«Non sono d’accordo con la Chiesa su questo argomento». È sufficiente questa brevissima frase, inserita da suor Marie-Paul Ross a pagina 34 del suoParliamo di sesso – Perché la Chiesa non deve temere l’eros (Piemme, 2013) per inquadrare questo volume nella giusta prospettiva. Un libro scritto da una suora non fedele al Magistero («Conformarmi alle regole per me è un incubo!», afferma lei stessa, p. 13), che tranne alcuni (rari) barlumi di assennatezza si pronuncia in maniera totalmente difforme alla Chiesa su temi quali la contraccezione, l’aborto, il divorzio, il matrimonio dei sacerdoti… e l’elenco potrebbe continuare.
Un testo, insomma, che genera confusione tra i fedeli e che, attraverso le parole di una suora, presenta come accettate da parte della Chiesa opinioni in netto contrasto con l’insegnamento dei Vangeli.
Suor Marie-Paul Ross è una suora della congregazione delle “Missionarie dell’Immacolata Concezione”, ma soprattutto è una sessuologa convinta che le persone «non hanno soltanto bisogno di evangelizzazione» (p. 9), bensì hanno bisogno di qualcuno che le aiuti ad avere «una sessualità sana e responsabile» (p. 9), in quanto «l’educazione sessuale è essenziale per mantenere un popolo in buona salute» (p. 39).
Ma vediamo nel dettaglio alcune affermazioni assolutamente eretiche contenute in Parliamo di sesso, tenendo ben presente che il nostro è un attacco alle idee, non un’accusa diretta a suor Marie-Paul Ross. In merito alla contraccezione, l’autrice afferma: «In quanto sessuologa e donna, naturalmente (sic!) sono a favore della contraccezione. Quando questa serve a vivere meglio la relazione amorosa e a godere appieno della sessualità, riveste un valore importante. Ha uno scopo liberatorio, in quanto permette di vivere senza la continua minaccia (sic!) di una gravidanza e consente alle coppie di avere rapporti appaganti. L’atto sessuale ha smesso di essere destinato unicamente alla riproduzione (sic!)» (p. 122), ma anzi «tutte le posizioni e le carezze sono benvenute dal momento che ispirano meraviglia e sono consapevolmente accettate da entrambi i partner. Contrariamente a quello che pensano alcuni, non si tratta di una repressione delle pulsioni o delle voglie, ma il loro incoraggiamento nel rispetto dell’altro e del proprio corpo, dei suoi e dei nostri desideri. Non ci sono dominazione e umiliazione, ma solo piacere (sic!), ed è bello!» (p. 69).
Riguardo all’aborto le posizioni di Marie-Paule Ross non sono migliori. Scrive la suora: «Non sono contraria all’aborto terapeutico (sic!), ma credo che debba essere limitato ad alcuni casi ben precisi. La legalizzazione di questo intervento medico ha rappresentato un grande progresso per le donne (sic!), ma non dobbiamo sbagliare obiettivo» (p. 124). «Il caso della donna incinta in seguito a uno stupro – prosegue l’autrice – è particolare. In questa circostanza è meglio che si faccia visitare il prima possibile: se si arriva in tempo, ci sono metodi efficaci (sic!) per impedire l’inizio della gestazione (sic!)» (p. 128). Insomma, uccidere ogni tanto è lecito, anche se suor Marie-Paul non può celare che l’aborto «provoca effetti rilevanti sia a livello fisico che affettivo e spirituale, modificando radicalmente il senso della vita» (p. 124).
