Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa Cattolica?
da continuitas
Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa
Cattolica?
Di John
F. McCarthy
[
articolo originale: Is Modernism Still Active in the Catholic Church? Part 1
and 2, Living Tradition n. 110/111, 2004, http://www.rtforum.org/lt/lt110.html ]
1. Introduzione.L’8 settembre 1907 il Papa san Pio X
pubblicò la lettera enciclica Pascendi Dominici gregis, in cui
condannava l’eresia del Modernismo, un’eresia che fu definita come “la sintesi
di tutte le eresie” (Pascendi, n. 39). Da allora e sino al Concilio Vaticano
Secondo ci fu una grande sforzo da parte della Gerarchia per opporsi e spazzare
via quest’eresia. Tra le altre cose, il Giuramento contro il Modernismo del
1° settembre 1910 fu richiesto ogni volta che un membro della Chiesa riceveva
un ordine sacro o un ministero pastorale come vescovo di una diocesi, parrocco
di una parrocchia, professore di seminario, predicatore, superiore religioso,
funzionario di una diocesi o della Santa Sede, o per ricevere un grado
ecclesiastico. Ma più o meno nel periodo del Concilio Vaticano Secondo, la
necessita di tenere questo giuramento fu soppressa dalla Santa Sede, e non è
più stata ripristinata. Per quanto è a mia conoscenza, non fu fornita alcuna
ragione o motivo razionale per la rimozione di questo requisito, ma il
presupposto è che non ci fossero più ragioni sufficienti per tenerlo in uso.
Eppure, molte delle stesse manifestazioni all’interno e all’esterno della Chiesa
Cattolica che motivarono Papa Pio X a scrivere l’Enciclica sembrano essere per
molti versi ancora presenti oggi e in molti modi sono anche più presenti oggi
di quanto non lo fossere agli inizi del ventesimo secolo. Il “Modernismo”
osservato da Pio X nel 1907 era solo un’illusione? Affrontava una situazione
che in realtà non esisteva? Oppure c’era un vero movimento che cessò poi di
avere la stessa rilevanza che aveva avuto in precedenza? Queste sono domande
che potrebbe essere doveroso per noi tenere in considerazione. Potremmo
iniziare considerando alcune delle caratteristiche generali e istanze
specifiche del Modernismo descritto nell’Enciclica e compararle con le istanze
apparentemente similari che sembrano essere continuate ad esistere nella Chiesa
fino ai nostri giorni, in modo che possiamo vedere se c’è una reale differenza
tra di loro e in che cosa questa differenza possa consistere.
2. Riformatori della Chiesa.
Aprendo la descrizione del Modernismo e dei Modernisti nella sua enciclica Pascendi, Papa Pio X osserva che ci sono nella Chiesa molti laici e sacerdoti “i quali, sotto finta di amore perla
Chiesa , scevri d’ogni solido presidio di filosofico e
teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della
Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa” (Pascendi n.
2) Il Papa osserva che questi Modernisti “non pongono già la scure ai rami
od ai germogli; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei
più profonde” e che “nessuna parte risparmiano della cattolica verità,
nessuna che non cerchino di contaminare”. Egli continua dicendo che i
Modernisti “la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò
con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto”.
Essi “posseggono, di regola, la fama di una condotta austera” e “adagiatisi
in una falsa coscienza, si persuadono che sia amore di verità ciò che è infatti
superbia ed ostinazione” (Pascendi, n. 3).
Aprendo la descrizione del Modernismo e dei Modernisti nella sua enciclica Pascendi, Papa Pio X osserva che ci sono nella Chiesa molti laici e sacerdoti “i quali, sotto finta di amore per
3. La fede è un sentimento.
Come filosofi, i Modernisti sono agnostici in quanto ritengono che conoscere l’esistenza di Dio non è alla portata della ragione umana o “l’oggetto diretto della scienza”, e che Dio non è da considerarsi un soggetto della storia (Pascendi n. 6). Quindi, dicono, la fede è un sentimento (sensus) che nasce dal bisogno sentito del divino le cui radici affondano nel subconscio, dove stanno anche le radici della divina rivelazione (Pascendi n. 7). Essi rendo la coscienza religiosa quale legge a cui tutti devono sottomettersi, anche la suprema autorità della Chiesa (Pascendi n. 8). L’inconoscibile religioso si presenta sotto forma di qualche fenomeno misterioso o di un uomo “il cui carattere, i cui gesti, le cui parole mal si compongano colle leggi ordinarie della storia” (Pascendi n. 9).
