J. Ratzinger: dal battesimo al preservativo, attraverso la confessione
Nei
precedenti studi abbiamo dimostrato, comparando la Fede Cattolica con
alcuni scritti del “Papa emerito”, come la “dottrina di J. Ratzinger”,
giovane “dottore privato” innovatore, si può dire, senza timore di
esagerare, pare davvero essere una speculazione teologica in funzione anti-scolastica, di collegialità, di libertà “kantiana”, di dialogo interreligioso falso-ecumenista, di primato della coscienza. [ad oggi non sono state presentate confutazioni documentate agli studi, solo ipotesi, illazioni e qualche offesa]
Ora, se
consideriamo il J. Ratzinger “dottore privato” e se riconduciamo alcune
sue dichiarazioni al semplice momento storico, certamente vittima di
facili entusiasmi per la presunta “nuova Pentecoste” conciliare, nulla
da recriminare, poiché se probabilmente non si ha una Fede solida,
radicata nel Deposito, una Fede che antepone la ragione al sentimento (come deve essere), è molto probabile cadere in errore;
se, purtroppo e come abbiamo dimostrato, alcune convinzioni di “fede
personale” espresse in scritti ed interviste vengono traslate sotto
altre forme in documenti di Governo della Chiesa, allora c’è da
preoccuparsi seriamente. E tutti noi, forse a ragion veduta, siamo molto
preoccupati.
Recentemente
abbiamo studiato [1] negli scritti di J. Ratzinger ed in successivi
documenti di Governo, come per il teologo tedesco il Primato di Pietro non sarebbe un vero e proprio Primato di Giurisdizione, ma semplicemente un “primato di onore”, nondimeno è emerso dai suoi scritti che “non è possibile avere reale speranza di unità se si vuol vincolare [Ortodossi e Protestanti]” all’osservanza “del Primato così come lo conosciamo nei secoli 19° e 20° [a seguito del Concilio Vaticano I]”. La questione essenziale, va detto, è che il Primato di Giurisdizione
del Pontefice non è sindacabile, se si vuol rimanere di Fede Cattolica,
poiché non è una norma che è stata posta dal legislatore ecclesiastico,
ma questi si occupa solamente della sua osservanza, poiché rivelata da
Dio.
Sempre in
J. Ratzinger ed in successivi documenti di Governo della Chiesa sulla
cosiddetta “collegialità” (torneremo sull’argomento in prossimi
approfondimenti), abbiamo studiato [1] che [il Primato] “varrebbe
la pena per noi considerare se questa antica confessione, che non ha
nulla a che vedere con il “primato di giurisdizione”, ma confessa un
primato di “onore” e di amore [agape], non potrebbe essere riconosciuta
come una formula che adeguatamente riflette la posizione che Roma occupa
nella Chiesa”; si ha anche l’audacia di affermare (come se da San Pietro che “scioglie e lega” [1a] fino a Pio XII lo Spirito Santo avesse riposato tiepidamente conducendo Chiesa e pecorelle in errore) che “il
regno di Dio soffre violenza [...] in altre parole, Roma non deve
richiedere dall’Oriente, riguardo alla dottrina del primato, più di
quanto è stato formulato e vissuto nel primo millennio. Quando il
patriarca Athenagora [...] in occasione della visita del Papa [...] lo
ha designato come successore di s. Pietro, come il più stimato tra noi,
come colui che presiede nella carità, questo grande leader della chiesa
stava esprimendo il contenuto ecclesiale della dottrina del primato così
come era conosciuto nel primo millennio. Roma non ha bisogno di
chiedere di più”. Quindi Roma, secondo J. Ratzinger, dovrebbe chiedere solo un primato d’onore e non di giurisdizione.
Abbiamo
dimostrato [1], invece, che la teoria di Ratzinger pare essere mera
speculazione teologica in funzione della “collegialità” e del “falso
ecumenismo” [2], una vera e propria “alterazione storica” del Primato.
