ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 marzo 2013

PORTONE APERTO PER BERTONE:

FINITA L’ERA DI TARCISIO-RICHELIEU

Poche settimane o qualche mese, poi ci sarà un cambio alla Segreteria di Stato - Le quotazioni del cardinal Piacenza sono in calo, possibile la nomina dell’arcivescovo Pietro Parolin, nunzio apostolico in Venezuela, o del capo di Propaganda Fide Fernando Filoni - Ciclo finito anche Sodano e Re…

Marco Ansaldo per "la Repubblica"
Un Segretario di Stato nuovo, una Curia riformata, un approccio diverso della Chiesa nel mondo. Sono i tre pilastri su cui si dirigerà l'azione di governo del nuovo Papa. Come ha detto ieri il canadese Jean-Claude Turcotte: «Sono sicuro che in pochi anni si vedrà un cambiamento nella Chiesa».
CARDINALE TARCISO BERTONEE su Jorge Mario Bergoglio ha aggiunto: «Lo conosco da molti anni. Mi ha sempre colpito: è un uomo molto santo, un uomo di preghiera. Sono sicuro che da Papa vorrebbe correggere delle cose. La Chiesa ha difetti. Non li possiamo accettare. Ma non ha intenzione di cambiare il Vangelo, non vi preoccupate».
CARDINALE TARCISO BERTONE


Cambiamenti, dunque. E quelli nell'esecutivo della Santa Sede appaiono ineludibili. A partire dalla Segreteria di Stato, il cui titolare, il cardinale Tarcisio Bertone, si avvia il prossimo dicembre a compiere 79 anni.
L'arrivo di Francesco alla guida della Chiesa è destinato a chiudere una stagione controversa dove all'indubbio attivismo e accentramento hanno corrisposto accuse esterne e interne. Come lo scandalo Vatileaks ha rivelato. E soprattutto, come nota un osservatore di lungo corso a proposito di Bertone, «il suo tempo è legato al vecchio Pontefice». E allora, se «nella peggiore delle ipotesi il Segretario di Stato è destinato a durare solo alcune settimane, nella migliore si arriverà a qualche mese».
Bertone potrebbe al limite durare fino al 2 dicembre, giorno del suo compleanno. Ma, più realisticamente, quel ricambio Francesco lo opererà prima. Chi potrebbe arrivare al suo posto? Per anni si è parlato del cardinale Mauro Piacenza, oggi prefetto della Congregazione per il clero. Ma le critiche all'attuale Segretario di Stato riguardavano il fatto di avere avuto un approccio troppo da protagonista.
PAPA BERGOGLIOPAPA BERGOGLIO
Bertone non proviene dalla prestigiosa scuola diplomatica vaticana, ma è un canonista. E allora il Papa nuovo, secondo molte voci ecclesiastiche, potrebbe pescare proprio tra i ranghi dei diplomatici da tempo finiti lontano da Roma. E se, con un Pontefice argentino, fosse ancora l'Italia a ricoprire l'importante casella della Segreteria di Stato, ecco allora spuntare due nomi. Il primo è quello dell'arcivescovo Pietro Parolin, attuale nunzio apostolico in Venezuela, già in Messico e Nigeria, uomo che Bergoglio conosce bene.
Rientrato a Roma come sotto-segretario agli Esteri, Parolin è uno dei diplomatici vaticani più stimati. L'altro nome è quello del cardinale Fernando Filoni. Oggi a capo di Propaganda Fide, dicastero per l'Evangelizzazione dei popoli, Filoni ha svolto apprezzate missioni in Sri Lanka, Iran, Brasile e Filippine. Molti lo ricordano però a Bagdad, negli anni della guerra, quando non abbandonò il Paese nonostante i grandi rischi personali.
Angelo SodanoANGELO SODANO
Con l'elevazione pontificale di Bergoglio, cade invece l'ipotesi del cardinale argentino Leonardo Sandri come possibile Segretario di Stato: attuale prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, Sandri era il candidato numero uno nel caso che l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, fosse diventato Papa.
Ma insieme alle stelle di Sandri e Bertone sembra affievolirsi anche quella di Angelo Sodano, 85 anni, cardinale decano. Il "ticket" Scola-Sandri era la carta che i "sodaniani" potevano giocarsi in Conclave per raggiungere i 77 voti richiesti, nel tentativo di far confluire sul porporato italiano - che per la verità era apparso un po' riluttante - i voti dei curiali che nelle prime votazioni avevano forse accordato il loro consenso a Odilo Scherer, l'arcivescovo di San Paolo con un passato nella Curia Romana.
Ma qualcosa ha mandato il piano all'aria. Molto probabile dunque che il decano del Collegio cardinalizio abbia concluso la sua carriera con l'omelia della messa Pro Eligendo Pontifice di martedì scorso, essendo in prorogatio da ben 5 anni. In calo pure le quotazioni del cardinale Giovanni Battista Re, il più anziano del Conclave, al quale l'operazione di incoronare Scherer non è riuscita.
Ma un altro porporato brasiliano potrebbe beneficiare degli scontri avuti con Bertone nelle Congregazioni generali pre-Conclave: Joao Braz de Aviz. Il coraggio dimostrato nell'attaccare i privilegi della Curia romana, e la sincerità nel difendersi dalle successive accuse del Segretario di Stato, gli hanno valso la stima di molti confratelli.
E a contendere prima, condividendo infine con Bergoglio i voti per la sua elezione, è stato il canadese Marc Ouellet, oggi capo della Congregazione dei vescovi. Atteggiamento che Francesco non mancherà di considerare nel momento in cui metterà mano al rimescolamento di incarichi nella sua nuova Curia.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/portone-aperto-per-bertone-finita-lera-di-tarcisio-richelieu-52501.htm