Come filosofi, i Modernisti sono agnostici in quanto ritengono che conoscere l’esistenza di Dio non è alla portata della ragione umana o “l’oggetto diretto della scienza”, e che Dio non è da considerarsi un soggetto della storia (Pascendi n. 6). Quindi, dicono, la fede è un sentimento (sensus) che nasce dal bisogno sentito del divino le cui radici affondano nel subconscio, dove stanno anche le radici della divina rivelazione (Pascendi n. 7). Essi rendo la coscienza religiosa quale legge a cui tutti devono sottomettersi, anche la suprema autorità della Chiesa (Pascendi n. 8). L’inconoscibile religioso si presenta sotto forma di qualche fenomeno misterioso o di un uomo “il cui carattere, i cui gesti, le cui parole mal si compongano colle leggi ordinarie della storia” (Pascendi n. 9).
4. L’evoluzione del dogma.
Da questa filosofia i Modernisti derivano tre principi che “formano
la base della critica storica”. Per esempio, nel caso della Persona di
Gesù: a) ogni cosa nella Sua storia sia suggestiva del divino deve essere
rigettata; b) ogni elemento che Lo eleva sopra le condizioni storiche deve
essere rimosso; c) deve essere rimosso anche ogni elemento che non è in linea
con il carattere, le circostanze e l’educazione di Gesù, e con il luogo e il
tempo in cui Egli visse (Pascendi n. 9). I Modernisti dicono che “ciò che
noi chiamiamo dogmi sono passibili di modifica”, in quanto le formule
religiose “non hanno altro scopo che quello di fornire al credente i mezzi
per rendere ragione della fede a se stesso” (Pascendi n. 12). E
così “si ha aperto il varco alla intima evoluzione del dogma”, dal momento che
“dovrebbe essere vivente, e dovrebbe vivere la vita stessa del senso religioso”
(Pascendi n. 13)
5. La
Realtà Divina.
Ma il Modernista, oltre ad essere un filosofo, è anche un
credente. Come credente, egli ammette che “la realtà divina [realitas
divini] esiste di fatto in se stessa, né punto affatto da chi crede.”
ma questa convinzione, egli sostiene, è basata sull’esperienza individuale e su
una sorta di intuizione del cuore che risiede nel sentimento religioso e che “mette
l’uomo in contatto immediato colla realtà stessa di Dio [Dei
realitatem]”, una persuasione che supera qualsiasi convinzione scientifica. Da
questo punto di vista i Modernisti differiscono dai Razionalisti solo per
cadere nel parere dei Protestanti e degli pseudo-mistici “Così ogni
religione, anche quella del paganesimo, deve essere tenuta per vera” E
purtroppo “ci sono cattolici e sacerdoti, i quali, come preferiamo credere,
aborrono da tali enormità, pur tuttavia agiscono quasi le ammettessero. Giacché
tali sono le lodi che tributano ai maestri di siffatti errori, tali gli onori
che rendono loro pubblicamente” (Pascendi n. 14)
6. La vita è verità.
Per il Modernista, la tradizione è solo
l’abbassamento di una esperienza originale avente efficacia suggestiva che
agisce per stimolare il sentimento religioso, mentre “il vivere è prova di
verità; giacché verità e vita sono per essi una medesima cosa.” (Pascendi n.
15) Per il Modernista, la scienza si occupa solo della realtà dei fenomeni, e
la fede si occupa solo della realtà divina che è interamente sconosciuta alla
scienza. Così, eventi relativi alla vita umana di Cristo appartengono alla
categoria dei fenomeni, ma essi sono stati “trasfigurati” dalla fede, e
così rimossi dal mondo sensibile per diventare materiale per il divino. Alla
domanda se Gesù abbia operato o meno miracoli reali, la scienza dirà di no e la
fede dirà di sì, “ma non ci sarà per questo motivo alcuna lotta fra le due”
(Pascendi n. 16).
7. Armonizzare Fede e Scienza.
E così vediamo, secondo l’enciclica, che le formule
religiose sono prese dai Modernisti come appartenenti alla sfera dei fenomeni e
quindi ricadono sotto il controllo della scienza e della storia. Essi
sostengono che “È dunque diritto della filosofia o della scienza sindacare
l’idea di Dio, dirigerla nella sua evoluzione, correggerla qualora vi si
immischi qualche elemento estraneo. Per ultimo è pur da osservare che l’uomo
non soffre in sé dualismo: per la qual cosa il credente prova in se stesso un
intimo bisogno di armonizzare siffattamente la fede colla scienza che non si
opponga al concetto generale che scientificamente si ha dell’universo.” (Pascendi n.
