Da Rio de Janeiro a Roma, dalla poesia alla prosa
In
Brasile, pur tra luci e ombre, papa Francesco ha dato un formidabile
slancio missionario alla Chiesa. Ma in Vaticano ritrova tutti gli
ostacoli di prima, dalla curia alle lobby. In vista una "soluzione
Ratzinger" per la comunione ai divorziati risposati
di Sandro Magister
di Sandro Magister
ROMA,
31 luglio 2013 – Sapientemente, papa Francesco ha rimandato alla
fine del viaggio, nel volo di ritorno da Rio de Janeiro a Roma, il
botta e risposta con i giornalisti al seguito:
> "Buonasera e grazie…"
L'avesse fatto nel volo d'andata, argomenti come le lobby, i gay, i divorziati, la curia, lo IOR avrebbero monopolizzato l'attenzione dei giornalisti. Che invece così, appena atterrati a Rio, per prima cosa hanno potuto diligentemente applicarsi all'utilitaria del papa finita per sbaglio in un ingorgo di traffico e sotto l'assedio dei fan, che si spingevano fin dentro l'abitacolo, a finestrino impavidamente abbassato.
Da quel primo giorno in poi, i resoconti del viaggio in Brasile di papa Jorge Mario Bergoglio sono stati un crescendo ininterrotto di successi, culminati nell'evento record della veglia e della messa sulla spiaggia di Copacabana. Con il direttore dell'autorevolissima "La Civiltà Cattolica", il gesuita Antonio Spadaro, che ha dichiarato al "Corriere della Sera":
"Vedere vescovi di ogni età provenienti da ogni parte del mondo partecipare al 'flash mob' da Guiness dei primati è stato un momento molto importante perché ha fornito, anche visivamente, l'immagine di una Chiesa unita e che si muove all'unisono".
Naturalmente, la coreografia della veglia eucaristica e della messa papale a Copacabana poteva anche essere letta in termini diametralmente opposti. Come l'immagine di una Chiesa arresa a modelli altrui, con il "musical" fatto irrompere nel cuore stesso della liturgia, con solisti, cori e ritmi da "Gospel" pentecostale. Una Chiesa che lungi dall'agire "controcorrente" – come continuamente il papa la esorta a fare – imita le forme espressive dei movimenti carismatici protestanti che in America latina e particolarmente in Brasile erodono parti consistenti della sua base popolare.
Che quello inaugurato a Copacabana rappresenti il nuovo corso liturgico dell'attuale pontificato è azzardato dire. Ma l'interrogativo è stato posto sotto lo sguardo del mondo intero.
Nel volo di ritorno a Roma, Francesco ha sfiorato l'argomento quando ha detto, a proposito dei movimenti carismatici presenti anche dentro la Chiesa cattolica:
"Alla fine degli anni Settanta e nei primi Ottanta io non li potevo vedere. Una volta avevo detto che questi confondono una celebrazione liturgica con una scuola di samba! Poi li ho conosciuti meglio, mi sono convertito".
Così come, viceversa, quando ha espresso ammirazione per le liturgie orientali:
"Le Chiese ortodosse hanno conservato quella pristina liturgia, tanto bella. Noi abbiamo perso un po' il senso dell'adorazione. Loro lo conservano, loro lodano Dio, loro adorano Dio. Abbiamo bisogno di questo rinnovamento, di questa luce dell’Oriente".
LE PIETRE MILIARI
In ogni caso, le pietre miliari del viaggio di Francesco sono stati i due discorsi nei quali egli ha delineato il cammino che vuole far compiere alle Chiese dell'America latina e dei Caraibi.
Il primo quando il 27 luglio ha incontrato i vescovi brasiliani nell'arcivescovado di Rio de Janeiro:
> "Cari fratelli…"
Il secondo quando il 28 luglio ha incontrato il comitato di coordinamento del consiglio episcopale latinoamericano:
> "Ringrazio il Signore…"
Il primo discorso, che papa Francesco ha voluto pronunciare senza la diretta radiofonica e televisiva, può essere considerato la sintesi più appassionata della sua visione sulla missione odierna della Chiesa.
