ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 25 luglio 2013

Cave canem! (per chi avesse ancora dei dubbi..)

"Bergoglio? Come san Francesco: ricostruisce la Chiesa"

Leonardo Boff
LEONARDO BOFF

Intervista con Leonardo Boff, l’ex francescano e teologo della liberazione che Joseph Ratzinger non riuscì ad “ammorbidire”

«Tre settimane prima dell'elezione di Bergoglio avevo scritto su Twitter: il futuro Papa sarà Francesco, perché come fece il santo di Assisi serve chi ricostruisca la Chiesa che ha perduto la sua credibilità...». Leonardo Boff non porta più il saio, dopo i contrasti con Roma per le sue posizioni teologiche ha lasciato l'ordine francescano e si è sposato. Ma la barba, bianchissima, è rimasta la stessa di quando era frate. Il teologo della liberazione che Joseph Ratzinger non riuscì a ammorbidire parla con «La Stampa» del viaggio in Brasile del primo Papa latinoamericano della storia.

  L'ha stupita l'accoglienza che la folla di Rio de Janeiro per Francesco?
 «No, è un entusiasmo dovuto alla sua semplicità, al suo venire senza un grande apparato di sicurezza, al suo voler percorrere le strade della città in una macchina semplice e con i finestrini sempre aperti, al suo farsi raggiungere e toccare dalla gente, al suo fermarsi a baciare i bambini. Si vede che è un pastore, un vescovo che sta in mezzo al suo popolo. Non un monarca».
  
Francesco ha voluto cominciare il viaggio con una visita al santuario di Aparecida. Perché?

«Perché qui nel 2007 i vescovi latinoamericani hanno pubblicato un documento che ridà spazio ai poveri e afferma che certi metodi di evangelizzazione sono vecchi e vanno cambiati. Servono pastori che abbiano l'odore delle pecore più che il profumo dei fiori dell'altare».
  
Francesco mostra di avere una grande devozione mariana e una grande attenzione alla pietà popolare. Non sembrano aspetti così vicini alla sensibilità progressista...

«E invece lo sono, sono vicini alla teologia della liberazione. In Argentina questa si è sviluppata particolarmente come teologia del popolo, portata avanti dal gesuita Juan Carlos Scannone, che è stato insegnante di Bergoglio. Il Papa è vicino a questa teologia. Non è una devozione popolare "pietistica", ma una devozione che conserva l'identità del popolo e s'impegna per la giustizia sociale».
  
Il Papa parla spesso dei poveri e all'ospedale di Rio ha ripetuto che andare verso i poveri significa toccare «la carne di Cristo». Che cosa significa? 
«Il povero è il vero rappresentante di Cristo, in un certo senso il povero è il vero "Papa", e Cristo continua a essere crocifisso nel corpo dei condannati della terra. Cristo è crocifisso nei crocifissi della storia».

 Che cosa cambia nella Chiesa con Papa Francesco?
 «Credo che cambierà parecchio. Francesco non sta riformando solo Curia, sta riformando il papato. La sua insistenza sull'essere vescovo di Roma, l'aver lasciato il palazzo per abitare nella residenza Santa Marta, significa andare verso il mondo. Il Papa spiega che preferisce una Chiesa incidentata ma che va per strada, piuttosto che una Chiesa asfittica e chiusa nel tempio. Ora si sente che la Chiesa è un focolare di speranza e non una fortezza assediata sempre in polemica con la modernità o una dogana che controlla e regola la fede invece di facilitarla».
  
C'è chi critica Francesco dicendo che sta desacralizzando il papato...

«No, non lo sta desacralizzando, lo presenta nella sua vera dimensione evangelica. È il successore di Pietro e Pietro era un semplice pescatore. Bisogna combattere la "papolatria" che abbiamo visto negli ultimi decenni. I cardinali non sono prìncipi della Chiesa, ma servitori del popolo di Dio. I vescovi devono partecipare alla vita della gente. E il Papa non si sente un monarca: anche di fronte alla presidente del Brasile ha detto: "Vengo qui come vescovo di Roma", cioè come colui che presiede la Chiesa nella carità e non nel diritto canonico».
  
Che cosa provocherà in Brasile e in America Latina un Papa latinoamericano?