17)
8. Pluralismo di approccio.
Nel loro metodo, secondo l’enciclica, quando i
Modernisti scrivono di storia, non fanno menzione della divinità di Cristo o
dei Padri della Chiesa, ma quando predicano dal pulpito, professano la Sua divinità e citano i Padri
con pieno rispetto. Essi mantengono una distinzione tra “esegesi teologica e
pastorale” da una parte, e “esegesi scientifica e storica” dall’altra.
Essi mostrano un certo disprezzo per gli insegnamenti cattolici, ma, se sono
rimproverati per questo, “gridano alla manomissione della libertà” e “si
adoperano di porre in voga una nuova teologia, tutta ligia ai deliramenti dei
loro filosofi.” (Pascendi, n. 18)
9. Dio è immanente nell’uomo.
Come teologo, il Modernista sostiene che “Dio
è immanente nell’uomo” e che le formule della fede sono solo
rappresentazioni simboliche della “realtà divina” che devono essere
utilizzate o non utilizzate dal credente in base a come le veda utili per se
stesso. Che questa sia una forma di panteismo è una lettura “coerente col
rimanente delle loro dottrine” (Pascendi, n. 19) Inoltre,
dicono i Modernisti, la Chiesa
e i Sacramenti non devono considerarsi come istituiti da Gesù (Pascendi,
n. 20). Essi sostengono che le Sacre Scritture sono semplicemente una raccolta
di esperienze passate che il credente di oggi vive di nuovo nella propria
memoria e l’ispirazione biblica è solo un impulso più forte nell’agiografo per
rivelare la fede che è in lui (Pascendi, n. 22).
10. Le leggi dell’Evoluzione.
Il teologo Modernista sostiene la separazione della Chiesa e
dello Stato nella misura in cui ogni Cattolico, come cittadino, “ha il
diritto e il dovere di lavorare per il bene comune nel modo che ritiene
migliore, senza curarsi dell’autorità della Chiesa” (Pascendi, n.
24) Egli ammonisce che è un abuso di potere delle autorità della Chiesa “il
proibire alle coscienze degli individui che facciano pubblicamente sentire i
loro bisogni; non soffrire che la critica spinga il dogma verso necessarie
evoluzioni” (Pascendi, n. 25). Per il Modernista ogni cosa in una
religione vivente è soggetto alle “leggi dell’evoluzione” e il progressa del
dogma si ottiene superando “gli ostacoli che la fede deve superare” (Pascendi,
n. 26). “La forza conservatrice sta nella Chiesa e consiste nella tradizione”
come rappresentata dall’autorità della Chiesa, mentre “la forza che,
rispondendo ai bisogni, trascina a progredire, cova e lavora nelle coscienze
individuali, in quelle soprattutto che sono, come dicono, più a contatto della
vita” la cui influenza sulla coscienza collettiva “fa pressione
sull’autorità, e la costringe a capitolare ed a restare ai patti.” (Pascendi,
n. 27)
11. Critica storica Modernista.
“Taluni dei modernisti, che si dànno a scrivere storia,
paiono oltremodo solleciti di non passar per filosofi[…] Ma il vero
è, che la loro storia o critica non parla che con la lingua della filosofia; e
le conseguenze che traggono, vengono di giusto raziocinio dai loro principî filosofici.”
In base al presupposto che non vi siano veri e propri interventi di Dio nella
storia, essi distinguono, nelle loro interpretazioni, tra il Cristo della
storia e il Cristo della fede. Essi vedono dietro agli oggetti della fede un
certo processo per mezzo del quale cose più alte sono aggiunte nella fede alla
reale figura storica di Gesù ed hanno essi il proprio processo attraverso il
quale eliminano dalla storia di Gesù quello che essi considerano “non nella
logica dei fatti o non adatto alle persone” (Pascendi, n. 30). Essi seguono
la regola che “poiché la causa o condizione di qualsiasi emanazione vitale
deve ripetersi da un bisogno, si avrà che ogni avvenimento si dovrà concepire
dopo il bisogno” (Pascendi, n. 32) Secondo l’enciclica, “Tutto il lavoro
di essa è un lavoro di apriorismo, e di apriorismo riboccante di eresie.”
