Ho la sgradevole e anche dolorosa impressione che stiamo assistendo
all'affermarsi di un cattolicesimo post-confessionale, che perde via via
le sue specificità, riducendole ai minimi termini; specificità
intaccate proprio nei fondamenti.
Stiamo passando infatti ad una totale assenza di insegnamento dogmatico e
definitorio, il solo che orienta, fonda e conferma, sostituito da una
vaghezza improvvisatoria orientata verso le cosiddette "periferie" sia
esistenziali che confessionali.
Il tutto dopo aver sovvertito la prima e più importante funzione
unificante e stabilizzante, quella del Sommo Pontefice, che ha visto nel
gesto di Benedetto XVI l'atto epocale di una rottura, forse
soggettivamente inevitabile, ma oggettivamente determinante: uno
spartiacque che indebolisce e snatura il "primato" petrino. Si possono
individuare tre tappe di una progressiva "ingravescentem aetatem", in
senso storico, contrassegnate dai rispettivi momenti scaturiti dai gesti
di Pontefici dei nostri tempi:
- Paolo VI depone la Tiara
- Benedetto XVI depone la giurisdizione
- Francesco depone tutti i simboli e apre indiscriminatamente ad eretici e scismatici
Se il terzo esito sopra indicato - di cui abbiamo già alcuni prodromi
inquietanti - si realizzerà appieno, la situazione umanamente sarà
drammatica e quanto mai destabilizzante, per chi ha occhi per vedere e
anche per chi non li ha, perché sarà trascinato in una corrente deviata e
sviante, nel totale oblio, a quanto sembra, del fatto che il governo
"petrino" esercitato dal Sommo Pontefice dispone per sua natura agendo
contemporaneamente sia sull'asse geografico che su quello cronico, con validità universale su tutta la terra - Urbi et Orbi - ma anche su tutti i tempi.
Il dramma (non so definirlo diversamente) che viviamo è che la plenitudo potestatis data dal mandato divino mi sembra contraria agli spogliamenti
che ho indicati, che - dico meramente come ipotesi - mi pare possano
essere validi solo agendo a titolo personale visto che muovono dai
cosiddetti "segni dei tempi" e non secondo l'investitura ricevuta dal
Signore che ha un'orizzonte di perennità. Sono questioni più grandi di
noi, che possiamo solo sfiorare con la nostra ragione e il nostro
'sensus fidei', ma che riguardano altre sedi e altre competenze. Il
fatto di coglierne l'esistenza e la portata sviante impone di non
tacere. Le soluzioni, tuttavia, appartengono ad altre responsabilità.
L'unico vantaggio di aver occhi per vedere, se vedo giusto, è la
consapevolezza di doversi aggrappare al Signore, che illuminerà la
strada a partire dall'adesione del cuore, nella certezza che la Sua
Chiesa, l'Una Santa da Lui costantemente salvata e vivificata, è quella
da cui attingiamo... Ma è dura sia da pensare che da dire e da vivere,
in attesa di un Papa che ripareggerà la verità. A scanso di
qualunque equivoco, questo discorso non è assolutamente sedevacantista
perché ognuno dei Papi coinvolti è stato legittimamente eletto
pronunciando il suo "Accipio - Accetto".
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