ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 20 giugno 2013

Camminano verso il baratro! (porta inferi)


Kiko Argüello pittore, musicista, architetto

Mentre alla Biennale di Venezia il Vaticano dialoga con l'arte contemporanea, in migliaia di parrocchie di tutto il mondo si è già installato un particolarissimo modello estetico, ideato dal fondatore del Cammino neocatecumenale

di Sandro Magister
ROMA, 20 giugno 2013 – Il padiglione vaticano alla Biennale d'arte contemporanea di Venezia in corso dall'inizio di giugno è non soltanto il primo nella storia di questa celebre esposizione internazionale.

È anche il primo esperimento di dialogo con l'arte contemporanea messo in opera da un organismo centrale della Chiesa cattolica, il pontificio consiglio per la cultura presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi.
Un assaggio delle opere esposte si può osservare in questo post:

> Alla Biennale di Venezia, anticipi di ricreazione

Nel presentare l'iniziativa ai media di tutto il mondo, il 14 maggio, nella sala stampa vaticana, il cardinale Ravasi ha detto che “per ora” le opere d'arte contemporanea del tipo messo in mostra a Venezia non sono pensate per accompagnare la liturgia. Però “in futuro ciò potrà accadere”, anche perché “vogliamo creare nelle nuove chiese un’atmosfera di dialogo tra arte e fede”.

Ravasi ha lamentato che la Chiesa ha reagito troppo spesso “ritirandosi” davanti alle “provocazioni” dell’arte contemporanea, “affidando semmai l’arte a espressioni artigianali”, col risultato che oggi spesso nelle nuove chiese ci sono arredi che stonano con la modernità dell’architettura.

L’uso di opere di arte contemporanea può essere comunque “quasi concepibile" fin da oggi – ha aggiunto il cardinale – "per la catechesi di un pubblico giovane, abituato a linguaggi nuovi”.

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L'idea di Ravasi in un dialogo tra l'arte contemporanea e la fede cattolica è vicina a quella che ispira i Cortili dei Gentili organizzati dallo stesso cardinale per far dialogare assieme credenti e non credenti.

Ma se egli aspira a un non lontano utilizzo di tale arte anche nelle chiese e nella liturgia, vi sono invece molti esperti, dentro e fuori la Chiesa, che ritengono tale utilizzo impensabile, per la distanza abissale che separerebbe tali odierne forme espressive dalla liturgia cattolica.

Uno di questi esperti, il francese Jean Clair, ha pronunciato una veemente e documentata invettiva contro l'arte d'avanguardia come "cultura di morte" proprio nel primo dei Cortili dei Gentili organizzati da Ravasi, a Parigi, il 25 marzo 2011:

> Solo la bellezza ci salverà

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Ma intanto cosa succede in concreto, qua e là nel mondo, nelle chiese cattoliche di nuova costruzione e di nuovo arredo?

Tra i nuovi movimenti sorti nella Chiesa nell'ultimo mezzo secolo ce n'è uno che ha imposto ovunque nelle proprie comunità un modello estetico particolarissimo: nelle immagini, nella musica, nell'architettura.

È il Cammino neocatecumenale fondato e diretto da Kiko Argüello e Carmen Hernández.

Il modello estetico del Cammino è strettamente legato alla sua concezione e alla sua pratica della liturgia: una concezione e una pratica che sono tuttora sotto esame da parte della congregazione per la dottrina della fede, per volere di Benedetto XVI:

> Quella strana messa che il papa non vuole

Sta di fatto che in tutte le comunità neocatecumenali sparse nei cinque continenti sono presenti le stesse immagini, sono adottati gli stessi arredi e sono eseguiti gli stessi canti. Tutti con Kiko Argüello come ideatore, se non come diretto esecutore e compositore. 

Un'analisi critica approfondita di tale modello estetico non è stata ancora fatta.

Ma una loro prima descrizione è apparsa in un saggio pubblicato recentemente da uno studioso tedesco, Bernhard Sven Anuth, docente di diritto canonico presso la facoltà di teologia cattolica dell’Università di Tübingen, un saggio che ha per titolo: "Il Cammino neocatecumenale: fortunato, innovativo, controverso. Sull’istituzionalizzazione di un 'movimento' nella Chiesa cattolica romana".

La traduzione italiana integrale del saggio è uscita sulla rivista "Il Regno" dei padri dehoniani di Bologna, nel numero 9 del 2013:

> L'istituzionalizzazione del Cammino neocatecumenale

Qui di seguito sono riprodotti i capoversi che descrivono il modello estetico applicato da Kiko Argüello alle liturgie delle comunità del Cammino.

Un esempio tipico di tale modello è quello della chiesa di San Bartolomeo in Tuto presso Firenze, visibile nell'illustrazione.
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LA "NUOVA ESTETICA" DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

di Bernhard Sven Anuth


Il Cammino neocatecumenale, che reca l’impronta decisiva del suo iniziatore Kiko Argüello, ha elaborato una "nuova estetica", che pretende di essere l’estetica ecclesiale del terzo millennio.

L’arte come strumento o ausilio nella nuova evangelizzazione è già da molto tempo un tema che sta a cuore al Cammino. Con un gruppo di artisti neocatecumenali, Kiko ha elaborato una nuova forma di rappresentazione.