(Pascendi, n. 33)
12. L’evoluzione della Bibbia.
Secondo l’Enciclica, “i modernisti non esitano punto
nell’affermare che quei libri, e specialmente il Pentateuco ed i tre primi
Vangeli, da una breve narrazione primitiva, son venuti man mano crescendo per
aggiunte o interpolazioni” come effetti di “una evoluzione vitale
dei Libri sacri, nata dalla evoluzione della fede e ad essa corrispondente”.
Essi hanno “una filosofia che trae principio dalla negazione di Dio e un
criterio che consiste in se stessi” (Pascendi, n. 34).
Secondo l’enciclica, questo tipo di critica è agnostica,
immanentista ed evoluzionista e, quindi, “chi la professa o ne fa uso,
professa gli errori in essa racchiusi e si pone in contraddizione colla
dottrina cattolica.” (Pascendi, n. 34) Al fine di mantenere e difendere le
loro teorie, “non si peritano di dichiarare non potersi rendere all’infinito
omaggio più nobile, come affermando di esso cose contraddittorie! Ed ammessa
così la contraddizione, quale assurdo non si ammetterà?” (Pascendi, n. 36)
13. Via tutti i dogmi e la filosofia scolastica.
Nel progetto del Modernista di riformare della Chiesa, la
filosofia Scolastica deve essere gettata via con un obsoleto sistema di
pensiero e i dogmi e la loro evoluzione devono essere armonizzati con la
scienza e la storia. Nella catechesi, nessun dogma dovrebbe essere incluso
eccetto quelli che siano stati debitamente aggiornati e che sono alla portata
di chi impara. Inoltre, essi dicono, il numero delle devozioni esterne deve
essere ridotto, l’autorità nella Chiesa deve essere decentralizzata e le Congregazioni
Romane riformate (Pascendi, n. 38) In sintesi, l’enciclica definisce il sistema
del Modernismo come non solo un’eresia, ma “la sintesi di tutte le eresie”
e osserva che questo sistema conduce all’annichilimento di tutta la religione
e, in ultima analisi, all’ateismo (Pascendi, n. 39).
14. La regola dell’orgoglio.
Per quanto riguarda le cause del Modernismo, l’enciclica
sottolinea che “la prima causa ed immediata sta nell’aberrazione
dell’intelletto” mentre le cause remote “due Noi ne riconosciamo: la curiosità
e la superbia.” E così “per la superbia costoro presumono audacemente di
se stessi” e “è l’orgoglio che suscita in loro lo spirito di disobbedienza e li
induce a domandare un compromesso tra autorità e libertà” (Pascendi, n. 40).
Sul piano morale, le principali cause del Modernismo sono “ignoranza” e
“un’alleanza tra fede e falsa filosofia” (Pascendi, n. 41)
15. Rifiuto dei Padri della Chiesa.
Nel giudizio dell’enciclica, i tre principali ostacoli al
Modernismo sono la filosofia Scolastica, l’autorità dei Padri della Chiesa e il
Magistero della Chiesa. (1) I Modernisti dichiarano “con sorprendente
sfrontatezza” che i Padri della Chiesa, mentre personalmente sono degni di
venerazione, pure sono “ignorantissimi di critica e di storia, scusabili solo
per i tempi in cui vissero.” Contro qualsiasi temibile avversario, essi
semplicemente “cercano di fare una congiura del silenzio attorno a lui”
(Pascendi, n. 42) “Nei Seminari e nelle Università cercano di ottenere cattedre
da mutare insensibilmente in cattedre di pestilenza.” (Pascendi, n. 43)
16. Un’atmosfera avvelenata.
Ma c’era un altro spettacolo che aveva pure rattristato Papa
Pio X, ed era la vista di “moltissimi, che, sebbene non giunti tant’oltre,
pure, respirata un’aria corrotta, sono soliti pensare, parlare, scrivere più
liberamente di quanto non si convenga a cattolici. […] Trattano la Scrittura secondo le
leggi dei modernisti. Scrivono storia e sotto specie di dir tutta la verità,
tutto ciò che sembri gettare ombra sulla Chiesa lo pongono diligentissimamente
in luce con voluttà mal repressa.” (Pascendi, n. 43)
Il messaggio della Pascendi Dominici gregis si applica
all’attività della Chiesa di oggi?