Non ci ripeteremo adesso, poiché abbiamo ampiamente approfondito la questione nei precedenti studi, tuttavia un breve richiamo al Primato va fatto, poniamo all’attenzione del lettore un semplice rimando al Dizionario del Cristianesimo [Sinopsis, Roma, 1992, v. Primato]: “PRIMATO
DI PIETRO è il potere di giurisdizione (e non solo primato di onore o
prestigio morale) su tutta la Chiesa conferito da Cristo all’Apostolo
e a tutti i suoi successori nella sede romana. Potere supremo per il
quale il Papa è vero Capo, Pastore e Maestro di tutti i Vescovi, i
sacerdoti, i fedeli; ai quali spetta solo obbedire, non discutere;
approvare, non decidere…, e ciò unicamente perché Egli è Vicario di
Cristo, Figlio di Dio… La sua autorità quindi è trascendente, derivata
dall’Alto, non dal consenso, dai voti, dai criteri e dagli umori… del
basso. Il Papa, egli solo, personalmente, convoca, costituisce e guida
il Collegio dei Vescovi, rende ecumenico e autorevole un Concilio…,
perché a lui – non ad altri -Cristo ha comandato di «confermare i
fratelli nella fede» (cf. Summa Theologiae,
II-II, q. 1, a. 10, c.; q. 185, a. 3, c.; 1um; III, q. 45, a. 3, 4um; q.
89, a. 3, 3um; Suppl., q. 20, a. 1, 1um; q. 22, a. 1, 1um; Summa contra Gentiles., IV, cc. 72, 74, 76; Exp. in Symb. Ap).”
***
Nei
precedenti studi [3] abbiamo constatato anche che, secondo J. Ratzinger
(non secondo la Fede Cattolica), da cardinale prima e da Papa poi, è
certo:
- che “la Chiesa assira dell’Oriente” è una “autentica Chiesa particolare, fondata sulla fede ortodossa”;
- che “La
Chiesa assira dell’Oriente ha anche preservato la piena fede
eucaristica nella presenza di nostro Signore” e in essa “si trovano veri
sacramenti, soprattutto, in forza della successione apostolica, il
sacerdozio e l’Eucaristia”;
- che “le parole dell’Istituzione Eucaristica sono di fatto presenti nell’Anafora di Addai e Mari”;
- che oggi “siamo
testimoni di un nuovo integralismo che sembrerebbe di supporto a ciò
che è strettamente Cattolico, ma in realtà lo corrompe dal di dentro.
Produce sospetto e animosità, lontani dallo Spirito del Vangelo. C’è
un’ossessione per la lettera, che stima la liturgia della Chiesa come
invalida, ponendo se stessa fuori della Chiesa”;
- che “la validità della liturgia [Eucaristia] dipende primariamente, non da specifiche parole, ma dalla comunità della Chiesa”;
J. Ratzinger, da cardinale teologo prima e da Papa poi, ritiene [4] anche:
- che la “Chiesa non deve preoccuparsi per la conversione dei Giudei”;
- che “i Giudei sono una predica vivente”;
- che sono “nostri padri nella fede”;
- che “Israele conserva la propria missione”;
- che Israele “al tempo giusto sarà salvata interamente”;
- che “non
è necessario conoscere o riconoscere Gesù come Figlio di Dio per essere
salvati, se non ci sono ostacoli insormontabili, di cui egli non è
colpevole” (Non si cita per nulla l’ignoranza invincibile o la pazzia;
lo capiamo dal contesto poiché riguarda i ben informati Giudei, i quali
conoscono Cristo e i Vangeli, e dalle successive prassi e dichiarazioni
medesime a conferma). [4]
Anche in
questi casi appena elencati, abbiamo dimostrato [3] [4] che purtroppo
queste convinzioni personali di “fede ratzingeriana” sembrano aver
condizionato l’operato dello stesso Benedetto XVI nel Governo della
Chiesa ed abbiamo presentato degli studi, di facile lettura e
comprensione, che dimostrano ampiamente come la Fede Cattolica, quella
del Deposito, insegna altro.
***
Ratzinger e la condanna del Sant’Uffizio
Tutti gli
elementi di studio presentati al lettore [1] [2] [3] [4] poggiano sul
diritto DIVINO, ma se vogliamo un segnale anche dal Diritto
ecclesiastico, una condanna di una autorità della Chiesa certamente
cattolica, si può vedere qui in questo articolo di giornale circa il
“sospetto di eresia” che fu riconosciuto in Ratzinger dal Sant’Uffizio
prima del 1969. [non ho rinvenuto smentite alla notizia, se qualche
lettore ha maggiori elementi a riguardo sarò ben lieto di pubblicarli,
di integrarli e/o di correggere]
E’
notevole, inoltre, sottolineare come in questo articolo di giornale
compaiano anche Karl Rahner (in condanna) ed Henri de Lubac. E rilevante
è anche rimarcare che Henri de Lubac, sempre ritenuto eretico dai
Cattolici “tradizionalisti” (cardinali, vescovi e teologi), è CITATO
nell’enciclica SPE SALVI [n° 13 e n° 14] di
Benedetto XVI! Non si era mai visto nella storia che un Papa citasse un
probabile eretico in un documento di Magistero (non per confutarlo!!!).