Mentre il secondo ha la forma di un vero e proprio discorso programmatico, per la Chiesa del continente. Ricco di notazioni anche molto personali. Ad esempio queste due definizioni che Bergoglio ama applicare a due opposte tendenze, progressista e tradizionalista, presenti nella Chiesa:
"La proposta gnostica. È solita verificarsi in gruppi di élites con una proposta di spiritualità superiore, abbastanza disincarnata, che finisce con l’approdare in atteggiamenti pastorali di 'quaestiones disputatae'. Fu la prima deviazione della comunità primitiva e riappare, nel corso della storia della Chiesa, con edizioni rivedute e corrette. Volgarmente li si chiama 'cattolici illuminati' (per essere attualmente eredi della cultura illuminista).
"La proposta pelagiana. Appare fondamentalmente sotto forma di restaurazione. Davanti ai mali della Chiesa si cerca una soluzione solo disciplinare, nella restaurazione di condotte e forme superate che, neppure culturalmente, hanno capacità di essere significative. In America Latina si verifica in piccoli gruppi, in alcune nuove congregazioni religiose, in tendenze esagerate alla 'sicurezza' dottrinale o disciplinare. Fondamentalmente è statica, sebbene possa ripromettersi una dinamica 'ad intra', che involuziona. Cerca di 'recuperare' il passato perduto".
SULLA CURIA VATICANA
Tornando alla conferenza stampa sull'aereo, tra le molte cose dette da papa Francesco in un'ora e venti minuti di domande e risposte ce n'è stata una riguardante l'indagine sulla curia romana commissionata da Benedetto XVI ai tre cardinali Jozef Tomko, Julián Herranz e Salvatore De Giorgi:
"Quando andai a trovare Benedetto XVI a Castel Gandolfo, ho visto nel suo studio una grande scatola e una grossa busta. Benedetto mi ha detto: 'In questa scatola grande ci sono tutte le dichiarazioni, le cose che hanno detto i testimoni, mentre il riassunto e il giudizio finale è in questa busta. E lì si dice…'. Aveva tutto in testa! Ma che intelligenza! Tutto a memoria, tutto! Non mi sono spaventato, no. Ma è un problema grosso".
Su come vede l'attuale stato di salute della curia il papa si è così espresso:
"Credo che la curia è un po' calata rispetto al livello che aveva un tempo, quando c'erano alcuni vecchi curiali fedeli che facevano il loro lavoro. Abbiamo bisogno del profilo dei vecchi curiali. A me piace la gente che mi dice: 'Io non sono d'accordo'. Questi sono i collaboratori leali. Poi ci sono quelli che davanti a te dicono su tutto: 'Che bello, che bello, che bello!', e poi quando escono dicono il contrario".
SUL CASO RICCA E LE "LOBBY GAY"
Un altro blocco di risposte ha riguardato le "lobby gay" in Vaticano e il caso di monsignor Battista Ricca, nominato dal papa prelato dello IOR prima che venissero allo scoperto i suoi trascorsi scandalosi.
Nessun pregiudizio contro gli omosessuali, ma le lobby no, sono cattive. Questo ha detto in sintesi Francesco ai giornalisti.
In generale, sui gay e sulle lobby il papa si è espresso così:
“Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d'identità in Vaticano con scritto ‘gay’. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte, non sono buone, sono cattive. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà ma chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica spiega in modo tanto bello questo e dice: 'Non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società'. Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro… Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby di massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me”.
Mentre sul caso specifico di Ricca ha detto:
“Nel caso di monsignor Ricca ho fatto quello che il diritto canonico comanda di fare: una investigatio previa. E in questa investigatio non c’è niente di quello di cui l’accusano, non abbiamo trovato niente di quello. Tante volte nella Chiesa si vanno a cercare i peccati di gioventù e poi si pubblicano. Non stiamo parlando di delitti, di reati, come gli abusi sui minori che sono tutt’altra cosa, ma di peccati. Ma se una persona, laica, o prete o suora, ha fatto un peccato e poi si è convertita, il Signore perdona, e quando il Signore perdona, dimentica. E noi non abbiamo il diritto di non dimenticare, perché altrimenti rischiamo che il Signore non si dimentichi dei nostri peccati. Tante volte penso a san Pietro: ha fatto uno dei peggiori peccati, che è rinnegare Cristo, e con questo peccato lo hanno fatto papa. Però ripeto, su monsignor Ricca ho fatto l’investigatio previa e non abbiamo trovato”.
