Rete Italia, il network di Comunione e liberazione si sfalda
Nell’edizione 2013 del Meeting di Comunione e liberazione manca all’appello Rete Italia, una sorta di coordinamento degli amministratori di Cl che negli ultimi anni aveva sempre tenuto la barra sull’impostazione politica degli eletti.
Alla fondazione nel 2006, il vertice era composto da un triumvirato che si spartiva onori e oneri: Roberto Formigoni, Mario Mauro e Maurizio Lupi.
NETWORK SPACCATO. Adesso, il network di amministratori e associazioni territoriali che fanno capo a quella esperienza cattolica si sono ritrovati spaccati come i loro fondatori.
Da una parte c’è l’ex governatore lombardo che ha perso lo scettro di potere, dall’altra il ministro Mauro è approdato ai lidi montiani dimenticando il percorso berlusconiano mentre il collega di governo Lupi sembra l’unico in grado di poter avere ancora una chance.
Dunque, le loro scelte hanno coinciso con una perdita di influenza per Rete Italia e un divorzio nei fatti. Così, quella che doveva essere una massa critica di eletti d’ispirazione cattolica per conquistare una fetta di elettorato moderato di centrodestra rischia di restare senza ascolto.
DOMINIO RIDIMENSIONATO. Quando sono venute a mancare le principali figure di riferimento, si è ridimensionato anche l’indiscusso dominio sull’area cattolica.
Per sua stessa impostazione, il progetto di Rete Italia evitava ogni logica correntizia ma di fatto si trattava di un gruppo molto attivo specie nel Pdl. Infatti, i suoi esponenti principali sono riconducibili all’esperienza di Comunione e liberazione e negli anni sono stati coinvolti anche sindaci, amministratori ed eletti accomunati dalla coscienza cristiana.
Lo slogan è chiaro: «L’impegno politico al servizio del popolo». Solo il sito ufficiale, però, testimonia ancora questo impegno, accanto al simbolo del Pdl in bella vista.
Solo Lupi può aspirare a un ruolo centrale
Il primo a prendere le distanze è stato Mario Mauro quando ha scelto di lasciare il partito berlusconiano per Scelta civica, entrando in competizione con i suoi ex sodali. Forte di un rapporto privilegiato con il capo dello Stato e dei molti voti personali che il suo nome ha ancora, Mauro ha tagliato i ponti col passato.
FORMIGONI FUORI GIOCO. Formigoni, invece, è stato messo fuori gioco dalla perdita del suo status di leader della Lombardia. A margine del Meeting, che lo ha visto per la prima volta giù dal palco, l’ex governatore ha annunciato che per lui il progetto di Rete Italia dovrebbe prosegue con una Rete delle reti.
L’idea è quella di riunire i suoi fedelissimi per garantirsi un peso specifico maggiore nella nuova Forza Italia grazie agli eletti. In pratica, non essendo riuscito a strappare un ruolo di leader del centrodestra al Cavaliere, prova a restare in sella come può.
«Non sono mica tanti a seguirlo ormai», ha raccontato chi è stato presente all’incontro che ha organizzato a margine del Meeting di Rimini. Un bel contrappasso per chi aveva fatto di Rete Italia una formula di salvezza e la garanzia per il futuro.
Chi si è mosso per tempo è stato Lupi. Oltre all’appuntamento estivo di Rimini, Rete Italia teneva anche una sorta di scuola politica a Riva del Garda.
Per non perdere terreno, negli ultimi tre anni Lupi ha organizzato qualcosa di analogo a Sorrento attraverso la sua fondazione Costruiamo il Futuro che organizza dei seminari per alcune centinaia di giovani.
Inoltre, è riuscito a creare un dialogo stretto con alcuni colleghi di partito come Angelino Alfano, Raffele Fitto e Maria Stella Gelmini, che gli garantisce una rete di sostegno ulteriore.
Sempre il ministro delle Infrastrutture si è guadagnato un ruolo chiave nell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, altra realtà importante che fa capo a Cl.