Invece ce lo si aspetterebbe tranquillamente da un “antipapa”, come è
accaduto in passato.
Per maggiori informazioni sulle eresie di Karl Rahner ed Henri de Lubac, rimando il lettore allo studio del testo “GETSEMANI, Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo” [card. Giuseppe Siri, FRATERNITA' DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA - ROMA, pp. 22 e succ.]
Del rapporto di stretta collaborazione fra J. Ratzinger e Karl Rahner sicuramente ne riparleremo e studieremo a fondo il testo “Episcopato e primato” scritto a 4 mani dagli stessi 2 teologi nel 1961, seguito dal testo “Rivelazione e Tradizione” scritto dagli stessi nel 1965.
Andiamo
avanti con coraggio. Come sempre ed anticipatamente, mi scuso con il
lettore per eventuali piccole imprecisioni e, se presenti, sarò lieto di
poter rimediare dietro segnalazione.
***
Ratzinger e la Penitenza (oggi “confessione”)
Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, 2011, [parlando a proposito di 1 Gv 1,8ss; Gc 5,16 e Didaché 4,14]: “Franz
MuSSner, aderendo a Rudolf Knopf, commenta: <<in ambedue i testi
si pensa ad una pubblica confessione del singolo>> (Jakobus-lrief,
p. 226, nota 5). Sicuramente in questa confessione dei peccati, che
comunque nell’ambito d’influsso del giudeo-cristianesimo faceva parte
della vita della comunità delle origini cristiane, non
si può individuare il sacramento della Penitenza nel senso di come esso
si è sviluppato nel corso della storia della Chiesa, ma di certo
<<una tappa verso di esso>>”[5].
In contro abbiamo la Fede Cattolica. Il Concilio di Trento ha detto: “Il
Signore, poi, istituì il sacramento della penitenza principalmente
quando, risorto dai morti, soffiò sui suoi discepoli dicendo: Ricevete
lo Spirito santo; a coloro, cui rimetterete i peccati, saranno rimessi. A
coloro cui li riterrete, saranno ritenuti. Che con questo avvenimento
così importante e con queste parole così chiare, sia stato comunicato
agli apostoli e ai loro legittimi successori il potere di rimettere o di
ritenere i peccati, per riconciliare i fedeli caduti dopo il battesimo,
il consenso di tutti i padri l’ha sempre così interpretato e la chiesa
cattolica rigettò e condannò con piena ragione come eretici i Novaziani,
che un tempo negavano ostinatamente il potere di rimettere i peccati.
Perciò questo santo sinodo, approvando e accogliendo questo verissimo
senso di quelle parole del Signore, condanna le fantastiche
interpretazioni di quelli che traggono falsamente quelle parole a
significare il potere di predicare la parola di Dio e di annunziare il
vangelo del Cristo, contro l’istituzione di questo sacramento. [...]”.
CANONI (Concilio di Trento, Sessione XIV):
3. “Se
qualcuno dirà che le parole del Salvatore: Ricevete lo Spirito santo:
saranno rimessi i peccati di quelli, cui li rimetterete e ritenuti a
quelli cui li riterrete non devono intendersi del potere di rimettere e
di ritenere i peccati nel sacramento della penitenza, come sempre, fin
dall’inizio, ha interpretato la chiesa cattolica, e per contraddire
l’istituzione di questo sacramento, ne falsa il significato come se si
trattasse del potere di predicare il vangelo, sia anatema”;
6. “Se
qualcuno negherà che la confessione sacramentale sia stata istituita da
Dio, o che sia necessaria per volere divino o dirà che il modo di
confessarsi segretamente al solo sacerdote, come ha sempre usato ed usa
la chiesa cattolica fin dall’inizio, è estraneo all’istituzione e al
comando del Cristo ed invenzione umana, sia anatema”.
Il
Concilio di Trento ha definito ciò che la Fede Divina e Cattolica ha
sempre insegnato, e ciò che Cristo stesso ha istituito per diritto
DIVINO, e che quindi non può mutare. Infatti, come dice Leone XIII nella Apostolicae Curae: ”la materia e la forma minima dei sacramenti sono stabiliti da Cristo per diritto divino, e neppure la Chiesa può cambiarli“!
