Il Foglio
Editoriali e commentidi Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro
"Il Santo Padre Francesco" recita il decreto della congregazione "ha disposto che ogni religioso della congregazione dei frati Francescani dell' Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l' uso della forma straordinaria (vetus ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta".
Qui sta la prima, grande sorpresa di questo provvedimento: nell'interpretazione unanime dei mass media, Jorge Mario Bergoglio è un Papa fortemente orientato alla misericordia, alla tenerezza, all' attenzione al punto di vista altrui, al dialogo. In poche parole, una versione 2.0 del "Papa buono" di roncalliana memoria.
Ora, leggendo i due documenti che si abbattono con pugno di ferro sui Francescani dell' Immacolata, di questa bonomia, di questa logica della tolleranza davvero non ve n' è traccia.
Come il Texas del visionario Cormac McCarthy, questa chiesa non è un paese per vecchi. Quando la realtà si confonde con la fantasia psichedelica più sfrenata, per fare chiarezza bisogna affidarsi a certe pagine della letteratura. Se quella dei vescovi che si dimenano in mondovisione agli ordini di un Fiorello da strapazzo al rito di "flash mob" è la chiesa giovane di Francesco tanto amata dal mondo, se il modello subito scovato dai media per la nuova frontiera degli eventi ecclesiali che tanto si confanno al Papa che viene dalla fine del mondo è Woodstock, risulta difficile trovare un posto per i poveri Francescani dell'Immacolata. Loro che si fanno fotografare tutti insieme, gli uomini da un parte e le donne dall'altra con tanto di saio e la statua della Madonna in primo piano. Loro che pregano, digiunano, si mortificano, e celebrano la messa senza straziare il povero corpo di Cristo. Loro che praticano e insegnano una morale improntata al più vivo rigore. Loro che vanno in missione a portare Cristo prima della pasta al pomodoro e dell'aspirina. Loro che sono poveri e umili senza ostentazioni e senza mettersi in favore di telecamera e di obiettivo fotografico come va di moda sotto il nuovo pontificato.
Questi provvedimenti draconiani disegnano una chiesa che giudica vecchi i Francescani dell' Immacolata, pericolosi deviazionisti dalla rotta (per la verità piuttosto incerta) dell'ecclesialità contemporanea. Vecchi questi religiosi? Loro che sono nati solo nel 1970, attraverso un percorso di recupero della originaria spiritualità di Francesco d' Assisi, tutta incentrata su Maria, sui sacramenti, sulla preghiera e la mortificazione. Pericolosi per la cattolicità i Francescani dell'Immacolata? Questi fraticelli miti e queste suore oranti, che si rifanno alla gigantesca figura di padre Massimiliano Kolbe, il francescano conventuale che aveva in testa il sogno di avvolgere il mondo in un mare di fogli di stampa cattolica. Si parla di quel padre Kolbe che morì in un lager nazista offrendo se stesso al posto di un detenuto padre di famiglia. L' agonia di Massimiliano durò due settimane senza acqua né cibo, mentre la maggioranza dei condannati era morta di stenti. Sopravvissero in quattro, tra cui Kolbe, e continuavano a pregare e cantare inni a Maria.
Le guardie delle SS addette alla custodia non ne poterono più, e finirono il prete cattolico con un' iniezione di acido fenico.
Era 14 agosto 1941, vigilia della festa dell' Assunzione di Maria. All'ufficiale medico nazista che gli fece l' iniezione mortale nel braccio, padre Kolbe disse: "Lei non ha capito nulla della vita..." e mentre l' ufficiale lo guardava con fare interrogativo, a farselo amico.
Perché il cattolicesimo, che ha al vertice della sua teologia san Tommaso d' Aquino, non può essere ridotto a una gigantesca poltiglia irrazionale, a un vago sentimento pompato dalla sapiente regia dei mass media. La trasmissione della fede avviene in una drammatica e insieme fantastica lotta fra l' anima di ogni singolo individuo e il suo Creatore. Questo appuntamento decisivo può forse, nella migliore delle ipotesi, essere propiziato da Ora, i Francescani dell'Immacolata sono indiscutibilmente del tutto estranei a una simile ecclesiologia anti sacramentale. E probabilmente è per questo che qualcuno vuole toglierli di mezzo.
