potrebbero far convergere i loro voti. Mercoledì valuteranno chi va avanti, in caso di «stallo» potrebbero emergere le alternative: il messicano Francisco Robles Ortega, l'ungherese Péter Erdö, l'austriaco Christoph Schönborn, asiatici e africani.

Del resto, un Conclave sfugge alle logiche delle votazioni politiche ed è questo a renderlo spesso imprevedibile. «In pochi giorni avremo il nuovo Santo Padre: vi posso dire che ho trovato, in questa settimana di incontri tra cardinali, uno spirito di fraternità raramente vissuto», considerava ieri sera il cardinale Schönborn. Prima di chiedere alla gente in chiesa: «Fate pregare anche i bambini, per il Conclave, la loro voce sarà particolarmente ascoltata da Dio».

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