Possibile che il “fine teologo” Ratzinger non sappia queste cose elementari?
***
Ratzinger e il Concilio di Trento
Come
abbiamo quindi appreso, le dichiarazioni di Benedetto XVI anche in
questo caso sembrano non essere ortodosse, non di Fede Cattolica, ma
egli non è nuovo a criticare anche cose dette dal Concilio di Trento.
Infatti disse con spregio: Joseph Ratzinger, Feast of Faith, 1981, p. 130: “Il
Concilio di Trento conclude le sue affermazioni sul Corpo di Cristo con
qualcosa che offende le nostre orecchie ecumeniche ed ha senza dubbio
contribuito non poco verso lo screditare questo banchetto nell’opinione
dei nostri fratelli protestanti. Ma se noi purifichiamo la sua
formulazione dal tono appassionato del 16° secolo, saremmo sorpresi da
qualcosa di grande e positivo …”.
Fa meraviglia che oggi i modernisti tradizionali esaltino
così tanto Benedetto XVI a discapito del “povero” Francesco
(Bergoglio), e spesso lo facciano per via della liturgia tradizionale
(volgarmente detta “Tridentina”) così apparentemente stimata e favorita
da Ratzinger. A fronte di certe dichiarazioni io ci andrei molto cauto a
discriminare un “Vescovo di Roma” in favore di un “Papa emerito”.
***
Ratzinger e il Battesimo
Joseph Ratzinger, Principles of Catholic Theology, 1982, p. 43: “…
Il conflitto circa il battesimo dei bambini mostra l’estensione di come
abbiamo perso di vista la vera natura della fede, del battesimo e
dell’appartenenza alla Chiesa [...] Ovunque è separato dal catecumenato,
il battesimo perde la sua ragion d’essere”.
Altra
dichiarazione ovviamente eterodossa che intacca la Dottrina Cattolica
sui sacramenti. Lo abbiamo visto circa l’eucaristia [3], circa la
penitenza ed ora anche circa il battesimo. Sembra assurdo e non voglio
crederci, ma lo ha scritto e detto!
Se
trattasi di eresia, inoltre, questa eresia non va solo contro il
battesimo, ma è anche un’eresia contro le fonti della Rivelazione e
contro l’inerranza! Sappiamo, infatti, per TRADIZIONE
APOSTOLICA, che il battesimo veniva impartito ai bambini. O forse J.
Ratzinger ha altre fonti che noi non conosciamo e che non si possono
sapere?
Noi cattolici, ad esempio, stiamo ancora aspettando le fonti promesse da Paolo VI dalle quali si evince che la liturgia del N.O. Missae avvicina alla Chiesa delle origini; sono passati quasi 45 anni ed ancora stiamo aspettando. [v. Breve esame critico al N.O.M., monsignor Guerard Des Lauriers, card. Ottaviani e Bacci]
In contro abbiamo il CONCILIO DI TRENTO: “Chi
nega che i fanciulli, appena nati debbano esser battezzati, anche se
figli di genitori battezzati oppure sostiene che essi sono battezzati
per la remissione dei peccati, ma che non contraggono da Adamo alcun
peccato originale, che sia necessario purificare col lavacro della
rigenerazione per conseguire la vita eterna, e che, quindi, per loro la
forma del battesimo per la remissione dei peccati non debba credersi
vera, ma falsa sia anatema. Infatti, non si deve intendere in altro modo
quello che dice l’apostolo: Per mezzo di un solo uomo il peccato è
entrato nel mondo, e col peccato la morte, così la morte si è trasmessa
ad ogni uomo perché tutti gli uomini hanno peccato , se non nel senso in
cui la chiesa cattolica universale l’ha sempre inteso. Secondo questa
norma di fede per tradizione apostolica anche i bambini, che non hanno
ancora potuto commettere peccato, vengono veramente battezzati, affinché
in essi sia purificato con la rigenerazione quello che contrassero con
la generazione. Se, infatti, uno non rinasce per l’acqua e lo Spirito
santo, non può entrare nel regno di Dio” .
Quindi, secondo Ratzinger, il Concilio di Trento ha “perso di vista la vera natura della fede, del Battesimo, della appartenenza alla Chiesa” … Secondo lui, e lo ha scritto!
V’è di più:
1) Oppure,
secondo Ratzinger, la Tradizione Apostolica è errata? E gli Apostoli
non lo amministravano ai bambini; il che salva gli Apostoli ma nega la
divinità della Tradizione Apostolica, il che è eresia uguale, come se si
dicesse in politichese che la Bibbia sbaglia.
