Il seguito del carteggio tra l'IBP (Istituto del Buon Pastore) e la Pontificia Commissione Ecclesia Dei è molto noioso da leggere ma, per chi conosce bene le ultime vicende dell'IBP, è altamente istruttivo sui mezzucci utilizzati da certi alti ecclesiastici per rendere a poco a poco la vita praticamente impossibile a chi porta avanti (per suo Statuto accordato dalla Santa Sede nel 2006) la liturgia tradizionale in latino.
Autorità silenziose, ambigue, o improvvisamente decisioniste, che
appoggiano e addirittura riconfermano le "quinte colonne"; pressioni e
procedure in palese contrasto col Diritto Canonico; calorose
rassicurazioni verbali poi subito contraddette da documenti punitivi;
minacce velate ai sacerdoti che umilmente domandano spiegazioni;
consultazioni trasformate d'imperio in elezioni...
http://disputationes-theologicae.blogspot.it/2013/07/avanti-con-pazienza-e-determinazione.html
La prima dolorosa lezione che si ottiene dalle vicende dell'IBP è che oggi chi ha a che fare con la liturgia tradizionale in latino non dovrebbe fidarsi troppo delle autorità della Chiesa.
O quantomeno, che dovrebbe avere oltre alle virtù cristiane anche una dettagliatissima conoscenza di tutte le norme, procedure, autorità, formalità, aggiornamenti, eccetera, ed anche avere un'instancabile combattività, un'incrollabile puntualità ed un'enorme pazienza.
Chi come l'IBP si ostina a «non considerare carta straccia un accordo bilaterale» (voluto da Benedetto XVI stesso), si trova oggi nella penosa situazione di dover sopportare angherie di ogni genere anche da parte delle autorità preposte a proteggerlo, e a dover continuamente fare ricorso, continuamente dover dimostrare la propria innocenza, continuamente dover richiamare il Diritto Canonico, continuamente indicare la correttezza delle procedure, continuamente accertarsi della fondatezza dei provvedimenti che riceve, eccetera, sapendo che un solo piccolo passo falso significa perdere tutto.
Ho la netta impressione che certi alti papaveri ecclesiastici stiano muovendo all'IBP una vera guerra, sperando o di snaturarlo o di estenuarlo e indurlo alla ribellione, perché hanno il fondato terrore che il numero di istituti "tradizionali" possa crescere. Infatti oggi la vera guerra in corso è sulla liturgia. Più precisamente, contro la liturgia "tridentina": al punto di concertare vere e proprie porcate perfino contro una minuscola realtà come l'IBP.
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La prima dolorosa lezione che si ottiene dalle vicende dell'IBP è che oggi chi ha a che fare con la liturgia tradizionale in latino non dovrebbe fidarsi troppo delle autorità della Chiesa.
O quantomeno, che dovrebbe avere oltre alle virtù cristiane anche una dettagliatissima conoscenza di tutte le norme, procedure, autorità, formalità, aggiornamenti, eccetera, ed anche avere un'instancabile combattività, un'incrollabile puntualità ed un'enorme pazienza.
Chi come l'IBP si ostina a «non considerare carta straccia un accordo bilaterale» (voluto da Benedetto XVI stesso), si trova oggi nella penosa situazione di dover sopportare angherie di ogni genere anche da parte delle autorità preposte a proteggerlo, e a dover continuamente fare ricorso, continuamente dover dimostrare la propria innocenza, continuamente dover richiamare il Diritto Canonico, continuamente indicare la correttezza delle procedure, continuamente accertarsi della fondatezza dei provvedimenti che riceve, eccetera, sapendo che un solo piccolo passo falso significa perdere tutto.
Ho la netta impressione che certi alti papaveri ecclesiastici stiano muovendo all'IBP una vera guerra, sperando o di snaturarlo o di estenuarlo e indurlo alla ribellione, perché hanno il fondato terrore che il numero di istituti "tradizionali" possa crescere. Infatti oggi la vera guerra in corso è sulla liturgia. Più precisamente, contro la liturgia "tridentina": al punto di concertare vere e proprie porcate perfino contro una minuscola realtà come l'IBP.
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