C' è una seconda, amara constatazione suggerita da questa vicenda: fu Joseph Ratzinger, ex Papa ed ex cardinale vivente, a inventare la categoria delle "minoranze creative". Tradotto per il volgo, Benedetto XVI pensava a gruppi di cattolici tosti che, pur partendo dalla consapevolezza di essere pochi e magari nemmeno buoni, si battessero in modo intelligente come truppe scelte dentro il ventre di un mondo secolarizzato e ostile. Gente, insomma, controcorrente e per nulla prona al conformismo e al pensiero unico. Bene: i Francescani dell' Immacolata sono un esempio formidabile di questa categoria di credenti. Chi li perseguita deve sapere che sta combattendo contro le "minoranze creative" di cui parlava Ratzinger.
Terza e conclusiva considerazione: il commissariamento dei Francescani rivela il permanere, che dura ormai da cinquant' anni, di una sorta di "degasperismo psicologico" nel modus operandi delle gerarchie cattoliche. Il politico trentino definì una volta la democrazia cristiana "un partito di centro che guarda a sinistra".
La chiesa post conciliare ha assunto in molti dei suoi uomini esattamente questo schema mentale. Per questi prelati, o teologi, o parroci di periferia, il pericolo viene sempre e soltanto da destra. Le migliaia di suore americane che professano e praticano tesi palesemente non cattoliche alla fine se la cavano con un buffetto e con parole piene di rispetto e di comprensione; i Francescani dell'Immacolata finiscono commissariati. Si potrebbero fare centinaia di esempi di questo genere, scelte che in pochi lustri hanno lentamente trasportato il baricentro dell'ecclesiologia ufficiale a sinistra. Prova ne sia, ad esempio, il silenzio del mondo cattolico ufficiale di fronte all'approvazione imminente di una legge liberticida come quella sulla cosiddetta omofobia. La regola è sempre la stessa: ci si allinea con il mondo nel combattere ciò che appartiene più o meno a un pensiero tradizionale, si tace o addirittura si applaude agli slogan del luogocomunismo progressista.
Per riprendere il titolo di un lucido pamphlet dedicato alla Dc dallo storico Roberto de Mattei, è proprio questo il "centro che ci portò a sinistra".
Ora, a fronte di qualunque sia la decisione dei Francescani dell'Immacolata circa l' intimazione di non celebrare più la messa in rito gregoriano dal 12 agosto, rimane l' iniquità della sanzione. E rimane la libertà della coscienza di non soggiacere a un ordine palesemente ingiusto. Se la congregazione vaticana ritiene che il fondatore abbia imposto con la forza l' adozione del rito antico, i suoi frati dimostrino che invece l' hanno seguito in coscienza e quindi continueranno a fare ciò che nessuna legge della chiesa non proibisce a nessun sacerdote.
Impugnare un procedimento ingiusto e resistervi in piena coscienza è quanto di più terribile possa temere chi esercita un potere iniquo. C' è qualcosa di misteriosamente e tremendamente metafisico nel singolo individuo che si presenta davanti al superiore per dichiararlo ingiusto: e la dichiarazione agisce come esigerebbe il suo essere, che è qualcosa di meno, di non rispettabile. Per questo i totalitarismi comunisti esigevano che le vittime sottoscrivessero la propria condanna. Perché, in definitiva, la legittimazione non veniva dalla propria forza e dalla propria prepotenza, ma dalla debolezza e dall'arrendevolezza altrui.
Se l' anomalia dei Francescani dell'Immacolata verrà tolta di mezzo senza che le vittime di un provvedimento iniquo abbiano in qualche modo resistito, sarà compiuto, prima di tutto, il male della chiesa. Perché si consentirà a chi occupa le posizioni di potere di essere sempre un meno di ciò che dovrebbero essere. Anche se tutto questo si nasconde dietro l' immagine mediatica di un pontificato tenero e misericordioso. La chiesa non è un' istituzione da far cadere, ma da amare e curare. Anche con la decisione e la forza.
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