Da qui San Pio X, Catechismo Maggiore: “874
D. Dove si contengono le verità che Dio ha rivelato? R. Le verità che
Dio ha rivelato si contengono nella Sacra Scrittura e nella Tradizione.
889 D. Ditemi: che cosa è la Tradizione? R. La Tradizione é la parola di
Dio non scritta, ma comunicata a viva voce da Gesù Cristo dagli
Apostoli, e giunta inalterata, di secolo in secolo per mezzo della
Chiesa fino a noi. 890 D. Dove si contengono gl’insegnamenti della
Tradizione? R. Gl’insegnamenti della Tradizione si contengono
principalmente nei decreti dei Concilî, negli scritti dei santi Padri,
negli atti della Santa Sede, nelle parole e negli usi della sacra
Liturgia. 891 D. In qual conto
si deve tenere la Tradizione? R. La Tradizione si deve tenere in quel
medesimo conto in che si tiene la parola di Dio rivelata, contenuta
nella Sacra Scrittura”.
2) Oppure,
secondo Ratzinger, la Tradizione Apostolica non è errata, veramente la
Chiesa dall’era apostolica amministrava il Battesimo ANCHE ai bambini,
MA tutta la Chiesa sbagliava, aveva “perso di vista la vera natura della fede, del battesimo e dell’appartenenza alla Chiesa…”, PERSINO GLI APOSTOLI, secondo Ratzinger avevano “perso di vista la vera natura della fede, del battesimo e dell’appartenenza alla Chiesa…”!
O forse “grazie ai nostri fratelli protestanti”,
che ci hanno detto che i bambini non vanno battezzati, abbiamo ripreso
di vista queste cose? Infatti anche i protestanti criticano il battesimo
dato ai bambini. Scusatemi ma il dubbio sorge spontaneo.
***
Benedetto XVI e il preservativo
Benedetto XVI, Luce del Mondo (2010): “Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità
[...] con l’intenzione di diminuire il pericolo di contagio, può
rappresentare tuttavia un primo passo sulla strada che porta ad una
sessualità diversamente vissuta, più umana”.
“Giustificati”? Sessualità “più umana” (fatta in modo contro natura)? Primo passo verso una “moralizzazione”? Atto di “responsabilità”?
Ora, se
stessimo facendo un discorso alle Nazioni Unite (e se non siamo Papa,
cardinale, vescovo, prete o laico della Chiesa Cattolica) è un conto, ma
visto che stiamo parlando di teologia cattolica, una frase del genere
pare essere fuori dalla grazia di Dio. Cosa ne penserebbe Papa Pio XI? Vediamolo.
Papa Pio XI, Casti Connubii: “Ma
per venire ormai, Venerabili Fratelli, a trattare dei singoli punti che
si oppongono ai diversi beni del matrimonio, il primo riguarda la
prole, che molti osano chiamare molesto peso del connubio e affermano
doversi studiosamente evitare dai coniugi, non già con l’onesta
continenza, permessa anche nel matrimonio, quando l’uno e l’altro
coniuge vi consentano, ma viziando l’atto naturale. E questa delittuosa
licenza alcuni si arrogano perché, aborrendo dalle cure della prole,
bramano soltanto soddisfare le loro voglie, senza alcun onere; altri
allegano a propria scusa la incapacità di osservare la continenza, e la
impossibilità di ammettere la prole a cagione delle difficoltà proprie, o
di quelle della madre, o di quelle economiche della famiglia. Senonché,
non vi può esser ragione alcuna, sia pur gravissima, che valga a
rendere conforme a natura ed onesto ciò che è intrinsecamente contro
natura. E poiché l’atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto
alla generazione della prole, coloro che nell’usarne lo rendono
studiosamente incapace di questo effetto, operano contro natura, e
compiono un’azione turpe e intrinsecamente disonesta. Quindi non
meraviglia se la Maestà divina, come attestano le stesse Sacre
Scritture, abbia in sommo odio tale delitto nefando, e l’abbia talvolta
castigato con la pena di morte, come ricorda Sant’Agostino: «Perché
illecitamente e disonestamente si sta anche con la legittima sposa,
quando si impedisce il frutto della prole. Così operava Onan, figlio di
Giuda, e per tal motivo Dio lo tolse di vita ». Pertanto, essendovi