Francesco non ha aggiunto altro. Non ha detto che i fatti contestati a monsignor Ricca sono falsi. Semplicemente ha detto che su tali fatti “non c'è niente” nella documentazione "previa" che gli è stata sottoposta in Vaticano.
Ma poiché – come il papa ora sa bene – su quei fatti si trova invece tutto nella documentazione della nunziatura pontificia a Montevideo e quella documentazione fu inviata a suo tempo anche a Roma e portò alla rimozione di Ricca, la deduzione è d’obbligo: in Vaticano ha agito una lobby che ne ha fatto scomparire le tracce.
Il papa neppure ha confermato la sua fiducia in monsignor Ricca, né ha dichiarato chiusa la vicenda. Tutt'altro. I “peccati di gioventù” possono essere perdonati, ha detto. Ma ciò vale – ha fatto capire – per chi sinceramente li confessa e si pente, come fece san Pietro. Non per chi ha fatto e fa di tutto per occultarli, contraffarli, cancellarli, con l’ausilio di una lobby di potere che tuttora non si dà per vinta. Una di quelle lobby, l’aggettivo non conta, che papa Francesco ha detto ancora una volta di voler estirpare dalla curia vaticana.
Sull’ultimo numero dell'Espresso, il settimanale che ha scoperchiato il caso, non era scritto nulla di diverso:
“Contro gli omosessuali che vivono casti, anche preti, vescovi, cardinali, nella Chiesa non c’è affatto ostilità preconcetta, tant’è vero che, pacificamente, vari di loro hanno occupato e occupano cariche di rilievo. Quello che la Chiesa non accetta è che delle persone consacrate, che hanno preso un impegno pubblico di celibato e castità ‘per il Regno dei Cieli’, tradiscano questa loro promessa. Quando il tradimento è pubblico, diventa scandalo. E per sanarlo la Chiesa richiede un percorso penitenziale, che comincia col pentimento, non con la contraffazione, l’occultamento, l’inganno, peggio ancora se compiuti con la complicità di altri, in una lobby di interessi incrociati, leciti e illeciti”.
SULLA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI
Infine lo spunto più innovativo della conferenza stampa di papa Francesco. Sulla comunione ai cattolici divorziati e risposati:
"È un tema che torna sempre. Credo che questo sia il tempo della misericordia. I divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati in seconda unione che non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio seguono la teologia dell'economia, come la chiamano, e permettono una seconda unione. Chiudo la parentesi. Il mio predecessore a Buenos Aires, il cardinale Quarracino, diceva: 'Per me la metà dei matrimoni sono nulli, perché si sposano senza maturità, senza accorgersi che è per tutta la vita, perché lo fanno per convenienza sociale'. Tutti questi casi non possono essere risolti sul piano giudiziale della nullità: i tribunali ecclesiastici non bastano per questo".
Nel dire che su questo punto "si deve studiare a fondo", papa Francesco ha annunciato che "quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, nei primi tre giorni di ottobre, tratteremo come andare avanti nella pastorale matrimoniale".
E lo stesso avverrà nel sinodo dei vescovi:
"Quindici giorni fa ho incontrato il segretario del sinodo per scegliere il tema della prossima assemblea, che sarà su come la fede aiuta la famiglia".
In quanto detto da papa Francesco c'è un riferimento trasparente a una soluzione messa in cantiere dal suo predecessore Joseph Ratzinger.
Benedetto XVI ne parlò in un colloquio con i preti di Aosta nel 2005, durante la sua prima vacanza estiva da papa.
Ma prima ancora l'aveva esposta approfonditamente in un suo saggio del 1998, ripubblicato con grande evidenza su "L'Osservatore Romano" del 30 novembre 2011.
Le innovazioni prospettate da Benedetto XVI sono due.
La prima è l'ampliamento dei riconoscimenti canonici di nullità dei matrimoni celebrati "senza fede" da almeno uno dei coniugi.
