Esclusiva Intelligonews. Parla Oder, il postulatore della causa di Canonizzazione di Giovanni Paolo II
«Giovanni Paolo II, Santo, è il compimento di un grande progetto. È uno dei padri conciliari la cui forza riformatrice si vede oggi nelle parole di Papa Francesco e Benedetto XVI».
Questo ha dichiarato, a Intelligonews, Mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di Canonizzazione di Giovanni Paolo II, commentando la ratifica della santificazione di Karol Wojtyla.
Mons. Oder come ha vissuto la notizia?
«Giovanni Paolo II, Santo, è stato il compimento di un grande progetto. Un momento di grande gioia e soddisfazione personale. Ho vissuto questi ultimi otto anni nella consapevolezza dalle speranze provenienti dai fedeli di tutto il mondo. E ora con l’approvazione di Papa Francesco (oggi ha riformato il codice penale, abolendo l’ergastolo e inasprendo le pene per i reati di pedofilia, ndr) quel compito affidatomi dai miei superiori e da Benedetto XVI è finalmente giunto a termine».
Cosa le rimane più impresso di questi 8 anni?
«Viaggiando per il mondo a fianco della reliquia itinerante di Giovanni Paolo II ho davvero toccato con mano l’affetto che lo lega ai fedeli. Dall’Africa fino in America si sono rincorse le testimonianze di amore. Non per caso è stato chiamato testimone della speranza: i suoi viaggi apostolici erano segni di pace e di amore. È stata un’esperienza ecclesiale unica che mi ha permesso di vivere il concetto di santità inteso come la traduzione storica della grazia divina. E ora raggiunto l’obbiettivo della santificazione tutto acquista un maggiore significato».
Un traguardo ufficializzato da Papa Francesco, nel giorno del viaggio a Lampedusa insieme alla pubblicazione della sua enciclica “Lumen fidei” scritta a quattro mani con Benedetto XVI. Quanto è importante la sua eredità?
«Più che eredità del suo pensiero, abbiamo un organico sviluppo della tradizione del Concilio Vaticano II. Quello tra Benedetto XVI e Papa Francesco è un tangibile passaggio di consegna che simboleggia l’evoluzione concreta della pensiero riformatore del Concilio. Un evento cruciale per la storia della Chiesa che prende vita dal pensiero Pio XII e che poi Giovanni XXIII attua in tutta la sua concretezza».
Giovanni XXIII che viene canonizzato insieme a Wojtyla. E se non sbaglio senza l’approvazione di un miracolo. Come possiamo leggere questa volontà di Papa Francesco?
«In questo caso si è arrivati comunque alla Canonizzazione perché il Pontefice può procedere a prescindere dall’esistenza di un miracolo. Occorre, secondo me, leggere la santificazione di Giovanni XXIII nella sua chiave conciliare. Nonostante tutte le opinioni contrarie ha avuto il coraggio di mettere in moto un evento dalla portata epocale nella storia della Chiesa che poi ha trovato nella figura straordinaria di Giovanni Paolo II, uno dei padri conciliari, la sua massima espressione. E oggi la sua forza riformatrice risalta ancora dalle parole di Papa Francesco e Benedetto XVI».
Dall’inizio del suo Pontificato, Papa Francesco è stato più volte accomunato alla figura di Karol Wojtyla, che ne pensa?
«Non bisogna farsi trascinare da facili congetture. Certamente i due sono molto vicini caratterialmente, ma la vera somiglianza va cercata nella loro vita vissuta, nella loro evoluzione come persone. Entrambi hanno formato la loro umanità in contesti sociali e politici difficili. Questo ha permesso loro di maturare una sensibilità particolare verso il prossimo e le problematiche delle comunità più svantaggiate. Il significato di Papa Francesco di andare a Lampedusa simboleggia proprio questo: una necessità, un’espressione di amore verso quegli uomini che in chiave evangelica vengono chiamati “anawim”, i poveri d’Israele che attendono il messaggio portato da Cristo».
Tornando a Giovanni Paolo II, ci può parlare di questo secondo miracolo?
«Si tratta della guarigione totale di un aneurisma celebrale diagnosticato a una signora del Costarica. I medici non potevano fare nulla in quanto il male era situato nella parte inoperabile del cervello. Il giorno della Beatificazione la miracolata ha chiesto intensamente l’intercessione di Giovani Paolo II e il tumore nel giro di qualche giorno è scomparso completamente».
Ripercorrendo questi anni quali sono i momenti che ricorda con maggiore affetto?
«Il momento più importante e forte è stato proprio l’affidamento dell’incarico, avvenuto inaspettatamente. Le parole d’affetto del Cardinale Ruini che è stato il promotore ufficiale del processo, tanto legato a Giovanni Paolo II da chiedere al Santo Padre una deroga di 5 anni per seguire l’evoluzione del processo. Ma rimarrà impresso per sempre nella mia memoria il giorno della Beatificazione: la felicità della piazza e la gratitudine di Benedetto XVI trasmessa con le sue parole che serberò per sempre nel mio cuore».
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