«Credo che Francesco si renda conto che il potere deve ascoltare i poveri, deve ascoltare i giovani che protestano per strada. La sua insistenza sulla giustizia sociale può aiutare le democrazie latinoamericane e favorire maggiore partecipazione. La nostra in Brasile è una democrazia a bassa intensità: il Papa chiama i politici a essere veri servitori del popolo».
  
Si è pentito di aver lasciato il saio francescano?
 «No perché ho lasciato l'abito ma ho conservato lo spirito e continuo a sentirmi francescano: lavoro per la salvaguardia del creato e perché su questa nostra terra ci si senta tutti fratelli e sorelle».
ANDREA TORNIELLIRIO DE JANEIRO
 http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/gmg-26712/

Alla Gmg si torna a riflettere sulla teologia della liberazione


Helder Camara
MONSIGNOR HELDER CAMARA

In un libretto dedicato ai giovani, realizzato dai giornalisti Fazzini e Bernardelli, la storia degli "apostoli" della profezia

LUCA ROLANDIRIO DE JANEIRO

Nei giorni della Gmg di Rio si e’ tornati a parlare della Teologia della Liberazione (TdL), il filone di pensiero sviluppatosi negli anni del post-Concilio, preso a modello e combattuto all’interno della Chiesa cattolica e ammirato ed avversato al di fuori di essa per non “lasciare cadere la profezia evangelica”. Sviluppatasi in America latina la TdL tendeva, come ricorda il teologo e monaco Marcelo Barros “a porre in evidenza i valori di emancipazione sociale e politica presenti nel messaggio cristiano”.

La nascita del movimento risale alla conferenza episcopale latinoamericana (Celam) svoltasi nel 1968 a Medellín, in Colombia, allorché i rappresentanti della gerarchia ecclesiastica del subcontinente presero posizione in favore dei gruppi più diseredati della società latinoamericana e della loro lotta e si pronunciarono per una Chiesa popolare e socialmente attiva. La denominazione divenne universale dopo la pubblicazione del saggio del sacerdote peruviano Gustavo Gutiérrez, Teologia della liberazione (1971). Il diffondersi in quasi tutto il subcontinente, durante gli anni settanta, di dittature militari o di regimi pesantemente repressivi, fu sovente causa di acute frizioni fra ampi settori della Chiesa e i poteri costituiti e incentivò l'impegno dei teologi della liberazione che vennero elaborando proposte sempre più radicali per far fronte all'aggravarsi della crisi politica e sociale.

Tanti i suoi interpreti di questa prospettiva che unisce la preghiera alla carita’ attiva e liberante monsignor Helder Camara, arcivescovo di Recife, Pedro Casaldaliga, i religiosi Frei Betto e Pedro Casaldaliga, l’angelo dei poveri la beata Irma Dulce, il missionario Ezechiele Ramin e i martiri sindacalisti Luciano Mendes de Almeida a Margarida Maria Alves. La TdL si e’ diffusa attraverso le comunità ecclesiastiche di base (Ceb), nuclei ecumenici impegnati a vivere una fede di partecipazione ai problemi della società, che misero radici in tutta l’America latina a partire dal Brasile. Il volume "Apostoli del Brasile" di Gerolamo Fazzini e Giorgio Bernardelli, con la presentazione di Marcelo Barros, e' edito dalla Emi.