EQUILIBRI CAMBIATI. A ulteriore conferma degli equilibri cambiati, Formigoni non ha in programma il classico appuntamento di chiusura del Meeting al Teatro Novelli a Rimini, altro ritrovo usuale per Rete Italia. Ma sarà Lupi, il 23 agosto, a riunire i suoi per fare il punto.
In vista delle successione berlusconiana, questi nuovi equilibri non potranno che contare.
FORMIGONI FUORI GIOCO. Formigoni, invece, è stato messo fuori gioco dalla perdita del suo status di leader della Lombardia. A margine del Meeting, che lo ha visto per la prima volta giù dal palco, l’ex governatore ha annunciato che per lui il progetto di Rete Italia dovrebbe prosegue con una Rete delle reti.
L’idea è quella di riunire i suoi fedelissimi per garantirsi un peso specifico maggiore nella nuova Forza Italia grazie agli eletti. In pratica, non essendo riuscito a strappare un ruolo di leader del centrodestra al Cavaliere, prova a restare in sella come può.
«Non sono mica tanti a seguirlo ormai», ha raccontato chi è stato presente all’incontro che ha organizzato a margine del Meeting di Rimini. Un bel contrappasso per chi aveva fatto di Rete Italia una formula di salvezza e la garanzia per il futuro.
Chi si è mosso per tempo è stato Lupi. Oltre all’appuntamento estivo di Rimini, Rete Italia teneva anche una sorta di scuola politica a Riva del Garda.
Per non perdere terreno, negli ultimi tre anni Lupi ha organizzato qualcosa di analogo a Sorrento attraverso la sua fondazione Costruiamo il Futuro che organizza dei seminari per alcune centinaia di giovani.
Inoltre, è riuscito a creare un dialogo stretto con alcuni colleghi di partito come Angelino Alfano, Raffele Fitto e Maria Stella Gelmini, che gli garantisce una rete di sostegno ulteriore.
Sempre il ministro delle Infrastrutture si è guadagnato un ruolo chiave nell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, altra realtà importante che fa capo a Cl.
EQUILIBRI CAMBIATI. A ulteriore conferma degli equilibri cambiati, Formigoni non ha in programma il classico appuntamento di chiusura del Meeting al Teatro Novelli a Rimini, altro ritrovo usuale per Rete Italia. Ma sarà Lupi, il 23 agosto, a riunire i suoi per fare il punto.
In vista delle successione berlusconiana, questi nuovi equilibri non potranno che contare.
di Marianna Venturini
http://www.lettera43.it/politica/rete-italia-il-network-di-comunione-e-liberazione-si-sfalda_43675106012.htm
Meeting Cl, dove vanno i soldi delle Regioni: stand in nome delle lobby
Tra gli investitori della rassegna di Comunione e liberazione restano le regioni di Lombardia, Emilia Romagna e Abruzzo. Quest'anno partecipa anche l'Autorità portuale di Trieste cui il ministro Lupi, tra i padroni di casa della manifestazione, ha sbloccato 32 milioni di euro per la nuova "piattaforma logistica"
Non sono più gli anni celesti, quando i soldi piovevano come temporali d’agosto, ma seppur nelle ristrettezze ci sono enti pubblici che continuano a finanziare il Meeting di Comunione e liberazione, magari con delibere firmate nel periodo di quasi ferie, giusto per non fare rumore. Certo, fino a due anni fa, in piena era formigoniana, a partecipare con i loro stand erano sette Regioni, tre Province e due ministeri, per un fatturato totale che si aggirava attorno agli otto milioni e mezzo di euro. Oggi, in periodo di spending review, le Regioni presenti sono rimaste tre. LaLombardia, naturalmente, nonostante sia scesa dagli 84mila euro dello scorso anno ai 60mila euro del 2013 (nel 2004 furono 311mila gli euro “donati”) e, sorpresa, l’Abruzzo e l’Emilia Romagna. Sorpresa, perché i due enti hanno già i loro guai con le ricostruzioni post terremoto e, soprattutto, perché la rossissima Emilia aveva promesso di non voler più sponsorizzare Comunione e liberazione dopo le inchieste giudiziarie. Lo scorso dicembre la Guardia di finanza ha infatti coinvolto la Fondazione Meeting con una ipotesi di truffa e un sequestro da centinaia di migliaia di euro. Alfredo Bertelli, braccio destro di Vasco Errani, e sottosegretario alla presidenza della Regione, disse alle agenzie di stampa a dicembre: “Niente soldi al Meeting, vogliamo vederci chiaro. Non è neppure escluso che in un eventuale processo potremmo costituirci parte civile”. Risultato? Di chiaro non c’è niente e la Regione ha uno stand all’evento anche quest’anno.