La seconda è il possibile ricorso a una decisione in coscienza di accedere alla comunione, da parte di un cattolico divorziato e risposato, qualora il mancato riconoscimento di nullità del suo precedente matrimonio (per effetto di una sentenza ritenuta erronea o per la difficoltà di provarne la nullità in via processuale) contrasti con la sua fondata convinzione che quel matrimonio era oggettivamente nullo.
In questo servizio di www.chiesa del 5 dicembre 2011 è riferita per filo e per segno l'intera argomentazione di Benedetto XVI:
> Niente comunione ai fuori legge. Ma il papa studia due eccezioni
Papa Francesco ha ora detto di voler portare a buon fine questo cammino aperto dal predecessore.
__________
Programma, testi, discorsi, foto e video del viaggio di papa Francesco:
> Viaggio apostolico a Rio de Janeiro, 22-29 luglio 2013
__________
A proposito della riforma della curia, che papa Francesco ha confermato come voluta dai cardinali in conclave, cominciano ad affiorare le prime impazienze ad alto livello.
Se ne è fatto espressione il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, in un'intervista data il 24 luglio a Rio de Janeiro, dove si era recato per la giornata mondiale della gioventù:
> Dolan: Francis is, and isn't, what we expected
Ha detto Dolan:
"Volevamo anche un papa con buone capacità di comando e di gestione, e finora ciò si è visto poco. È un piccolo elemento di sorpresa che lui non si sia ancora prodotto su questo terreno. Mi aspetto che dopo la pausa estiva si veda qualche segno in più di cambiamento nella gestione".
E quanto alla mancata sostituzione del segretario di Stato Tarcisio Bertone:
"Se non capita nulla entro ottobre sarei sorpreso. Pensavo che dovesse avvenire alla fine di giugno o in luglio, ma non è stato così e quindi penso che probabilmente si andrà all'autunno".
Il cardinale Dolan si è detto irritato anche per il modo "offensivo" e "inesatto" con cui si contrappone lo stile di papa Francesco alla "opulenza" dei palazzi nei quali abitava Benedetto XVI, che in realtà sono ambienti "molto semplici."
__________
I due servizi dell'Espresso sui trascorsi scandalosi di monsignor Battista Ricca e sulla copertura di cui hanno goduto:
> Il prelato della lobby gay (18.7.2013)
> Svelato l'inganno, Francesco "saprà come fare" (25.7.2013)
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350569
> "Buonasera e grazie…"
L'avesse fatto nel volo d'andata, argomenti come le lobby, i gay, i divorziati, la curia, lo IOR avrebbero monopolizzato l'attenzione dei giornalisti. Che invece così, appena atterrati a Rio, per prima cosa hanno potuto diligentemente applicarsi all'utilitaria del papa finita per sbaglio in un ingorgo di traffico e sotto l'assedio dei fan, che si spingevano fin dentro l'abitacolo, a finestrino impavidamente abbassato.
Da quel primo giorno in poi, i resoconti del viaggio in Brasile di papa Jorge Mario Bergoglio sono stati un crescendo ininterrotto di successi, culminati nell'evento record della veglia e della messa sulla spiaggia di Copacabana. Con il direttore dell'autorevolissima "La Civiltà Cattolica", il gesuita Antonio Spadaro, che ha dichiarato al "Corriere della Sera":
"Vedere vescovi di ogni età provenienti da ogni parte del mondo partecipare al 'flash mob' da Guiness dei primati è stato un momento molto importante perché ha fornito, anche visivamente, l'immagine di una Chiesa unita e che si muove all'unisono".
Naturalmente, la coreografia della veglia eucaristica e della messa papale a Copacabana poteva anche essere letta in termini diametralmente opposti. Come l'immagine di una Chiesa arresa a modelli altrui, con il "musical" fatto irrompere nel cuore stesso della liturgia, con solisti, cori e ritmi da "Gospel" pentecostale. Una Chiesa che lungi dall'agire "controcorrente" – come continuamente il papa la esorta a fare – imita le forme espressive dei movimenti carismatici protestanti che in America latina e particolarmente in Brasile erodono parti consistenti della sua base popolare.