L’iconografia opera attraverso un’interazione di doratura e cambiamento di prospettiva, che sposta il punto di fuga non nell’immagine, ma nell’osservatore, per cui il contenuto dell’immagine dell’avvenimento salvifico rappresentato diventa messaggio kerygmatico.

Poiché in questo modo la buona novella si rende presente all’osservatore, questa rappresentazione artistica amplia l’annuncio verbale del kerygma, che nel Cammino neocatecumenale occupa un posto centrale nella liturgia e nella catechesi.

Perciò per Argüello e per i suoi collaboratori la pittura è un servizio per l’evangelizzazione, che, accompagnato dalla preghiera e dal digiuno, come nel caso dei pittori orientali di icone, rende gratuitamente alle Chiese locali.

Nel Cammino la sua "nuova estetica" investe praticamente tutti i campi. Tutte le icone e le immagini che ornano le chiese e i luoghi di riunione usati dalle comunità neocatecumenali provengono dalla scuola di Argüello.

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Anche tutti i canti usati dalle comunità neocatecumenali a livello mondiale, raccolti in un libro dei canti, provengono dalla penna di Kiko.

Per la Giornata mondiale della gioventù del 2011 a Madrid, Argüello compose una sinfonia intitolata "La sofferenza degli innocenti", che come "catechesi sinfonica" venne eseguita, fra l’altro, nel gennaio 2011 davanti a Benedetto XVI a Roma, in giugno davanti a ebrei e cristiani arabi alla Domus Galilaeae sul Monte delle Beatitudini, il 29 maggio 2011 nell’incontro dell’arcivescovo di Colonia con 25 mila giovani del Cammino nell’Esprit-Arena di Düsseldorf e il 27 dicembre 2011 a Betlemme.

A giudizio di Alvaro de Juana, su Zenit del 29 aprile 2011, con questa sua composizione Kiko raggiunge e tocca anche "i cuori di coloro che sono lontani dalla Chiesa. Già molte persone, dopo aver ascoltato la sinfonia, sono ritornate alla Chiesa e hanno riflettuto sulla loro fede. Così la sinfonia è diventata un Cortile dei Gentili analogo a quello avviato dalla Santa Sede attraverso il pontificio consiglio per la cultura".

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Oltre che alla pittura e alla musica, la "nuova estetica" è applicata anche all’architettura delle chiese.

L’altare come una grande tavola, in genere quadrata, viene collocato al centro dell’edificio, in modo che la comunità neocatecumenale o la comunità cristiana possano disporsi in cerchio attorno a esso. In fondo alla chiesa o nell’abside, davanti a un’icona o a una serie di quadri di Kiko Argüello, c’è la sedia del sacerdote, con davanti il leggio, e dalla parte opposta dell’altare un battistero a forma di croce, scavato nel pavimento, in base al modello della Chiesa antica.

Nell’interpretazione di questa disposizione si sottolinea la simbologia della gestazione e della nascita. In base a essa la sedia del sacerdote rappresenta la testa, il leggio la bocca, l’altare il ventre e il battistero l’utero, dal quale tutti i cristiani nascono a vita nuova. 

In alcuni casi Argüello, in collaborazione con un team di architetti del Cammino, ha applicato questa simbologia alla costruzione di proprie chiese o centri comunitari: ad esempio in Italia le chiese di San Giovanni Battista a Ferro di Cavallo in provincia di Perugia, di San Bartolomeo in Tuto presso Firenze e di Santa Caterina a Fermo; o in Spagna le chiese di San José Artesano e di San Fernando a Cadice, e a Madrid quelle di Nuestra Señora del Transito e di San Lorenzo del Escorial. 

Ma in genere Kiko ha cercato di introdurre la sua simbologia nella ristrutturazione di chiese o cappelle già esistenti. Ad esempio nella chiesa di San Pedro el Real a Madrid, ristrutturata nel 1978 in stile neocatecumenale, o nella chiesa di St. Paul a Döbling presso Vienna.

Dal punto di vista neocatecumenale, una parrocchia è strutturata in modo ideale quando, accanto a un locale liturgico centrale per la "comunità delle comunità", possiede vari locali più piccoli o cappelle per le singole comunità, nonché vari altri locali per diverse occasioni. Nel gergo neocatecumenale, questo tipo di centri ecclesiali è chiamato "catecumenio".

Anche la Domus Galilaeae sul Monte delle Beatitudini, in Israele, progettata essenzialmente da Kiko Argüello, è in gran parte un’espressione visibile della "nuova estetica" del Cammino neocatecumenale.

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Una raccolta di canti in uso nelle liturgie neocatecumenali:

> Canti del Cammino

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I link a tutti i precedenti articoli di www.chiesa riguardanti il Cammino neocatecumenale:

> Focus su MOVIMENTI CATTOLICI

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Un commento critico delle opere esposte nel padiglione vaticano della Biennale d'arte contemporanea di Venezia e dei criteri che hanno presieduto alla scelta è uscito sul blog di Firenze "Il Covile":

> La rinascita del bello negli ateliers e le mummie della Biennale

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350541

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