17. Una definizione di Modernismo.
Iniziando queste riflessioni sul movimento Modernista,
propongo una distinzione tra Modernismo in generale e quel tipo di
Modernismo descritto e criticato nell’enciclica Pascendi
Dominici gregis. Modernismo in generale è uno stato del
pensiero in cui il titolare trae piacere e soddisfazione dal pensiero che lui o
lei, come persona moderna, ha una conoscenza e una comprensione superiore alla
conoscenza e alla comprensione dei popoli dei tempi precedenti. Questo
atteggiamento è di solito basato sulla consapevolezza dei progressi dei tempi
moderni (diciamo dall’anno 1500 d.C. in poi) nelle scienze fisiche e in
tecnologia, con particolare applicazione agli oggetti del credo religioso.
Questo stato d’animo è una forme di arroganza che non ammette argomenti contrari,
perché è basata su un senimento emotivo e non sulla verità oggettiva.
L’enciclica ha a che fare con Modernismo generico dove parla dell’orgoglio come
base del pensiero Modernista (Pascendi, 3; vedi par. 2 di cui sopra),
mentre la forma specifica di Modernismo individuata
nell’enciclica si applica solo ai Cattolici ed ha a che fare con una falsa
teoria riguardo all’origine della religione. Il Modernista della Pascendi si
sposa con una credenza nella continua evoluzione della Chiesa Cattolica e di
tutti i suoi dogmi. Il Modernista della Pascendi afferma di
sapere che il Gesù della storia si nasconde dietro la facciata evangelica del
Cristo della fede che era in origine solo un uomo come altri uomini e, come un
credente “moderno”, il Modernista gode, almeno inconsciamente, del pensiero di
conoscere di più lui ora di quanta abbia mai potuto il reale Cristo storico nei
suoi giorni. Il Modernista della Pascendi vede se stesso come
un riformatore in una Chiesa in evoluzione, come un testimone speciale del
sentimento chiamato fede, come un armonizzatore della fede con le moderne
scienze fisiche e storiche, come un critico della filosofia e teologia
Scolastica e come un correttore della tradizione teologica dei Padri della
Chiesa.
18. Non un’eresia fantasma.
Il Modernismo non è un’eresia fantasma che non è mai
esistita. L’enciclica Pascendi e il precedente decretoLamentabili incontrarono
una forte reazione pubblica dei Modernisti, specialmente in Italia e Francia.
Il nome “modernismo” risale a Jean Jacques Rosseau il quale, nel 1769,
usò il termine per caratterizzare un filosofo ateo del suo tempo (2). Il
Modernista Alfred Loisy, nella sua risposta pubblica al decreto Lamentabili,
affermò che “i Modernisti dichiarati formano un gruppo abbastanza definito
di intellettuali uniti nel desiderio comune di adattare il Cattolicesimo alle
necessità intellettuali, morali e sociali dell’oggi.” (3) Secondo Loisy, il
principio fondamentale del modernismo è “la possibilità, la necessità e la
legittimità dell’evoluzione della comprensione dei dogmi della Chiesa, incluso
quello dell’infallibilità papale e dell’autorità, così come nel modo di
esercitare l’autorità” (4). Secondo una risposta Modernista all’enciclica Pascendi,
pubblicata anonimamente, un Modernista rifiuta miracoli e profezie come segni
della parola di Dio (5). Diverse recensioni moderniste furono pubblicate al
tempo e George Tyrrell pubblicava a Roma una rivista Modernista chiamataNova
et Vetera.
19. Il Modernismo veniva da fuori la Chiesa.
Penso sia importante rendersi conto che il Modernismo non
iniziò all’interno della Chiesa Cattolica o tra i Cattolici. E’ invece uscito
in modo coerente dall’intero sviluppo del pensiero moderno al di fuori della
Chiesa, dal Protestantesimo e Razionalismo del sedicesimo e diciassettesimo
secolo fino all’Illuminismo del diciottesimo secolo e al Liberalismo del
diciannovesimo secolo. Naturalmente Hermann Gunkel, il Protestante liberale
fondatore della critica delle forme dell’Antico Testamento agli inizi del
ventesimo secolo e Rudolf Bultmann, il più noto liberale Protestante fondatore
della critica delle forme del Nuovo Testamento, come Protestanti non mostravano
caratteristiche che potessero applicarsi solo ai Cattolici Modernisti, come il
raddoppiare i ruoli del Razionalista e Cattolico, l’opporsi all’uso della
filosofia Scolastica, il ridurre il numero delle devozioni esterne o
l’impadronirsi di cattedre di filosofia e teologia nei seminari ed università
cattolici. Ma per altri versi sono esempi perfetti della visione del Modernismo
specifico definita nella Pascendi Dominici gregis. Questo si può
notare da un veloce campionamento di cosa questi celebri studiosi delle
Scritture pensassero:
- Sia per Gunkel che per Bultmann, il pensiero religioso del
Giudaismo e del Cristianesimo e le idee registrate nei libri sacri dell’Antico
e del Nuovo Testamento sono prodotti delle fantasie preconcettuali di popoli
primitivi che hanno creato e preservato questi testi in un modo che le
persone scientifiche moderne vedono essere falso e si sforzano di correggere.