Che quello inaugurato a Copacabana rappresenti il nuovo corso liturgico dell'attuale pontificato è azzardato dire. Ma l'interrogativo è stato posto sotto lo sguardo del mondo intero.
Nel volo di ritorno a Roma, Francesco ha sfiorato l'argomento quando ha detto, a proposito dei movimenti carismatici presenti anche dentro la Chiesa cattolica:
"Alla fine degli anni Settanta e nei primi Ottanta io non li potevo vedere. Una volta avevo detto che questi confondono una celebrazione liturgica con una scuola di samba! Poi li ho conosciuti meglio, mi sono convertito".
Così come, viceversa, quando ha espresso ammirazione per le liturgie orientali:
"Le Chiese ortodosse hanno conservato quella pristina liturgia, tanto bella. Noi abbiamo perso un po' il senso dell'adorazione. Loro lo conservano, loro lodano Dio, loro adorano Dio. Abbiamo bisogno di questo rinnovamento, di questa luce dell’Oriente".
LE PIETRE MILIARI
In ogni caso, le pietre miliari del viaggio di Francesco sono stati i due discorsi nei quali egli ha delineato il cammino che vuole far compiere alle Chiese dell'America latina e dei Caraibi.
Il primo quando il 27 luglio ha incontrato i vescovi brasiliani nell'arcivescovado di Rio de Janeiro:
> "Cari fratelli…"
Il secondo quando il 28 luglio ha incontrato il comitato di coordinamento del consiglio episcopale latinoamericano:
> "Ringrazio il Signore…"
Il primo discorso, che papa Francesco ha voluto pronunciare senza la diretta radiofonica e televisiva, può essere considerato la sintesi più appassionata della sua visione sulla missione odierna della Chiesa.
Mentre il secondo ha la forma di un vero e proprio discorso programmatico, per la Chiesa del continente. Ricco di notazioni anche molto personali. Ad esempio queste due definizioni che Bergoglio ama applicare a due opposte tendenze, progressista e tradizionalista, presenti nella Chiesa:
"La proposta gnostica. È solita verificarsi in gruppi di élites con una proposta di spiritualità superiore, abbastanza disincarnata, che finisce con l’approdare in atteggiamenti pastorali di 'quaestiones disputatae'. Fu la prima deviazione della comunità primitiva e riappare, nel corso della storia della Chiesa, con edizioni rivedute e corrette. Volgarmente li si chiama 'cattolici illuminati' (per essere attualmente eredi della cultura illuminista).
"La proposta pelagiana. Appare fondamentalmente sotto forma di restaurazione. Davanti ai mali della Chiesa si cerca una soluzione solo disciplinare, nella restaurazione di condotte e forme superate che, neppure culturalmente, hanno capacità di essere significative. In America Latina si verifica in piccoli gruppi, in alcune nuove congregazioni religiose, in tendenze esagerate alla 'sicurezza' dottrinale o disciplinare. Fondamentalmente è statica, sebbene possa ripromettersi una dinamica 'ad intra', che involuziona. Cerca di 'recuperare' il passato perduto".
SULLA CURIA VATICANA
Tornando alla conferenza stampa sull'aereo, tra le molte cose dette da papa Francesco in un'ora e venti minuti di domande e risposte ce n'è stata una riguardante l'indagine sulla curia romana commissionata da Benedetto XVI ai tre cardinali Jozef Tomko, Julián Herranz e Salvatore De Giorgi:
"Quando andai a trovare Benedetto XVI a Castel Gandolfo, ho visto nel suo studio una grande scatola e una grossa busta. Benedetto mi ha detto: 'In questa scatola grande ci sono tutte le dichiarazioni, le cose che hanno detto i testimoni, mentre il riassunto e il giudizio finale è in questa busta. E lì si dice…'. Aveva tutto in testa! Ma che intelligenza! Tutto a memoria, tutto! Non mi sono spaventato, no. Ma è un problema grosso".
Su come vede l'attuale stato di salute della curia il papa si è così espresso:
"Credo che la curia è un po' calata rispetto al livello che aveva un tempo, quando c'erano alcuni vecchi curiali fedeli che facevano il loro lavoro. Abbiamo bisogno del profilo dei vecchi curiali. A me piace la gente che mi dice: 'Io non sono d'accordo'. Questi sono i collaboratori leali. Poi ci sono quelli che davanti a te dicono su tutto: 'Che bello, che bello, che bello!', e poi quando escono dicono il contrario".