I RETRO-SCEMISTI DELLA SCOLA CANTORUM

(Quasi) tutti i vaticanisti hanno floppato sul Papa, innamorati del ciellino che diede lezioni a Berlusconi, Formigoni e Dell’Utri - Corriere: “Scola ha già 50 voti”, “Ha l’appoggio degli stranieri”. Repubblica: “Scola parte da 40 voti. Caccia agli indecisi per chiudere la partita”…

Marco Travaglio per "il Fatto Quotidiano"

Come i sondaggisti e i politologi dopo la vittoria di Grillo alle elezioni, i vaticanisti e i papologi sono rimasti a bocca aperta dinanzi a papa Bergoglio, inopinatamente sfuggito ai loro radar. Chi l'avrebbe mai detto? In effetti ci voleva lo Spirito Santo per immaginare che il secondo classificato al penultimo conclave, subito dietro Ratzinger, fosse almeno papabile. Strano che chi passa il tempo a ripetere "chi entra papa in conclave ne esce cardinale" non ci abbia pensato.
Ma forse non è strano, visto che molti sedicenti esperti di Vaticano seguono la logica dei retroscenisti da buvette di Montecitorio: confondono le proprie speranze con la realtà. Solo così si spiegano i chilometri quadri di piombo dedicati dai nostri giornaloni al presunto favoritissimo Angelo Scola, tanto popolare tra i politici quanto impopolare fra i cardinali del resto del mondo, un po' perché è italiano e dunque da evitare dopo tutti gli scandali di Curia, un po' perché è Scola e dunque da evitare per i trascorsi nel clan Formigoni che produce un paio di arresti al giorno.
SCOLA CAZZULLOSCOLA CAZZULLO
Mancava solo papa Celeste I. Eppure l'arcivescovo ciellino era il candidato ufficiale di Corriere e Repubblica, impegnatissimi nella gara di Scola Cantorum. Corriere: "Scola ha già 50 voti" (certo, come no), "Per Scola l'appoggio degli stranieri" (sì, buonanotte). Repubblica: "I favoriti restano 4, Scola e i 3 delle Americhe: il canadese Ouellet, Dolan o O'Malley degli Usa, il brasiliano Scherer, ma spunta il messicano Ortega" (spunta da dove? dal sombrero?). Repubblica: "Via agli scrutini, Scola parte da 40 voti. Caccia agli indecisi per chiudere la partita".
"Partita a due per il Conclave. Scola e il pacchetto dei 40". Sul Corriere l'intervistatore ufficiale Aldo Cazzullo dava consigli allo Spirito Santo: "La speranza (soprattutto sua, ndr) che si scelga un Papa italiano. Le possibilità dell'arcivescovo di Milano e il rapporto con Bagnasco" (che, fuori dalla cinta daziaria, è un discreto handicap).
ANGELO SCOLA E ALDO CAZZULLOANGELO SCOLA E ALDO CAZZULLO
E giù fiumi d'inchiostro tricolore sull'assoluta necessità di un papa biancorossoverde: "gioverebbe al prestigio e soprattutto all'autostima del nostro Paese", insomma "l'affacciarsi di un compatriota in piazza San Pietro rappresenterebbe un motivo di orgoglio e di riscatto per il nostro Paese". Guai a evocare gli scandali di Cl: sarebbe "un pregiudizio negativo". Senza contare che Scola si fa chiamare "don Angelo" e "chiama l'interlocutore per nome, si fa dare del tu dalle persone con cui ha consuetudine". E per Cazzullo sentirsi chiamare "Aldo" dal nuovo Papa non aveva prezzo.
Mirabile anche l'accenno a Scola "figlio di un camionista", ma anche misteriosamente "figlio di un operaio". Un cardinale con due padri? Una bizzarria unica al mondo, che assieme a tutto il resto dev'essergli stata fatale. Anche Repubblica, per non perdere pure il conclave dopo le elezioni, aveva sposato preventivamente Scola, col classico salto sul carro del vincitore (supposto).
Per la bisogna aveva dedicato un bel ritrattone di due pagine al "ragazzo del lago di Como che corre per diventare Papa", "si ammazza di lavoro", "riforniva Ratzinger di buon vino", "era primo della classe in latino e greco", aveva "una bella fidanzata che si fece suora" e - sì, è vero - "faceva lezioni di filosofia ed etica a Berlusconi, Dell'Utri e Confalonieri", ma "capitò una volta sola". Quante volte figliuolo? Una sola. Ah beh allora.
Weiler Bertone Bagnasco e CazzulloWEILER BERTONE BAGNASCO E CAZZULLO
Per preparargli la dovuta accoglienza, Repubblica aveva addirittura strappato al Foglio, al Giornale e a Panorama il vaticanista turbociellino Paolo Rodari, che stazionava in permanenza in tutte le tv con le piaghe da decubito e salmodiava il mantra: "Il favorito è Scola".
Nessuna speranza invece per Bergoglio che, ridacchiava Rodari su Repubblica con l'aria di chi la sa lunga, "è candidato a racimolare qualche voto al primo scrutinio". Insomma uno sfigato. Profezia azzeccata. Anche lo Spirito Santo, nel suo grande, s'incazza.

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