- Entrambi esortarono i loro fratelli Protestanti Evangelici
a regolare la loro fede in base ai risultati della critica storica,
raccomandando ciò in nome della conoscenza moderna scientifica e storica.
- Entrambi negarono che Dio possa intervenire in alcun modo
nelle vicende di questo mondo.
20. Voci di riforma oggi.
Per quanto riguarda i “riformatori della Chiesa” (Pascendi 2,
vedi paragrafo 2 di cui sopra), è evidente a chiunque segua gli eventi
contemporanei che non ci sono mai stati nella Chiesa così tanti autoproclamati
riformatori i quali si esprimono in maniera contraria all’insegnamento e alla
disciplina della Chiesa come sono state formulate dopo il Concilio Vaticano
Secondo. Le loro voci sono enormemente cresciute negli ultimi decenni. Ora,
come rientrano in quest’immagine i riformatori Cattolici contemporanei?
E’ chiaro che le riforme all’interno della Chiesa che sono guidate dal Papa e dalla
Gerarchia e sono ragionevoli ed omogenee con quello che si è ricevuto dal
passato sono salutari e corrette espressioni della vita della Chiesa. Così
questi leali riformatori non hanno su di essi, in questo senso, alcuna idea di
Modernismo. Ma ci sono altri che, mentre possono anche avere lauree in
filosofia Scolastica e teologia, non sono veramente interessati in nessuna
delle due e si oppongono all’uso continuato di questi sistemi nel pensiero e
nella formazione Cattolici. Come risultato, molti di questi riformatori non
utilizzano i validi ragionamenti della filosofia e teologia Scolastica per
opporsi agli errori di varie filosofie contemporanei e sistemi di pensiero e
alcuni sicuramente favoriscono uno o l’altro deli avversi sistemi Razionalisti,
come Esistenzialismo, Evoluzionismo, Freudianismo, Comportamentismo,
Socialismo, Modernismo, anche se potrebbero non essere pienamente consapevoli
di ciò che stanno facendo. Iniziano essendo pluralisti, in quanto
trattengono nelle loro menti sia il sistema di idee Cattoliche tradizionali sia
altri contradditori sistemi di idee ma, nella misura in cui essi non cercano
attivamente di separare gli elementi falsi e assimilare i veri elementi dei
sistemi non Cattolici in un valido quadro tradizionale nelle loro menti,
tendono gradatamente ad essere conquistati dal sistema contradditorio,
specialmente se questo sistema ha il fascino e l’attrattiva per la mente
indisciplinata che spesso si accompagna all’errore. Questi riformatori nella
Chiesa occupano spesso posti d’onore nelle istituzioni cattoliche
d’apprendimento e spesso parlano attraverso i vasti canali dei media, persino
in pubblicazioni operanti sotto gli auspici di organizzazioni Cattoliche ed
istituti religiosi. Essi dicono che lavorano per il bene del popolo e della
Chiesa.
Note:
(1) Pascendi (n. 42) nota che il punto di
vista di rifiutare l’uso della filosofia Scolastica è condannato dalla
Proposizione 13 del Sillabo degli Errori di Papa Pio IX e che
il punto di vista di disdegnare la tradizione della Chiesa è escluso da un
decreto del Secondo Concilio di Nicea, il quale “condannò coloro che osano…
secondo gli scellerati eretici, disprezzare le ecclesiastiche tradizioni ed
escogitare qualsiasi novità”.
(2) Cfr.
Arthur Vermeersch, “Modernism,” nella The Catholic Encyclopedia,
vol. 10 (1910), p. 415.
(3) A.
Loisy, Simples réflexions sur le décret “Lamentabili”, p. 13
(citato in Vermeersch, op. cit., p. 416).
(4) Loisy,
op. cit., p. 124 (citato in Vermeersch, op. cit., p. 417).
(5) Anonimo, Il Programma dei Modernisti. Risposta
all’Enciclica di Pio X, “Pascendi Dominici gregis,” p. 96 (di cui in
Vermeersch, op. cit., p. 416).
Pubblicato da don Luciano Micheli
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