SUL CASO RICCA E LE "LOBBY GAY"
Un altro blocco di risposte ha riguardato le "lobby gay" in Vaticano e il caso di monsignor Battista Ricca, nominato dal papa prelato dello IOR prima che venissero allo scoperto i suoi trascorsi scandalosi.
Nessun pregiudizio contro gli omosessuali, ma le lobby no, sono cattive. Questo ha detto in sintesi Francesco ai giornalisti.
In generale, sui gay e sulle lobby il papa si è espresso così:
“Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d'identità in Vaticano con scritto ‘gay’. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte, non sono buone, sono cattive. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà ma chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica spiega in modo tanto bello questo e dice: 'Non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società'. Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro… Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby di massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me”.
Mentre sul caso specifico di Ricca ha detto:
“Nel caso di monsignor Ricca ho fatto quello che il diritto canonico comanda di fare: una investigatio previa. E in questa investigatio non c’è niente di quello di cui l’accusano, non abbiamo trovato niente di quello. Tante volte nella Chiesa si vanno a cercare i peccati di gioventù e poi si pubblicano. Non stiamo parlando di delitti, di reati, come gli abusi sui minori che sono tutt’altra cosa, ma di peccati. Ma se una persona, laica, o prete o suora, ha fatto un peccato e poi si è convertita, il Signore perdona, e quando il Signore perdona, dimentica. E noi non abbiamo il diritto di non dimenticare, perché altrimenti rischiamo che il Signore non si dimentichi dei nostri peccati. Tante volte penso a san Pietro: ha fatto uno dei peggiori peccati, che è rinnegare Cristo, e con questo peccato lo hanno fatto papa. Però ripeto, su monsignor Ricca ho fatto l’investigatio previa e non abbiamo trovato”.
Francesco non ha aggiunto altro. Non ha detto che i fatti contestati a monsignor Ricca sono falsi. Semplicemente ha detto che su tali fatti “non c'è niente” nella documentazione "previa" che gli è stata sottoposta in Vaticano.
Ma poiché – come il papa ora sa bene – su quei fatti si trova invece tutto nella documentazione della nunziatura pontificia a Montevideo e quella documentazione fu inviata a suo tempo anche a Roma e portò alla rimozione di Ricca, la deduzione è d’obbligo: in Vaticano ha agito una lobby che ne ha fatto scomparire le tracce.
Il papa neppure ha confermato la sua fiducia in monsignor Ricca, né ha dichiarato chiusa la vicenda. Tutt'altro. I “peccati di gioventù” possono essere perdonati, ha detto. Ma ciò vale – ha fatto capire – per chi sinceramente li confessa e si pente, come fece san Pietro. Non per chi ha fatto e fa di tutto per occultarli, contraffarli, cancellarli, con l’ausilio di una lobby di potere che tuttora non si dà per vinta. Una di quelle lobby, l’aggettivo non conta, che papa Francesco ha detto ancora una volta di voler estirpare dalla curia vaticana.
Sull’ultimo numero dell'Espresso, il settimanale che ha scoperchiato il caso, non era scritto nulla di diverso:
“Contro gli omosessuali che vivono casti, anche preti, vescovi, cardinali, nella Chiesa non c’è affatto ostilità preconcetta, tant’è vero che, pacificamente, vari di loro hanno occupato e occupano cariche di rilievo. Quello che la Chiesa non accetta è che delle persone consacrate, che hanno preso un impegno pubblico di celibato e castità ‘per il Regno dei Cieli’, tradiscano questa loro promessa. Quando il tradimento è pubblico, diventa scandalo. E per sanarlo la Chiesa richiede un percorso penitenziale, che comincia col pentimento, non con la contraffazione, l’occultamento, l’inganno, peggio ancora se compiuti con la complicità di altri, in una lobby di interessi incrociati, leciti e illeciti”.