Per quanto concerne invece l’essere fedeli, il divorzio e la castità, la suora sessuologa sostiene che «sulla lunga durata è difficile coniugare la soddisfazione fisica e una perfetta comunione nella vita quotidiana» (p. 83) e che la fedeltà è qualcosa di molto più complesso rispetto all’«obbligo di restare con il compagno o di avere un solo partner per volta» (p. 90). Naturale conseguenza di questo modo di pensare assai fumoso e totalmente svincolato dalla presenza di Dio è che – sostiene sempre Marie-Paul Ross – il divorzio «pone problemi seri solo in presenza di figli» (p. 99), che la «masturbazione di autocompiacimento è normale (sic!) per chi desidera procurarsi del piacere» (p. 115), e che «sia ora che il parroco responsabile di un gruppo di cristiani sia libero di decidere se sposarsi e creare una famiglia, come avviene per i pastori, i rabbini, i pope e gli imam, che eseguono un formidabile lavoro sul campo» (p. 178).
Riguardo all’aborto le posizioni di Marie-Paule Ross non sono migliori. Scrive la suora: «Non sono contraria all’aborto terapeutico (sic!), ma credo che debba essere limitato ad alcuni casi ben precisi. La legalizzazione di questo intervento medico ha rappresentato un grande progresso per le donne (sic!), ma non dobbiamo sbagliare obiettivo» (p. 124). «Il caso della donna incinta in seguito a uno stupro – prosegue l’autrice – è particolare. In questa circostanza è meglio che si faccia visitare il prima possibile: se si arriva in tempo, ci sono metodi efficaci (sic!) per impedire l’inizio della gestazione (sic!)» (p. 128). Insomma, uccidere ogni tanto è lecito, anche se suor Marie-Paul non può celare che l’aborto «provoca effetti rilevanti sia a livello fisico che affettivo e spirituale, modificando radicalmente il senso della vita» (p. 124).
Per quanto concerne invece l’essere fedeli, il divorzio e la castità, la suora sessuologa sostiene che «sulla lunga durata è difficile coniugare la soddisfazione fisica e una perfetta comunione nella vita quotidiana» (p. 83) e che la fedeltà è qualcosa di molto più complesso rispetto all’«obbligo di restare con il compagno o di avere un solo partner per volta» (p. 90). Naturale conseguenza di questo modo di pensare assai fumoso e totalmente svincolato dalla presenza di Dio è che – sostiene sempre Marie-Paul Ross – il divorzio «pone problemi seri solo in presenza di figli» (p. 99), che la «masturbazione di autocompiacimento è normale (sic!) per chi desidera procurarsi del piacere» (p. 115), e che «sia ora che il parroco responsabile di un gruppo di cristiani sia libero di decidere se sposarsi e creare una famiglia, come avviene per i pastori, i rabbini, i pope e gli imam, che eseguono un formidabile lavoro sul campo» (p. 178).
Ed ecco infine le affermazioni poste da suor Marie-Paul Ross a conclusione del suo Parliamo di sesso: «A forza di comportarsi come struzzi – scrive la suora – e di pronunciare discorsi retrogradi, alcune autorità ecclesiastiche vacillano sul loro piedistallo. […] La repressione, onnipresente nelle prese di posizioni ufficiali, non favorisce affatto lo sviluppo di individui liberi, maturi e realizzati e non ci sono dubbi sul fatto che l’inibizione di una pulsione forte come quella sessuale faccia emergere devianze. […] La mia esperienza di sessuologa e terapista (e suora, no? sic!) mi ha portato alla conclusione che il ruolo della Chiesa non è dettar legge sulle pratiche sessuali delle persone, argomento che riguarda unicamente (e Dio? sic!)la loro intimità, ma difendere un’etica che deve portare a una crescita armoniosa e al benessere. Questa morale, però, deve essere rinnovata tenendo conto della complessità di una società che alla fine del XX secolo ha conosciuto cambiamenti radicali del settore della ricerca medica, dell’ecologia e della tecnologia» (pp. 160-161).
Il tutto con buona pace di quei creduloni che con sacrificio rispettano ancora il sesto e il nono comandamento, convinti dell’immenso valore del ricevere in dono la vita eterna.
Il tutto con buona pace di quei creduloni che con sacrificio rispettano ancora il sesto e il nono comandamento, convinti dell’immenso valore del ricevere in dono la vita eterna.
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