“Ma Francesco non ce l’ha con i gay”
Parla il reporter Usa, Michael Winters: “Il Pontefice vuole spazzare i gruppi che dividono la Chiesa. Spesso gli omosessuali sono i più conservatori”
«Il messaggio più importante contenuto nelle parole del Papa sulla lobby gay riguarda la sua determinazione a riformare la Curia e la Chiesa. Non voleva prendersela con gli omosessuali, ma con tutti coloro che si organizzano in gruppi o correnti per influenzare la vita e le scelte del Vaticano».
Michael Sean Winters, giornalista e scrittore del National Catholic Reporter, segue queste vicende con gli occhi degli Stati Uniti, forse il paese più colpito dagli scandali a sfondo sessuale che negli ultimi anni hanno scosso la Chiesa.
Che impressione le hanno fatto le parole di Francesco nell’incontro con la Confederazione Latinoamericana di Religiosi?
«Come prima cosa mi ha colpito il luogo e il modo in cui ha parlato. Una vera e propria conversazione, in circolo, dove lui si è messo sullo stesso piano degli interlocutori per ascoltarli. E’ una conferma di quanto sia avvicinabile, e determinato a sentire il parere di tutti per condurre la riforma».
«Come prima cosa mi ha colpito il luogo e il modo in cui ha parlato. Una vera e propria conversazione, in circolo, dove lui si è messo sullo stesso piano degli interlocutori per ascoltarli. E’ una conferma di quanto sia avvicinabile, e determinato a sentire il parere di tutti per condurre la riforma».
Voleva rispondere allo scandalo degli abusi sessuali negli Stati Uniti?
«Non credo, almeno non direttamente. Non penso che faccia un’associazione tra l’omosessualità e gli abusi. Le persone che commettono gli abusi, nella Chiesa e fuori, sono adulti di varie tendenze sessuali che non dovrebbero avere accesso ai bambini. Il problema non è esclusivamente dei gay».
«Non credo, almeno non direttamente. Non penso che faccia un’associazione tra l’omosessualità e gli abusi. Le persone che commettono gli abusi, nella Chiesa e fuori, sono adulti di varie tendenze sessuali che non dovrebbero avere accesso ai bambini. Il problema non è esclusivamente dei gay».
Il Papa, però, avrebbe parlato espressamente di lobby gay.
«Certo, perché è un problema che esiste all’interno del Vaticano. Sappiamo che è là, perché era presente nella famosa relazione dei tre cardinali. Tuttavia non esiste una distinzione ideologica all’interno della Chiesa tra etero e gay. Anzi, semmai è vero il contrario: i prelati omosessuali spesso sono i più conservatori e tradizionalisti, decisamente contrari a qualunque apertura su temi come le unioni gay o la parità dei diritti. Il problema è che alle volte si uniscono in cordate per fare i propri interessi, e questo è inaccettabile al Papa. Francesco vuole riformare la Curia, per liberarla da tutte le lobby e le correnti che le impediscono di operare come dovrebbe. Quindi critica il gruppo dei gay, come criticherebbe qualunque altra formazione interna che punta a condizionare il lavoro del Vaticano».
«Certo, perché è un problema che esiste all’interno del Vaticano. Sappiamo che è là, perché era presente nella famosa relazione dei tre cardinali. Tuttavia non esiste una distinzione ideologica all’interno della Chiesa tra etero e gay. Anzi, semmai è vero il contrario: i prelati omosessuali spesso sono i più conservatori e tradizionalisti, decisamente contrari a qualunque apertura su temi come le unioni gay o la parità dei diritti. Il problema è che alle volte si uniscono in cordate per fare i propri interessi, e questo è inaccettabile al Papa. Francesco vuole riformare la Curia, per liberarla da tutte le lobby e le correnti che le impediscono di operare come dovrebbe. Quindi critica il gruppo dei gay, come criticherebbe qualunque altra formazione interna che punta a condizionare il lavoro del Vaticano».
Come verranno prese queste sue dichiarazioni negli Stati Uniti?
«Molto bene, penso, perché in America c’è la chiara percezione che la Chiesa ha bisogno di fare pulizia. Questo sentimento è nato con gli abusi sessuali, ma non solo, e adesso si è allargato al funzionamento e alla missione generale del Vaticano. E’ un problema che riguarda la riforma della Curia, ma anche i processi interni per la gestione della Chiesa».
«Molto bene, penso, perché in America c’è la chiara percezione che la Chiesa ha bisogno di fare pulizia. Questo sentimento è nato con gli abusi sessuali, ma non solo, e adesso si è allargato al funzionamento e alla missione generale del Vaticano. E’ un problema che riguarda la riforma della Curia, ma anche i processi interni per la gestione della Chiesa».
A cosa si riferisce?
«Ecco un esempio pratico. Noi abbiamo un vescovo a Kansas City, Robert Finn, condannato per aver coperto dei preti pedofili. Lui stesso ammette che, nelle sue condizioni attuali, non potrebbe fare domanda neppure per insegnare il catechismo la domenica, perché gli verrebbero richieste delle informazioni basilari sui precedenti penali che lo escluderebbero da questo lavoro. Eppure è ancora vescovo e resta al suo posto. La ragione? Perché non esiste un procedimento chiaro e standard con cui affrontare e risolvere queste situazioni di conflitto. Quindi contano le connessioni, i rapporti, gli appoggi che una persona può ottenere. Finn è sostenuto in Curia dai cardinali Rigali e Burke, e quindi è ancora in carica. Se però la Chiesa non riesce a rimuovere neppure i vescovi che hanno dimostrato di non poter più svolgere la loro funzione, l’intera credibilità ed efficienza dell’istituzione ne risente. Credo che il Papa sia determinato ad affrontare questi problemi e riformare la Curia. Perciò ha parlato così della lobby gay, o di qualunque altra corrente, e per questo è apprezzato dai fedeli».
«Ecco un esempio pratico. Noi abbiamo un vescovo a Kansas City, Robert Finn, condannato per aver coperto dei preti pedofili. Lui stesso ammette che, nelle sue condizioni attuali, non potrebbe fare domanda neppure per insegnare il catechismo la domenica, perché gli verrebbero richieste delle informazioni basilari sui precedenti penali che lo escluderebbero da questo lavoro. Eppure è ancora vescovo e resta al suo posto. La ragione? Perché non esiste un procedimento chiaro e standard con cui affrontare e risolvere queste situazioni di conflitto. Quindi contano le connessioni, i rapporti, gli appoggi che una persona può ottenere. Finn è sostenuto in Curia dai cardinali Rigali e Burke, e quindi è ancora in carica. Se però la Chiesa non riesce a rimuovere neppure i vescovi che hanno dimostrato di non poter più svolgere la loro funzione, l’intera credibilità ed efficienza dell’istituzione ne risente. Credo che il Papa sia determinato ad affrontare questi problemi e riformare la Curia. Perciò ha parlato così della lobby gay, o di qualunque altra corrente, e per questo è apprezzato dai fedeli».
PAOLO MASTROLILLIINVIATO A NEW YORK
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