Come se non bastassero le Regioni, quest’anno partecipa all’evento di Cl anche l’Autorità portuale di Trieste.Verrebbe da chiedersi come mai le altre 18 non sentono tale necessità. Ma è probabile che Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture, possa dare qualche risposta. Sicuramente c’è la sua mano dietro i 32 milioni di euro che il ministero ha sbloccato a favore del porto triestino per la nuova “piattaforma logistica”. Che i meriti siano tutti di Lupi non ne ha fatto mistero il presidente dell’Autorità portuale, Marina Monassi. Così il Meeting viene sponsorizzato coi soldi pubblici, Lupi è felice, Monassi anche, visto che approda a Rimini nella importantissima veste di ospite.
D’altronde quello ciellino rimane il più grande palcoscenico della politica italiana fatta a misura di lobby. Certo, riprendersi dalle bufere giudiziarie che hanno travolto Roberto Formigoni, capo indiscusso di Cl per più di un ventennio, per la macchina del Meeting non è stato e non sarà per niente facile. Perché per mettere in piedi il carrozzone di milioni ne servono molti e se non arrivano dagli sponsor è difficile giustificare le entrate. Così la grande kermesse che porta il nome dell’amicizia tra i popoli (o tra i partiti, dipende dagli anni) nell’edizione 2013 si mostra più fiacca del solito. I boy scout ciellini hanno lavorato sodo per allestire la fiera di Rimini e renderla splendente, ma i bei tempi sono andati. O, almeno per ora, non sono tornati.
Pensare al 2010 e al 2011, quando arrivavano soldi da tutte le parti, e osservarla oggi è tutta un’altra storia. Due anni fa le entrate giunsero a sfondare il tetto degli otto milioni e quattrocentomila euro. Tra gli sponsor della Evidentia communication srl, la società con sede a Rimini che si occupa della pubblicità, c’erano colossi come Bombardier, Siemens, la multiutility A2a. Tutte realtà sparite dai padiglioni della Fiera. Per l’edizione 2013 pur di far cassa è stata chiesta la manina della Repubblica di San Marino. Nemmeno il Comune di Rimini o la Provincia, in passato sempre presenti nei manifesti, si fregiano più di questo titolo.
Alcuni colossi privati o parzialmente tali hanno tuttavia radici consolidate in Riviera: restano sponsor la Fiat, Wind e Intesa San Paolo – da sempre accanto al popolo che fa capo alla Compagnia delle Opere – Enel e Finmeccanica. Ma commercialmente è anche comprensibile: il Meeting porta a Rimini qualcosa come 800mila visitatori. Resta più difficile da capire cosa abbiano da sponsorizzare l’Autorità portuale di Trieste, appunto, oppure i Comuni di Rovigo e Ascoli, presenti con un loro stand, l’Apt della Basilicata, la Trenord, società che gestisce il traffico ferroviario locale in Lombardia. Misteri sui quali farà luce magari la Guardia di finanza, al lavoro da sei mesi sulle sponsorizzazioni al Meeting. Tutte grane che oggi dalle mani di Roberto Formigoni sono passate a quelle del ministro del Pdl Lupi, ciellino della prima ora.
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