SULLA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI
Infine lo spunto più innovativo della conferenza stampa di papa Francesco. Sulla comunione ai cattolici divorziati e risposati:
"È un tema che torna sempre. Credo che questo sia il tempo della misericordia. I divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati in seconda unione che non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio seguono la teologia dell'economia, come la chiamano, e permettono una seconda unione. Chiudo la parentesi. Il mio predecessore a Buenos Aires, il cardinale Quarracino, diceva: 'Per me la metà dei matrimoni sono nulli, perché si sposano senza maturità, senza accorgersi che è per tutta la vita, perché lo fanno per convenienza sociale'. Tutti questi casi non possono essere risolti sul piano giudiziale della nullità: i tribunali ecclesiastici non bastano per questo".
Nel dire che su questo punto "si deve studiare a fondo", papa Francesco ha annunciato che "quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, nei primi tre giorni di ottobre, tratteremo come andare avanti nella pastorale matrimoniale".
E lo stesso avverrà nel sinodo dei vescovi:
"Quindici giorni fa ho incontrato il segretario del sinodo per scegliere il tema della prossima assemblea, che sarà su come la fede aiuta la famiglia".
In quanto detto da papa Francesco c'è un riferimento trasparente a una soluzione messa in cantiere dal suo predecessore Joseph Ratzinger.
Benedetto XVI ne parlò in un colloquio con i preti di Aosta nel 2005, durante la sua prima vacanza estiva da papa.
Ma prima ancora l'aveva esposta approfonditamente in un suo saggio del 1998, ripubblicato con grande evidenza su "L'Osservatore Romano" del 30 novembre 2011.
Le innovazioni prospettate da Benedetto XVI sono due.
La prima è l'ampliamento dei riconoscimenti canonici di nullità dei matrimoni celebrati "senza fede" da almeno uno dei coniugi.
La seconda è il possibile ricorso a una decisione in coscienza di accedere alla comunione, da parte di un cattolico divorziato e risposato, qualora il mancato riconoscimento di nullità del suo precedente matrimonio (per effetto di una sentenza ritenuta erronea o per la difficoltà di provarne la nullità in via processuale) contrasti con la sua fondata convinzione che quel matrimonio era oggettivamente nullo.
In questo servizio di www.chiesa del 5 dicembre 2011 è riferita per filo e per segno l'intera argomentazione di Benedetto XVI:
> Niente comunione ai fuori legge. Ma il papa studia due eccezioni
Papa Francesco ha ora detto di voler portare a buon fine questo cammino aperto dal predecessore.
__________
Programma, testi, discorsi, foto e video del viaggio di papa Francesco:
> Viaggio apostolico a Rio de Janeiro, 22-29 luglio 2013
__________
A proposito della riforma della curia, che papa Francesco ha confermato come voluta dai cardinali in conclave, cominciano ad affiorare le prime impazienze ad alto livello.
Se ne è fatto espressione il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, in un'intervista data il 24 luglio a Rio de Janeiro, dove si era recato per la giornata mondiale della gioventù:
> Dolan: Francis is, and isn't, what we expected
Ha detto Dolan:
"Volevamo anche un papa con buone capacità di comando e di gestione, e finora ciò si è visto poco. È un piccolo elemento di sorpresa che lui non si sia ancora prodotto su questo terreno. Mi aspetto che dopo la pausa estiva si veda qualche segno in più di cambiamento nella gestione".
E quanto alla mancata sostituzione del segretario di Stato Tarcisio Bertone:
"Se non capita nulla entro ottobre sarei sorpreso. Pensavo che dovesse avvenire alla fine di giugno o in luglio, ma non è stato così e quindi penso che probabilmente si andrà all'autunno".
Il cardinale Dolan si è detto irritato anche per il modo "offensivo" e "inesatto" con cui si contrappone lo stile di papa Francesco alla "opulenza" dei palazzi nei quali abitava Benedetto XVI, che in realtà sono ambienti "molto semplici."
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I due servizi dell'Espresso sui trascorsi scandalosi di monsignor Battista Ricca e sulla copertura di cui hanno goduto:
> Il prelato della lobby gay (18.7.2013)
> Svelato l'inganno, Francesco "saprà come fare" (25.7.2013)
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350569
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