La Rivoluzione francese non è ancora terminata?
Dobbiamo essere grati a Vincent Peillon, ministro dell'Istruzione nel governo socialista francese, per avere scritto il libro “La Rivoluzione francese non è ancora terminata” e per avere enunciato a chiare lettere in un video promozionale del suo lavoro in circolazione su Internet il programma suo e del governo di cui fa parte, a cominciare dalla dichiarazione che “non si potrà mai costruire un paese libero con la religione cattolica”. Di conseguenza il primo compito assegnato dal ministro allo Stato è di sostituire la morale e la spiritualità della Chiesa cattolica con una nuova religione, laica e repubblicana. Adesso, grazie a Peillon, non possiamo più avere dubbi, e quelli che erano fino ad ieri sospetti sono divenuti certezze: dopo sessant'anni rinasce un orrido mostro che si credeva debellato per sempre con la sconfitta del nazismo e del comunismo: lo Stato etico. Sappiamo anche dove il cancro sta sviluppando le sue cellule tumorali: come è accaduto altre volte (Peillon se ne vanta) a Parigi,, in attesa di estenderle a Bruxelles, che se ne mostra già alquanto contagiata, e alle altre capitali europee.
Peillon, fin d'ora forte di un incarico che gli consente di dare contenuto concreto ai suoi programmi, non si nasconde e disegna a chiare lettere il percorso che lui e il governo Holland intendono seguire per portare a compimento una rivoluzione purtroppo lasciata a mezzo a fine 1799 o forse nel 1814. Dal momento che è un uomo pratico, un repubblicano all'antica sullo stampo di quelli che non ci pensarono due volte a ordinare il genocidio del popolo vandeano (e se ne fecero un merito) il ministro della Pubblica Istruzione intende cominciare dalla scuola. A questa, difatti, attribuisce, sotto la sua guida illuminata, il compito di fare dimenticare agli allievi quanto è avvenuto prima del fatidico 1789, perché “la rivoluzione implica l’oblio per tutto ciò che precede la rivoluzione”. E', quindi, dovere della scuola “strappare il bambino da tutti i suoi legami pre-repubblicani per insegnargli a diventare un cittadino”. Quindi il primo passo è allontanare i figli dalla famiglia per sottrarli alla perniciosa influenza dei genitori (almeno di quelli non in possesso di un inoppugnabile pedigree di laicité), che potrebbero impartire un'educazione ancora di stampo cattolico o apprendergli avvenimenti e notizie che un autentico repubblicano non deve conoscere perché nocivi al suo repubblicanesimo. Ai genitori ( e - manco a dirlo – ai preti) dovranno sostituirsi i maestri di scuola (ovviamente previo controllo che non siano a loro volta contaminati da qualche residuo cattolico ed eventuale periodo di rieducazione alla totale laicità repubblicana) nonché i cittadini rappresentanti.
Per il momento non siamo ancora al Terrore all'ordine del giorno e alla ghigliottina, perché l'esperienza ha dimostrato che i metodi violenti sono troppo spesso controproducenti e, almeno agli inizi, conviene tentare altre strade, per esempio utilizzando gli strumenti di comunicazione di massa, che sembra possano raggiungere il risultato auspicato con metodi ad un tempo più soft e più efficienti. Ciò non toglie che il Terrore e la ghigliottina (o i loro moderni equivalenti) possano essere dietro l'angolo. Vincent Peillon è politico troppo navigato per non avere messo in conto la possibilità che molti genitori e famiglie francesi non siano affatto disposti a consegnare i figli allo Stato e decidano di opporre resistenza. In questo caso la Nazione (con lo Stato etico rispunta anche la seconda testa del mostro: la Nazione giacobina) dovrà necessariamente fare ricorso alla forza perché finalmente tutti i francesi (tanto per cominciare, poi – come insegna la storia della Rivoluzione – bon gré mal gré verranno gli altri) si adeguino a quella Virtù repubblicana per la cui affermazione tanto si adoperarono Massimiliano Robespierre, Jean-Paul Marat e i loro amici.
Un anticipo illuminante lo si è avuto con la violenta repressione poliziesca (stile piazza Taksim a Istanbul e piazza Tahrir al Cairo) della pacifica manifestazione “Manif pour tous” a difesa della famiglia tradizionale. La religione laica e repubblicana non ammette il dissenso, perché chi dissente oltraggia la Virtù.
di Francesco Mario Agnoli - 15/07/2013Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte]
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