Papa Francesco e il bluff di Boff su Bergoglio ultra progressista

25 - 07 - 2013Matteo Matzuzzi
Papa Francesco e il bluff di Boff su Bergoglio ultra progressista
Francesco porta avanti l’agenda della Teologia della Liberazione. Ne è convinto il teologo (già frate, oggi sposato, ma “francescano nello spirito”) Leonardo Boff, uno dei protagonisti di quel filone di pensiero sviluppatosi in America latina negli anni controversi e spesso laceranti del dopo Concilio. E’ bastato che Bergoglio tornasse quasi a casa per riproporre con forza il tema, il dilemma che molti si sono posti a partire dalla sua elezione, lo scorso marzo. Anche a Rio, l’ex arcivescovo di Buenos Aires ha mostrato la sua profonda devozione mariana e l’attenzione alla pietà popolare (si soffermò a lungo su quest’ultimo aspetto sei anni fa ad Aparecida), questioni che non sembrano vicini al cosiddetto progressismo. Sbagliato, rispondendo alle domande di Andrea Tornielli sulla Stampa, Boff dice che si tratta di “aspetti vicini alla teologia di liberazione. In Argentina questa si è sviluppata particolarmente come teologia del popolo, portata avanti dal gesuita Juan Carlos Scannone, che è stato insegnante di Bergoglio. Il Papa è vicino a questa teologia. Non è una devozione popolare pietistica, ma una devozione che conserva l’identità del popolo e s’impegna per la giustizia sociale”.
“Correnti sopravvissute per inerzia”
Eppure, faceva notare qualche settimana fa sull’Espresso Sandro Magister, il gesuita Scannone “aveva elaborato una teologia non della liberazione ma ‘del popolo’, centrata sulla cultura e la religiosità della gente comune, dei poveri in primo luogo, con la loro spiritualità tradizionale e la loro sensibilità per la giustizia”. Tanto per dire che i teologi di riferimento di Jorge Mario Bergoglio non erano Boff né Gutierrez né Sobrino. Inoltre, prosegue Magister, “su quel che resta della teologia della liberazione già nel 2005 Bergoglio chiuse il discorso così: “Dopo il crollo del socialismo reale queste correnti di pensiero sono sprofondate nello sconcerto. Incapaci sia di una riformulazione radicale che di una nuova creatività, sono sopravvissute per inerzia, anche se non manca ancora oggi chi le voglia anacronisticamente riproporre.
Francesco e la chiesa che va per strada
Nonostante ciò, Boff vede in Francesco il passaggio “dall’inverno ecclesiale alla primavera”. In unintervento pubblicato il 23 luglio sul Manifesto, il teologo della Liberazione notava infatti che “dopo due pontificati caratterizzati da un ritorno alla grande disciplina e dal controllo delle dottrine”, ora “è arrivata una ventata di speranza, di sollievo, di allegria di vivere e pensare la fede cristiana. La chiesa è tornata a essere una casa spirituale”. E sempre Boff è convinto che Francesco nella chiesa cambierà parecchio: “Sta riformando il Papato. Il Papa spiega che preferisce una chiesa incidentata ma che va per strada, piuttosto che una chiesa asfittica e chiusa nel tempio”. Non si tratta tanto di desacralizzare il papato – aggiunge alla Stampa – quanto di “presentarlo nella sua vera dimensione evangelica”.
Il caso Müller
Che l’argomento sia sul tavolo lo sottolinea anche Massimo Faggioli su Europa . “Già con la nomina da parte di Benedetto XVI di monsignor Gerhard Müller a prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (era il luglio 2012) si era parlato, a causa delle frequentazioni latinoamericane del teologo tedesco, di una reviviscenza di quella stagione teologica”. Ed è stato proprio Müller (comunque criticato e/o apprezzato a seconda di come si prenda la questione sia da destra sia da sinistra) a mettere nero su bianco in una raccolta di saggi stampata in Germania nel 2004 e ora giunta in Italia che “il movimento ecclesiale e teologico dell’America latina, noto come teologia della liberazione, è da annoverare, a mio giudizio, tra le correnti più significative della teologia cattolica del XX secolo”. Parole lusinghiere che venivano spiegate dal prefetto come la volontà di attestare come la teologia della liberazione “abbia espresso nel contesto reale dell’America latina degli ultimi decenni l’orientamento a Gesù Cristo redentore e liberatore che segna ogni teologia autenticamente cristiana”.
La riconciliazione passa per il Brasile?
Ed è proprio il Brasile il terreno su cui potrebbe concretizzarsi la riconciliazione con Roma. Lo scrive il portale cileno Reflexion y Liberacion, lo stesso che rivelò l’ormai celebre frase di Bergoglio sull’esistenza di una lobby gay in Vaticano. E’ il gesuita José Aldunate a sottolineare “la congiuntura favorevole” per un passo formale e simbolico in questa direzione. Aldunante,come riportato dal sito Terre d’America, “è convinto che la teologia della liberazione rappresenti una traduzione legittima del Concilio Vaticano II in America Latina”. Certo, c’è sempre da fare i conti con Bergoglio, uno che, come ha scritto il vaticanista Lucio Brunelli, riuscì a far esprimere in armonia tutte le diverse sensibilità e “valorizzò insieme la devozione popolare e le istanze più autentiche della teologia della liberazione, depurata dalla crosta ideologica degli anni Settanta”.

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