alcuni che, abbandonando manifestamente la cristiana dottrina, insegnata
fin dalle origini, né mai modificata, hanno ai giorni nostri, in questa
materia, preteso pubblicamente proclamarne un’altra, la Chiesa
Cattolica, cui lo stesso Dio affidò il mandato di insegnare e difendere
la purità e la onestà dei costumi, considerando l’esistenza di tanta
corruttela di costumi, al fine di preservare la castità del consorzio
nuziale da tanta turpitudine, proclama altamente, per mezzo della Nostra
parola, in segno della sua divina missione, e nuovamente sentenzia che
qualsivoglia uso del matrimonio, in cui per la umana malizia l’atto sia
destituito della sua naturale virtù procreatrice, va contro la legge di
Dio e della natura, e che coloro che osino commettere tali azioni, si
rendono rei di colpa grave. Perciò, come vuole la suprema autorità
Nostra e la cura commessaCi della salute di tutte le anime, ammoniamo i
sacerdoti che sono impegnati ad ascoltare le confessioni e gli altri
tutti che hanno cura d’anime, che non lascino errare i fedeli loro
affidati, in un punto tanto grave della legge di Dio, e molto più che
custodiscano se stessi immuni da queste perniciose dottrine, e ad esse,
in qualsiasi maniera, non si rendano conniventi. Se qualche confessore o
pastore delle anime, che Dio non lo permetta, inducesse egli stesso in
simili errori i fedeli a lui commessi, o, se non altro, ve li
confermasse, sia con approvarli, sia colpevolmente tacendo, sappia di
dovere rendere severo conto a Dio, Giudice Supremo, del tradito suo
ufficio, e stimi a sé rivolte le parole di Cristo: «Sono ciechi, e guide
di ciechi: e se il cieco al cieco fa da guida, l’uno e l’altro cadranno
nella fossa» [Matth., XV, 14; S. Offic., 22 Nov. 1922]”.
Spero che prima o poi Qualcuno faccia chiarezza e ci liberi da tutti questi dubbi che J. Ratzinger ci ha inculcato.
Carlo Di Pietro
Note:
[1] http://radiospada.org/2013/07/04/j-ratzinger-e-il-primato-di-pietro/
[1a]
“legare” e “sciogliere” hanno un significato molto preciso nel
linguaggio biblico. In materia dottrinale, legare e sciogliere
significano proibire e permettere. Dunque il Papa ha il potere di
proibire o permettere, cioè di dichiarare, sancire lecita o illecita una
dottrina di fede. Nel campo giuridico e disciplinare, legare e
sciogliere significano condannare o assolvere. Quindi, il Papa ha il
potere, datogli da Gesù Cristo, di sancire, di confermare come lecito o
illecito un comportamento, di dichiararlo morale o immorale. E questo
potere – lo ricordiamo – viene riconosciuto anche in Cielo, cioè da Dio
stesso in persona: “Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli“, dice chiarissimamente il Vangelo di san Matteo al capitolo XVI. [Diz. Apologetica cattolica, OnLine, V. Primato Pietro]
[2] http://radiospada.org/2013/06/18/il-falso-ecumenismo/[3] http://radiospada.org/2013/06/27/j-ratzinger-leucaristia-e-il-racconto-dellistituzione/
[4] http://radiospada.org/2013/06/23/il-papa-emerito-il-vescovo-di-roma-e-il-giudaismo/
[5] http://books.google.it/books?id=Bxx6t6eHcQoC&pg=PT66&lpg=PT66&dq=%22il+sacramento+della+Penitenza+nel+senso+di+come+esso+si+%C3%A8+sviluppato+nel+corso+della+storia+della+Chiesa%22&source=bl&ots=9ShQIzGrlT&sig=7TfZb65_juUEJUmafy-6xid0Jns&hl=it&sa=X&ei=HnfhUde3NrKM4gTW4YGQBg&ved=0CC8Q6AEwAA
[6] In questa enciclica, papa Pio XI volle ratificare quanto cinquant’anni prima aveva affermato Leone XIII nell’enciclica Arcanum Divinae
sulla dignità e sacralità del matrimonio cristiano. In primo luogo il
Pontefice volle esprimere il suo dissenso verso l’ampia immoralità
sessuale che si andava diffondendo e soprattutto verso chi, in nome di
tale immoralità, osava vanificare la santità e l’indissolubilità del
connubio matrimoniale. Relativizzare l’uso del preservativo, per
qualsiasi ragione, non è un principio di Dottrina Cattolica, non è Fede
Cattolica.
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